🎧 “Niente sesso, siamo Americani! (….e gli italiani?…)

Il NYT lancia un appello agli statunitensi “per favore fate più sesso”. Nell’ultimo anno pare che il 25% degli americani non lo abbia fatto mai fatto, il dato più basso della storia

“Niente sesso siamo inglesi” si diceva una volta. Oggi si dovrebbe dire “niente sesso siamo americani”. considerato che,  nel 2020,  un quarto degli americani intervistati dal General Social Survey, lo storico istituto di ricerca che dal 1972 raccoglie le abitudini dei residenti negli Stati Uniti, dichiara di non aver fatto sesso neanche una volta. il 25%: il dato più basso della storia. Dato ancora più significativo: all’interno di questo quarto di americani  il 30% è costituito da uomini al di sotto dei 30 anni, un numero triplicato rispetto al 2008, e un quarto da donne con meno di 35.

Una situazione inedita e ‘preoccupante’ al punto che il New York Time lancia un appello ai propri concittadini: per favore, fatelo di più! .  “Have more sex, please”, “fate più sesso, per piacere”, si intitola infatti così l’articolo che affronta il tema della vita sessuale degli americani con particolare riferimento al crollo nella frequenza dei rapporti negli ultimi anni. “Fatelo di più, non solo come consiglio personale – il vostro medico sarà d’accordo – ma come dichiarazione politica”, scrive.

Va detto che il 2020 è  l’anno nero della rapporti ravvicinati, in quanto condizionato dal covid e della ‘distanziamento sociale’ e dalle misure di contenimento che hanno portato alla quasi definitiva sospensione delle relazioni. Ma, fatta questa premessa, l’autrice sottolinea che questo è il dato più alto di “asessualità” nella storia di questo genere di ricerche.

“Negli anni Novanta – scrive Taylor – quasi la metà degli americani faceva sesso una volta o più a settimana. Ora non arriva al 40%. E non è soltanto il sesso a essere diminuito, calano anche i rapporti sentimentali e le convivenze. E si trascorre meno tempo con amici e partner”. Secondo la giornalista si può parlare di una vera e propria ‘epidemia della solitudine’ creata da vari fattori, tra i quali i social. “La società americana è meno connessa, fatta da individui che sembrano desiderare sempre di più l’isolamento. Fare più sesso potrebbe essere un gesto di solidarietà sociale”, scrive Taylor.

E in Italia? difficile saperlo: l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, non copre questa sfera dei comportamenti degli italiani, e l’unico dato attendibile sul tema è quello fornito da un rapporto del Censis commissionato dalla Bayer nel 2019. Che però fotografa soltanto gli italiani tra i 18 e i 40 anni e lo fa precisamente un attimo prima che tutto cambiasse, ovvero prima dell’avvento della pandemia. “Fanno abbastanza sesso nel quotidiano, ne sono soddisfatti e sperimentano una molteplicità di pratiche che affiancano o sostituiscono i rapporti completi”, era lo spaccato emerso allora. Sarebbe interessante capire come e se è cambiato oggi.

Governo USA approva vaccino per salvare le api

Washington DC, il governo federale degli Stati Uniti d’America ha concesso una ‘licenza condizionale’ per un vaccino per proteggere la salute delle api, l’annuncio arriva dalla società che sta sviluppando il farmaco.

Il vaccino sarà utilizzato per aiutare a combattere la malattia della peste americana negli insetti ed è stato approvato dal Dipartimento dell’Agricoltura del governo statunitense, ha affermato la ‘Dalan Animal Health’, la società di biotecnologia che sviluppa il vaccino.

“Questo è un entusiasmante passo avanti per gli apicoltori, poiché al momento facciamo affidamento su un trattamento antibiotico che ha un’efficacia limitata e richiede molto tempo ed energia per essere applicato ai nostri alveari – hanno dichiarato da ‘Tauzer Apiaries’ un’azienda a conduzione familiare che fornisce agli apicultori della California servizi di impollinazione professionali ed affidabili – Se riusciamo a prevenire un’infezione nei nostri alveari, possiamo evitare trattamenti costosi e concentrare le nostre energie su altri elementi importanti per mantenere in salute le nostre api”.

