Maltempo: evacuate famiglie a Montemurlo, un pino caduto a Prato

Maltempo – Evacuate 40 persone (18 famiglie) a Montemurlo, nella provincia di Prato, dopo che  ha iniziato a staccarsi una frana dalla montagna con la discesa dal costone di acqua, fango, pietre ed alberi. Montemurlo è stato uno dei comuni più colpiti dall’alluvione del 2 novembre 2023. Una parte delle famiglie evacuate ha passato la notte nella palestra.

Sacchi di sabbia a protezione di alcune abitazioni a Figline di Prato, l’abitato a nord della città che il 2 novembre 2023 fu travolto dall’alluvione. Sempre nel Pratese è stata chiusa la Sr 325 (ex statale per Bologna) per una frana. la viabilità rimarrà chiusa al traffico fino a oggi pomeriggio.

 

Un grande pino è caduto, probabilmente a causa del maltempo, a Prato e ha travolto un’auto il cui conducente è uscito da solo e illeso. Lo riferiscono i vigili del fuoco che sono intervenuti per questo episodio nel tardo pomeriggio di ieri in via Caruso. Una squadra di pompieri, con l’ausilio dell’autoscala e dell’autogru, sta provvedendo alla rimozione della pianta. Sul posto anche la polizia municipale.

Una forte perturbazione atlantica continua ad interessare la Toscana dove per oggi è stato emesso un codice giallo su tutto il territorio per rischio idrogeologico e idraulico del reticolo minore, temporali forti e vento. Oggi, mercoledì 28, piogge sparse, generalmente deboli, più frequenti sul grossetano e sui versanti emiliano romagnoli dell’Appennino, mentre in serata è prevista una nuova intensificazione dei venti di Grecale. Per questo la sala operativa della protezione civile regionale ha emesso un codice giallo per rischio idrogeologico e idraulico del reticolo minore, temporali forti e vento”.

Montemurlo: 1 mln di euro da marijuana prodotta in capannnone, 3 arresti

Ieri, attorno alle 13, i militari hanno arrestato un 45enne, un 48enne ed un 56enne cinesi formalmente disoccupati, domiciliati a Prato e Montemurlo, già noti alle forze dell’ordine.

Un  vero e proprio sito di produzione di ‘cannabis indica’ costituito da 546 piante in vaso di varie dimensioni, nutrite da impianto d’irrigazione e fertilizzazione ed irradiate da 88 lampade da 600w: i tre avevano  attrezzato un intero capannone alla porte di Montemurlo (PO)  alla produzione di marijuana, la cui vendita, secondo i carabinieri, avrebbe fruttato nel tempo almeno un milione di euro.

Le lampade  erano a loro volta alimentate con allaccio abusivo alla rete elettrica del comune di Montemurlo,

Il valore dello stupefacente sequestrato é stimato in 210.000 euro, mentre il danno per la sottrazione d’energia elettrica, della durata di circa un anno, è stato calcolato in circa 73.000 euro dai tecnici dell’Enel intervenuti in loco. Gli arrestati sono stati portati al carcere di Prato.

Il sito di produzione di Montemurlo, attivo da circa 14 mesi, era in grado d’effettuare sei cicli di produzione annuali (800 piante a ciclo bimestrale) per un ricavo all’anno stimato in un milione di euro. La sostanza, imbustata sotto vuoto in contenitori da 5 kg, veniva inviata in Nord Europa dove si riesce a vendere con un prezzo che varia dai 5.000 ai 7.000 euro al chilogrammo in base alla periodica domanda del prodotto.

Prato: due sorelle arrestate per maltrattamenti alla madre

Le due sorelle, 54 e 41 anni, sono state fermate dai carabinieri a Montemurlo (Prato) in esecuzione di un provvedimento del tribunale di Prato. Per entrambe le donne disposti i domiciliari in una casa diversa da quella dove vive la madre

Avrebbero trascinato l’anziana madre per i capelli, percuotendola poi al volto con pugni” provocandole “un’emorragia congiuntivale ad un occhio. Lesioni per le quali” l’anziana, medicata in ospedale, è stata giudicata guaribile in sette giorni. Questo solo l’ultimo episodio di maltrattamenti  ai danni dell’anziana madre, ottantenne che ha portato all’arresto di due sorelle, 54 e 41 anni, fermate dai carabinieri a Montemurlo (Prato) in esecuzione di un provvedimento del tribunale di Prato.

Per entrambe le donne disposti i domiciliari in una casa diversa da quella dove vive la madre.

Quanto accaduto domenica scorsa, spiegano  i carabinieri, non sarebbe stato il primo episodio di maltrattamento subito dall’ottantenne, tanto che lo scorso febbraio c’era stato un primo provvedimento cautelare per le figlie da parte del Tribunale di Prato: era stato loro imposto il divieto di avvicinamento alla madre, poi “revocato solo per consentire visite estemporanee, ma ancora efficace nella parte che ne vietava la coabitazione. A

motivare il nuovo provvedimento di arresto, oltre alla gravità dell’ultimo evento, è intervenuta anche l’inottemperanza della precedente misura di divieto di coabitazione, risultato essere stato disatteso in quanto dagli accertamenti dei militari le due figlie si erano sistemate nuovamente a casa della madre”. Proprio per evitare il ripetersi dei maltrattamenti il giudice del tribunale di Prato  ha emesso un ulteriore provvedimento, disponendo gli arresti domiciliari.

