Operato al Meyer, a 11 anni cammina per la prima volta dopo 4 interventi

Un bambino di 11 anni cammina per la prima volta grazie a un equipe di medici del Meyer di Firenze. Un percorso costato 4 operazioni e un lungo percorso di riabilitazione e che sta aprendo ler porte a un nuovo futuro seppure, per ora, con l’aiuto delle stampelle.

Il bambino soffre di una forma molto severa di osteogenesi imperfetta, patologia genetica che comporta un difetto del collagene. Nei casi più gravi, provoca una importante fragilità ossea e per questo comunemente è chiamata ‘la malattia delle ossa di vetro’. Quando i genitori del bimbo si sono rivolti all’ortopedia pediatrica dell’Aou Meyer Irccs, il piccolo aveva appena avuto l’ennesima frattura della diafisi del femore. Fino ad allora riusciva a muoversi solo gattonando: le gambe del bambino erano fratturate in modo patologico e le molteplici fratture avevano portato negli anni a una grave deformità con una curvatura a forma di sciabola rendendo impossibile muoversi in posizione eretta. Una volta arrivata la diagnosi di endocrinologi e genetisti, è cominciato un lungo periodo di ricovero: a seguire il paziente l’equipe di ortopedia e traumatologia. Una angiotac agli arti inferiori ha permesso di studiare il caso in modo approfondito. E prima di affrontare la lunga serie di interventi i chirurghi si sono ‘allenati’ usando modelli a grandezza naturale delle ossa deformi del bambino, ottenuti con la stampa 3D del laboratorio congiunto T3Ddy: così sono riusciti a programmare una serie di osteotomie, cioè di tagli mirati dell’osso, che hanno eliminato progressivamente la curvatura e hanno permesso di raddrizzare le gambe. Fondamentale, si spiega, anche l’uso di chiodi telescopici capaci di ‘allungarsi’ e accompagnare la crescita del bambino e anche il percorso riabilitativo al centro Irccs Don Carlo Gnocchi di Firenze. Altrettanto importante, l’individuazione di una cura appropriata per impedire l’avanzamento della patologia: per questo il bimbo continuerà il suo percorso presso l’auxoendocrinologia del Meyer per le terapie specifiche.

🎧 Accademia dei Georgofili: “Carne sintetica? Ancora troppe incognite, soprattutto a livello salutare”

La carne sintetica, protagonista del dibattito mediatico e scientifico, rimane sotto alcuni aspetti, soprattutto della sicurezza a livello salutare, un punto interrogativo, meglio quindi puntare tutto sul recupero della centralità del cibo e di una dieta equilibrata, qual è sempre stata quella mediterranea. E’ quanto emerge dalla giornata di studi promossa dall’Accademia dei Georgofili sulle fonti proteiche alternative alla carne, cercando di valutarne tecnologie e costi di produzione, oltre che di impatto ambientale e valori nutrizionali. 

