La Corte costituzionale respinge il ricorso del governo sul Testo unico del turismo: ok ai limiti regionali e comunali sugli Airbnb. Esultano Giani, Funaro e sindacati, infuria il fronte dei gestori: «Effetto slavina sul settore».
La Regione Toscana incassa una vittoria pesante davanti alla Corte costituzionale sul fronte degli affitti turistici brevi. La Consulta ha infatti rigettato l’impugnazione del governo Meloni contro il Testo unico sul turismo, giudicando legittimi gli articoli 42-45 della legge regionale che introducono paletti alle strutture extra‑alberghiere. I giudici riconoscono che si tratta di «un’ingerenza nelle libere scelte dei proprietari», ma la ritengono giustificata perché persegue una funzione sociale proporzionata, in particolare nel limitare la proliferazione degli Airbnb e gli effetti negativi dell’overtourism. «Una grande vittoria», esulta il presidente Eugenio Giani, ricordando che è la terza volta in un anno che la Consulta dà ragione alla Toscana (dopo fine vita e salario minimo). Soddisfatta anche la sindaca di Firenze Sara Funaro: Palazzo Vecchio, grazie alla legge regionale, ha già varato un regolamento che limita gli affitti turistici in città e ora rivendica di essere «sulla strada giusta» e chiede che la norma diventi modello nazionale. La sentenza salva l’aumento della capacità ricettiva degli alberghi, il tetto alle camere per b&b e affittacamere e il regime transitorio fino al 1° luglio 2026, oltre all’articolo che consente attività extra‑alberghiera solo in immobili con destinazione urbanistica turistico‑ricettiva, escludendo quelli residenziali quando l’uso è stabile e organizzato come struttura. Resta in piedi anche l’articolo 59 che permette ai Comuni ad alta densità turistica e ai capoluoghi di provincia di individuare zone dove fissare criteri e limiti specifici alle locazioni brevi. Per Cgil, Federconsumatori, Sunia e Unione inquilini si sancisce un principio fondamentale: Regioni e Comuni «possono e devono legiferare sul tema», colmando un vuoto che ha favorito interessi privati a scapito dell’interesse collettivo. «Ora i Comuni non hanno più alibi: si approvino subito i regolamenti per tutelare i residenti e riportare equilibrio nel mercato immobiliare», incalza Pietro Pierri. Federalberghi Toscana parla di decisione che riconosce il primato delle regole, mentre dal fronte politico arrivano gli applausi di Pd, M5S e Iv e le critiche della ministra Santanché. Per i gestori degli affitti brevi la sentenza è invece una sconfitta bruciante. «La decisione della Corte consolida un impianto normativo che penalizza le forme di ricettività non tradizionali. Immagino che la potente lobby degli albergatori stia festeggiando», attacca Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia e ceo di Apartments Florence, che parla di «effetto slavina per imprese e lavoratori del settore» se altre Regioni seguiranno la strada della Toscana. Fagnoni sottolinea che la Consulta riconosce l’ingerenza nelle scelte dei proprietari e che il giudizio riguarda solo il riparto di competenze Stato‑Regioni, non il merito delle restrizioni. Ma, almeno per ora, la linea toscana sugli Airbnb è pienamente legittimata.


