Omicidio Massa: il padre aveva rimproverato il figlio

Ci sarebbe un rimprovero del padre rivolto al figlio, e non accettato da questo, per il bagno sporco come motivo scatenante dell’omicidio familiare avvenuto, al culmine di una lite, in un condominio di Montignoso (Massa Carrara)

E’ quanto ricostruiscono, al momento, gli inquirenti della Procura di Massa nelle ore successive alla cattura del 26enne parricida, Moassin Buden, 26 anni, in fuga nella notte fino all’arresto a una decina di chilometri da casa nel primo pomeriggio.

L’ assassino si era rifugiato in un edificio abbandonato in località Poveromo, dove successivamente i carabinieri lo hanno individuato grazie all’impiego di cani molecolari, che hanno seguito le tracce di sangue, dato che il 26enne era rimasto a sua volta ferito nello scontro col padre, e all’esame delle celle telefoniche.

Non è il primo litigio, venuto a conoscenza dagli investigatori, avvenuto nella famiglia, originaria del Nord Africa; ci sarebbero già state, inoltre, delle querele fra i due familiari. Ieri sera la lite sarebbe dovuta a un motivo futile, un rimprovero del padre, Abdel Buden, 60 anni, commerciante, per il bagno lasciato sporco. Lo scontro fra padre e figlio sarebbe poi proseguito fuori dall’appartamento, nel cortile dello stabile.

Ai carabinieri, Moassin Buden avrebbe detto di essersi dovuto difendere dal padre: durante la lite il giovane ha colpito il genitore con una lama, ma nella colluttazione è stato usato anche un martello, trovato sporco di sangue e sequestrato; in seguito il figlio, con ferite, è scappato in bicicletta ed è rimasto nascosto fino a quando è stato trovato nel primo pomeriggio. Una volta scovato dai carabinieri non avrebbe opposto resistenza; adesso è in carcere a Massa.

Carrara: uomo muore accoltellato, arrestato il figlio

Un uomo è morto nella tarda serata di ieri a Capanne di Montignoso (Massa Carrara) dopo essere stato accoltellato. La vittima è un sessantenne.

Tutto sarebbe avvenuto nel cortile dell’abitazione della famiglia. Sul posto intervenuti i sanitari, polizia e carabinieri.

A colpirlo, secondo quanto emerso al momento, sarebbe stato il figlio in seguito a una lite. Il giovane 26enne, scappato, è stato trovato e arrestato dai carabinieri, verso le 14, a Marina di Massa. Da quanto si apprende ieri sera durante una lite in famiglia il giovane avrebbe ucciso il padre accoltellandolo. L’omicidio è avvenuto in un condominio popolare dove la famiglia formata da cinque persone, abitava da qualche anno.

Famiglia intrappolata da incendio, salvata da Vigili del Fuoco

Massa, i Vigili del Fuoco del Comando di Massa Carrara sono intervenuti con 9 unità e 3 mezzi intorno alle ore 6:15 di questa mattina Viale della Repubblica, 105, per un incendio scaturito all’interno di un appartamento.

All’arrivo delle squadre dei Vigili del Fuoco l’incendio non solo stava già interessando il piano rialzato di un’abitazione e, ma si stava propagando anche alla sottostante taverna, nella quale stavano dormendo una signora con 2 bambini.

La situazione era apparsa critica in quanto le finestre della taverna erano protette da inferriate metalliche ed il fuoco aveva già ingolfato la scala interna impedendo, sia alle persone rimaste bloccate di uscire, ma anche ai soccorsi di poter entrare.

La squadra VF ha quindi provveduto a tagliare le inferriate e ad entrare all’interno della taverna stessa, portando in salvo la donna e i due bambini, che sopo poi stati successivamente presi in carico dal personale sanitario del 118.

Anche il padre dei bambini, che aveva dato l’allarme, era rimasto ferito saltando da una delle finestre del piano rialzato, è stato quindi preso in carico dai sanitari del 118.

