Confesercenti: in Toscana consumi giù di 7 mld 2020, male avvio 2021

Per effetto della pandemia da Covid-19il solo settore della  ristorazione in Toscana  ha perso nel 2020 più di 3 miliardi di euro di fatturato rispetto al 2019.

Per il 2020 il calo dei consumi è stimato in circa 7 miliardi di euro, e per il primo trimestre 2021 questo significa una ulteriore contrazione stimata in 1,2-1,5 mld: lo afferma Confesercenti Toscana, secondo cui “i prossimi mesi rischiano di vedere aumentare
drammaticamente il numero di cessazioni delle attività anche nella nostra regione”.

Secondo il presidente dell’associazione, Nico Gronchi, è “indispensabile” che “la Regione Toscana si attivi, superando l’inerzia governativa, su tre direttive specifiche. Con un piano di sviluppo specifico per commercio, artigianato e servizi da inserire nei progetti del Recovery fund e nuovi interventi sulle garanzie attraverso i confidi. Poi con un grande piano di co-finanziamento a fondo perduto di almeno il 50%, sul modello del bando investimenti del 2020, specifico per negozi, alberghi, bar, ristoranti, artigiani, ambulanti. Ultimo, ma solo in ordine casuale, un intervento con progetti specifici per la rinascita delle città d’arte della nostra regione, realtà completamente trasformate dalla mancanza di turismo, sul modello del ‘Piano per la rinascita delle città'”.

Secondo Confcommercio Toscana e Coldiretti Toscana inoltre, per effetto della pandemia da Covid-19 la ristorazione toscana ha perso nel 2020 più di 3 miliardi di euro di fatturato rispetto al 2019. Lo affermano secondo cui “peggio di noi solo la Lombardia che ha registrato quasi 7 miliardi di euro in meno, poi Veneto, Lazio ed Emilia-Romagna, tutte intorno a quota -3,5 miliardi”.

“Solo per il mancato pranzo di Natale – sostengono le associazioni – e il cenone di San Silvestro i ristoranti e gli agriturismi toscani hanno visto sfumare oltre 40 milioni di euro
di incassi. E le aziende della filiera agroalimentare hanno perso moltissime vendite di olio, vino, carne, verdura e altri prodotti che nei consumi fuori casa hanno un importante canale
di commercializzazione, se non il principale”.

Nel 2019, ricordano Confcommercio e Coldiretti, erano stati almeno 360mila i toscani che avevano scelto di consumare il pranzo di Natale al ristorante o in agriturismo, spendendo una cifra media di 45 euro; per l’ultimo dell’anno erano stati invece circa 400mila, per una spesa media di 75 euro.

Presidente Confesercenti Toscana: “9mila aziende senza mercato e 3mila attività chiuse”

Circa 3.000 attività in Toscana rimarranno chiuse il sabato e la domenica durante il mese dello shopping natalizio e 9.000 aziende non hanno mercato. E’ quanto emerge da una nota di Nico Gronchi, Presidente Confesercenti Toscana.

“Lo scorso lockdown, commenta Nico Gronchi, Presidente Confesercenti Toscana, è costato circa 1,2 mld di euro alle imprese toscane del commercio, della ristorazione e del ricettivo: tutti eravamo convinti che, dopo i danni e gli errori fatti, ad esempio l’aver portato in zona rossa una intera regione nel giro di 3 giorni su dati vecchi, con questo DPCM si sarebbero messe regole stringenti, controlli e misure di contenimento che permettessero a tutte le imprese di operare e tentare di sopravvivere. Invece no: questo Governo è ancora lì a creare regole discutibili, a fare giochi di forza con le Regioni, a limitare la libertà delle persone, distruggendo posti di lavoro, intere filiere economiche e l’economia reale e se nella prima ondata della malattia la paura e le incertezze guidavano chi doveva assumere decisioni, adesso non è accettabile che a rimanere sotto le macerie sia il mondo del commercio e del turismo”.

“Regole chiare, controlli e certezza di pagare per chi sbaglia erano la strada maestra, non
questo balletto giocato sulla vita di persone, famiglie e imprese. Tenere aperto negozi, ristoranti, bar, palestre, cinema, ecc. con regole ferree sugli accessi, sugli assembramenti,
sulla sicurezza e controlli e sanzioni per chi sgarra, questa era la strada maestra. Se poi ci
sono zone più complesse si chiudano le attività, ma sospendendo i costi, le tasse, gli affitti
e dando risorse pubbliche per far sopravvivere le aziende”, continua il presidente.

“Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico, ha concluso Gronchi, e questa volta nessuno sarà in grado di stimare i danni reali. L’economia di questo Paese ne uscirà pesantemente colpita ed i danni economici, sociali e di fiducia, saranno ferite difficilissime
da rimarginare”.