L’entusiasmo con cui questa notizia è stata accolta dagli apicultori è giustificato anche dal fatto che, al momento purtroppo, le api e gli alveari che risultano infetti, vengono in genere inceneriti per fermare la diffusione della malattia, spiegano dalla ‘Dalan Animal Health’.

La malattia è causata dalle larve di Paenibacillus, un tipo di batterio che colpisce le larve delle api. Il vaccino contiene alcuni di quei batteri e sarà mescolato con la pappa reale, che le api operaie secernono e con cui poi nutrono la regina e le larve. Quando la regina mangia questa gelatina, ingerisce frammenti del vaccino che garantiranno alla sua prole una certa immunità contro i batteri.

Il vaccino non è geneticamente modificato e può essere utilizzato nell’agricoltura biologica, affermano sempre da ‘Dalan Animal Health’.

Un promemoria dell’USDA (United States Department of Agriculture), spiega che una ‘licenza condizionale’, può essere rilasciata solo per prodotti che “soddisfano una situazione di emergenza, un mercato limitato, una situazione locale o una circostanza speciale” e sono puri, sicuri ed hanno “una ragionevole aspettativa di efficacia”.

Gli apicoltori statunitensi hanno perso quasi il 40% delle loro colonie di api nell’inverno 2019, secondo un sondaggio della ‘Bee Informed Partnership’.

Il declino delle api ha molte cause, tra cui la diminuzione della diversità delle colture, cattive pratiche di apicoltura e perdita di habitat. I pesticidi indeboliscono il sistema immunitario delle api e possono ucciderle. L’acaro Varroa destructor. attacca le api mellifere e succhiando il loro “grasso corporeo”, indebolendole e causando potenzialmente il collasso di intere colonie.

Twitter, da quando Elon Musk è subentrato, ha perso 50 dei suoi migliori 100 inserzionisti

San Francisco, California, secondo un rapporto di ‘Media Matters for America‘ risulterebbe che, dopo l’arrivo di Elon Musk, la metà dei primi3 100 inserzionisti di Twitter abbia smesso di fare pubblicità sulla social network.

Inoltre, sul rapporto si legge che questi 50 inserzionisti avrebbero speso dal 2020, quasi 2 miliardi di dollari in annunci su Twitter e più di 750 milioni di dollari nel solo 2022.

Sempre secondo il rapporto, altri sette inserzionisti avrebbero diminuito la loro pubblicità quasi a zero, Queste aziende avrebbero pagato a Twitter più di 255 milioni di dollari dal 2020. Chevrolet, Chipotle Mexican Grill, Inc., Ford, Jeep, Kyndryl, Merck & Co. e Novartis AG hanno infatti tutte rilasciato dichiarazioni sull’interruzione degli annunci su Twitter. Altri hanno interrotto la pubblicità sulla piattaforma per un “periodo di tempo significativo”.

Il rapporto fa anche notare però che nonostante questi colpi alle entrate pubblicitarie, il CEO di Twitter Elon Musk ha “continuato la sua ondata di azioni destabilizzanti del marchio tra cui l’amplificazione delle teorie del complotto, il ripristino unilaterale di account bannati come quello dell’ex presidente Donald Trump e istituendo uno schema di verifica casuale che consentirebbe ad estremisti e truffatori di acquistare l’ormai famosa ‘spunta blu'”.

Famosi utenti di Twitter come per esempio lo scrittore Stephen King hanno criticato il nuovo sistema di verifica dell’account a pagamento con la spunta blu, il simbolo che dovrebbe garantire l’identità dei possessori degli account Twitter.

Emblematico, ma che ha anche generato molte polemiche, il caso dell’azienda farmaceutica ‘Eli Lilly and Co.‘ che ha smesso di postare annunci su Twitter il giorno dopo che è apparso sul social un post di falso account con il nome della compagnia, che sfoggiando la spunta blu di autenticità, propagandava: “Siamo entusiasti di annunciare che l’insulina è ora gratuita”.

