“La prescrizione scatterà ad agosto, o poco oltre, per cui dovremo fare una corsa contro il tempo: avvocato Martina Rossi
“Bisogna assolutamente non arrivare alla prescrizione”. Così l’avvocato Stefano Savi legale dei genitori di Martina Rossi, alla vigilia del processo di appello bis per la morte della 20enne studentessa genovese, deceduta dopo essere precipitata dal balcone di una camera d’albergo a Palma de Maiorca (Spagna) il 3 agosto 2011.
Il 21 gennaio scorso la Cassazione ha ordinato un nuovo appello nei confronti di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due imputati di tentata violenza sessuale di gruppo sulla studentessa. L’appello bis inizierà domani al palazzo di giustizia di Firenze.
In primo grado il tribunale di Arezzo aveva condannato Albertoni e Vanneschi a 6 anni di reclusione ritenendo che Martina fosse precipitata dal balcone della camera dove alloggiavano i due imputati – nello stesso hotel della studentessa genovese – per fuggire a un tentativo di stupro. In appello invece, lo scorso 9 giugno, Albertoni e Vanneschi sono stati assolti dall’accusa di tentata violenza sessuale di gruppo con la formula “perché il fatto non sussiste” mentre è stato dichiarato prescritto il capo di imputazione di morte come conseguenza di altro reato. Lo scorso gennaio la Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dalla procura generale di Firenze, ha annullato la sentenza disponendo un nuovo processo.
Una sentenza che arriva a dieci anni dai fatti quando Martina Rossi era in vacanza nell’isola delle Baleari con delle amiche e all’alba del 3 agosto del 2011 di ritorno da una serata in discoteca la ragazza precipitò dal balcone della stanza 609, quella dei due giovani di Castiglion Fibocchi. Dopo le indagini in Spagna, dove la morte fu archiviata come suicidio, i genitori di Martina hanno lottato facendo riaprire il caso. L’inchiesta italiana, avviata a Genova, e’ passata per competenza territoriale ad Arezzo dove si e’ celebrato il primo grado di giudizio con la condanna dei due imputati. Sentenza poi ribaltata a Firenze dai giudici della Corte d’Appello.