Dpcm: Confesercenti Toscana, subito contributi di ristoro per le imprese

‘Lockdown già costato 1,3 mld fatturati,imprese non reggeranno’

Alle imprese, entro poche ore, arrivino veri e proporzionati contributi di ristoro. La tutela sanitaria di ogni cittadino è la priorità, ma coniugarla con scelte che non distruggano l’economia è la vera sfida”. Così in una nota Confesercenti Toscana in merito al Dpcm.

“Questa volta non ci sono alibi – afferma Nico Gronchi, presidente Confesercenti Toscana -. Conosciamo gli effetti devastanti del lockdown sulla platea delle attività che saranno chiuse totalmente o parzialmente per decreto: i 70 giorni di chiusura delle attività del commercio, turismo e servizi della nostra regione sono costati -1,3 mld di fatturati e un altro colpo, le nostre imprese, non la reggeranno”. “Sono necessarie scelte – prosegue Gronchi – non dettate solo dall’emergenza o dall’onda emotiva di queste ore, ad esempio su trasporti, scuola ed economia, ma equilibrate e mirate ad evitare un tracollo economico e sociale, mantenendo sotto controllo il sistema sanitario, perché la tutela sanitaria di ogni cittadino è la priorità, ma coniugarla con scelte che non distruggano l’economia è la vera sfida.

Come Confesercenti abbiamo chiesto e chiederemo con forza e in tutte le sedi possibili, che per tutte queste imprese, entro poche ore, arrivino veri e proporzionati contributi di ristoro e dopo, solo dopo, i divieti . Questa volta per le imprese del commercio, turismo e servizi, già pesantemente provate da mesi difficilissimi, non ci può essere altra versione accettabile: per noi, per i nostri dipendenti, per le nostre famiglie, per le nostre imprese”.

Toscana, turismo: nel 2020 persi 1,5 milioni di turisti

Nei primi cinque mesi del 2020 nelle strutture ricettive della Toscana si stima che siano arrivati circa 1,5 milioni di turisti in meno con una perdita di oltre 8 milioni di pernottamenti, cioè il 17% delle presenze totali rilevate rispetto allo scorso anno. A renderlo noto è una ricerca commissionata al Centro Studi Turistici da Confesercenti Toscana.

Sono dati pesantissimi quelli che emergono. “Il turismo toscano tenta di ripartire per uscire dalla crisi che ha azzerato il mercato per circa 4 mesi, ma le difficoltà perdureranno anche per il trimestre estivo e il settore si affiderà al mercato interno, alle scelte di vacanza che si faranno nell’ambito della stessa regione o agli spostamenti di prossimità”. Così Nico Gronchi, Presidente di Confesercenti Toscana ha spiegato la situazione. In base alle informazioni fornite da un campione di 560 imprenditori della ricettività, le stime indicano una contrazione della domanda del 26%. I risultati peggiori sono per il comparto alberghiero che arriverà a un -31,2%, mentre l’extralberghiero si attesterà al -23%.

Le presenze straniere sono stimate al -43,8% e quelle italiane al -8,4%. Le perdite, in valori assoluti sono oltre 6 milioni di pernottamenti in meno. Un’estate caratterizzata anche da una minor disponibilità di servizi sul mercato in quanto molte aziende hanno deciso di sospendere l’attività per tutto il periodo estivo; si stima che le strutture ricettive che rimarranno chiuse saranno oltre 1.600.
L’11,3% del campione ha scelto di non aprire l’attività per la stagione estiva, mentre lo 0,7% ha dichiarato l’intenzione di cessare l’attività. Le aree/prodotto dove si registra il numero più elevato di scelte di chiusura durante la stagione estiva sono quelle della montagna (20,8%) e le città d’arte (15,7%).

In un contesto di forte incertezza chi ha deciso di non riaprire o di interrompere l’attività ha valutato in primo luogo il rischio di una mancata copertura dei costi di gestione (73,1%). Una quota molto più contenuta di imprenditori ha valutato gli squilibri sull’offerta dei servizi che avrebbero determinato le applicazioni dei protocolli sanitari. Evidentemente gli imprenditori che hanno scelto di interrompere l’attività non hanno percepito segnali di ripresa del mercato, ma anzi una chiara riduzione dei volumi di domanda italiana ed estera. Si stima che ad oggi siano circa 9 mila gli addetti (fissi e stagionali) senza lavoro e solo una parte protetta dalle misure messe in atto dal Governo. Il 57% degli addetti era attivo nel comparto extralberghiero e il 43% nelle imprese alberghiere. L’indagine di Confesercenti Toscana ha anche affrontato le tematiche legate alla contrazione dell’offerta e secondo le indicazioni ricevute si stima che l’industria dell’accoglienza abbia ridotto la capacità ricettiva di oltre 180.000 posti letto e tra le altre inevitabili scelte gestionali operate dalle imprese si segnala anche il 60% del campione che ha segnalato la riduzione del numero di addetti.

