Firenze: fallimento società consulenza, due arresti per bancarotta

Da un’inchiesta per bancarotta fraudolenta della Procura di Firenze sul fallimento di una società di consulenza sono emersi due arresti e una misura interdittiva

Due arresti e una misura interdittiva nell’ambito di un’inchiesta per bancarotta fraudolenta sul fallimento, nel 2016, di una società di consulenza aziendale, la Soloazienda & Management srl di Firenze.

Secondo quanto spiegato dalla guardia di finanza – che ha condotto le indagini coordinate dal pm di Firenze Christine Von Borries ed eseguito, in collaborazione con i colleghi di Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino), le misure cautelari -, agli arresti domiciliari sono finiti l’amministratore di fatto e quello di diritto dell’azienda, il primo domiciliato a Firenze, il secondo residente nell’Avellinese. Sospeso per sei mesi dall’attività un consulente finanziario fiorentino.

L’inchiesta, si spiega in una nota delle fiamme gialle, avrebbe permesso di “ricostruire gravi fatti di bancarotta” finalizzati “alla distrazione di circa 4 milioni di euro che la società fallita ha richiesto ed ottenuto da vari istituti di credito”. Per gli inquirenti ci sarebbe stato “un piano precostituito” degli indagati, “consistente nell’acquisizione delle quote di una società dormiente da parte del soggetto rivelatosi poi una mera ‘testa di legno’ e coinvolto nelle illecite attività dall’amministratore di fatto e dal consulente finanziario del quale la rinnovata società si avvaleva”.

Acquisita l’azienda gli indagati avrebbero “falsificato i bilanci”, depositandoli poi alla Camera di commercio di Firenze, in modo da utilizzarli con le banche e ottenere “mutui, e anche anticipi su fatture attive, poi rivelatesi inerenti a operazioni inesistenti”. I fondi sarebbero stati “trasferiti ad altre entità italiane e/o estere a giustificazione di operazione d’acquisto altrettanto fittizie, in tal modo depauperando e portando al dissesto la società, poi dichiarata fallita”

Firenze: condannati gestori The Book Pub per disturbo al riposo

Sono state depositate le motivazioni della sentenza pronunciata dal Giudice Lorenzo Calamandrei, nei confronti dei gestori del locale The book pub di Piazza L. Ghiberti, per il reato di cui all’art. 659 c.p. (disturbo al riposo e alle occupazioni delle persone).

Il Giudice ha riconosciuto la penale responsabilità dei gestori non solo per aver diffuso la musica ad un volume che superava di gran lunga i decibel consentiti, ma anche perchè “non hanno adottato accorgimenti sufficienti, per limitare la confusione provocata dagli avventori e frequentatori del locale”.

Il giudice ha così accolto e condiviso le argomentazioni sostenute dalla parte civile per mezzo del suo legale, l’avvocato Michele Luzzetti e da tutto il comitato Manoiquandosidorme che da anni denuncia l’indifferenza dell’Amministrazione per i continui disturbi al riposo che i residenti devono sopportare e combattere per il ripristino e il rispetto dei loro diritti, in primo luogo quello alla salute.

Il locale “The book pub” ha iniziato la sua attività nel settembre 2013. Fin da subito i residenti di quel lato di Piazza Ghiberti (mercato di Sant’Ambrogio) avevano denunciato alla Polizia Municipale sia il forte rumore causato dalla musica ad alto volume sia gli schiamazzi degli avventori che, numerosi, sostavano davanti al locale.

In questi cinque anni, nonostante i continui reclami dei residenti, nulla era cambiato: schiamazzi e musica ad alto volume non hanno mai cessato di impedire il riposo delle persone che abitano in prossimità del locale.

L’Amministrazione Comunale di Firenze, nonostante i continui reclami, non ha mai preso provvedimenti nei confronti dell’esercizio: restrizioni di orari di apertura, sanzioni, limitazioni all’uso del dehor od altro.

Non si è potuta, però, esimere dal passare tutta la documentazione alla Procura della Repubblica di Firenze e oggi il Tribunale, finalmente, con sentenza del Giudice Lorenzo Calamandrei ha condannato i gestori del pub al massimo della pena per il reato di disturbo alla quiete pubblica (art. 659 del Codice Penale).

