Renzi lancia scuola estiva per under 30 a Lucca

“Siamo circondati da populismo e #fakenews. Dobbiamo ripartire dall’educazione, dallo studio. Dal 21 al 24 agosto al Ciocco (LU), ospiteremo una scuola estiva per under30. Sono le ultime 24 ore per iscriversi: solo studiando combatteremo la cialtroneria”. Così Matteo Renzi su Twitter, dove pubblica anche il programma dei Comitati di azione civile e spiega le attività dell’iniziativa ‘Meritare l’Italia – scuola estiva per under30’. La scuola estiva ‘Meritare l’Italia’, si legge sul sito dei Comitati, “si rivolge a giovani dai 16 ai 30 anni.

Quattro giornate con Matteo Renzi, per combattere le fake news, per costruire una visione di futuro, per rendere protagonista una nuova generazione”. Non una semplice scuola di politica, si fa notare, “ma un’occasione inedita di formazione, incontro, discussione. Un tempo per lavorare insieme, per studiare, conoscere, appassionarsi: perché per osare sogni grandi servono strumenti interpretativi dell’oggi e del futuro che si sta generando”. “Per questo – si legge ancora sul sito dedicato ai Comitati di azione civile – vogliamo formare una nuova classe dirigente, che sia competente, coraggiosa, appassionata; una generazione di leaders non di followers. È una grande sfida: meritare l’Italia, con tutta la sua storia e la sua bellezza, ma anche riempire l’Italia e il suo futuro di merito”.

Regionali: nel PD è l’ora degli outsider

In vista delle elezioni regionali del prossimo anno, nel Pd Toscano si accende la  corsa alla candidatura. Tra veti incrociati e  giochi di correnti ad imporsi potrebbe essere un outsider

Giani, Bonafè, Saccardi, Gelli…E se alla fine  la  spuntasse un (o una) outsider? Proviamo a mettere ordine. La prima cosa da chiarire e se ci saranno o meno le primarie. Qualcuno le vuole, a Roma preferirebbero invece  una soluzione unitaria che evitasse la lotta fratricida, sempre pericolosa, soprattutto in una regione dove gli equilibri di segreteria non coincidono con quelli nazionali. Nel partito toscano infatti i (cosiddetti) renziani  hanno ancora la maggioranza,  anche se nelle ultime primarie nazionali Zingaretti ha comunque trionfato con oltre il 60%.

Da parte sua  Matteo Renzi ha espresso recentemente il suo apprezzamento per la candidatura di Eugenio Giani, presidente del consiglio regionale uscente.  Per quanto  la candidata di punta dello schieramento che fa capo all’ex permier  sarebbe quella dell’europarlamentare e segretaria regionale Simona Bonafè, che però rappresenterebbe  uno smacco probabilmente eccessivo  per gli zingarettiani. Anche se le malelingue dicono che qualcuno di loro, sotto sotto, sta già trattando.

Poi c’è Stefania Saccardi, attuale assessore alla sanità della regione, ovvero nella poltrona su cui si sono seduti sia Claudio Martini che Enrico Rossi prima di diventare gli ultimi due presidenti di giunta. Nei mesi scorsi la  candidatura pareva assolutamente  certa, ora le sue quotazioni sarebbero però in ribasso. Ma nelle primarie aperte rappresenterebbe un osso duro per tutti.  Lei non nega di essere interessata, ma ovviamente non conferma.

A Roma vorrebbero un civico,  che tuttavia non si trova. E se dunque,  alla fine,   a spuntar fuori non fosse proprio un outsider? O una, come dicevamo?

Sotto traccia lavora ad esempio  il sindaco di Campi Bisenzio,  Emiliano Fossi, che sta costruendo quella che si chiama una ‘rete dal basso’. Fossi però non sarebbe graditissimo al capo degli zingarettiani toscani, Valerio Fabiani. Ci sarebbe poi  Enrico Letta che sembra  non disdegni la possibilità di un ritorno sulla scena dalla porta principale nella sua regione che, per inciso,  sarebbe anche il fortino del suo non proprio amatissimo successore a Palazzo Chigi.

Infine quella Rosa Maria di Giorgi, ex vicepresidente del Senato, più volte assessore a Firenze, attuale deputata in linea con la segreteria nazionale ma con un passato nelle fila renziane;  cattolica, ma  convinta sostenitrice della necessità di allargare il campo delle alleanze sia a livello locale che nazionale.

Insomma, la partita per il dopo-Rossi è aperta più che mai. Vedremo. Anche perché nel frattempo ci s’è messa anche la rete dei sindaci usciti  ‘vincenti’ dalle ultime amministrative che, sotto la guida di Dario Nardella, intende far valere i propri voti,  e il proprio peso politico,  nella partita.

