Strage Viareggio, Moretti condannato a 5 anni

Arriva la condanna a 5 anni nel processo di appello bis per la strage ferroviaria di Viareggio (Lucca) del 29 giugno 2009 per Mauro Moretti, l’ex ad di FS e Rfi. Condannati anche i manager del gruppo Fs, Michele Mario Elia (ex ad Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad Trenitalia) a 4 anni, 2 mesi e 20 giorni, Mario Castaldo (direttore Divisione Cargo Trenitalia) a 4 anni. Sono condanne più basse di quanto richiesto dalla procura generale. Assolti, invece, altri manager delle Ferrovie, Emilio Maestrini (Trenitalia) e Francesco Favo (Rfi).

Moretti, che nel primo appello era stato condannato a 7 anni, in questo nuovo processo disposto dalla Cassazione la procura generale aveva chiesto 6 anni e 9 mesi. In questo processo non ha rinunciato ad avvalersi della prescrizione diversamente dai precedenti gradi di giudizio.

Dopo la lettura della sentenza arrivano anche le reazioni dei legali: per l’avvocato Francesco Bevacqua, parte civile per la Regione Toscana, “La sentenza restaura la verità negata anche oggi in udienza, lenisce i patimenti di tanti offesi e sanziona in modo proporzionato alla gravità dei fatti i responsabili”, mentre il difensore di Mauro Moretti, avvocato Ambra Giovene ha definito la sentenza “deludente”. “Una condanna a 5 anni per un processo senza prove é veramente un teorema e questo non può che dispiacerci. Tradisce un’interpretazione di questa storia che non é quella reale. Leggeremo le motivazioni” previste tra 90 giorni.

Moretti oggi in aula in una dichiarazione spontanea ha dichiarato che: “Da amministratore delegato di Rfi, non potevo essere autore della politica di investimenti sul trasporto ferroviario merci né passeggeri. Non me lo consentiva la legge. Ogni politica in merito era compito di Trenitalia e delle altre imprese ferroviarie”. In aula l’ex ad di FS e Rfi ha respinto anche l’accusa di essere l’autore di una politica aziendale per investire nell’Alta velocità anziché nel trasporto passeggeri e merci e nella sicurezza.

Le tensioni non sono mancate: i familiari delle vittime presenti in aula hanno protestato quando Moretti si è rivolto a loro per dire di non riconoscersi in alcune dichiarazioni e frasi che negli anni gli sono state attribuite e di comprendere il loro dolore. Alcuni di loro dai banchi del pubblico lo hanno invitato al silenzio, mentre altri gli hanno voltato le spalle. Moretti aveva esordito dicendo: “Durante questi anni sono stato più volte sollecitato a rilasciare dichiarazioni a mia difesa o invitato a reagire alle critiche, censure, spesse volte ingiurie di cui sono stato oggetto. Non l’ho fatto per rispetto alla Giustizia ed ai suoi rappresentanti. Non l’ho fatto, anche per rispetto alle famiglie delle vittime. Credo siano questa la sede ed il momento giusti”. Avendo percepito il risentimento dei familiari Moretti si è interrotto e si è voltato a guardare il pubblico e l’udienza è ripresa solo dopo l’intervento del presidente del collegio della corte di appello, che ha richiamato al silenzio.

Nella sua dichiarazione spontanea Moretti inoltre ha dichiarato che: “Il premier Prodi nel 2006 mi disse: ‘Ingegnere, la Tirrenia è fallita, l’Alitalia è fallita, non possiamo permetterci che falliscano anche le Ferrovie dello Stato'”.    “Gli autori di quella precisa politica invece – ha affermato Moretti – furono il Governo e il Parlamento italiano, che finanzieranno fino all’ultimo centesimo l’opera senza procurare nessun rischio di impresa a chi realizzerà questi progetti”. “Il Governo nel 2002 mi chiese di accelerare i lavori Tav Napoli-Torino che stavano ristagnando, e io agii in tal senso – ha anche ricordato -. Costruii un rigido piano operativo, bloccando ogni variante in corso d’opera, attuando un sistema di gestione delle commesse digitalizzato per controllare lo stato avanzamento dei lavori”. Moretti ha rivendicato però di aver promosso un grande piano di risanamento dei conti delle Fs e di ammodernamento delle ferrovie italiane, non solo per quanto riguarda l’Av, ma per tutto l’intero trasporto ferroviario e nella sua rete globale di infrastrutture.

