Mar 23 Apr 2024

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Lucca, morti in rally: 11 condannati tra piloti e staff gara

Il giudice di Lucca Stefano Billet ha condannato 11 persone, fra piloti di rally e personale dell’organizzazione della Coppa Città di Lucca, gara corsa la notte del 22 luglio 2012, a Sant’Ilario di Brancoli.

Nel dettaglio, sono sette le condanne per concorso in omicidio colposo e quattro per omissione di soccorso.

La condanna avveiene nel processo relativo alla morte in gara di Valerio Catelani, 38 anni, di Massa (Massa Carrara), e Daniela Bertoneri, 35 anni di Seravezza (Lucca) la cui auto da corsa, una Peugeot 207 S2000, si incendiò dopo un’uscita di strada senza che fosse notata tempestivamente per attivare i soccorsi normalmente predisposti nelle gare automobilistiche.

La sentenza ha stabilito condanne da 1 anno a 1 anno e 2 mesi di reclusione per reati che vanno dal concorso in omicidio colposo all’omissione di soccorso. I condannati devono anche pagare in solido il risarcimento alle parti civili riguardo al quale è stata fissata una provvisionale di circa 330mila euro.

Tra i condannati ci sono i due membri dell’equipaggio spezzino formato da Giuseppe Iacomini e Davide Cozzani e di quello lucchese con Iacopo Giannecchini e David Castiglioni per i quali è stata stabilita la condanna a 1 anno e 2 mesi di reclusione perché avrebbero omesso di fermarsi e di prestare soccorso a Catelani e Bertoneri pur vedendo le fiamme.


I quattro conduttori (piloti e navigatori) si sono difesi anche dicendo di non aver notato la vettura andata fuori strada trattandosi di un tratto cronometrato chiuso al traffico (prova speciale) dove loro stessi erano impegnati nella ricerca della migliore prestazione agonistica, inoltre la Peugeot era fuori vista, perché finita in una cavità sotto la sede stradale.


Condannati anche gli apripista composti da Luca Gelli, Massimo Simi, Gianluca Simonetti, Luca Ciucci, Bruno Togni, Danilo Meazzini, e il responsabile della sicurezza Mauro Scarpellini, tutti a 1 anno: avrebbero omesso di segnalare l’abbattimento del muro di cemento che era presente a presidio della curva da cui uscì la Peugeot di Catelani-Bertoneri. Il muretto era stato buttato giù da una vettura nel primo giro e gli apripista avrebbero dovuto segnalare questo mutamento del percorso di gara, comunicando la variazione al capo posto della prova speciale il quale l’avrebbe poi segnalata agli equipaggi partenti.


Stando alla sentenza, quindi, l’uscita di strada e la morte di pilota e navigatrice non furono soltanto dovuti a una fatalità legata ai rischi estremi di un rally automobilistico, sport tecnico che può comportare in situazioni particolari circostanze di pericolo. Piloti, navigatori e addetti alla sicurezza sarebbero stati ritenuti responsabili dal giudice Billet perché l’auto uscita di strada nella prova speciale di Sant’Ilario di Brancoli, si incendiò e i due occupanti rimasero imprigionati dentro senza che ci fossero segnalazioni idonee a prevenire l’incidente o a riferire che c’era una vettura in fiamme.


Nell’incidente di gara la Peugeot di Valerio Catelani e Daniela Bertoneri, era andata dritta su una curva a sinistra, aveva buttato definitivamente giù il muretto già danneggiato nel primo giro del rally e poi si era incastrata sotto il piano stradale, in un avvallamento sottostante la carreggiata. Quindi aveva preso fuoco, forse per la recisione di un condotto. I primi soccorsi vennero portati dal pubblico e da altri equipaggi che seguivano. Il luogo era stato poi raggiunto dal personale di soccorso sanitario e tecnico, oltre che da vigili del fuoco e polizia stradale. Ma era troppo tardi e i corpi dei due rallisti furono trovati carbonizzati, mentre la vettura era distrutta dalle fiamme.

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