Sanità: a Careggi un infermiere deve badare a 20 pazienti

“L’azienda ospedaliera di Careggi ha deciso di lasciare un unico infermiere, già in servizio e quindi costretto a un orario di lavoro di 13 ore, con venti pazienti ricoverati” denuncia il NurSind. “Il personale è allo stremo”

Secondo quanto stabilito dal Deas, ognuno dei tre turni di personale in servizio dovrebbe essere composto da 19 infermieri e 17 Oss; oggi 19 luglio, però, è arrivata dalla segreteria aziendale di Careggi del NurSind una nota che denuncia le gravi carenze di personale. Pare, infatti, che ad oggi manchino 13 infermieri e 20 Oss ad ogni turno

“Il personale è allo stremo” spiega il segretario aziendale Luca Bigi: “Pochi giorni fa nel reparto di osservazione breve si è verificato un episodio gravissimo. Dopo l’ennesima richiesta di straordinario al personale in servizio al mattino andata a vuoto, l’azienda ha deciso di lasciare un unico infermiere, già in servizio e quindi costretto a un orario di lavoro di 13 ore, con venti pazienti ricoverati”.

Ora, si domanda il segretario: “Qual è il rapporto numerico che Careggi ritiene sicuro per il paziente e per gli operatori in un’area di questo tipo?”. E conclude: “L’azienda abbia il coraggio di affrontare la realtà del Deas: i numeri relativi agli infermieri e Oss non consentono di coprire tutte le postazioni in sicurezza”.

E’ evidente, si spiega dal sindacato delle professioni infermieristiche, che “nell’ultimo anno l’Aou Careggi non ha fatto nulla per cambiare la realtà lavorativa del suo pronto soccorso; anzi, la situazione è peggiorata a causa della crescente mancanza di personale infermieristico e Oss”.

Pare, inoltre, che gli orari programmati per il mese di agosto e settembre non garantiscano la copertura di tutte le postazioni del pronto soccorso: “si dovrà ricorrere all’utilizzo improprio della pronta disponibilità attingendo al personale dedicato alla complessità assistenziale o alle emergenze-urgenze. Tutto il personale d’assistenza si è già reso disponibile a rientrare con turni straordinari nei mesi estivi per coprire i colleghi in ferie, saltando giorni di libertà e facendo turni di 13 ore”.

Ma come può Careggi appellarsi alla mancanza di personale, si chiede Bigi, quando c’è una graduatoria per il tempo determinato che per la sola Careggi conta 452 idonei ed è entrata in vigore il 30 maggio?”.

A complicare ulteriormente la situazione è l’accordo sottoscritto nei giorni scorsi da Regione e Asl Toscana Centro per riorganizzare le aree di distribuzione dei pazienti con traumatologia minore: l’accordo ha escluso il pronto soccorso di Santa Maria Nuova, assegnando a Careggi la parte più popolosa della città metropolitana.

“Ci saremmo aspettati un rafforzamento in termini di personale in servizio in tale settore, e invece non solo questo non si verificherà, ma negli ultimi giorni gli infermieri assegnati all’area di bassa priorità sono spesso due invece dei tre previsti”, denuncia infine Bigi.

“Quando non si è in grado di garantire un servizio si abbia il coraggio di dirlo chiaramente: non è accettabile questo continuo voler apparire a fronte delle carenze organiche e organizzative. O si aumenta il personale, o si tagliano i servizi”.

Nursind, al pronto soccorso di Siena ambulanze in coda

Siena, secondo Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, i pazienti al pronto soccorso dell’ospedale di Siena, sarebbero “costretti a lunghe attese all’interno delle ambulanze, aspettando che si liberi un letto per essere visitati, con disagi che sotto il sole cocente di quest’estate sono facilmente immaginabili”.

“Ambulanze in coda all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale di Siena, pochi posti letto e pazienti costretti a ore di attesa – denuncia Nursind – I pazienti sono costretti a stazionare in pronto soccorso anche quattro giorni prima di essere ricoverati, a causa della carenza di personale in grado di prendere in carico i malati” aggiunge il segretario territoriale Nursind Danilo Malatesta evidenziando che “stamani erano sessanta le persone in pronto soccorso: alcuni in attesa dell’esito del tampone, altri che aspettavano di essere ricoverati, alcuni dei quali addirittura da domenica; queste situazioni hanno portato anche a episodi di tensione tra i familiari dei pazienti e il personale sanitario”.

“Come sindacato chiediamo che i pazienti trovino una collocazione nei tempi previsti dal patto Stato-Regioni e che i dipendenti possano, al contrario di adesso, lavorare in sicurezza rispettando il rapporto adeguato tra pazienti e infermieri; ci sono delle notte in pronto soccorso durante le quali un infermiere si trova a gestire anche venti pazienti, alcuni dei quali critici” sottolinea il Nursind. Sul tema è intervenuto anche il sindaco di Siena Luigi De Mossi: “La situazione generatasi al pronto soccorso è inaccettabile”.

