Uccise figlio a Scarperia: Corte di Strasburgo condanna l’Italia

Strasburgo – Lo Stato italiano dovrà versare alla donna 32mila euro per danni morali per non averla protetta dalla furia del compagno che nel settembre 2018 uccise il figlio a coltellate.

La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), con sede a Strasburgo (Francia) ha condannato l’Italia per non aver protetto una donna e i suoi figli dalla violenza domestica terminata in tragedia. I fatti risalgono al settembre del 2018 quando Niccolò Patriarchi uccise a coltellate il figlio di un anno, ferendo in modo grave anche la convivente, Annalisa Landi, e cercando di uccidere l’altra figlia di 7 anni. Il tutto scaturì da una lite domestica. Le due donne, soccorse dal 118, riuscirsono a salvarsi.

Al tempo, furono portate all’ospedale di Borgo San Lorenzo dove venivano riscontrati delle “ferite da taglio alla testa e agli arti superiori” alla donna ed un “grave stato di shock” alla bambina, entrambe non risultarono in pericolo di vita.

Il ricorso è stato presentato dall’avvocato Massimiliano Annetta che ha accusato l’Italia di aver violato il diritto alla vita non essendo stato in grado di adottare le misure necessarie alla protezione dei suoi cittadini. Infatti, secondo quanto spiegato, prima dell’omicidio del bambino la donna aveva presentato diverse denunce nei confronti del convivente.

“I procuratori – si legge nella sentenza – sono rimasti passivi di fronte ai gravi rischi che correva la donna e con la loro inazione hanno permesso al compagno di continuare a minacciarla e aggredirla”.

Tra le argomentazioni difensive che erano state portate alla Cedu dallo Stato italiano, spiega il legale, c’era anche quella secondo la quale alcuni mesi prima la donna aveva rimesso la querela presentata nei confronti del convivente, e poi lo aveva ripreso a vivere a casa sua.

“La motivazione portata dallo Stato è inaccettabile – afferma l’avvocato Annetta – perché lo Stato ha comunque il dovere di capire cosa sta accadendo in questi casi, c’è anche un passo della sentenza della Cedu che critica questa linea di difesa”. Le autorità italiane, si legge nella sentenza della Corte di Strasburgo, avrebbero dovuto adottare misure di protezione verso la donna e i suoi figli, “indipendentemente dalla presentazione di denunce e indipendentemente dal fatto che fossero state ritirate, o del cambiamento di percezione del rischio da parte della vittima”.

Bimbo ucciso a Firenze, padre condannato a 20 anni di carcere

Il gup di Firenze ha condannato a 20 anni di reclusione l’uomo per l’omicidio del figlio di un anno, durante una lite in famiglia, il 17 settembre 2018 a Scarperia. Condannato anche per il tenato omicidio della moglie, rimasta ferita a seguito dell’aggressione che ha causato la morte del figlio.

Il gup ha invece assolto il 34enne dall’accusa di tentato omicidio della figlia di 7 anni, “perche il fatto non sussiste”. La procura aveva chiesto per l’indagato, difeso dagli avvocati Federico Bagattini e Caterina Manni, la condanna all’ergastolo. Il gup ha riconosciuto l’attenuante della seminfermità mentale, equiparata alle aggravanti dell’aver agito per futili e abietti motivi, della crudeltà, dell’aver commesso il fatto a danno di un minore e davanti all’altra figlia minorenne.

La pena finale, calcolata in 30 anni, è stata ridotta a 20 con lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato. Disposta anche una provvisionale di 180.000 nei confronti delle parti civili. “Non ci può essere soddisfazione quando si parla della morte di un essere umano, a maggior ragione se si tratta di un bambino. Riteniamo tuttavia che sia stata una sentenza equilibrata, e che ha fatto buon governo delle risultante processuali”, è il commento dei legali.
“I familiari non vedranno un euro a causa dell’incapienza dell’imputato, lo Stato italiano si faccia carico del risarcimento”, è il commento dell’avvocato Massimiliano Annetta, legale della madre e dei familiari del bimbo. A seguito dell’aggressione infatti la donna ha perso l’uso di un braccio nel tentativo di difenderlo dalle coltellate, e per questo non potrà più lavorare. Tuttavia, afferma sempre il legale, a causa dell’incapienza del 34enne non potrà ricevere il risarcimento previsto dal gup.
“Lo Stato italiano non facendosi carico del risarcimento viola una normativa comunitaria – aggiunge il legale – che prevede che in caso di incapienza dell’imputato debba provvedere lo Stato”. Prosegue dunque l’iter del ricorso presso la Corte europea dei diritti dell’uomo presentato dall’avvocato Annetta contro lo Stato italiano.
Inoltre, in base a quanto emerso dagli accertamenti eseguiti dopo l’omicidio del bambino, in una perizia che era stata disposta dal gip di Firenze nell’ambito di una precedente inchiesta per maltrattamenti sempre ai danni della moglie, era scritto che l’uomo era socialmente pericoloso e per questo doveva curarsi, ma poteva essere controllato coi farmaci.

Studenti aggrediti in festa universitaria, condanne da 8 a 14 anni per 3 imputati

Condannati i tre imputati per tentato omicidio, rapina e lesioni personali nel processo per l’aggressione a tre studenti il 17 marzo scorso a Firenze, durante una festa universitaria al Polo di Scienze sociali. Il gup Agnese Di Girolamo ha condannato in rito abbreviato a 14 anni di reclusione ciascuno un 33enne e un 35enne. Una pena di 8 anni e 8 mesi invece ad un 23enne.

Le tre vittime dell’aggressione, assistite dagli avvocati Massimiliano Annetta e Roberta Rossi, si erano costituite parte civile nel procedimento. “Siamo soddisfatti per l’esito ma è solo il primo passo, le indagini hanno confermato che i fatti sono accaduti dentro locali universitari e che la festa era stata organizzata senza rispettare nessuna delle prescrizioni imposte dalla circolare Gabrielli e dalle disposizioni successive”, afferma Annetta.
“Siamo quindi costretti a citare l’Università di Firenze”, ha aggiunto il legale annunciando l’intenzione di intentare una causa civile di richiesta danni nei confronti dell’ateneo. “In questi mesi nessuno è stato vicino ai ragazzi. Anzi per le conseguenze dell’aggressione uno di loro ha perso sia la borsa di studio che l’alloggio universitario”.
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