“Per quanto concerne il trend del mercato per il trimestre estivo 2020 – ha continuato Nico Gronchi -, gli imprenditori sperano nelle scelte di vacanza che faranno gli italiani nei prossimi mesi, anche se le prenotazioni vanno a rilento, frenate sicuramente dalle necessità di cogliere segnali chiari di superamento dell’emergenza sanitaria. Invece, sulla ripresa dei flussi dall’estero oltre il 91% degli intervistati pensa che bisognerà aspettare la fine del 2020”.

Le stime indicano il -26,3% della domanda che derivano da -8,4% per gli italiani e -43,8% per gli stranieri. Le variazioni percepite dagli imprenditori secondo le destinazioni: Arte/Affari -35,9%; Balneare -15,4%; Campagna/Collina -40,9%; Montagna -24,3%; Termale -40,5% Un trend negativo, quindi, che interesserà tutte le tipologie di offerta anche se gli scenari peggiori ad oggi sono percepiti dagli imprenditori della campagna/collina e del termale. Nelle strutture del comparto extralberghiero la flessione delle presenze è stimata al -23%, mentre nelle strutture alberghiere la stima è del -31,2%. In valori assoluti, per il trimestre estivo nelle strutture ricettive ufficiali toscane arriveranno 1,4 mln di turisti in meno e si registreranno 6,2 mln di pernottamenti in meno.

“In un quadro così complesso e preoccupante – ha spiegato sempre Gronchi – l’annuncio di un’ipotesi di lavoro da parte del ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini, in sede di commissione Attività produttive della Camera in merito alle iniziative del Governo per sostenere il settore del turismo, di una decontribuzione, per un arco limitato di tempo, per rilanciare il lavoro e la riapertura delle attività ricettive non può che trovarci d’accordo. Sulla questione bonus vacanze è indispensabile favorire un maggiore snellimento delle procedure di accesso all’incentivo da spendere in alberghi, B&b, agriturismi, villaggi turistici e campeggi. È indispensabile che si faccia in fretta a dare attuazione alle misure di intervento, la tempistica è fondamentale in questo momento delicatissimo per le imprese. Ogni giorno che passa senza provvedimenti – ha concluso Gronchi – è un giorno in meno per la vita di migliaia di imprese”.

Lorenzo Braccini

Confesercenti: per le imprese la riapertura è una corsa ad ostacoli e contro il tempo.

“L’accordo di questa notte tra Conferenza Stato-Regioni e Governo apre uno spiraglio importante, forse decisivo per uscire dall’incertezza che ha caratterizzato il tema delle riaperture fino ad oggi, ma il percorso per la riapertura si sta trasformando in una specie di corsa ad ostacoli e contro il tempo”. Così il Presidente Confesercenti Toscana, Nico Gronchi.

Entrando nello specifico, con l’accordo potranno riaprire in Toscana oltre 75.000
imprese rimaste escluse dalla riaperture delle settimane precedenti. Fra queste
18.000 negozi, 10.000 ambulanti, 27.000 tra ristoranti e bar solo per citarne alcune:
categorie che nei mesi infiniti di lockdown hanno lasciato sul terreno oltre 2.5 mld di
fatturati e che adesso potranno tornare a respirare . Interi settori caratterizzati da
perdite pesantissime . Ristorazione – 1.152.104.460; Abbigliamento e Calzature
414.143.100; Alloggio – 575.164.500; Commercio ambulante – 147.420.000.
“Non tutti vorranno o potranno riaprire subito, ha continuato Gronchi. Pesa il rischio
di essere costretti a lavorare in condizioni antieconomiche, l’impatto della rigidità
delle linee guida sulle attività o la paura di rimanere schiacciati tra l’aumento dei
costi di gestione e il prevedibile calo dei ricavi”
E’ chiaro che l'accordo sui protocolli di riapertura uguali – o molto simili per tutta
Italia – è forse l'elemento più importante. Quello più delicato riguardava Ristoranti e
Pubblici esercizi, che se avessero applicato le linee Inail non avrebbero nemmeno
potuto immaginare di aprire o mantenere in vita l'attività.
“Abbiamo fatto una battaglia pesante, ha continuato Gronchi, anche su questo
aspetto senza arretrare di un millimetro e adesso l'accordo prevede 1 metro di
distanza tra commensali e non altre invenzioni insostenibili. Intanto portiamo a casa
prescrizioni che non distruggono un settore, la non responsabilità del titolare in
caso di malattia e regole praticamente uguali in tutta Italia. Certamente sappiamo
bene che per i ristoranti si dovranno trovare misure di sostegno straordinarie per
ripartire, in particolare in quei luoghi in cui il turismo è azzerato, ma questa è un
un'altra battaglia già iniziata su altri livelli.”
Ci sono stati ritardi pesantissimi che si sono scaricati sulle spalle di persone che
vivono con il fiato sospeso da oltre due mesi, perché il lavoro fatto tra Associazioni,
Regione, Governo ed enti locali è stato delicatissimo e complesso, ma alla fine la
voglia di ripartire, in sicurezza e con protocolli sostenibili, ha prevalso.