Carne sintetica? Non sappiamo come viene prodotta, non abbiamo certezze”. Il prof. Giuseppe Pulina, professore di Etica e Sostenibilità degli allevamenti presso l’Università di Sassari, presidente di Carni Sotenibili e membro del Comitato consultivo sugli allevamenti degli animali dell’Accademia dei Georgofili, sgombra il campo dalle zone d’ombra che ancora gravano sulla carne in provetta, che con ben 23 definizioni nel mondo – tra cui carne in vitro, coltivata, in 3D, sintetica, etc. – rappresenterebbe una valida alternativa alla carne e un modo per risolvere la fame nel mondo, recuperando al contempo il benessere animale e dell’uomo. La fotografia scattata questa mattina in seno alla giornata di studio che l’Accademia dei Georgofili ha promosso per parlare di “Fonti proteiche alternative alla carne nella dieta umana: benefici e limiti” ha corroborato la tesi per cui, almeno sul fronte accademico scientifico, non vi sono ragioni per non preferirvi la carne con l’osso, quella vera a cui siamo sempre stati abituati e che arriva direttamente da animali, in particolari bovini. Ciò che deve cambiare, sottolineano i  relatori intervenuti provenienti da varie università italiane, è la cultura alimentare oltre che, naturalmente, il percorso per aumentare i margini di miglioramento delle emissioni di gas nocivi per l’atmosfera da parte degli allevamenti. La storia zootenica italiana guarda quindi al futuro scanzando i biorettaori dove, da cellule di tessuto muscolare, prende vita il surrogato delle nostre bistecche. “Le scienze animali sono impegnate per ridurre in futuro sia il numero degli animali sia gli impatti per singola azienda zootecnica che nelle aree rurali rappresenta ancora una risorsa importantissima, in specie nei Paesi in via di sviluppo o in via di transizione. Quindi siamo tutti impegnati a rendere la produzione animale sostenibile e più etica. Certo, ci sono fonti alternative alla carne, ma in realtà sono sempre state complementari, come uova, latte e pesce, e accompagnate a fonti vegetali vanno a comporre quella che è la dieta meditarannea. Uscire dai ranghi da questa che è considarata il tipo di alimentazione ideale, significa andare verso diete squilibrate, frammentate, con cibi ultraprocessati e soprattutto artificiali, non ne abbiamo assolutamente bisogno”. C’è poi l’effetto destabilizzante degli ultimi studi FAO in collaborazione con l’OMS che mettono in luce 53 pericoli per la salute dell’essere umano, rischi che inquietano gli esperti, soprattutto in merito alla potenziale insorgenza di forme tumorali. Condizionali d’obbligo perchè, ad oggi, la scienza non è ancora riuscita a mettere le mani su un campione di carne artificiale, spiega Pulina: “L’ho cercata per farne delle analisi e non me l’hanno data, quindi come viene prodotta lo sappiamo solo dalla letteratura, nessuno ha mai potuto avere un campione artificiale per metterla sotto scrutinio scientifico, farne una analisi metabolomica. Bisogna andare a Singapore, firmare una liberatoria, beh..non siamo nelle stesse condizioni che mangiarci una bella fiorentina”. “Le resistenze verso i cibi – prosegue – nascondono sempre dei problemi di alimentazione che abbiamo da quando abbiamo tasformato l’alimentazione da fatto covinviale in aspetto farmaceutico. Alla fine mangereremo niente che sarà senza tutto e non ci farà assolutamente male se non mandarci all’altro mondo. I costumi alimentari moderni ci impongono un’altra visione del cibo. Sedersi a tavola non è come andare a fare rifornimento alla macchina, è un atto di civiltà verso noi stessi e verso gli altri. Va restituita centralità al cibo, culturale e psicologica; tutti i cibi hanno la loro dignità se consumati in modo ragionevole all’interno di una dieta mediterranea, solo in questo modo potremo dirci appartenenti alla società civile”.

Covid-19 rialza la testa: incidenza da 215 a 325 casi per 100mila abitanti e Rt torna sulla soglia di allerta epidemica di 1

Roma, nuovi segnali di preoccupazione arrivano dal fronte dell’epidemia di Covid-19 complice, avvertono gli infettivologi, anche la riapertura delle scuole: nell’ultima settimana, infatti, l’incidenza dei nuovi contagi ha registrato un balzo da 215 a 325 casi per 100mila abitanti ed anche l’indice di trasmissibilità Rt è tornato sulla soglia di allerta epidemica di 1, come lo scorso luglio.

I dati sul Covid-19 dell’ultimo monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e ministero della Salute indicano che gli indici sono in risalita ed i timori crescono anche in vista dello stop all’obbligo di mascherine sui mezzi di trasporto pubblici a partire dal 1° ottobre.

A preoccupare gli epidemiologi è innanzitutto l’andamento dell’incidenza dei casi di Covid-19, che questa settimana supera la soglia di 600 per 100mila abitanti – quasi il doppio rispetto alla media nazionale di 325 – nelle Province autonome di Trento e Bolzano: è infatti pari a 637,6 a Bolzano e 633 a Trento. La terza Regione con la maggiore incidenza è il Veneto con 557. E sono cinque, rispetto alle due della settimana scorsa, le Regioni classificate a rischio alto: Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Veneto. Le restanti 16 sono invece classificate a rischio moderato.

Anche l’Rt è tornato a salire. È dallo scorso luglio che l’indice di trasmissibilità non raggiungeva la soglia epidemica dell’unità. Insomma, un quadro da monitorare con attenzione anche se, per il momento, non si registra un aumento significativo della pressione sugli ospedali e le terapie intensive in tutte le Regioni si mantengono sotto la soglia di allerta del 10% di occupazione da parte di pazienti Covid.