Eli Lilly aveva chiesto a Twitter la rimozione immediata del post, ma il tweet è rimasto attivo per ore, a causa del fatto che il personale della piattaforma era fortemente rimaneggiato per via dei recenti licenziamenti e dimissioni. Il tweet ha naturalmente raccolto centinaia di retweet e migliaia di Mi piace, e le azioni di Eli Lilly sono presto crollate in borsa.

Prendendo in giro il social network, Stephen King ha quindi postato: “Presto l’unico inserzionista rimasto su Twitter sarà ‘My Pillow’, che è l’azienda produttrice di cuscini, gestita dal teorico della cospirazione pro-Trump Mike Lindell.

‘Roe v. Wade’ è stata abolita dalla Corte Suprema USA, cosa succederà ora?

‘Roe v.Wade’ era stata una decisione storica della Corte Suprema degli Stati Uniti, del 22 gennaio 1973, in cui la Corte aveva stabilito che la Costituzione degli Stati Uniti protegge generalmente la libertà di una donna incinta di scegliere di abortire.

Il parere della Corte Suprema di venerdì 24 giugno 2022, che ribalta ‘Roe v. Wade’, avrà quindi un impatto importante negli stati del paese che hanno già segnalato la loro intenzione di limitare o vietare l’aborto.

Secondo il Guttmacher Institute, un gruppo di ricerca che sostiene i diritti all’aborto, il 58% delle donne statunitensi in età riproduttiva, circa 40 milioni di donne, vive attualmente in stati “ostili” all’aborto.

Bisogna sottolineare che l’opinione della Corte che ribalta ‘Roe v. Wade’ non vieta l’aborto a livello nazionale, ma consente invece ai singoli stati di limitare drasticamente o addirittura vietare l’aborto, il che, secondo i sostenitori dei diritti delle donne, potrebbe avere tragiche conseguenze per gli USA.

Ecco una breve analisi di cosa significa in pratica un futuro senza Roe v. Wade negli USA.

Prima della decisione della Corte, più di 20 Stati dellUnione avevano già leggi intese a limitare o vietare l’aborto, subito dopo che la sentenza della Corte Suprema, avesse deciso di rovesciare Roe.

Si tratta di un tipo di legislazione, chiamata “legge trigger”, che è progettata proprio per entrare in vigore dopo una sentenza della Corte Suprema, ed infatti divieti di abortire sono entrati in vigore automaticamente subito dopo la sentenzain in Kentucky, Louisiana e South Dakota, mentre i divieti in Idaho, Tennessee e Texas entreranno in vigore, anch’essi in modo automatico, tra 30 giorni.

Altri sette Stati hanno leggi trigger che richiedono però un passaggio aggiuntivo da parte di un funzionario statale. Inoltre, alcuni stati hanno ancora divieti di aborto pre-Roe in leggi  che non erano mai state applicate.

Quello che succederà in pratica, e che gli Stati che continueranno a consentire l’aborto vedranno probabilmente un afflusso di pazienti in cerca di assistenza. Ad esempio, dopo che il Texas aveva emanato il suo divieto di abortire dopo le sei settimane l’anno scorso, alcuni residenti hanno iniziato ad abortire fuori dallo stato. Negli ultimi quattro mesi dello scorso anno, le cliniche Planned Parenthood negli stati vicino al Texas, hanno riportato un aumento di quasi l’800% di pazienti che sono arrivati dal Texas, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Ma chi sosterrà più pesantemente il peso di ulteriori restrizioni sull’aborto, sono le donne delle minoranze etniche, secondo l’Associated Press infatti, le donne nere e ispaniche, negli stati governati dai conservatori, abortiscono a tassi più elevati rispetto alle loro coetanee. Le donne afroamericane potrebbero avere difficoltà a viaggiare fuori dallo stato per abortire a causa di vincoli finanziari, ha affermato sempre l’agenzia di stampa.

Alcuni stati governati dai democratici, stanno già adottando misure per garantire il diritto all’aborto nella legge statale. Dal Colorado al New Jersey, i governatori democratici hanno firmato leggi a tutela dei diritti riproduttivi ed hanno annunciato la loro intenzione di poter fornire servizi di aborto alle persone che vivono in stati in cui la procedura è soggetta a restrizioni.