Gli arredi del primo piano dell’abitazione sono andati completamente distrutti, ma l’edificio ha subito anche danni strutturali e per questo motivo ne è stato diffidato l’utilizzo, fino al ripristino delle condizioni di sicurezza ed abitabilità.

Sul posto anche i Carabinieri.

 

Massa: sgominata banda specializata in truffa “abbraccio”

Derubavano anziani 90enni dei loro portafogli, catenine, bracciali e orologi, fingendosi amici dei figli, o vecchie conoscenze e abbracciandoli. Per tre persone sono scattate le misure cautelari: un arresto in carcere e due divieti di dimora in provincia di Massa Carrara.

Si chiama appunto “abbraccio” l’operazione dei carabinieri di Massa, coordinata dalla procura apuana, che ha scoperto il team di truffatori, due uomini (di cui uno finito in carcere) e una donna: 20 i casi accertati con bottini consistenti, tra cui un orologio da 14mila euro, sfilato a un anziano che se ne è accorto soltanto dopo molte ore.

Le vittime che i tre rapinatori sceglievano erano soltanto anziani residenti in piccoli paesi della provincia. I tre malfattori ne controllavano i movimenti e li adescavano quando erano da soli fingendosi vecchi amici di parenti, o persone che avevano eseguito per loro lavori in casa. Tra chiacchiere, baci e soprattutto con una tecnica perfetta di abbracci ripetuti, riuscivano a confonderli e a sfilargli l’oro dal collo, o dai polsi, senza che se ne accorgessero. I carabinieri, dopo alcune denunce e segnalazioni, hanno iniziato a seguire gli spostamenti dei tre, residenti a Sarzana, e chiuso il cerchio attorno a loro dopo sei mesi di indagini. Ai tre è stato contestato il reato di furto con strappo con circostanze aggravanti.

Massa: in piazza 130 lavoratori Sanac

Sciopero oggi dei 130 lavoratori Sanac dello stabilimento di Massa (Massa Carrara), a rischio cassa integrazione per le vicende legate ad Arcelor Mittal e l’Ilva di Taranto.

Questa mattina gli operai hanno incrociato le braccia come in tutti e quattro gli stabilimenti del gruppo: la Sanac lo scorso giugno avrebbe dovuto essere acquisita da Arcelor Mittal, già proprietaria dell’ex Ilva, ma l’acquisto è slittato a settembre, e Arcelor Mittal sta dando poche garanzie di voler rimanere all’interno dell’affare.

“La produzione – sottolineano i sindacati Filctem, Femca e Uiltec – è garantita nello stabilimento di Massa fino alla fine di luglio, poi, se non si sblocca la situazione chiederanno di mettere in ferie i lavoratori e alla fine, se Arcelor Mittal non rispetta gli accordi, rimarrà la cassa integrazione”. Le sigle sindacali hanno incontrato il prefetto di Massa Carrara, il presidente della Provincia e i sindaci di Massa e Carrara, per chiedere più attenzione alla vertenza e un tavolo regionale, ben consapevoli che la partita si gioca tutta a livello nazionale.

“Da Di Maio continueremo a pretendere risposte concrete – ha detto il deputato Pd Cosimo Ferri, presente all’incontro -. Saremo in prima linea accanto ai lavoratori e lotteremo perché non cancellino questa realtà così importante per il nostro territorio”.

Processo ‘Don Euro’: difesa chiede perizia psichiatrica

Chiesta una perizia per incapacità di intendere e di volere su don Euro, al secolo don Luca Morini, l’ex parroco della diocesi di Massa Carrara e Pontremoli, da oggi alla sbarra in un processo al tribunale di Massa. I giudici si sono riservati di decidere la prossima udienza del 17 luglio.