Il tasso nazionale di occupazione di pazienti Covid-19 in terapia intensiva è infatti stabile all’1,4%, ma quello nelle aree mediche a livello nazionale sale invece al 6% contro il 5,3% dello scorso 22 settembre. Inoltre, segnala la tabella sugli indicatori decisionali allegata al monitoraggio, in 3 Regioni si supera la soglia di allerta del 15% di occupazione nei reparti ordinari: si tratta della Provincia autonoma di Bolzano (20,2%), Umbria (17,8%) e Valle d’Aosta (16,4%).

Negli ultimi 7 giorni, avverte il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, “si è quindi verificato un sensibile aumento dell’incidenza. E dato l’aumento della velocità di circolazione virale, che adesso comincia ad essere abbastanza sostenuto, è importante mantenere comportamenti prudenti e soprattutto effettuare le dosi di richiamo dei vaccini. Questo riguarda soprattutto le persone a rischio al fine di evitare le conseguenze più gravi della malattia”.

Rispetto invece ai dati giornalieri segnalati dal bollettino del ministero della Salute, sono 34.479, in diminuzione rispetto a ieri, i nuovi contagi registrati nelle ultime 24 ore (ieri 37.522). Le vittime sono 38, in aumento rispetto alle 30 di ieri, ed il tasso di positività è al 18,8% (ieri era al 18,9%). Sono invece 136 i ricoverati in terapia intensiva, ovvero 5 in meno, ed i ricoverati nei reparti ordinari sono invece 4.101, 252 in più.

Intanto, dal 1° ottobre cade l’obbligo delle mascherine sui mezzi di trasporto come bus e treni, mentre l’obbligo resta ancora in vigore fino alla fine di ottobre nelle strutture sanitarie e Rsa. La proroga da parte del ministro della Salute dell’obbligo di mascherina nelle strutture sanitarie rappresenta “un’ordinanza di buon senso a tutela dei pazienti fragili e auspichiamo si adotti questa scelta anche per tutto il periodo dell’influenza stagionale”, afferma il segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti.

Vaiolo delle scimmie, “Esclusa necessità di una campagna vaccinale di massa”

Roma, via libera alla vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie con l’uso esteso del vaccino contro il vaiolo già esistente. Una circolare del ministero della Salute, infatti, indica le modalità e la platea dell’immunizzazione.

“Al momento, la modalità di contagio e la velocità di diffusione – si legge – così come l’efficacia delle misure non farmacologiche fanno escludere la necessità di una campagna vaccinale di massa”. La vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie sarà diretta a: personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus; persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), che rientrano in alcune specifiche categorie di rischio.

Imvanex e’ il vaccino commercializzato in Europa. Ema ha recentemente esteso le indicazioni d’uso precedentemente solo per il vaiolo anche per il vaiolo delle scimmie. Indicato a partire dai 18 anni di eta’ la vaccinazione prevede due dosi a distanza di almeno 4 settimane 28 giorni una dall’altra. Una seconda circolare ha stabilito l’assegnazione delle prime quote del vaccino antivaiolo Jynneos in seguito all’arrivo della prima tranche da parte della Commissione Europea.

In questa prima fase, sentite le Regioni e le province autonome, “si è stabilito di suddividere le dosi di vaccino attualmente disponibili tra le Regioni con il più altro numero di casi segnalati ad oggi e ripartite come segue: Lombardia 2000; Lazio 1200; Emilia-Romagna 600; Veneto 400”. La prima tranche conta 5.300 dosi.

Ne arriveranno altre per un totale di 16 mila. La circolare stabilisce anche che “in attesa della successiva tranche di donazione (attualmente prevista per la seconda metà di agosto) sarà messa da subito a disposizione, per le regioni e PA che ne facciano richiesta, una quota di dosi (multipli di 20 fino a 60 dosi)”.

Una quota di vaccino resterà stoccata presso il Ministero della Salute, per eventuali emergenze. In previsione della successiva tranche saranno nuovamente stabiliti i criteri e il piano di distribuzione delle dosi ulteriormente disponibili, in accordo con le Regioni/PA.

Ad oggi “la stragrande maggioranza dei casi di vaiolo delle scimmie in Italia, circa 550 con un trend in aumento, sottolinea il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, riguarda persone di sesso maschile della comunità gay, ma sarebbe scorretto pensare che il contagio rimarrà confinato all’interno di questa popolazione”.