Taxi senza conducente autorizzati a San Francisco

San Francisco, le autorità di regolamentazione della California hanno dato ad un servizio di taxi robotizzato, il via libera per poter iniziare ad offrire ai passeggeri, corse in taxi senza conducente, questa è la prima volta che avviene in uno stato dell’Unione.

La California Public Utilities Commission ha infatti concesso all’unanimità a Cruise, una società controllata dalla casa automobilistica General Motors, l’approvazione per lanciare il suo servizio di taxi senza conducente.

Le autorità di regolamentazione hanno rilasciato il permesso nonostante i problemi di sicurezza derivanti dall’impossibilità di Cruise di far salire e scendere i passeggeri dai taxi direttamente sul marciapiede, consentendo ai veicoli di effettuare queste operazioni fermandosi in doppia fila.

Il servizio di ride-hailing inizialmente consisterà in soli 30 veicoli elettrici limitati al trasporto di passeggeri nelle zone meno congestionate di San Francisco dalle 22:00 alle 6:00 del mattino. Tali restrizioni sono state adottate per testare i taxi robotici in maggiore sicurezza, consentendo alle autorità di regolamentazione di valutare il funzionamento della tecnologia prima di consentire un’ulteriore espansione del servizio.

Cruise e un altro pioniere dell’auto robotica, Waymo, hanno già svolto il servizio di taxi in alcune zone di San Francisco in veicoli autonomi, ma con un autista ‘umano’ di riserva, presente nella vettura, per prendere il controllo del veicolo in caso che qualcosa non avesse funzionato.

I veicoli senza conducente vengono accreditati come un modo, in un vicino futuro, per rendere meno costose le corse in taxi riducendo al contempo gli incidenti stradali, ma è facile immaginare che in Italia non siano certo ben visti dagli attuali fornitori del servizio di taxi.

Ma lo sviluppo delle automobili a guida autonoma è in ritardo rispetto alle previsioni, Uber, il più grande servizio di ride-hailing, sperava di avere 75.000 auto a guida autonoma sulla strada entro il 2019 e di gestire una flotta di taxi senza conducente in almeno 13 città degli Stati Uniti già nel 2022.

Inoltre, il CEO di Tesla Elon Musk aveva promesso che la sua azienda di auto elettriche avrebbe gestito una flotta di taxi robotici entro la fine del 2020. Ciò non è accaduto, anche se Musk promette ancora che riuscirà eventualmente a mantenere fede alla sua promessa.

Lavoratori di Amazon USA votano contro il sindacato, ma non è finita

Bessemer, Alabama, i lavoratori di Amazon non si uniranno al sindacato, la stragrande maggioranza dei voti espressi dai magazzinieri dello stato del sud, sono stati infatti contrari all’adesione al sindacato ‘Retail, Wholesale and Department Store‘.

Per sindacato si tratta di una pungente sconfitta, nel conteggio finale infatti, tra i lavoratori di Amazon si sono avuti 1.798 voti contrari al sindacato e 738 voti a favore. Ciò significa che Amazon ha resistito alla più grande spinta sindacale tra i suoi lavoratori statunitensi, e ciò nonostante che la formazione del sindacato avesse ricevuto l’approvazione di celebrità, e politici, inclusa la solidarietà implicita del presidente degli Stati Uniti Biden.

Il sindacato sta però presentando una sfida legale contro le elezioni accusando di pratiche sleali Amazon, chiedendo un’audizione da parte del National Labor Relations Board: “per determinare se i risultati delle elezioni debbano essere annullati perché la condotta del datore di lavoro ha creato un’atmosfera di confusione, coercizione e/o paura di ritorsioni e quindi ha interferito con la libertà di scelta”.

Amazon ha naturalmente respinto le accuse, dichiarando: “Amazon non ha vinto, i nostri dipendenti hanno scelto di votare contro l’adesione a un sindacato”. Quasi 5.900 persone lavorano nella struttura di Bessemer di Amazon e più della metà ha votato alle elezioni.