Nelle sue dichiarazioni Moretti ha ricordato che il collegio del primo processo di appello sembrò dare per scontato che “Moretti, quale amministratore delegato di Rfi fino al 25 settembre 2006, potesse essere l’autore di una precisa politica aziendale diretta a decidere sugli investimenti o sul noleggio delle flotte passeggeri e merci di Trenitalia”, “ma questa assunzione basilare per la fondatezza del teorema, è completamente errata, perché, io nella qualità di ad di Rfi fino al 25 settembre 2006, non potevo essere autore di alcuna politica relativa ad investimenti nel materiale rotabile, né passeggeri né merci: perché mi era vietato dalla legge, europea e nazionale, nonché dallo Statuto di Rfi, essendo ogni politica ed ogni decisione di investimento nel materiale rotabile uno dei compiti propri ed esclusivi dell’attività delle imprese ferroviarie e, tra esse, di Trenitalia”.

“Che il contratto di noleggio dei carri Gatx” (società ferroviaria tedesca, ndr) “risalga al gennaio 2005, è processualmente accertato – ha ribadito -. Quindi la politica e la decisione di noleggiare e di ‘non investire nella realizzazione di una flotta di carri merci di proprietà’, risale, ragionevolmente, quanto meno al 2004, quando ad pro tempore di Trenitalia era l’ingegner Testore. In quel periodo, dal 2004 e fino al 25 settembre 2006, oltre a non potermi occupare di investimento o noleggio di flotte, non esisteva nemmeno alcuna mia conoscenza della politica e delle decisioni di Trenitalia di noleggiare i carri in questione: ed infatti non esiste agli atti del processo alcuna prova in merito. Quindi si può concludere che la assunzione basilare del teorema è falsa e basterebbe solo questa considerazione per rendere del tutto assurda ed inconsistente la sua tesi, quantomeno per la posizione di ad di Rfi”.

“Non fui “autore” nemmeno di investimenti in treni Av. Semplicemente perché in quel periodo non ce lo potevamo permettere perché l’eredità ricevuta alla fine del 2006 fu un bilancio con 2 miliardi e 150 milioni di euro di perdita su un fatturato di 6 miliardi e mezzo, oltre ad una montagna di debiti. Non avevamo soldi nemmeno per pagare gli stipendi!”. Sul progetto Tav in generale, Moretti ha detto: “Iniziai ad occuparmi di quella attività solo dal 2001, dopo la trasformazione di Fs in un gruppo di imprese (Fs holding, Rfi, Trenitalia), Tav spa confluì sotto il controllo di Rfi di cui ero ad. Prima di quella data era stato deciso già tutto: tracciati, tratte, general contractors e tutti i relativi contratti vincolanti per l’intera vita di costruzione, nonché i relativi impegni di spesa che trovavano copertura nelle leggi di bilancio e finanziarie approvate dal Parlamento”. “Non fui certamente io – ha aggiunto – l’autore di “quella precisa politica” perché fu determinata 15 anni prima e decisa in ogni passo successivo al livello di Governo e Parlamento Italiano. E lo Stato pagò completamente il sistema Av – Ac. Quindi esso non fu costruito a rischio di impresa e, per ciò, non sottrasse alle merci ed alla loro sicurezza nemmeno un centesimo”.

“Nel 2001 il Governo mi chiese di fare, tramite il Ministro dei trasporti vigilante, fondamentalmente due cose – ha anche detto Moretti -: accelerare i lavori di realizzazione dell’asse principale Napoli – Milano – Torino che rischiavano di non finire mai come la maggior parte delle opere pubbliche in Italia. E, soprattutto, di frenare l’enorme incremento di spesa registrato in precedenza e ridurre quello che si prospettava per il futuro. Io agii in tal senso, costruendo un rigido programma operativo che escludeva ogni ulteriore slittamento dei tempi ed incremento di costi bloccando ogni variante in corso d’opera già richiesta o prospettata dai general contractors e introducendo un sistema di gestione delle commesse (project management) digitalizzato per il controllo dello stato di avanzamento dei lavori attraverso la rintracciabilità documentale dei soggetti coinvolti”.

