Ven 29 Mar 2024

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Blocco edilizia: stop a 500 ristrutturazioni, Cna: “Alcune ditte iniziano cassa integrazione”

Da qui alla fine di settembre rischiano di arrivare a 500, le ristrutturazioni bloccate in città. Questo per effetto della sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 23 maggio, che ha sospeso l’ultima variante al Regolamento Urbanistico, rinviando al Tar la decsione. Un blocco che sta paralizzando i costruttori in città e che fino ad ottobre, quando ci sarà la sentenza del Tar, rischia di mettere in crisi il mondo dell’edilizia fiorentino.

Mai negli ultimi 20 anni l’urbanistica a Firenze aveva vissuto una fase così difficile. Un blocco che si è tradotto in un blocco totale o quasi dell’edilizia in mezza città. In pratica, con la sentenza del Consiglio di Stato è tutto vietato tranne restauro conservativo o piccoli interventi come rifare pavimenti o bagni: niente frazionamenti, redistribuzione di volumi, sanatorie, spostamenti o modifiche di sagoma, tetti o cambi di destinazione d’uso.

Il 42% degli edifici ricade, del resto, nella fascia storica o storicizzata del centro Unesco, ma anche gli edifici ottocenteschi intorno ai viali, centri sotrici minori come Galluzzo e Peretola, fascia collinare o aree ritenute di pregio come le Cure Alte, Via Gioberti, Via Niccolò da Uzzano, da via dello Statuto a via Coluccio Salutati, pezzi di Novoli e Careggi.

La sospensione determina un ritorno all’incertezza normativa ante variante, quando anche in centro le ristrutturazioni, sulla base delle leggi nazionali, venivano fatte con la semplice Scia (seganalazione d’inizio attività) e non con il permesso a costruire che deve essere rilasciato dagli uffici.

Uffici che hanno predisposto una guida per informare su cosa può andare avanti e cosa di deve fermare: anche le pratiche antecedenti il 23 maggio rischiano.

Un blocco che in un mese e mezzo ha già stoppato una novantina di interventi edilizi: 77 solo a giugno. Altri 100 proprietari costretti a rinviare le pratiche. E la situazione sembra destinata a peggiorare. Ci sono famiglie che avevano iniziato i lavori e ora si ritrovano con i ponteggi montati, ma non possono andare avanti. Le compravendite di case iniziano a risentire in maniera pesante degli effetti e comincia a suonare l’allarme rosso del lavoro: alcune piccole ditte edili hanno già iniziato a mettere in cassa integrazione i dipendenti e a non rinnovare i contratti a tempo determinato, fanno sapere dal CNA.

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