Mer 24 Apr 2024

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Tramvia, Ponti: non credo fosse soluzione migliore per Firenze

Lo ha affermato Marco Ponti, coordinatore della commissione incaricata dal governo dell’analisi-costi benefici delle grandi opere, a proposito della tramvia di Firenze, progetto nel quale lo stesso economista fu coinvolto a suo tempo in una fase di valutazione.

“E’ un po’ spiacevole dire questo, ma ero nella giuria e feci inserire nel verbale che avevo molti dubbi che questa fosse la soluzione migliore: come sempre in questi casi vincono le soluzioni più costose”. Lo ha affermato Marco Ponti, coordinatore della commissione incaricata dal governo dell’analisi-costi benefici delle grandi opere, a proposito della tramvia di Firenze, progetto nel quale lo stesso economista fu coinvolto a suo tempo in una fase di valutazione. “Quando ho visto i conti di nuovo – ha detto, a margine della presentazione del suo libro ‘Trasporti – Conoscere per deliberare’ a Firenze – ho detto ‘ma è il caso assolutamente di considerare alternative meno costose, che possono avere risultati quasi identici sull’ambiente e sulla mobilità o addirittura migliori’. L’amministrazione di quel tempo ha detto, ‘abbiamo già i soldi’, e usò un’espressione un po’ cruda, ‘preferiamo far lavorare di più l’industria fiorentina’, perché le corsie riservate hanno poche fondazioni, quasi nulle, il tram invece ha una parte importante dei costi legati alle fondazioni”

Ponti ha anche affrontato il tema del sottattraversamento di Firenze  per il TAV. “Riteniamo che sia meglio discutere di numeri, non di ideologie, e penso che questo varrà anche per la sottostazione Av di Firenze se siamo bravi: se non siamo bravi, ci contesteranno sui numeri”. “Stiamo lavorando su quello – ha confermato, a margine della presentazione del suo libro ‘Trasporti – conoscere per deliberare’ a Firenze – io sono il coordinatore del gruppo, perché abbiamo progetti per 27 miliardi. C’è un project manager, mio ex assistente, bravissimo. Sono sicuro che farà un lavoro molto trasparente, perché ricordo che uno degli obiettivi di questa operazione è la trasparenza, che non è la perfezione. Non abbiamo la sfera di cristallo”. Secondo Ponti nell’analisi di un progetto “si tiene conto di quanto è già costato, consideriamo sempre i costi a finire rispetto ai benefici: da qui deriva l’ovvietà che un’opera arrivata al 70%, arrivando tutti i benefici, essendo i costi il 30%, probabilmente conviene servirla”.

Rigurado all’aeroporto di Firenze, inoltre, Ponti ha affermato: la partecipazione del privato al finanziamento del masterplan di potenziamento dell’aeroporto di Firenze “è importante per la situazione delle finanze pubbliche che abbiamo: se fossimo in Svizzera o in Arabia Saudita l’importanza sarebbe molto minore”. Se “i privati non pagano mai niente, sono gli utenti che pagano: i privati sono soltanto un intermediario, si ripagano con le tariffe che fanno pagare agli utenti. Questo va sempre ricordato. Non c’è mai un soldo privato, perché i privati non regalano mai niente, sono lì a cercare di fare profitti. Se è un’opera pagata di più dagli utenti vengono due considerazioni: pesano meno sui conti pubblici e agli economisti viene in mente che se gli utenti la pagano molta di quell’opera probabilmente quell’opera serve molto. Può cambiare l’esito. Gli economisti vedono con favore se un’opera si paga da sola”.

Infine una considerazione sul perché la commissione è sotto attacco. “Perché una campagna di stampa furiosa per della gente che fa i conti? Mi sembra chiarissima la spiegazione, questo approccio tocca subito interessi per 27 miliardi di euro e in prospettiva per 100 miliardi: è ovvio che questi interessi sono vivaci e hanno modi molto adeguati per difendersi”.
“La Torino-Lione – ha detto – è il vaso di Pandora: se si apre il dubbio sul regno del cemento e delle ferrovie veloci i rischi per quegli interessi possono essere molto rilevanti. Se cambia la cultura della spesa pubblica questi si innervosiscono molto”. Un’analisi costi-benefici, ha aggiunto Ponti, “non la vogliono gli interessi costituiti ma nemmeno i politici, la detestano, mette in dubbio progetti di scambio coi territori, coi costruttori, coi sindacati, non di per sé illegittimi ma che distorcono le logiche perché sono un consenso a breve termine, mentre queste opere finiscono dopo dieci anni, e se rimangono deserte, come alcune sono rimaste deserte, nessuno risponde di coloro che hanno preso le decisioni”.

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