1 maggio, madre Luana: “Domani non si può festeggiare. Su lavoro c’è vera e propria guerra”

Alla vigilia del primo maggio, la Festa dei Lavoratori è tornata a parlare, Emma Marrazzo, la madre di Luana d’Orazio che a 22 anni ha perso la vita sul luogo di lavoro.

Tra pochi giorni, il 3 maggio, sarà il primo anniversario dell’incidente nella ditta di Montemurlo (Prato), quando la giovane Luana fu risucchiata nell’ingranaggio dell’orditoio a cui era addetta. Macchinario al quale, secondo l’inchiesta della procura di Prato, sarebbero stati disattivati i dispositivi di sicurezza. “Domani non si può festeggiare perché a quanto pare sul lavoro c’è una vera e propria guerra – ha detto la madre di Luana -. Lo dicono chiaro anche i dati, tre morti al giorno, hanno fatto una media, quindi i lavoratori cosa devono festeggiare?”. E se lo fanno spero “facciano festa diversamente” il Primo maggio, che “scendano in piazza anche loro” per avere in primo luogo “la sicurezza”.

“Spero che si riesca a ottenere qualcosa – dice ancora parlando del suo impegno perchè i luoghi di lavoro diventino più sicuri -. Io sarei contenta se mettessero le telecamere sul posto di lavoro”, e servirebbero più controlli a sorpresa e una maggiore formazione, soprattutto pratica, per chi, come sua figlia, è solo un apprendista. “Sono morti che si possono evitare – dice ancora -, morti violente come in una guerra” solo che l’arma che viene usata è la mancanza di “buon senso, cuore”, è la “disumanità” di togliere i dispositivi di sicurezza al macchinari.

Mamma di Luana: giustizia perché non accada ad altri

Montemurlo, in provincia di Prato, Emma Marrazzo, mamma di Luana D’Orazio, la 22enne, a sua volta madre di un bimbo, morta il 3 maggio scorso nell’azienda tessile di Montemurlo dove lavorava, è intervenuta a ‘Che giorno è’ su Rai Radio1.

“Luana aveva 22 anni, nessuno deve morire in quel modo. È stata la vittima 185 del 2021 che si è chiuso con 1.404 morti. Cerco solo giustizia in modo che non accada ad altri. ‘Mancavano tutte’ le protezioni come dice la perizia – ha detto la mamma di Luana – Le leggi ci sono, vanno applicate, come dico da sempre, vanno date anche delle divise, devono indossare qualcosa che le protegga e che non vengano disattivate le protezioni. Perché a morire come è morta mia figlia nel 2021, aveva 22 anni, credetemi, nessuno deve morire in quel modo”.

“Io ho visto tutto, ho visto le foto e la scena come è potuta accadere, non va bene – prosegue Emma Marrazzo -. E poi non devono essere lasciate da sole oppure con accanto altri apprendisti. Lì ci vuole un tutor che le segua. Ancora oggi mi viene detto che purtroppo nelle aziende è sempre stato così, ma non deve essere così. Io capisco anche i piccoli imprenditori che devono andare di pari passo con le grandi aziende, però non levando a discapito di vite umane”. “Luana era una mamma. Come diceva il suo bimbo ‘una mamma splendida’. Purtroppo, hanno spezzato tanti cuori, non solo il mio”.

“Luana – ricorda ancora – era una piccola grande donna. Quando ha cominciato a lavorare era molto giovane. Se doveva andare a ballare, ci andava, ma quando combaciava con il giorno di riposo. E aveva solo 17 anni all’epoca. Era molto responsabile. Non era solo bella, c’era tanto in quella piccola ragazza. Rispettava tutti, amava tutti. Si faceva in quattro e non diceva mai di no. Nemmeno sul lavoro. Ha rinunciato a tutti i suoi sogni per dire: ‘Mamma, ho un posto sicuro, ho una paga sicura. La paga sicura c’era. Ma il posto sicuro no”.

Prato: operaio muore per un malore in fabbrica

Prato – Nella notte è morto un operaio a causa di un malore mentre era a lavoro in una tessitura di Montemurlo. L’uomo era stato soccorso da un collega che lo avrebbe visto accasciarsi al suolo.

Un operaio di origini pakistane di 41 anni ha perso la vita nel corso della notte a causa di un malore mentre stava terminando il suo turno di notte in una tessitura di Montemurlo (Prato).

Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, poco dopo le 5 l’uomo sarebbe stato colto improvvisamente da un malore. Un suo collega lo avrebbe visto accasciato al suolo e avrebbe dato l’allarme. Il medico del 118, intervenuto dopo la chiamata assieme a polizia e carabinieri, ha costatato il decesso per cause naturali: si ipotizza un arresto cardiaco.

Sul posto, nella frazione industriale di Oste, sono tuttavia intervenuti i tecnici del dipartimento prevenzione e igiene sul lavoro dell’Asl Toscana Centro. Il sostituto procuratore di turno ha disposto l’autopsia per comprendere con maggiore accuratezza le cause della morte.

Dai dati della  Confederazione unitaria di base le morti sul lavoro in Toscana sono cresciute del 18% nel 2021, rispetto al 2020. Nell’intero anno appena trascorso sono morti 1404 lavoratori per infortuni sul lavoro: di questi 695 sui luoghi di lavoro.

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