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Inchiesta presunti abusi su minori, indagati 9 religiosi

Nove religiosi, tra cui cinque sacerdoti, un tempo appartenenti a un’associazione di fedeli non più esistente, sospettati di abusi sessuali su due minori non ancora quattordicenni.

Presunte violenze sessuali di gruppo, questa l’ipotesi di reato, avvenute a Prato tra il 2008 e il 2012 e finite al centro di due inchieste: una della procura pratese, nata dopo un rapporto dell’ufficio dei servizi sociali del Comune, l’altra del tribunale ecclesiastico, con procedura penale interna, in seguito alla denuncia di una delle due presunte vittime, oggi ventenne. Il giovane insieme al fratello era stato affidato all’ex comunità ‘Discepoli dell’Annunciazione’, soppressa per volere del Vaticano a dicembre scorso e dove, come riferito da lui stesso alla Curia di Prato, avrebbe “subito abusi sessuali e psicologici”. Stessa sorte, in un’occasione almeno, sarebbe toccata al fratello.
“Non nascondo il mio dolore e la mia viva preoccupazione e vorrei sperare che gli addebiti mossi non risultino veri, ma voglio chiaramente dire che il primo interesse della Chiesa di Prato è quello della ricerca della verità. Per questo auspico che la magistratura, nell’interesse di tutti, possa portare quanto prima a termine le indagini”, le parole del vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, che a dicembre scorso si era recato in procura a raccontare quanto la Diocesi aveva appreso senza attendere le conclusioni del procedimento avviato secondo le norme del diritto canonico dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nei confronti del fondatore dei ‘Discepoli dell’Annunciazione’, don Giglio Giglioli.
Cautela sull’inchiesta è stata espressa dal procuratore capo di Prato, Giuseppe Nicolosi: “Siamo nella fase iniziale delle indagini che si basano solo un dispositivo dichiarativo, non abbiamo certezze e stiamo cercando di approfondire”, ha spiegato. Intanto per i nove indagati sono scattate le perquisizioni eseguite dalla squadra mobile di Prato e accertamenti sono stati condotti anche nelle tre sedi dell’ex associazione: a Prato, ad Aulla (Massa Carrara) e in provincia di Lucca, a Calomini. Fondata dieci anni fa da don Gilioli, sacerdote veronese trasferitosi nella diocesi di Prato, la comunità, ha spiegato la stessa Diocesi, era “particolarmente dedita alla spiritualità mariana” e “aveva raccolto diversi giovani, provenienti da varie parti del mondo, intenzionati a diventare sacerdoti religiosi”. Riconosciuta, dal punto di vista del diritto canonico, come ‘associazione pubblica di fedeli’ nel 2010, aveva però mostrato “diverse criticità”.
Già nel 2013 la Curia pratese aveva disposto una verifica ufficiale a cui ne era seguita un’altra nel 2018, voluta direttamente dalla Santa Sede. Fino ad arrivare a dicembre scorso il Vaticano ne ha decretato la fine per “gravi mancanze riguardanti il carisma e lo svolgimento della vita religiosa all’interno della comunità, oltre che dal venir meno degli aderenti”.
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