 

“Dovevamo pensare a non fallire, come mi disse il presidente Prodi quando mi comunicò la decisione del Governo di nominarmi ad del Gruppo Fs. Ricordo a memoria: ‘Caro ingegnere, Tirrenia è fallita, Alitalia è fallita; non possiamo permetterci la stessa fine per le Ferrovie. Faccia anche l’impossibile per evitarlo’. Ci siamo riusciti sempre salvaguardando gli investimenti per la sicurezza, per i quali è sempre stata garantita la priorità assoluta rispetto ad ogni altro investimento e spesa”. Moretti ha anche affermato di esser stato “autore di tanti Piani di innovazione per migliorare la qualità e la Sicurezza”. Tra quelli da lui ricordati, il “primo fu per la de-coibentazione di circa 50.000 rotabili che contenevano amianto e definimmo un piano di interventi di circa 600 milioni degli attuali euro che fu attuato completamente in tre anni”, poi, alla Divisione Infrastrutture della vecchia Fs spA, “fui autore del Piano straordinario di manutenzione straordinaria del 1999: 3 mld di euro spesi in cinque anni per intervenire sull’armamento, ponti, viadotti gallerie, ecc. che versavano allora in condizioni precarie”, successivamente, agli inizi degli anni 2000 “fui l’autore del programma di digitalizzazione dei sistemi Ferroviari cioè dei sistemi di processo industriale per il controllo della circolazione dei treni, dei sistemi gestionali. Nel primo caso si svilupparono tutte le applicazioni specifiche di sicurezza ferroviaria”.

“I tempi ed i costi di quel nuovo programma operativo furono così rispettati, senza ulteriori slittamenti ed incrementi – ha rivendicato – Di questo io sono stato “l’autore”. Ma sono stato anche l’autore delle decisioni di adottare il nuovo sistema di trazione elettrica a 25.000 Volts a corrente alternata e, di sviluppare, primi in Europa, la nuova tecnologia digitale per la sicurezza ferroviaria Ertms – Etcs. Vi chiedo: realizzare tutto questo fu una colpa?”. Per Moretti fu, invece, “un duro e complesso lavoro di una squadra di persone che operavano con completa dedizione per lo Stato italiano, non per rincorrere profitti e tantomeno per curare i propri interessi personali, ma con il solo scopo di contribuire ad ammodernare il loro Paese che nella sfida globale rischiava l’emarginazione e tuttora rischia di essere stritolato? Ma se oggi non vi fosse quel sistema, come sarebbe oggi l’Italia?”.

 

Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Vittorio Fantozzi, insieme al consigliere comunale Marco Dondolini ed il capogruppo Fdi a Viareggio Carlabert Tofanelli di chiara di essere: “Sempre al fianco dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, il ricordo non va in archivio. Resta la gravità del gesto con cui il Comune ha accettato la liquidazione del danno morale causato dal disastro ferroviario. Accettando quei soldi ha dato la possibilità ai difensori degli imputati di presentare nel processo d’appello una nota di merito come attenuante. Il Comune di Viareggio almeno destini tale liquidazione alla commissione denominata Tavolo della memoria”.  “Un fatto drammatico che doverosamente va ricordato anche come monito per avere diritto di viaggiare in sicurezza – sottolineano in una nota -. Proprio per questo, come Fratelli d’Italia, siamo impegnati su una proposta di legge per istituire la giornata toscana del trasporto in sicurezza. Bisogna fare in modo che la eco di quella tragedia non vada affievolendosi col passare del tempo”.