 

Madre Renzi: aperta e subito rinviata udienza per bancarotta

E’ stata aperta e subito rinviata a settembre, in tribunale a Cuneo, l’udienza filtro per Laura Bovoli, madre dell’ex premier Matteo Renzi, accusata di bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

La madre dell’ex sindaco di Firenze, rinviata a giudizio lo scorso febbraio, è accusata di bancarotta fraudolenta e emissione di fatture per operazioni inesistenti per i rapporti che la società di famiglia, la Eventi 6 di Rignano sull’Arno, intratteneva con una società cuneese di volantinaggio, la Direkta, fallita nel 2014. L’indagine, condotta dalla guardia di finanza, aveva coinvolto anche Mirko Provenzano, amministratore della Direkta Srl, già condannato per reati fiscali, che aveva patteggiato la bancarotta.

La donna e il marito Tiziano Renzi sono inoltre indagati dalla procura di Firenze per un’accusa di bancarotta relativa al fallimento della cooperativa Marmodiv, della quale secondo gli inquirenti sarebbero stati amministratori di fatto e sono coinvolti nell’inchiesta per bancarotta fraudolenta e false fatture relative alle cooperative Delivery service Italia ed Europe Service.

Laura Bovoli, assistita dall’avvocato Federico Bagattini, legale di fiducia dei genitori di Renzi che per la vicenda Cuneese si avvale della collaborazione dell’avvocato Stefano Bagnera, non era presente in aula.

Matteo Renzi cita in giudizio anche Belpietro

Firenze, “Il senatore Matteo Renzi ha dato mandato oggi ai suoi legali di citare in giudizio il direttore Maurizio Belpietro per il titolo di oggi de La Verità ‘Il mercato dei giudici? Colpa di Renzi’ e per il contenuto di due articoli sullo stesso tema”.

La decisione di Matteo Renzi di citare Belpietro è stata resa nota dall’Ufficio stampa del senatore del Pd con una nota.

Questa nuova citazione in giudizio fa parte della strategia di Renzi di “iniziare a chiedere i danni per le infamie che ho ricevuto in questi anni” annunciata in una enews dell’aprile scorso nella quale spiegava di aver predisposto “i primi dieci atti” contro: “Piero Pelù per avermi definito in diretta TV al concertone ‘boy-scout di Licio Gelli; Marco Travaglio per le immagini offensive in uno studio TV; Il Fatto Quotidiano per avermi attribuito la realizzazione di leggi ‘ad cognatum'”. Ed ancora: “La giornalista Rai Costanza Miriano per aver sostenuto che i bambini morti in mare sono morti per colpa ‘di un porto aperto da Renzi’; lo chef Vissani per avermi definito ‘peggio di Hitler’; la giornalista D’Eusanio, per avermi insultato in TV; il ministro Trenta e la senatrice Lupo, per le dichiarazioni sull’aereo di Stato; Il Corriere di Caserta per un editoriale ancora sull’aereo di stato; Panorama, sulla vicenda Paita – alluvione di Genova; chi mi ha accusato di essere un ladro per la vicenda banche”.

 Caos CSM, Roberti: “Pd condanni i propri esponenti coinvolti”

Condanna dei propri esponenti coinvolti sul caso Palamara e Csm. Il neo eurodeputato del Partito democratico, Franco Roberti, già a capo della Procura nazionale antimafia e di quella di Salerno, lancia l’appello al Pd.

“Chiedo alla libera informazione (sperando che esista ancora) di non perdere l’attenzione su questo scandalo. Chiedo al Partito Democratico, finora silente, di prendere una posizione di netta e inequivocabile condanna dei propri esponenti coinvolti in questa vicenda, i cui comportamenti diretti a manovrare sulla nomina del successore di Giuseppe Pignatone sono assolutamente certi, se vuole essere credibile nella sua proposta di rinnovamento e di difesa dello stato costituzionale di diritto dell’aggressione leghista”, scrive su Facebook l’ex pm. “Nel 2014 il governo Renzi, all’apice del suo effimero potere, con decreto legge, abbassò improvvisamente, e senza alcuna apparente necessità e urgenza, l’età pensionabile dei magistrati da 75 a 70 anni. Quella sciagurata iniziativa – prosegue – era palesemente dettata da un duplice interesse: liberare in anticipo una serie di posti direttivi per fare spazio a cinquantenni rampanti (in qualche caso inseriti in ruoli di fiducia di ministri, alla faccia della indipendenza dei magistrati dalla politica); tentare di influenzare le nuove nomine in favore di magistrati ritenuti (a torto o a ragione) più “sensibili” di alcuni loro arcigni predecessori verso il potere politico”. “Il disegno è almeno in parte riuscito – prosegue Roberti – perché da allora, mentre il Csm affannava a coprire gli oltre mille posti direttivi oggetto della “decapitazione”, si scatenava la corsa selvaggia al controllo dei direttivi, specie delle procure. Il caso Palamara ne è, dopo cinque anni, la prova tangibile, sebbene temo sia soltanto la punta dell’iceberg”.

