Mer 24 Apr 2024

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“Le foibe? Senza contestualizzazione storica, il rischio è solo una strumentalizzazione politica”

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"Le foibe? Senza contestualizzazione storica, il rischio è solo una strumentalizzazione politica"
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Intervista con Luciana Rocchi, responsabile scientifica del viaggio sul ‘Confine difficile” organizzato dalla Regione Toscana, con la partecipazione degli studenti delle scuoel toscane, dall’11 al 17 febbraio.

Cinquanta i ragazzi di scuole superiori, accompagnati da  ventiquattro professori che li accompagnano, parteciperanno da domani fino a sabato al  viaggio studio “Storia di un confine difficile. L’alto Adriatico nel Novecento”  organizzato dalla Regione Toscana assieme all’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, l’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea e al Ministero dell’istruzione e dell’università.

La Toscana, nella settimana del Giorno del Ricordo, ripropone il viaggio sul  confine che è stata la frontiera oggi con la Slovenia e ieri con l’ex Yugoslavia. “Un confine – dice  la vice presidente ed assessora alla cultura Monica Barni – ha sempre due margini, ma se attraversato e indagato nella sua complessità storica, mai facile, può divenire anche un punto di incontro e scambio tra storie e culture diverse, tra popoli e civiltà. E’ quello che in Toscana facciamo ad anni alterni: nei dispari il viaggio ad Auschwitz per il Giorno della Memoria, in quelli pari (dal 2018) nei luoghi delle foibe, dell’esodo e dell’esilio ma anche dei campi italiani per prigionieri slavi”. Un viaggio che inizia molti mesi prima, nella Summer school agostana che aiuta i professori ad approfondire la complessità del tema per poi farne oggetto di lezione e riflessione in classe con gli studenti, e che per questa edizione è proseguito, presenti sempre tutti gli insegnanti, con una visita ad ottobre al quartiere giuliano dalmata di Roma e all’archivio e museo storico di Fiume ospitato nella città. “Investire sulla formazione, sulla conoscenza e l’acquisizione di un pensiero critico – conclude Barni – pensiamo che sia il vaccino più forte contro l’odio, l’indifferenza e la xenofobia. In questo modo storia e memoria diventano strumenti per costruire un contesto di riconoscimento reciproco e di ascolto”.

ASCOLTA L’INTERVISTA CON LUCIANA ROCCHI

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