La spinta sindacale a Bessemer è stata la più importante battaglia sindacale degli ultimi decenni. Con una forza lavoro in magazzino in continua espansione, Amazon è diventata il secondo datore di lavoro privato più grande degli Stati Uniti, con oltre 800.000 dipendenti.

I leader sindacali hanno affermato che il voto da solo ha suscitato centinaia di nuove richieste da parte di altri lavoratori di Amazon in tutto il paese. È stata la prima elezione sindacale in un magazzino di Amazon dal 2014, quando un piccolo gruppo di tecnici nel Delaware aveva votato contro il sindacato.

“Stiamo davvero vedendo come l’equilibrio è sempre orientato a favore dei datori di lavoro”, ha detto Rebecca Givan, professoressa di studi sul lavoro presso la Rutgers University. “Organizzare un sindacato in base al diritto del lavoro attuale è estremamente impegnativo: le probabilità sono sempre contro di te”.

In Alabama, Amazon ha scatenato una grossa operazione di respingimento, con lunghe “sessioni informative” obbligatorie e raffiche di messaggi anche sui socials ai suoi dipendenti. L’azienda ha ricoperto il magazzino con striscioni con il suo slogan “Fatelo senza quote”. L’azienda ha sostenuto che il sindacato era interessato solo a raccogliere i soldi guadagnati duramente dai lavoratori sotto forma di appunto ‘quote’ sociali, mentre Amazon paga già 15 dollari l’ora di stipendio iniziale, molto al di sopra, dice Amazon, del minimo locale, e fornisce generose cure sanitarie e altri benefici.

“Questo particolare sindacato non può darci nulla che Amazon non offre già”, ha detto LaVonette Stokes, un lavoratore di Bessemer che ha votato contro il sindacato. “Ci sono molte persone che non hanno mai problemi”.

All’inizio, la spinta del sindacato Bessemer sembrava cogliere di sorpresa Amazon, come gran parte del paese. Storicamente, i sindacati sono stati sempre difficili da formare negli stati del sud come l’Alabama. Ma alcuni lavoratori della Bessemer hanno contattato discretamente la ‘Retail, Wholesale and Department Store Union’ la scorsa estate, pochi mesi dopo l’apertura del magazzino, ed hanno descritto le estenuanti quote di produttività, dicendo di volere più voce in capitolo sul modo in cui le persone a Amazon lavorano, vengono disciplinate o vengono licenziate.

La pandemia ha messo in maggiore rilievo la posta in gioco per i lavoratori e molti lavoratori hanno sottolineato l’immensa ricchezza sia di Amazon, i cui profitti sono saliti alle stelle durante i blocchi, sia del CEO Jeff Bezos, una delle persone più ricche del mondo.

Il sindacato rispondendo alla richiesta dei lavoratori aveva mobilitato un sistema di supporto organizzativo, e in pochi mesi, più della metà del personale di Amazon, presso il magazzino di Bessemer, aveva firmato le carte che richiedevano un’organizzazione sindacale, spingendo così le autorità federali del lavoro a programmare il voto.

Diverse controversie sono poi scoppiate intorno alle elezioni di cui probabilmente si terrà conto nelle sfide legali in sospeso lanciate dal sindacato.

La spinta sindacale a Bessemer ha attirato l’attenzione di star dello sport, politici e celebrità. L’attore Danny Glover, un gruppo di House Democrats e il senatore Bernie Sanders, critico di Amazon di lunga data, sono andati a visitare i lavoratori prima delle elezioni. Gli organizzatori di Black Lives Matter avevano espresso la loro solidarietà, e solidarietà politica, addirittura bipartisan, era arrivata da parte del Presidente Biden ma anche dal senatore repubblicano Marco Rubio.

Ma la storia non finisce qui, nonostante la sconfitta, solo il fatto che si siano tenute delle elezioni per avere un sindacato negli USA, viene considerato un risultato positivo, risultato che potrebbe spingere Biden ed altri politici statunitensi a rivedere le leggi che danno grandi vantaggi ai datori di lavoro in occasioni come questa, inclusa la libertà di “bombardare i propri dipendenti con messaggi anti-sindacali”, ha detto il professore del lavoro Givan.

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