“L’infezione da monkeypox non è collegata all’orientamento sessuale – ha proseguito – ma la sua trasmissione richiede un contatto fisico importante quale è appunto il contatto sessuale”.

L’infezione è partita dalla comunità gay maschile, ha concluso, “ma non dobbiamo commettere l’errore, fatto negli anni Ottanta ai tempi dell’AIDS, di credere che la malattia riguardi solo quella comunità. In Italia sono arrivati a 505 i casi di vaiolo delle scimmie. L’infezione continua a svilupparsi quasi esclusivamente fra maschi (501) rispetto ai soli 4 casi fra donne, secondo l’ultimo bollettino del Ministero della Salute. E proprio il ministero della Salute ha emanato una circolare che indica la possibilità, per i contatti stretti di fare ricorso alla quarantena. In Europa i casi registrati sono 15.926 da 38 paesi, 399 sono stati ricoverati in ospedale, due sono deceduti. Il paese europeo che conta più casi è la Spagna, con 4.577. Più di 18mila casi di vaiolo delle scimmie sono stati segnalati all’OMS da 78 paesi, con oltre il 70% dalla regione europea e il 25% dalle Americhe.

Firenze, apre ‘Riva D’Arno’: caffetteria dedicata al consumo consapevole di caffè

Firenze – ‘Riva D’Arno’ è la prima linea di caffetterie speciality ad aprire in Italia.

Nel centro storico di Firenze apre ‘Riva D’Arno’, la quarta caffetteria di Ditta Artigianale, tempio del consumo consapevole di caffè, fondata da Francesco Sanapo e Patrick Hoffer. In Lungarno Soderini 7r il coffee shop di circa 60 metri quadrati di carattere, multicolore che trae ispirazione dai luoghi d’origine del caffè, dal Messico all’India, al Sudamerica e al Vietnam, all’Africa che rispecchia la società di oggi, multietnica, e invita alla coesistenza tra culture diverse, si spiega in una nota.

L’interior è, come per gli altri, dello Studio di architettura q-bic; tra i punti di forza, la grande giungla urbana, il murales che domina il locale, a cura di Collettivo Giungla, che inonda anche il colorato dehor lungo l’Arno. A luglio e’ in programma l’ apertura in Canada, nell’ edificio The Harlowe a Toronto. A breve disponibile negli store anche ‘One – Espresso Process Blend’, l’ultima proposta del brand nel campo della miscelazione d’eccellenza. Una miscela di caffè espresso monorigine, risultato di uno studio cominciato nel 2018 in Honduras, con i produttori della farm Finca El Puente, Moises e Marysabel Caballero.

Un mix di quattro processi diversi applicati ai sapori di una singola area di produzione delle terre honduregne, il Marcala, di una sola varietà botanica, il Catuai, e di un singolo produttore, la famiglia Caballero.

Tanner Pharma aumenta scorte medicinali per radiazioni e agenti chimici

Tanner Pharma Group, distributore internazionale di medicinali essenziali, ha annunciato di avere notevolmente accresciuto le scorte di Leukine da immagazzinare in Europa.

L’azione viene intrapresa da Tanner Pharma, in connubio con il titolare di Leukine, Partner Therapeutics (PTx), in risposta al conflitto bellico in corso Ucraina e alla potenziale escalation di incidenti che potrebbero richiedere la rapida prestazione di interventi medici per trattare l’esposizione a radiazioni o ad agenti chimici.

“In risposta alla guerra in Ucraina, Tanner sostiene la preparazione e la capacità di risposta in Europa aumentando le scorte locali di Leukine (sargramostim, derivata da lieviti rhuGM-CSF), che possono essere rapidamente distribuite sul territorio in risposta a un’emergenza”, ha dichiarato Banks Bourne, CEO e fondatore di Tanner Pharma.

“L’efficacia ineguagliata di Leukine, che ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza quando somministrata entro 96 ore dall’esposizione alle radiazioni e senza trasfusioni di sangue intero, la rende una contromisura di alta efficacia con importanti vantaggi logistici nel caso di esplosione nucleare. Immagazzinare in Europa una maggior quantità di prodotto garantisce la rapida disponibilità di Leukine, in caso di necessità”.

Leukine è un modulatore del sistema immunitario approvato dalla FDA per il trattamento degli effetti sull’ematopoiesi della sindrome acuta da radiazioni ed è in possesso degli Stati Uniti come contromisura medica utilizzabile fin dal 2013.

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