Sab 20 Apr 2024

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IL CAFFE’ SCORRETTO, martedì 29 settembre – QUEI VUOTI TRA I BANCHI CHE NESSUNO VUOLE VEDERE

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IL CAFFE' SCORRETTO, martedì 29 settembre - QUEI VUOTI TRA I BANCHI CHE NESSUNO VUOLE VEDERE
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L’editoriale di oggi Domenico Guarino. La rubrica va in onda tutte le mattine alle 8.10 nella trasmissione 30 Minuti su Controradio. Per leggere ed ascoltare tutti i ‘caffè’ vai QUI
Centinaia di bambini di origine cinese sottratti all’obbligo scolastico. Accade tra Prato e Firenze e la cosa non sembra fare scandalo. Anzi, a quanto ci raccontano, in alcune scuole addirittura genitori ed insegnanti ‘autoctoni’ tirano un sospiro di sollievo: “meglio, stiamo i più larghi” hanno pensato in molti e qualcuno lo ha anche detto apertamente. Ci piacerebbe sapere cosa dicono invece le istituzioni competenti.
Se cioè è possibile tollerare in nome che per motivi non meglio precisati, anche se tutti sanno quali sono, venga permesso di violare in maniera così palese e scriteriata una legge fondamentale dello Stato italiano, pregiudicando il futuro di un’intera generazione.
Accettare questa situazione significherebbe infatti due cose. Che la comunità cinese ha ragione a non fidarsi della situazione sanitaria delle nostre scuole (e allora verrebbe da chiedersi perché gli altri dovrebbero farlo). Che in nome di una mal intesa ‘integrazione’ si finisce per ammettere il principio di invalidazione delle leggi e della costituzione italiana. Con la conseguenza di alimentare da una parte la tensione sociale già altissima intorno alla scuola ed alla circolazione del covid, e di legittimare, sia pur involontariamente, una visione distorta della comunità cinese come di un gruppo avulso dal consesso civile.
Cosa gravissima in sé, che, paradossalmente, rende ancora più profondo quel fossato che negli anni un lavoro politIco, amministrativo e culturale intelligente aveva via via teso a colmare.
DG

7 Commenti

  1. Resto a dir poco perplessa dal modo in cui viene trasmessa questa informazione. Viene affrontato un tema importantissimo e delicato con una leggerezza e limitatezza che, ad oggi, non credevo di poter ascoltare in questa radio. “L’informazione” per sentito dire. Complimenti

    • Concordo con Marina, in fondo basta davvero poco per fare del buon giornalismo: una telefonata agli istituti comprensivi che presentano il più alto tasso di studenti cinesi, o al servizio del Comune che da 20 anni si occupa del loro inserimento scolastico. Articoli come questo fanno solo male, sia a chi sta faticosamente tentando di sbloccare la situazione, sia a chi dall’esterno alimenta stereotipi e pregiudizi.

  2. Sono il Dirigente Scolastico dell’istituto di Istruzione Superiore Sassetti Peruzzi e, quest’anno, anche dell’Istituto Conomprensivo Gandhi, due delle scuole con il più alto numero di studenti cinesi presenti a Firenze. Ritengo irrispettoso nei confronti di chi da anni lavora per l’integrazione dei ragazzi cinesi nelle nostre scuole, i docenti in primo luogo, supporre che si possa essere contenti se alcuni nostri alunni non frequentano le lezioni.
    Il problema delle assenze dei bambini e ragazzi cinesi è una realtà, ma le scuole non stanno affatto accettando passivamente la situazione. Stiamo lavorando quotidianamente a questo, contattando le famiglie attraverso tutti i canali, ufficiali e non, per far loro capire che non mandando i figli a scuola ledono il diritto all’istruzione dei bambini e mettono in atto un comportamento illecito e passibile di conseguenze penali. Nello stesso tempo, stiamo lavorando anche a tranquillizzare questi genitori sulla situazione relativa all’emergenza sanitaria, illustrando le misure adottate dalle scuole, dalle istituzioni e dalle autorità sanitarie per consentire agli alunni una frequenza in sicurezza. Le assicuro che non è così scontato per famiglie straniere e quindi con competenze linguistiche non sempre adeguate, comprendere dai mezzi di comunicazione e dalle istituzioni ciò che sta loro succedendo intorno. E la non comprensione alimenta facilmente la paura! Quindi si tratta anche di rispettare la sensibilità delle persone e i loro timori di fronte ad un evento mai accaduto prima come questa pandemia, tenendo anche conto che la comunità cinese è dall’inizio della pandemia nell’occhio del ciclone, prima per le notizie provenienti dalla Cina, poi per l’atteggiamento, purtroppo diffuso e spesso alimentato da personaggi influenti, per il quale vengono additati come portatori, più o meno sani, del virus nel nostri paese. In ogni caso posso assicurare che le nostre scuole stanno lavorando e continueranno a lavorare per l’integrazione, quella vera e non di facciata, di tutti gli alunni e per garantire a tutti il diritto all’istruzione.