L’assessore regionale alle infrastrutture Stefano Baccelli su Facebook scrive: “Processo strage di Viareggio. Moretti ha voluto avere l’ultima parola con le sue ‘dichiarazioni spontanee’. L’ultima parola quando in precedenza lo si era sentito parlare durante questo lunghissimo iter giudiziario in solo due occasioni, due”. “Nel primo processo di appello – sottolinea Baccelli – quando dichiarò: ‘Rinunzio alla prescrizione perché sono innocente’. In questo appello bis, alla prima udienza, quando affermò: ‘Non  rinunzio alla prescrizione’. Immagino che i suoi coimputati ed i loro avvocati non siano rimasti molto contenti della sua saccente, egocentrica, auto assolutoria, scaricabarilistica ed infinita prolusione. A noi, parti civili da sempre e per sempre nel processo a fianco dei familiari delle vittime non resta che attendere la sentenza”.

Strage di Viareggio: lunedì al via processo di appello bis

Inizierà lunedì 7 marzo a Firenze il processo di appello bis per la strage di Viareggio, il disastro ferroviario del 29 giugno 2009 in cui persero la vita 32 persone in seguito al gas gpl fuoriuscito da un vagone cisterna deragliato, che innescò un enorme incendio.

Il nuovo appello, sulla strage di Viareggio del 29 giugno 2009, è stato disposto dalla Cassazione, che ha annullato con rinvio la sentenza di secondo grado per 16 imputati, tra i quali i vertici delle Ferrovie come Mauro Moretti, Michele Mario Elia, Vincenzo Soprano, Mario Castaldo, oltre a dirigenti di aziende ferroviarie tedesche. Per questi imputati la Cassazione ha escluso l’aggravante dell’incidente sul lavoro dall’accusa di omicidio colposo plurimo, facendo scattare di conseguenza la prescrizione per questo reato.

Così la Corte di appello nel processo bis dovrà rideterminare le condanne considerando che l’unico reato che resta contestato è quello di disastro ferroviario. Nel corso del primo appello, Mauro Moretti aveva rinunciato ad avvalersi della prescrizione. Secondo quanto stabilito dalla Cassazione, tuttavia, in occasione del rinvio Moretti dovrà confermare o meno l’intenzione di rinunciare alla prescrizione. Lunedì in aula a Firenze saranno presenti anche i familiari delle vittime, che come già in passato ribadiscono le loro critiche alla sentenza della Suprema Corte.

“La Cassazione – si legge in un comunicato dell’associazione ‘Il mondo che vorrei’ – con la sua pronuncia vergognosa ha mandato in prescrizione l’omicidio colposo, non ha voluto guardare Viareggio per ciò che è stato: un incidente sul lavoro. Questa sentenza – prosegue l’associazione – è l’espressione massima dell’incapacità della giustizia di essere al servizio dei cittadini” e “influirà negativamente sulla ricerca della verità per i processi in corso (Rigopiano, Pioltello) e per quelli che si apriranno prossimamente (ponte Morandi, funivia Stresa Mottarone)”.

Strage Viareggio, parenti: “Nostra lotta contro prescrizione è a benificio di tutti”

“Per le assoluzioni dobbiamo leggere le motivazioni ma è importante che sia stato condannato l’amministratore di Ferrovie per responsabilità e per quello che non è stato fatto. Della nostra lotta per la prescrizione speriamo possano beneficiarne altri, il comitato nazionale dei famigliari delle vittime delle grandi stragi italiane lotta per questo”.

Così i parenti delle vittime della strage di Viareggio si sono espressi dopo la sentenza d’appello di ieri che ha portato alla condanna di Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, a 7 anni di reclusione e di Michele Mario Elia, ex ad Rfi, e Vincenzo Soprano, ex ad Trenitalia, a 6 anni.

“Di queste due sentenze che hanno analizzato nel dettaglio un sistema ferroviario totalmente fallace, dovrebbero prenderne atto i nuovi vertici di Ferrovie e il Mit. Chiediamo pertanto alle società coinvolte, come segnale concreto di scostamento dagli errori gravissimi commessi dai suoi ex amministratori”, “di ammettere le proprie responsabilità non ricorrendo in Cassazione ma operando per riqualificare tale sistema” aggiungono i familiari delle vittime.

