Gio 25 Apr 2024

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Massimiliano, malato di sclerosi: “aiutatemi a morire in Italia”

Firenze, video appello di Massimiliano, malato di sclerosi che chiede l’opportunità di poter porre fine alla sua vita. Il padre: “Per amor di dio, per amore”.

Nel video appello Massimiliano, con accanto il padre, sostiene: “Tutte le persone che mi vogliono bene rispettano questa scelta. I miei amici, le mie sorelle…anche mio padre. Fratelli di questa Italia io non credo più in questo Stato, se voi ci credete ancora, fate qualcosa ma fatelo subito”.

Il video appello è accompagnato da una nota dell’associazione Luca Coscioni. La nota spiega che “sono in costante aumento le richieste di aiuto, in tema di fine vita, che ogni giorno arrivano all’associazione”.

“Negli ultimi 12 mesi -continua la nota- sono oltre 9700 le persone che hanno chiesto informazioni sul fine vita. In particolare, più di 20 persone al mese (quasi una persona al giorno) hanno chiesto informazioni e il modulo per accedere al suicidio medicalmente assistito in Italia o contatti con le associazioni Svizzere”.

Tra queste persone c’è anche Massimiliano che, non essendo “tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale”, non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia.

Il commento di Cappato

A esprimersi è anche Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni: “Dopo l’accompagnamento di Romano – l’82enne che giorni fa ha accompagnato in Svizzera per il suicidio assistito – e la mia autodenuncia, i capi dei partiti e i rappresentanti del Governo hanno scelto la strada del silenzio assoluto, forse nella speranza che noi prima o poi ci fermeremo o che la questione possa essere spazzata sotto il tappeto.”

“Noi invece andiamo avanti -conclude-. Insieme agli altri componenti dell’Associazione Soccorso civile, Mina Welby e Gustavo Fraticelli, chiediamo la partecipazione di altre persone che si vogliano assumere la responsabilità di aiutare chi chiede di interrompere la tortura di Stato nei loro confronti”.

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