“Ora si apre la fase della responsabilità di ognuno di noi e ogni singolo
comportamento diventa importante per fare in modo che questo lento ritorno alla
normalità non ci faccia ripiombare in nessuna emergenza sanitaria, ha poi concluso
il Presidente di Confesercenti Toscana. Per le imprese, poi, la sfida è enorme,
tentare di rimanere sul mercato e mantenere in vita il tessuto economico e sociale
della Toscana”.

Attività Chiuse al 4 Maggio

Firenze, commercio: “oltre 2 mld di danni, ora riaprire”

Gronchi (Confesercenti):“Passare dal tempo dei divieti a quello della responsabilità, le 65.000 imprese toscane a cui è impedito, ad oggi di riaprire, chiedono al Governo  di lasciare che Regioni come la nostra, che ha fatto molto per traghettare in sicurezza persone e imprese in una nova fase di convivenza con il virus, possano scegliere  il proprio percorso”

Il lockdown è costato oltre 2,2 mld di euro alle categorie del commercio e del turismo della Toscana. Si tratta di una cifra immane che,secondo stime Studi di Settore- Dipartimento delle Finanze – Istat ha, di fatto, azzerato i fatturati del ricettivo-alberghiero (- 575 mln), della ristorazione (1.150 mln) del settore moda (-415 mln) e del commercio ambulante (-147 mln). “Questo è un disastro economico e sociale che si sta scaricando sulle imprese rimaste fuori dalla ripartenza della fase 2, ha detto il Presidente Confesercenti Toscana Nico Gronchi, non è più sostenibile attendere ancora. Ai terrificanti dati economici si affiancano quelli sociali perché stiamo parlando, in Toscana, di oltre 65.000 imprese che danno lavoro ad oltre 200.000 persone. Tutto questo in attesa che le Istituzioni trovino il coraggio di dire con chiarezza che si può riaprire subito per alcuni settori e quali sono le prescrizioni per altri, senza attendere date improbabili come quelle ipotizzate dal Governo e che peraltro non risultano in nessun decreto ma solo annunciate”.
Gronchi ha anche elencato chi potrebbero essere i negozi pronti alla ripartenza.
“Abbiamo indicato oltre 18.000 negozi che in Toscana possono riaprire subito: la moda ad esempio o gli arredi per la casa o ancora orologerie o tappeti. Poi i quasi 11.000 ambulanti non alimentari che possono riaprire con protocolli adeguati e 6.000 alberghi e 28.000 pubblici esercizi per i quali l’adozione di misure adeguate può permettere di anticipare in sicurezza una riapertura ipotizzata sine die”
“Passare dal tempo dei divieti a quello della responsabilità, è questa la strada da percorrere, il cammino da intraprendere. Le 65.000 imprese toscane a cui è impedito, ad oggi di riaprire, ha continuato Gronchi, chiedono di lasciare che in Regioni come la nostra, che ha fatto molto per traghettare in sicurezza persone e imprese in una nova fase di convivenza con il virus, di scegliere il proprio percorso, con tutti i protocolli e le precauzioni possibili. Proprio perché Il Presidente Rossi, l’intera Giunta e anche il Consiglio hanno favorito aperture anticipate per alcune filiere produttive, aperto per primi in Italia all’asporto, lasciato libertà di movimento alle persone e prestato al contempo la massima attenzione per tutti gli aspetti sanitari, siamo convinti che si possa, si debba fare un ultimo sforzo, un altro atto di coraggio che si poggia sulla responsabilità e riaprire anticipatamente il commercio al dettaglio. Sarebbe un segnale chiaro di “normalità” e di attenzione ai bisogni di uomini e donne che stanno combattendo da oltre 2 mesi per sopravvivere. Del resto proprio le attività commerciali, artigianali e di servizio di vicinato, così come i mercati ambulanti, rappresentano un punto di riferimento sicuro, e possono riaprire in tutta sicurezza, rispettando i protocolli che abbiamo condiviso e sottoscritto.”

 

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