
La Toscana è stata la prima regione italiana per numero di votanti al referendum dello scorso fine settimana: nove punti percentuali in più rispetto alla media nazionale del 30%. E la città metropolitana di Firenze arriva al 46%. Anche qui però male il quesito sulla cittadinanza.
Magra consolazione per chi ha puntato su questi referendum per cambiare alcune leggi importanti sul lavoro e sulla cittadinanza e anche per dare un segnale politico al Governo. Magra consolazione perché il quorum non è stato raggiunto, ma la Toscana ha dato comunque un segnale in controtendenza, soprattutto in merito ai grandi temi di partecipazione vs astensionismo. Rispetto a un’affluenza media nazionale del 30,6%, la Toscana ha raggiunto il primato italiano con il 39,1%. In ogni caso, lontanissimo dalla soglia di sbarramento del 50%. La Città metropolitana di Firenze arriva al 46%, record nel record. In Toscana 925 mila cittadini (l’89,6%) hanno detto «Sì» al quesito sul reintegro dei lavoratori dopo i licenziamenti illegittimi, qualcosa di simile per gli altri tre referendum sul lavoro. Molto diverso invece il risultato per il referendum sulla cittadinanza, in cui i Sì si sono fermati a 649 mila, con il 67% di consensi. A Firenze, a votare per il Sì al quesito sugli immigrati sono stati meno di 93 mila fiorentini (il 74,6%), contro i quasi 111 mila che hanno votato Sì al primo quesito sul lavoro (l’89,8%). La materia per riflettere – soprattutto a sinistra – non manca, dunque. Riassume la posizione degli organizzatori Rossano Rossi, segretario generale toscano della Cgil: «C’è grande rammarico per il mancato raggiungimento del quorum, ma è stata una risposta, pur se parziale, alla crisi democratica», dice, sottolineando che la campagna è stata «silenziata dai grandi media mentre le forze politiche di maggioranza invitavano all’astensionismo». Pesa in ogni caso il quorum mancato, e pesa ancora di più quel voto negativo sulla cittadinanza, che potrebbe politicamente diventare un boomerang.