I gestori sono stati condannati sia al pagamento delle spese processuali e legali della parte civile, sia al risarcimento del danno che, in via provvisionale è stato fissato in 1.000 euro, rimandando la quantificazione complessiva di fronte al Giudice Civile. La parte lesa è stata seguita dallo studio legale dell’Avv.to Michele Luzzetti.

Il Giudice ha ribaltato l’orientamento che si era affermato per i casi analoghi dei locali di Via dei Benci, accogliendo la tesi della parte civile e cioè sostenendo la responsabilità dei gestori, che sono stati ritenuti colpevoli, sia di aver tenuto la musica ad alto volume, ma in particolare per non aver esercitato alcun controllo rispetto alle condotte irrispettose dei loro clienti (che si trovavano di fronte al locale sino a tarda notte) non adottando quelle misure idonee alla tutela dell’ordine e della tranquillità pubblica.

Droga: blitz contro spaccio vicino a scuola a Firenze

Dalle prime ore della mattinata, i Carabinieri della Compagnia di Firenze, della Stazione di Firenze-Peretola e gli Agenti della Polizia di Stato – Commissariato P.S. Rifredi Peretola – supportati da due unità cinofile antidroga, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Firenze su richiesta della Procura della Repubblica di Firenze, nei confronti di dieci cittadini di origine marocchina, senza fissa dimora, irregolari sul territorio nazionale, dediti all’attività di spaccio di sostanze stupefacenti nella zona di Peretola.

L’attività investigativa, eseguita dal mese di ottobre 2017 ad oggi mediante numerosi servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli arrestati e di altri tre connazionali denunciati a piede libero per lo stesso reato. Poliziotti e Carabinieri sono riusciti a documentare una persistente e fiorente attività di spaccio, che avveniva nell’arco dell’intera giornata, nell’area dove insiste uno stabile, all’epoca occupato anche dagli indagati, posto tra via Pistoiese e via dell’Osteria. L’immobile, di notevoli dimensioni e a più piani, si trova nelle immediate vicinanze di un istituto scolastico della zona ed era diventato la base logistica per gli spacciatori ove l’attività poteva essere effettuata ”senza rischi”: infatti la struttura, sia per grandezza sia per la presenza di numerose vie di ingresso/uscita, risultava di difficile controllo da parte delle Forze di polizia.

Inoltre, dai servizi di appostamento, si è potuto appurare come, pur non trovandosi in presenza di una struttura associativa, gli indagati fossero ben affiatati tra loro, organizzando servizi di vedetta al piano superiore dell’immobile o di ronda in bicicletta per verificare la presenza o meno delle pattuglie delle Forze dell’Ordine. L’attività ha fatto emergere un ormai noto spaccato di realtà: si è notato come la platea degli acquirenti fosse estremamente eterogenea, comprendendo giovani e meno giovani, uomini e donne, studenti e lavoratori, tutti spinti verso quell’area, ormai considerata franca, per l”acquisto dello stupefacente. Era talmente nota l’esistenza del luogo che molti acquirenti, spesso provenienti anche da fuori città, si avvicinavano a uno dei cancelli per ottenere quanto desiderato senza particolari formalismi, sicuri di soddisfare le proprie necessità. Gli odierni indagati dovranno rispondere di spaccio di sostanza stupefacente aggravato dal fatto che lo stesso fosse consumato nei pressi del vicino istituto scolastico. Nel corso dell’esecuzione dei provvedimenti, sono stati rintracciati sette destinatari mentre tre allo stato sono irreperibili.

Arrestato a Coccau il ricercato condannato a Firenze

Era ricercato dopo un provvedimento di carcerazione emesso dalla Procura di Firenze, viene arrestato a Coccau dalla Polizia di Frontiera.

E’ stato arrestato a Coccau il 18 luglio scorso, un cittadino italiano di 51 anni, residente in Campania, dalla Polizia di Frontiera del settore di Tarvisio (Udine). Lo si è appreso oggi.