“Ci siamo battuti 10 anni per far capire che è il sistema che deve cambiare – ha sottolineato Daniela Rombi del comitato delle vittime -. Le Ferrovie di oggi ne devono prendere atto e il Mit doveva leggere la sentenza di primo grado, e ora anche la seconda, per riformare questo sistema”.

Rombi ha anche detto che “ci sono stati dei familiari delle vittime, insieme a alcuni ferrovieri, che sono rimasti con la schiena dritta. Che ce ne facciamo dei soldi? Ci sono solo serviti solo per pagare le spese di questo processo che non è ancora finito. Non abbiamo ceduto ai ricatti delle assicurazioni, a noi la bocca non la tappa più nessuno”. “Era Moretti che decideva”, ha inoltre detto Rombi, e “licenziò i ferrovieri Riccardo Antonini e De Angelis, che poi è stato riassunto, per incutere paura fra i ferrovieri che chiedevano sicurezza”.

Marco Piagentini, presidente dell’associazione il Mondo che vorrei, che riunisce le vittime della strage di Viareggio, ha commentato: “A noi non interessa la figura di Moretti ma il sistema di scatole cinesi per non arrivare alle responsabilità. Con la sentenza della strage di Viareggio si è affermato un principio inverso, ovvero che chi amministra è anche responsabile, è datore di fatto, e pertanto deve prendersi le sue responsabilità. E’ un risultato che non serve solo a noi ma anche a Rigopiano, al Ponte di Genova o a Pioltello”. Piagentini ha aggiunto, parlando dell”incidente ferroviario di Pioltello, dove un treno deragliò causando tre morti e 46 feriti, non sarebbe successo “se ci fosse stato il detettore di svio che noi chiediamo da anni. Per questo chiediamo a Ferrovie un’assunzione di responsabilità”.

Inoltre, ha dichiarato, “sappiamo che i vigili del fuoco non sanno che cosa passa sui nostri binari. La notte della strage di Viareggio l’intervento fu fatto in maniera casuale. I vigili del fuoco intervennero perché sapevano che era esploso qualcosa ma se non fosse stato per un vigile del fuoco, che a rischio della propria vita passando sulla passerella pericolante vide che su quei treni c’era il gpl e mandò delle squadre a raffreddare le altre cisterne, la città non sarebbe rimasta in piedi. Lo ha detto un perito in aula”.

Strage di Viareggio: Moretti condannato a sette anni

La Corte d’Appello di Firenze ha condannato Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, a 7 anni di reclusione per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009. Moretti è stato condannato non solo come ex ad di Rfi, ma anche come ex ad di Fs.  Il tribunale di Lucca, invece, in primo grado aveva considerato la condanna solo rispetto alla sua funzione di
amministratore delegato di Rfi.

La Corte d’Appello di Firenze ha condannato Michele Mario Elia, ex ad Rfi, e Vincenzo Soprano, ex ad Trenitalia, a 6 anni di reclusione per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009. Assolto Giulio Margarita (ex dirigente della direzione tecnica di Rfi e oggi dirigente di Ansf, l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria) che in primo grado era stato condannato 6 anni e sei mesi. Il Pg aveva chiesto 12 anni e sei mesi. Per i giudici “il fatto non sussiste”.

Nel processo di primo grado a Lucca, che si è concluso il 31 gennaio del 2017 con 23 condanne e 10 assoluzioni, Moretti è stato condannato a sette anni di carcere in quanto ex amministratore delegato per Rete Ferroviaria Italiana, ma assolto come ex ad di Ferrovie dello Stato, mentre Michele Mario Elia, in qualità di ex ad di Rete ferroviaria italiana, ha subito una condanna a sette anni e 6 mesi, come Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia.

Nel processo  i giudici della corte di appello di Firenze in camera di consiglio hanno dovuto tener conto della prescrizione scattata nel maggio 2018 per i reati di incendio e lesioni plurime colpose contestati a numerosi imputati. La prescrizione in questo processo ‘vale’ 6 mesi di sconto di pena.
La stessa procura generale, nella requisitoria, aveva evidenziato l’obbligo legale di applicare la prescrizione in modo lineare a tutte le posizioni in caso di riforma della sentenza di primo grado.