Processo fatture false, D’Agostino: c’era sudditanza psicologica verso Renzi padre

 “C’era un fatto di sudditanza psicologica, quello è il padre di Renzi”; “se il padre del presidente del consiglio dei ministri ti fa un’offerta, ti metti a discutere?” Sono alcune frasi intercettate dalla guardia di finanza all’imprenditore Luigi Dagostino, il ‘re degli outlet’. La difesa: nessun vantaggio fiscale né tributario sulle e operazioni contestate.

E ancora : “Dovevo far fare un progettino perché il padre di Renzi mi rompeva”. Il pm Christine von Borries ha fatto  leggere queste frasi dagli atti a un investigatore delle Fiamme Gialle, sentito come teste.

Dagostino, intercettato in auto e in ufficio, le pronunciò nel 2018 sfogandosi nel suo ufficio, parlando di fatture pagate nel 2015 a società dei Renzi dalla Tramor da lui controllata e poi ceduta al gruppo Kering.

Nel 2015 Matteo Renzi era presidente del consiglio dei ministri  e segretario del Pd. Per il pm Dagostino pagò a società dei genitori di Renzi due fatture false da 20.000 euro e 140.000 euro.

Le fatture vennero pagate alla società Party srl (una da 20.000 euro, unica fattura emessa dalla Party srl nel 2015) e alla Eventi 6 (una da 140.000 euro) nel luglio 2015 per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all’outlet di Reggello (Firenze).

Ma secondo l’accusa tali consulenze non furono fatte, anche se  la Tramor di cui Dagostino fu amministratore saldò regolarmente i due conti.

Poi quando, ormai indagato, alcuni anni dopo, Dagostino viene ‘ascoltato’ dalla GdF che lo intercetta, l’imprenditore pugliese si sfoga anche riguardo agli importi pagati, peraltro giudicati molto più alti del valore delle prestazioni pattuite. Ma, diceva Dagostino – secondo quanto ha letto in aula l’investigatore delle Fiamme gialle -, “il padre di Renzi mi rompeva i c…” per “fare un progettino” che forse valeva 30-40 mila euro (e non 140.000 euro) “ma se sei il padre del presidente del consiglio, cosa faccio, mi metto a trattare?”. Con un altro professionista in rapporti di affari, Dagostino si giustificava di essere rimasto indagato per le fatture dicendo di aver subito “un fatto di sudditanza psicologica, quello era il padre di Matteo Renzi…”.

Il processo ha ricostruito gli incontri annotati nell’agenda di Dagostino con Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli, anche alla vigilia di disposizioni di pagamento della fattura contestata della Eventi 6.

Inoltre, lo stesso testimone ha confermato al pm Christine von Borries che nelle perquisizioni non sono stati trovati né lettere di incarico per le società dei Renzi, né gli studi di fattibilità per i progetti pattuiti, tuttavia i pagamenti vennero fatti.

Le difese nei loro interventi hanno fatto rilevare che le società dei Renzi non ebbero nessun vantaggio fiscale e che fu, anzi, pagata l’Iva. “Oggi il processo ha provato l’insussistenza giuridica del fatto contestato – ha commentato l’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi – poiché non c’è stato nessun vantaggio fiscale né tributario su queste operazioni, cosa che è l’essenza del reato di falsa fatturazione”. Per l’avvocato Sara Gennai, difesa Dagostino, ha evidenziato che “nel processo non viene integrato il delitto di fatturazioni false per operazioni inesistenti”.

“Le intercettazioni ambientali eseguite nei confronti di Dagostino e le testimonianze raccolte dimostrano come il lavoro svolto dai Renzi sia reale. Le società hanno poi correttamente assolto ai pagamenti delle imposte: nessun euro evaso, né danno per l’erario. La difesa giudica quello di oggi un punto importante e a favore degli imputati”. Così  poi in serata il collegio difensivo di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, formato dagli avvocati Federico Bagattini, Francesco Pistolesi e Lorenzo Pellegrini, esprime “soddisfazione” per l’andamento dell’udienza odierna davanti al tribunale di Firenze dove si sta celebrando un processo per fatture false dove i genitori di Matteo Renzi sono imputati insieme all’imprenditore Luigi Dagostino.

 

Exit mobile version