Nel Partito Democratico di prato la tensione torna a salire. Dopo settimane di incertezze, rinvii e percorsi alternativi, arriva un nuovo scossone: le dimissioni di un membro di peso della segreteria provinciale, l’ex sindaco di Vernio Giovanni Morganti. Una scelta che riapre ferite mai chiuse e rilancia lo scontro interno su quale direzione debba prendere il partito.
PRATO Nuova scossa nel già fragile equilibrio del Partito Democratico pratese. A incrinare ancora di più un percorso interno sempre più confuso – sospeso tra l’ipotesi di un congresso anticipato e il progetto di un congresso light senza procedure – arrivano oggi le dimissioni di Giovanni Morganti, ex sindaco di Vernio e membro sino ad oggi della segreteria provinciale.
Una decisione che Morganti definisce “sofferta ma necessaria”, motivata – scrive in una lunga lettera aperta – dal “pericoloso immobilismo” che avrebbe paralizzato il partito dopo le dimissioni di Ilaria Bugetti, indagata per corruzione, lo scorso giugno. Secondo lui, la segreteria sarebbe ormai “solo sulla carta”: raramente convocata e, quando accade, priva di potere reale. Le scelte strategiche, accusa, verrebbero di fatto prese “altrove”, dentro una cerchia ristretta.
Il nodo centrale resta il congresso. Morganti ricorda come la segreteria avesse deciso quasi all’unanimità di chiederlo, e come la proposta fosse stata portata avanti dallo stesso segretario Marco Biagioni. Poi però il blocco del livello regionale – motivato dai tempi ravvicinati alle amministrative – e, secondo Morganti, l’accettazione “troppo a cuor leggero” di quella decisione. “Il congresso è un atto politico, non una pratica burocratica”, ammonisce.
Dubbi anche sul percorso partecipativo alternativo lanciato da Biagioni e già sostenuto da centinaia di firme: per Morganti, in una fase di delegittimazione così profonda come quella che si vive a prato, , “non bastano consultazioni senza uno sbocco reale”. Senza congresso, dice, “qualsiasi nuova fase nasce debole”.
La lettera si chiude con un j’accuse diretto all’intero gruppo dirigente pratese: per uscire dallo stallo, sostiene Morganti, serve uno “shock”, e l’unico possibile è azzerare la segreteria e ripartire subito con un congresso vero. “Non è una fuga – assicura – ma la richiesta di scelte forti. Continuare con l’ordinaria amministrazione significa condannare il Pd all’irrilevanza”. Un nuovo colpo, insomma, in una fase già segnata da spaccature e incertezze. Dove porterà questa nuova frattura, per ora, resta tutto da capire. Si attende un pronunciamento di Emiliano Fossi nelle prossime ore.


