Sab 20 Apr 2024

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Pisa, italiana con mamma ugandese, non le affittano la casa: “Qui siamo razzisti e fascisti”

Pisa: lei è italiana, mamma ugandese e papà livornese. La ragazza, neo abilitata in medicina, risponde all’annuncio dove c’è scritto “per italiani”. Ma siccome ha la pelle scura non le affittano casa.

“Sono italiana, figlia di genitori italiani, ma sono un po’ scuretta. Potrebbe essere un problema?”, scrive la giovane su facebook. L’affittuaria della casa non coglie ironia e alla provocazione risponde così: “Non è per studenti, grazie”.  Ma lei non si arrende: “Sono un medico, non una studentessa”. Dall’altro lato vogliono il curriculum. “Ma pensa che ci possano essere problemi per la questione che ho accennato?”, la incalza. La reazione è sconcertata, offesa: “Scusa eh, ma mi hai preso per una preistorica?”. E la dottoressa ribatte: “Preistorica non so, ma specificare tra i criteri di selezione la nazionalità su un annuncio comunque è abbastanza lontano dal mio concetto di modernità”. La donna, a quel punto, sbotta:  “Allora non rompere i coglioni alla gente, perché sì, qua siamo italiani, razzisti e fascisti se lo vuoi sapere. Viva l’Italia”.  
La giovane racconta al quotidiano Il Tirreno che “quando le ho scritto l’ho fatto per me, quando leggi di case agli italiani la cosa che pensi è che vuoi affittare solo a bianchi, non contaminati”. Poi decide di pubblicare lo scambio di messaggi, sulla stessa pagina dove ha trovato l’annuncio. E piove solidarietà. Chi le offre una stanza, chi la invita a denunciare, chi scherza e propone di affittare la stanza “soltanto per non pagarle l’affitto per due anni”.  
Non tutti, però, colgono l’ironia. “Un signore mi ha scritto dicendomi: “Come mai metti le mani avanti sulle tue origini? Queste cose alimentano il razzismo”. Ma non c’entra, figurarsi se metto le mani avanti. Stiamo scherzando?”. A fronte di un commento che non la convince, però la ragazza è stupita e felice per i tanti messaggi di comprensione che arrivano da sconosciuti. Rimane l’amarezza nel vedere una società che muta in peggio. “Mi ha turbata – riprende – il rendermi conto che per come stanno.

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