Gio 28 Mar 2024

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“Martina Rossi morì per fuggire da stupro”

Così le motivazioni della sentenza con cui la corte di appello di Firenze il 28 aprile ha condannato in un processo bis, a 3 anni di reclusione, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi per tentata violenza sessuale di gruppo ai danni di Martina.

“Gli elementi indiziari che il processo ha faticosamente acquisito” sono “tutti convergenti nell’affermare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Martina Rossi la mattina del 3 agosto 2011 precipitò della camera 609 dell’albergo Santa Ana di Palma di Maiorca nel disperato tentativo di sottrarsi a una aggressione a sfondo sessuale posta in essere in suo danno da entrambi gli imputati”. Così le motivazioni della sentenza con cui la corte di appello di Firenze il 28 aprile ha condannato in un processo bis, a 3 anni di reclusione, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi per tentata violenza sessuale di gruppo.

Il quadro delle condizioni psicologiche di Martina Rossi è quello di una ragazza “che molti testi nel corso del processo hanno definito solare, soddisfatta del proprio percorso universitario, ricca di progetti per il proprio futuro da condividere con le sue amiche di sempre”. Si legge  ancora nelle  motivazioni.

Il processo è terminato con la condanna a 3 anni per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, imputati per tentata violenza sessuale di gruppo. “Il quadro che ne esce – ribadisce il giudice – è quello di una ragazza poco più che ventenne, ancora nel pieno delle progettualità della vita sociale e affettiva; Martina era una ragazza normale alla quale nell’ultimo periodo della propria vita erano accadute soltanto cose positive che la motivavano nel suo percorso di vita”. “Un quadro – si legge ancora nelle carte – incompatibile con le condizioni di una ragazza che, secondo la ricostruzione degli imputati, avrebbe deciso senza alcun motivo apparente di mettere fine alla propria vita”.

Il collegio di appello precisa poi, come sottolineato a più riprese dalle difese degli imputati nel corso del processo, che Martina  in passato aveva effettivamente avuto problemi di natura psicologica, per i quali era stata in cura prima da uno psicologo e poi da uno psichiatra e che erano stati risolti in modo definitivo. “I disturbi del comportamento – sostiene ancora il giudice – che avevano interessato Martina Rossi in età adolescenziale erano già passati nel periodo corrispondente agli esami di maturità, nell’estate del 2009”

Questa, si sottolinea nelle motivazioni di appello firmate dal presidente Alessandro Nencini, è “l’unica verità processuale in grado di soddisfare la valenza di tutti gli indizi esaminati”. “Martina Rossi – scrive ancora il giudice nelle motivazioni – venne aggredita da entrambi gli imputati”. Quella notte Vanneschi e Albertoni, si legge ancora nella sentenza, erano entrambi in preda dell’effetto di sostanze stupefacenti, probabilmente hashish. “La giovane – viene scritto – reagì con forza a questa aggressione ingaggiando, sicuramente con Alessandro Albertoni, una colluttazione a seguito della quale provocò dei graffi al collo dell’imputato”.

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