“I cittadini senesi pretendono, e meritano, una sanità capace di rispondere alle loro necessità” afferma il primo cittadino che aggiunge: “Il messaggio a Regione e Aous è chiarissimo: prendete in mano la situazione e affrontatela; il Comune farà la sua parte, ma la direzione deve venire dai soggetti che per legge hanno la responsabilità della sanità locale”. “La Regione Toscana batta un colpo e l’Aous affronti i problemi senza cercare scuse” conclude De Mossi.

“L’Azienda ospedaliero-universitaria Senese è a lavoro per analizzare le criticità verificatesi negli ultimi giorni e migliorare così la presa in carico delle esigenze di salute dei pazienti che si rivolgono al pronto soccorso dell’ospedale di Siena”. Così, con una nota, il direttore generale dell’Aou senese, Antonio Barretta, interviene “all’indomani dell’iper-afflusso in pronto soccorso registrato nella giornata di lunedì 25 luglio”. Anche oggi, prosegue la nota dell’Aou, “alle ore 6 del mattino, c’erano già 41 pazienti in pronto soccorso, diventati 70 alle ore 12 con 8 codici 1 (ex rossi, massima urgenza) e 13 codici 2 (ex gialli, urgenza indifferibile), codici ad alta priorità che impegnano massimamente il personale; ben 46 però i casi presenti di pazienti con bisogni di salute differibili, minori e non urgenti”. Si sarebbe registrato un aumento di accessi “circa 170 al giorno, tornati in linea con i dati del 2019, e in parte dovuti alla recrudescenza dell’infezione da Covid-19, con circa 15/20 pazienti positivi al Covid in ingresso che richiedono più tempo e complessità di gestione”.

Nursind, al pronto soccorso di Empoli, situazione grave

Empoli, il sindacalista del Nursind, Gianni Piccini, denuncia le difficoltà all’interno della struttura di emergenza/urgenza collegata all’ospedale ‘San Giuseppe’.

“Questa mattina al pronto soccorso – fa sapere il sindacalista di Nursind – stazionano 80 persone fra persone visitate, in attesa di controllo o aspettando che si liberi un posto nei reparti. Ci sono già 19 letti virtualmente occupati con le dimissioni che verranno effettuate dal primo pomeriggio di oggi”.

“Ci sono pazienti che da oltre 30 ore sono sulle barelle del pronto soccorso per mancanza di posti letto nello scorso weekend – prosegue Piccini -, a questo si aggiunge come da oltre 24 ore l’area Covid sia satura. Servono dei metodi per tamponare questa situazione: in questo momento per medici e infermieri diventa difficile fornire notizie con frequenza ai pazienti che sono all’interno. Abbiamo informazioni di aggressioni verbali a personale ospedaliero, in particolar modo agli infermieri che si occupano del triage al pronto soccorso”.

Secondo il Nursind, questa situazione è dovuta al fatto che “ci sono alcuni reparti chiusi come le cure intermedie dell’ospedale di San Miniato (Pisa) e altri del nosocomio empolese, oltre alle carenze del personale dovute ai contagi del Covid e alle ferie, le quali negli ultimi due anni si sono notevolmente accumulate”.

Nursind, centinaia di operatori sanitari in Toscana, positivi al Covid

Firenze, con la nuova ondata Covid ci sono “centinaia di positivi tra il personale sanitario della Toscana” e il sindacato NurSind chiede in un comunicato stampa “un piano di assunzioni urgente”, mentre la “situazione è gravissima, sono tanti gli infermieri che pensano di andarsene”.

Così una nota del coordinamento regionale di Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche. “In questi giorni si stanno raggiungendo numeri di contagi importanti – afferma il coordinatore regionale Giampaolo Giannoni – oltre 150 a Careggi, una trentina al Meyer e un centinaio all’Azienda ospedaliero-universitaria pisana. Una situazione dovuta in buona parte alle linee di indirizzo regionale sulle ‘bolle’ Covid. Una soluzione che puntava a ottenere il risparmio a tutti i costi. Ma che si è rivelata inefficace”.

“Viste le gravi criticità degli organici – spiega – chiediamo subito un piano di assunzioni, autorizzando le aziende ad assumere personale, in primis infermieri. In questo momento non è pensabile che la Regione prosegua sul blocco delle assunzioni: siamo preoccupati. Il rischio è di costringere le aziende a ricorrere al mercato degli interinali, riportando di nuovo il precariato dentro le strutture pubbliche”.