Su Morini, detto appunto ‘Don Euro’, oggi ridotto allo stato laicale, gravano accuse per le ipotesi di reato di estorsione, autoriciclaggio, detenzione e cessione di stupefacente e sostituzione di persona. Invece, non essendo state formulate querele di parte, non si procederà per truffa ai danni dei fedeli, accusa che riguardava l’impiego dei denari offerti dalle persone alla chiesa.

Quattro giovani escort, con cui Morini, fingendosi facoltoso magistrato, aveva intrattenuto rapporti, si sono costituite parte civile. Don Euro finì in uno scandalo (anche mediatico grazie ad un servizio televisivo della trasmissione Le Iene) che riguardò la frequentazione di giovani escort, utilizzo di stupefacente in lussuosi hotel, cene, viaggi, trattamenti estetici in costose spa, ampia disponibilità di contanti, fino a 8.000 euro, per le spese quotidiane, e un tenore di vita molto lontano da quello misurato e consono a un parroco.

Nella stessa vicenda, al parroco fu sequestrato un conto corrente di 700.000 euro e diamanti per 120.000 euro. E’ imputato anche di estorsione poiché, secondo l’accusa, avrebbe costretto vari soggetti a dargli denaro tra cui il vescovo Giovanni Santucci per evitare di far emergere un fantomatico dossier sugli scandali della diocesi (peraltro mai ritrovato dai carabinieri). E’ accusato anche di autoriciclaggio per aver comprato un immobile con 300mila euro e averlo poco dopo rivenduto a 250mila: secondo l’accusa fu una manovra per “ripulire un po’ di denaro di dubbia provenienza”.

Sono state sentite le prime testimonianze nella prima udienza del processo. Uno degli investigatori dei carabinieri, maresciallo Alessandro Schiffini, ha ricordato che don Euro “chiedeva somme di denaro alle famiglie per aiutare bambini gravemente malati che avevano bisogno di cure costose cure” e “sistematicamente a Pasqua e Natale mandava alcuni suoi fidati a ritirare donazioni in denaro di aziende e industriali, specie del marmo, che consegnavano assegni o contante che poi lui utilizzava per sé”.

Inoltre, risulterebbe, sempre secondo il teste, una cospicua somma di denaro donata dal Comune di Carrara per il rifacimento del campo da calcio di una parrocchia, mai fatto. “In 10 anni abbiamo documentato un flusso di denaro dal suo conto pari a circa 5 milioni di euro”, è stato detto.

Il maresciallo ha ricostruito anche i rapporti che Morini aveva con il vescovo Giovanni Santucci: “Dalle intercettazioni telefoniche – ha detto in aula – risulta che il prete, dopo essere stato messo in quiescenza dal vescovo per gli scandali tirati fuori dalla trasmissione Le Iene, avesse chiesto ‘un alloggio lontano dalla Curia, aiuti economici per pagare le bollette e un incarico di prestigio’ quando la storia si fosse sgonfiata. Le indagini portarono poi a scoprire che la diocesi di Massa Carrara comprò nell’ottobre 2015 un appartamento a Marina di Massa dove Morini andò a vivere, in particolare durante i mesi dello scandalo sollevato dalle Iene, e dove tutt’ora vive”.

Lo stesso investigatore dell’Arma ha riferito che pure “la colf di don Morini veniva pagata in nero direttamente dal vescovo monsignor Giovanni Santucci con 800 euro al mese” e che “la diocesi di Massa Carrara comprò un appartamento a Marina di Massa dove Morini andò a vivere; le utenze furono intestate alla Curia e la domestica veniva pagata dal vescovo. Ci sono intercettazioni telefoniche in cui i due si accordano proprio sulla cifra da corrispondere alla colf, ovvero gli 800 euro al mese, da dividere in 200 euro ogni settimana. Dalle indagini risulta che ogni settimana i 200 euro venivano inseriti in una busta che veniva consegnata dal vescovo al suo segretario personale, che poi la portava direttamente a casa di don Morini per pagare la colf. Durante una perquisizione è stata ritrovata una delle buste con dentro il denaro ancora da consegnare alla colf”.

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