Sono alcuni dei 616 episodi di criminalità di strada a Firenze censiti dalla Fondazione Antonino Caponnetto e presentati oggi nel corso di un evento dedicato alla sicurezza in città.
“Una situazione che non migliora, con 616 accadimenti criminali in 6 mesi. Ed è un dato per difetto di almeno il 40%” è quella che emerge dal report sulla criminalità di strada a Firenze presentato oggi dalla Fondazione Antonino Caponnetto nel corso di un evento dedicato alla sicurezza in città.
A Firenze. quasi 90 tra rapine e aggressioni, 300 spaccate, 9 accoltellamenti da gennaio a giugno. Sono alcuni dei 616 episodi segnalati dal report, spiega il presidente Salvatore Calleri della Fondazione Caponnetto.
Il rapporto, da cui sono esclusi furti in abitazione e di autovetture oltre che i reati riguardanti spaccio e traffico di droga, è centrato su tutta Frienze ma conferma la problematicità del il Quartiere 1, dove si verifica oltre la metà degli episodi censiti, 319, con 36 tra rapine e aggressioni, 180 spaccate, 3 accoltellamenti e un tentato omicidio. Seguono, decisamente distanziati, il Quartiere 5 con 122 segnalazioni, quindi il Quartiere 4 a quota 84, il Quartiere 2 con 80 e il Quartiere 3 che appare un’isola felice con appena 11 casi in un semestre.
“Preoccupano determinate zone in cui la situazione si sta incancrenendo – commenta Calleri – e in cui ogni giorno avvengono anche episodi che non rientrano nei nostri calcoli”, quindi legati soprattutto allo spaccio di droga, “come i giardini di via Galliano, viale Redi, via Canova, piazza Paolo Uccello, oltre alle Cascine e la stazione di Santa Maria Novella. E preoccupa l’aumento del tasso di violenza, soprattutto fra i minori”, sottolinea ricordando il recente episodio della ragazzina 14enne che ha tentato di accoltellare alcuni poliziotti in via Valfonda.
“L’impegno delle forze dell’ordine e del Comune di Firenze c’è e si vede, ma la situazione non migliora. Servirebbero interventi normativi mirati – spiega ancora Calleri – la legge Cartabia va cambiata, devono essere create strutture intermedie semidetentive dove inserire determinati soggetti che, se messi in carcere, poi escono peggiori prima. Strutture che però devono essere gestite dal pubblico, non dal privato”.