L’uomo, controllato a Coccau (Udine), risultava destinatario di un ordine di carcerazione, un provvedimento di unificazione di pene concorrenti emesso dalla Procura di Firenze.

Condannato per numerosi reati contro il patrimonio, tra cui furto e ricettazione, deve scontare una condanna complessiva di 5 anni, 10 mesi e otto giorni di reclusione, più una pena pecuniaria di 1.591 euro.

Inchiesta procura di Firenze su minori filmati in spiaggia

La procura della Repubblica di Firenze ha scoperto una rete che scambiava su Facebook materiale pedopornografico di minori che venivano filmati di nascosto sulle spiagge della Toscana.

L’inchiesta, nata dalla segnalazione di una organizzazione non governativa statunitense e diretta dalla Procura della Repubblica di Firenze, è stata coordinata dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online della Polizia Postale, con il supporto di diversi compartimenti italiani.
L’indagine coinvolge un aspirante diacono, pensionati, disoccupati, uno studente e un detenuto per reati analoghi, tutti ritenuti responsabili di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico, e, in alcuni casi, anche della produzione.
Ragazzini minorenni, anche di soli 3 anni di età, venivano filmati di nascosto sulle spiagge della Toscana dove si pratica il nudismo. E’ quanto hanno accertato gli investigatori della polizia postale di Firenze nell’ indagine che ha portato a 2 arresti e a 12 denunce.
Per l’accusa, a realizzare le riprese amatoriali era un disoccupato di 48 anni, di Firenze, incensurato, considerato dalla polizia il principale artefice del gruppo. Il materiale veniva poi condiviso con gli altri contatti attraverso la chat di Facebook. Nei confronti dell’uomo, la cui posizione è stata separata da quella degli altri, la procura fiorentina ha già chiesto il giudizio immediato.
In manette è finito anche un uomo residente in Sicilia. Ciascuno degli indagati accedeva al social network con falsi profili di minorenni, usati in alcuni casi anche per adescare le vittime. Tra queste sono state identificate tre ragazze di età compresa tra i 13 e i 17 anni: convinte di avere a che fare con coetanei, sono state convinte ad inviare loro foto hot.
Indagato anche un seminarista originario della Sicilia, che avrebbe dovuto essere ordinato diacono a breve. L’uomo, che lavorava coi bambini come catechista, è accusato delle detenzione e non della produzione di materiale pedopornografico. E’ stato allontanato dalla diocesi dove prestava servizio, nel Lazio.

Chiede domiciliari per ex marito compagna, pm rinviato a giudizio

Vincenzo Ferrigno, pubblico ministero di Firenze, è stato accusato di abuso d’ufficio, mentre è caduta la prima accusa di corruzione. I fatti risalgono al 2015.

La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per Vincenzo Ferrigno, il pubblico ministero di Firenze che aveva chiesto gli arresti domiciliari per l’ex marito della sua nuova compagna. Il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e il sostituto Cristina Camaiori lo accusano di abuso d’ufficio mentre è caduta la prima accusa di corruzione. Il giudice era stato indagato dopo l’esposto di un medico, ex marito della donna con cui Ferrigno aveva intrapreso una relazione, e per il quale aveva chiesto gli arresti domiciliari. La vicenda risale al 2015.

La dottoressa aveva denunciato il marito di averla minacciata di morte dopo una violenta lite. Il fascicolo venne assegnato a Ferrigno che pero’ all’inizio non ritenne che vi fossero elementi per sostenere l’accusa. Il medico controquerelò la moglie. Il pm chiese l’archiviazione una prima e una seconda volta: richiesta che venne respinta dal gip che ordinò nuovi accertamenti. E’ allora che Ferrigno conobbe la donna, quando cioè convocò i due per sentirli. Secondo l’accusa dell’ex marito, pero’, da quel momento il pm e la ex moglie intrapresero una relazione e poco dopo il magistrato chiese gli arresti domiciliari per il medico. Nel frattempo il fascicolo per maltrattamenti venne trasferito a un altro pm che chiese e ottenne il rinvio a giudizio del medico mentre gli atti relativi all’esposto vennero trasmessi a Genova, competente per le indagini sui colleghi toscani.

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