Mar 30 Apr 2024

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Tassare i rutti delle mucche, la proposta della Nuova Zelanda per ridurre le emissioni

Oltre il 30% delle emissioni di metano nel mondo sono dovute alle attività umane connesse agli allevamenti, in particolare ciò è legato alla digestione dei bovini.

La Nuova Zelanda ha una popolazione di 5 milioni di persone, ma ci sono circa 10 milioni di bovini da carne e da latte e 26 milioni di pecore. Questo divario sia ha perché l’economia del paese è strettamente legata all’industria agricola. Infatti, i prodotti lattiero-caseari, compresi quelli utilizzati per la produzione di latte artificiale in Cina, sono la principale fonte di esportazione.

Le dimensioni eccessive di questa industria hanno reso la Nuova Zelanda insolita, in quanto circa la metà delle emissioni di gas serra proviene dagli allevamenti. Come detto sopra, gli animali da allevamento producono gas che riscaldano il pianeta. In particolare si tratta del metano prodotto dai rutti dei bovini e del protossido di azoto dalle loro urine.

Per far fronte a questa problematica il governo neozelandese ha lanciato una nuova proposta di legge che prevede di tassare proprio i gas serra prodotti dagli animali da allevamento. In questo modo si vuole provare a fare qualcosa di concreto per ridurre le emissioni di metano e affrontare il cambiamento climatico.

L’imposta sarebbe una novità a livello mondiale e potrebbe essere presa d’esempio da altri stati. Di fatto però, quello che è arrivato alla popolazione e agli agricoltori è una sola cosa: una tassa su rutti e pipì di bovini e pecore. Infatti, sebbene il governo ritiene che sarebbe possibile recuperare il costo facendo pagare di più i prodotti che rispettano il clima, gli agricoltori hanno subito condannato il piano.

La Federated Farmers, il principale gruppo di difesa delle aree rurali, ha affermato che la proposta “strapperebbe le budella alle piccole città della Nuova Zelanda” e vedrebbe le fattorie sostituite da alberi. Il presidente di questa organizzazione, Andrew Hoggard, ha dichiarato che gli agricoltori hanno cercato di lavorare con il governo per più di due anni su un piano di riduzione delle emissioni che non diminuisse la produzione alimentare.

Secondo Hoggard il piano elaborato insieme prevedeva che gli agricoltori continuassero a coltivare. In questo modo invece, i lavoratori agricoli venderanno le loro aziende “così velocemente che non sentirete nemmeno i cani abbaiare sul retro dell’ute (NdR: un pick-up) mentre se ne vanno”.

Per i legislatori dell’opposizione, appartenenti al partito conservatore ACT, la norma proposta non gioverebbe in alcun modo alla riduzione di emissioni di metano. Anzi, l’applicazione di questa causerebbe l’aumento delle emissioni poiché si sposterebbe la produzione agricola in altri Paesi meno efficienti nella produzione di cibo.

La Nuova Zelanda e l’ambiente

In Nuova Zelanda questo dibattito rientra in una più ampia riflessione globale riguardo l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente e sulle misure necessarie per mitigarlo.

Il governo neozelandese si è impegnato a ridurre le emissioni di gas serra e a rendere il Paese neutrale dal punto di vista del carbonio entro il 2050. Parte di questo piano include l’impegno a diminuire le emissioni di metano degli animali da allevamento del 10% entro il 2030 e fino al 47% entro il 2050.

La legge proposta cerca quindi di dare seguito a questi obiettivi. Secondo il piano governativo, gli allevatori inizieranno a pagare per le emissioni nel 2025, con una tariffazione ancora da definire. Inoltre, il Primo Ministro Jacinda Ardern ha dichiarato che tutto il denaro raccolto con questa tassa sarà reintegrato nel settore agricolo per finanziare nuove tecnologie, ricerca e incentivi per gli agricoltori.

Il ministro dell’Agricoltura Damien O’Connor ha dichiarato che si tratta di un’opportunità per la Nuova Zelanda. “Gli agricoltori stanno già sperimentando l’impatto del cambiamento climatico con siccità e inondazioni più regolari”, ha sottolineato O’Connor. “Prendere l’iniziativa sulle emissioni agricole è positivo sia per l’ambiente che per la nostra economia”.

La “tassa sul rutto” funzionerà?

La proposta avanzata dal governo laburista ricorda una proposta simile, ma fallita, avanzata da un precedente governo laburista nel 2003. Questa prevedeva di tassare gli animali da allevamento per le loro emissioni di metano.

Come oggi, anche allora gli agricoltori si opposero con veemenza all’idea. L’opposizione ridicolizzò la norma denominandola “tassa sul peto”, anche se una “tassa sul rutto” sarebbe stata tecnicamente più accurata, dato che la maggior parte delle emissioni di metano deriva dall’eruttazione. Alla fine il governo rinunciò al progetto.

Gli ultimi sondaggi mostrano come il Partito Laburista sia scivolato in popolarità. Se il governo non riuscirà a trovare un accordo sulla proposta con gli agricoltori, che hanno un notevole peso politico in Nuova Zelanda, probabilmente sarà più difficile per Ardern vincere la rielezione il prossimo anno, quando la nazione tornerà alle urne.

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