La strage di Viareggio avvenne il 29 giugno 2009 quando, alle 23.48, il gpl, fuoriuscito da un carro cisterna deragliato entrando nella stazione della città della Versilia, invase il quartiere di via Ponchielli, causando forti esplosioni e un imponente incendio che distrusse molte case. Il bilancio dei morti salì di ora in ora, poi di giorno in giorno, fino ad arrivare a 32: tra le vittime anche bambini.

“Rileviamo che la sentenza di secondo grado ha confermato quella di primo grado, riformandola per alcuni imputati in termini di condanne nonché riconoscendo alcune prescrizioni, i responsabili principali (tra cui Moretti) hanno avuto una conferma delle responsabilità e delle condanne. La prima sentenza riconosceva le responsabilità del crimine di Viareggio lungo tutta la “filiera” che ha determinato il guasto al carrello, la manutenzione, l’assenza di sistemi per una fermata in sicurezza del convoglio, la inidoneità dei sistemi di sicurezza lungo la linea ferroviaria. Un evento incidentale sul lavoro che ha coinvolto dei cittadini: sicurezza e salute sul lavoro e sicurezza e salute delle popolazioni, sono due facce dello stesso diritto. Rimane inoltre la assurdità di trasportare di merci estremamente pericolose (GPL) lungo l’intera Italia (da Novara alla Sicilia) che poteva essere fabbricato dal destinatario. La prevenzione rimane la strada maestra per evitare eventi come quello di Viareggio, una azione che non deve e non può sottostare a presunte  esigenze economiche”. Dichiara Marco Caldiroli, Presidente di Medicina Democratica, parte civile nel processo.

notizia in aggiornamento

Strage Viareggio, Moretti: “rinuncio alla prescrizione”

La procura generale di Firenze ha chiesto 15 anni e 6 mesi di condanna per Mauro Moretti, sia come ad di Rfi sia come ad di Fs (per questa parte fu assolto in primo grado dove fu condannato a 7 anni) in relazione alla strage ferroviaria di Viareggio del 2009 che causò 32 morti.

“Ho preso atto di quello che ha detto il procuratore, sono parecchi anni che si discute in merito alla prescrizione e sono stato spesso portato a bersaglio, per la prescrizione, per i fatti di Viareggio. Rinuncio alla prescrizione, lo faccio per rispetto delle vittime, dei familiari delle vittime e del loro dolore. Lo faccio perché ritengo di essere innocente”. Lo ha detto Mauro Moretti, ex ad di Fs, al processo di appello a Firenze parlando in udienza alla corte.

La procura generale di Firenze ha chiesto 15 anni e 6 mesi di condanna per Mauro Moretti, sia come ad di Rfi sia come ad di Fs (per questa parte fu assolto in primo grado dove fu condannato a 7 anni) in relazione alla strage ferroviaria di Viareggio del 2009 che causò 32 morti.
Chiesti inoltre 14 anni e 6 mesi per Michele Mario Elia (ex ad Rfi) e 7 anni e 6 mesi per Vincenzo Soprano (ex ad Trenitalia). Le richieste considerano 6 mesi di taglio per la prescrizione di alcuni reati.

La dichiarazione spontanea di Mauro Moretti è stata brevemente annunciata alla corte di appello di Firenze dal suo avvocato Armando D’Apote appena dopo che il pm di Lucca Salvatore Giannino, a fianco della procura generale, ha terminato la requisitoria elencando le richieste di condanna. Quindi l’ex ad di Fs ed ex ad di Rfi ha reso nota la sua volontà di rinunciare alla prescrizione. Poi ha lasciato l’aula mentre il processo proseguiva con gli interventi delle parti civili. Coi giornalisti che aspettavano all’esterno Moretti ha preferito non fare commenti.

Le richieste, pronunciate dal pm di Lucca Salvatore Giannino che affianca nell’accusa il sostituto Pg Luciana Piras, sono in linea con quelle del primo grado con uno ‘sconto’ di 6 mesi per la prescrizione, che riguarda i reati di incendio e di lesioni colpose. Vale per Moretti, per cui il pubblico ministero aveva chiesto 16 anni in primo grado e che ora sono ribaditi a 15 anni e 6 mesi, e per Elia (15 anni chiesti in primo grado, ora 14 anni e 6 mesi, la condanna del tribunale era stata a 7 anni e 6 mesi), oltreché per gli altri imputati.

