Gio 25 Apr 2024

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Prato, Nicolosi: c’è chi agevola illegalità e mafia

Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Prato, Giuseppe Nicolosi, mettendo in evidenza “la cointeressenza tra determinate attività criminali e quella parte” della società “che con queste attività fa affari senza sporcarsi le mani”.

C’è una difficoltà “nelle inchieste e nel contrastare il fenomeno” della criminalità cinese a Prato, “cioè quel ‘mondo di mezzo’, si direbbe a Roma, che consente, facilita, agevola questo modo di fare impresa, che è anche il nerbo su cui s’innesta l’attività dell’organizzazione criminale”. Lo ha detto ieri sera  il procuratore della Repubblica di Prato, Giuseppe Nicolosi, mettendo in evidenza “la cointeressenza tra determinate attività criminali e quella parte” della società “che con queste attività fa affari senza sporcarsi le mani”. Nicolosi ne ha parlato alla Biblioteca Lazzerini intervenendo alla presentazione del libro ‘La triade italiana’ di Giorgio Sturlese Tosi, ispirato all’inchiesta ‘China Truck’ con cui la polizia individuò l’organizzazione del ‘capo dei capi’ della mafia cinese in Europa, Zhang Naizong, che ha base a Prato e nel cui contesto tessile ha prosperato.

C’è “una commistione tra questo mondo illegale e una parte del mondo delle professioni, che consentono all’impresa di fare impresa in queste condizioni”, ha aggiunto ancora Nicolosi alludendo all’illegalità nelle ditte cinesi. “E questa è la fonte dell’acqua”, ha anche detto. Nicolosi peraltro ha ricordato il monopolio imposto su scala europea da Zhang nel trasporto su gomma delle merci prodotte proprio a Prato. “Questo modo illegale di fare impresa, sfora nel criminale”, ha aggiunto, “ed è agevolato, favorito da chi si mette a disposizione di ditte fantasma, che poi spariscono nel giro di un anno o due”. “I lavoratori che noi troviamo nella fabbrica tipo cinese sono quasi sempre clandestini, arrivati in Italia quasi totalmente attraverso visti turistici – ha anche detto – e il loro sfruttamento lavorativo mortifica la tutela della dignità della persona. Questo modo di fare impresa è un modo criminale e chi fa l’imprenditore in queste condizioni va in carcere”.

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