  3. Questa lettura è superficiale e assolutamente parziale. Non rende conto dell’immenso lavoro che insegnanti e dirigenti hanno fatto e continuano a svolgere da prima dell’inizio della scuola per affrontare e risolvere questa situazione nel migliore dei modi. Oltre alle persone che ha ‘intervistato’ lei ci sono molti genitori e bambini che dal primo giorno di scuola si sono molto preoccupati e rattristati per queste assenze, perché i bambini cinesi sono parte integrante delle classi, perché si sono strette bellissime amicizie e quelle sedie vuote pesano eccome… altro che passare inosservate.

  4. Sono un genitore di un comprensivo di Firenze e l’ istituto lavora ogni giorno con tutti i mezzi per l’ inclusione dei ragazzi cinesi nelle nostre scuole. Non immaginate neanche il lavoro immenso che viene fatto anche sul problema che avete affrontato. Rimango estremamente delusa di come è stato trattato l’ argomento e trasmesso un messaggio del genere. Molta superficialità. Forse se aveste contattato i dirigenti degli istituti più coinvolti avreste avuto una verità diversa di quello che è stato raccontato. .

  5. Da mamma sono molto preoccupata per l’assenza di molti dei bambini cinesi che frequentano la scuola dei miei figli. Mio figlio stesso si lamenta perché sente la mancanza dei suoi amici. So per certo che molti insegnanti si sono attivati personalmente per favorire la regolare frequenza scolastica della comunità cinese, nonché la nostra preside ha inviato diverse circolari rassicurando i genitori riguardo la messa in sicurezza delle varie scuole e sollecitandoli al rapido rientro, dato che un’ assenza ingiustificata viene poi presa in incarico dalle autorità competenti. Un giornalista dovrebbe intervistare i vari soggetti interessati dalla questione, non fondare un articolo su poche frasi dette da non si sa bene chi, col solo scopo di screditare a prescindere.

  6. Si stupisce del fatto che ci siano genitori che dichiarano “meglio, stiamo più larghi”? Non mi sembra una gran scoperta che ci sia una fetta di popolazione poco interessata all’integrazione di altre comunità. Quello che stupisce me invece è che non sia stata riportata l’opinione dell’altra fetta di genitori che invece si interroga su come riportare a scuola i compagni dei propri figli. Mi stupisce non si sia ascoltata la voce di tutti quegli insegnanti che cercano costantemente dalla riapertura della scuola, di mantenere un contatto con i propri alunni. Mi stupisce che non siano state riportate le circolari emesse dagli istituti, con chiari riferimenti alle norme sull’obbligo scolastico. Mi stupisce che non vi sia nell’articolo nessuna menzione agli incontri dei dirigenti scolastici con la comunità cinese per rassicurare e chiarire tutte le precauzioni che la scuola sta prendendo. Mi stupisce infine che non si prendano minimamente in considerazione le difficoltà di comunicazione dovute alle differenze linguistiche e culturali, con una comunità che viene additata da una parte del paese come untrice del virus.

    Allora se il punto era sottolineare che abbiamo un problema, che al momento ci sono delle difficoltà nel riportare a scuola questi bambini, allora da genitore “autoctono” le dico grazie per l’interessamento. Il problema però è che dire che questa situazione “non fa scandalo”, che la si “accetta,” riportare il virgolettato di qualche becero genitore, sottintendendo che quel disinteresse sia largamente diffuso nel mondo che orbita intorno a quelle scuole, significa far passare un messaggio diverso dalla realtà. Significa mortificare i tanti attori di quelle scuole che dedicano il loro tempo (anche al di fuori del proprio orario lavorativo) per cercare di trovare una soluzione al problema.
    Forse sarebbe il caso di indagare il tema in modo più approfondito, di cercare di capire anche la paura che circalo nella comunità cinese che sta portando alcune famiglie addirittura a valutare di tornare in Cina.
    Forse il tema è un po’ più complesso di come lo ha esposto lei, sarebbe il caso di prenderne atto e cercare di informarsi un po’ meglio la prossima volta.

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