Sulla prescrizione il pm Giannino, andando a fare le richieste ha detto che “è poco decoroso che lo Stato, trascorso il tempo, non debba più esercitare l’azione penale ma come ha fatto per la procura generale Luciana Piras decurterò anche io 6 mesi di pena” dai conteggi. Per i dirigenti e manager stranieri il sostituto Pg aveva fatto le richieste nella prima fase della requisitoria – che è durata quattro udienze – da 7 anni e 6 mesi a 8 anni e 10 mesi.
Oggi, tra le richieste più alte, Giannino ha chiesto 9 anni e 1 mese per Mario Castaldo (Trenitalia Cargo, era stato condannato a 7 anni), 12 anni e 6 mesi per Giulio Margarita (ex responsabile sicurezza Rfi, in primo grado 6 anni e 6 mesi). Tra i tecnici di società ferroviarie assolti in primo grado, il pm Giannino ha chiesto 6 anni e 6 mesi per Massimo Vighini e 5 anni per Angelo Pezzati di Cima Riparazioni, e 4 anni e 6 mesi per Mario Testa di Rfi. Le altre richieste vanno da 7 anni e mezzo a 8 anni e mezzo. Chieste condanne per le società Fs, Rfi, Trenitalia, Gatx Rail Germany, Gatx Rail Austria, Jugenthal, e anche per Fs Logistica (1 mln di euro).

Strage di Viareggio: iniziata requisitoria a Firenze

E’ iniziata questa mattina, nel corso del processo d’appello a Firenze per la strage ferroviaria di Viareggio, la requisitoria dell’accusa, sostenuta dal procuratore generale Luciana Piras e dal pm di Lucca Salvatore Giannino, che dovrebbe protrarsi per tre udienze.

La strage di Viareggio avvenne il 29 giugno 2009 quando, alle ore 23.48, il gpl, fuoriuscito da un carro cisterna deragliato entrando nella stazione della città della Versilia, invase il quartiere di via Ponchielli, causando forti esplosioni e un imponente incendio che distrusse molte case. Il bilancio dei morti salì di ora in ora, poi di giorno in giorno, fino ad arrivare a 32: tra le vittime anche bambini. Il processo di primo grado a Lucca si è concluso il 31 gennaio 2017 con 23 condanne e 10 assoluzioni.

Mauro Moretti venne condannato a 7 anni di carcere in quanto ex amministratore delegato per Rete Ferroviaria Italiana, ma assolto come ex ad di Ferrovie dello Stato. Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia, venne condannato a 7 anni e 6 mesi, come Michele Mario Elia in qualità di ex ad di Rete ferroviaria italiana. Le condanne più pesanti furono inflitte ai responsabili della tedesca Gatx Rail, che aveva affittato a Fs i carri cisterna: nove anni e mezzo a Rainer Kogelheide, amministratore della società e a Peter Linowski, responsabile sistemi manutenzione.

Gli imputati sono accusati a vario titolo, per disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo e lesioni colpose plurime. Non compare più fra gli imputati il manager di Trenitalia Salvatore Andronico, condannato in primo grado, ucciso insieme al figlio a Sesto Fiorentino (Firenze) circa due mesi fa da un vicino di casa, Fabrizio Barna, infastidito, a quanto ricostruito dagli inquirenti, dai rumori per i lavori di ristrutturazione nella casa degli Andronico. In aula anche oggi è presente anche l’ex ad di Fs, Mauro Moretti. Presenti anche le famiglie delle vittime, che hanno lasciato sulle sedie dell’aula 32 del palazzo di giustizia di Firenze, una maglietta con il volto di ognuna delle 32 vittime della strage del giugno 2009. In rappresentanza della Regione Toscana, costituita parte civile, c’è la consigliera regionale del Pd Elisabetta Meucci.

Exit mobile version