Il timore, spiegano dal NurSind, è che questa difficilissima situazione occupazionale metta a rischio le ferie estive e i riposi dovuti. “Gli infermieri – notano dal NurSind – sono stanchi e demotivati: in diversi negli ultimi giorni si sono rivolti al sindacato per informarsi sull’iter da seguire per rassegnare le dimissioni” e “come se non bastasse – conclude Giannoni – anche dalle università non riescono ad arrivare sufficienti forze nuove: la professione infermieristica non è più considerata appetibile proprio per le difficili condizioni di lavoro”.

Mercoledì prossimo è in programma un incontro con l’assessore regionale Bezzini e il direttore generale Gelli: “Il Nursind chiede risposte concrete – conclude la nota -. Altrimenti è pronto a indire lo stato di agitazione a livello regionale”.

NurSind, crescono i pazienti positivi, “bisogna avere il coraggio di riaprire i reparti Covid”

Firenze, Giampaolo Giannoni, coordinatore toscano del NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, rilevando come sia “di nuovo critica la situazione ospedaliera” lancia l’appello per la riapertura dei ‘reparti Covid’.

Tornano a crescere, anche in ospedale, i numeri dei positivi al Covid – dice il coordinatore NurSind – e le ‘bolle’, ovvero quelle stanze singole pensate per tenere in isolamento i pazienti positivi, non reggono più”.

“Da qualche giorno – spiega – ci troviamo davanti a una nuova crescita dei contagi in ambito ospedaliero. E la soluzione pensata a livello regionale, vale a dire l’allestimento di ‘bolle’ dove isolare i positivi al Covid, si è dimostrata inadeguata. Nei reparti ci si è così trovati costretti ad allestire in fretta e furia nuove stanze a più letti per ospitare i pazienti positivi”.

Per il NurSind toscano, di fronte a questa quinta ondata di contagi, “bisogna avere il coraggio di riaprire i reparti Covid”. “E’ ormai evidente che le ‘bolle’ non bastano – osserva Giannoni -. Certo, questo è impensabile con il personale attuale, ma la Regione ha facoltà di deliberare assunzioni, anche temporanee, che vadano a sopperire questa ‘tempesta perfetta’ che unisce una nuova ondata Covid, le tradizionali difficoltà estive e la carenza di personale cronica nei nostri ospedali”.

In merito ai contagi dei sanitari, aggiunge poi, “dal momento che non sono stati ripristinati i percorsi di vestizione e svestizione separati e il personale lavora a stretto contatto, il rischio sta tornando elevatissimo. Dopo due anni di pandemia e in piena estate una situazione del genere non è concepibile: gli infermieri si trovano già molto stretti, con turni spesso ai limiti. Il rischio è di ritrovarci per l’ennesima volta, in trincea, con sospensione delle ferie e personale richiamato in servizio. Ma gli infermieri, così come il resto del personale sanitario, sono stanchi: non si può pensare di spostare, ridurre o revocare le ferie estive”.

Toscana, la denuncia del Nursind: “Mancano 5000 infermieri”

La denuncia arriva da Giampaolo Giannoni, coordinatore regionale Nursind. Mancano infermieri per l’assistenza domiciliare e sul servizio di emergenza del 118.

“Due anni di stato di emergenza e una pandemia tuttora in corso non hanno cambiato niente: la Regione Toscana continua a non fornire alcuna risposta sulla carenza di personale infermieristico. Mancano 5mila infermieri in Toscana e non abbiamo nessuna certezza nemmeno sui contratti in scadenza a fine aprile”. Così Giampaolo Giannoni, coordinatore regionale Nursind, sindacato autonomo delle professioni infermieristiche, da domani alle prese con le elezioni delle Rsu in Toscana e nelle altre regioni. Giannoni parla di “carenze gravissime sull’assistenza domiciliare. Sull’infermiere di famiglia e sul servizio di emergenza urgenza del 118. In questo caso si aggiunge la carenza dei medici, ad aggravare la situazione”.

“Nei reparti ospedalieri il bilancio non è migliore, con colleghi costretti a continui rientri per coprire le lacune e ferie non fruite che si accumulano da almeno 2 anni. Ad oggi – prosegue – non abbiamo notizie dalle Aziende sanitarie locali né sulla stabilizzazione dei contratti a tempo determinato né sulle assunzioni con contratto interinale. Una situazione impensabile: con l’approssimarsi della programmazione delle ferie estive, gli infermieri non hanno certezze nemmeno sul turn over. I pensionamenti che avvengono in questo periodo, infatti, non sono reintegrati. Si sta profilando un contesto drammatico con una pandemia ancora in corso: i contagi non si arrestano per decreto”.

Per il Nursind toscano “servono risposte e servono subito, prima di entrare nella prossima emergenza”, per questo “chiediamo la convocazione urgente in Regione e l’apertura di un tavolo tecnico così come promesso in prefettura all’indomani della proclamazione dello stato di agitazione”.

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