Certaldo è il Comune più ‘riciclone’ della Toscana

Certaldo è il Comune con 15mila abitanti che in Toscana nel 2021 ha raggiunto la percentuale di raccolta differenziata più alta, con una quota dell’86% e una produzione pro capite di rifiuti indifferenziati di 55 kg annui per abitante.

Una quota dell’86% e una produzione pro capite di rifiuti indifferenziati di 55 kg annui per abitante. per il terzo anno consecutivo Certaldo, in provincia di Firenze, Firenze si aggiudica il titolo di Comune più ‘riciclone’ della Toscana, tra le realtà sopra i 15mila abitanti. Seguono in graduatoria Fucecchio (Firenze), con l’84,6% e Monsummano Terme (Pistoia) con una quota dell’85,4%.

Il riconoscimento da parte di Legambiente, che ogni anno premia le comunità locali, amministratori e cittadini, che hanno ottenuto i migliori risultati nella gestione dei rifiuti. riguarda le raccolte differenziate avviate al riciclaggio, ma anche acquisti di beni, opere e servizi, che hanno valorizzato i materiali recuperati da raccolta differenziata. “Siamo felici di aver ricevuto ancora una volta questo riconoscimento, che è la conferma del lavoro di tutta la comunità nella raccolta differenziata – dice il sindaco del Comune di Certaldo Giacomo Cucini -. È un risultato importante e non scontato, che ha ancora più valore considerati i dati nazionali sulla pandemia”.

Dai dati emersi nell’edizione del 2022, che riguardano il 2021, insieme con Certaldo sono ben 590 in tutta Italia i Comuni ‘rifiuti free’, che hanno quindi una produzione pro-capite di rifiuti avviati allo smaltimento inferiore ai 75kg. Sono invece diminuiti i Comuni virtuosi, complici gli effetti della pandemia che hanno costretto a conferire nell’indifferenziato tutti i rifiuti prodotti dai contagiati, portando alla diminuzione della percentuale di raccolta differenziata, e all’aumento della produzione pro-capite di rifiuto da avviare a smaltimento.

🎧Lastra a Signa: il nuovo ponte sull’Arno ‘non s’ha da fare’. La denuncia di Italia Nostra e Legambiente

Lastra a Signa – Italia Nostra e Legambiente affermano che il nuovo ponte sull’Arno deturpa due parchi e non risolve il problema del traffico. Assemblea pubblica giovedì 28 a Signa.

Il nuovo ponte di Lastra a Signa, con un tracciato complessivo di poco meno di tre chilometri (di cui 900 metri in viadotto), suscita molte perplessità sia dal punto di vista ambientale che tecnico. Un’opera considerata strategica per la Piana, da Regione Toscana, su cui è pronta a investire non meno di 50 mlioni (49,5 per l’esattezza). Secondo l’associazione ‘Italia Nostra’  e ‘Legambiente’ ci sono, però, innumerevoli contraddizioni presenti nel Verbale della conferenza di servizi che si è tenuta il 10 marzo 2022. La conferenza dei servizi deve valutare la compatibilità ambientale del progetto, ma ancora non c’è stata nessuna decisione. L’incidenza sull’area protetta della rete ‘Natura 2000’, a Signa, dove vivono uccelli e pipistrelli e altre specie tutelate, è stata giudicata negativa dal ‘Settore tutela della natura e del mare’, che, alla riunione di marzo, ha parlato di “un’elevata probabilità che si presentino problemi di impatto di animali protetti coi veicoli di grande ingombro” e più in generale “incidenze negative significative rispetto agli obiettivi di conservazione e mantenimento dell’integrità del sito”.

Il Ponte della disputa passerebbe sopra i due parchi a Lastra a Signa: quello Fluviale e I Renai. Una struttura alta 25 metri che andrebbe a sovrapporsi alla già esistente ferrovia. Un impatto ambientale che non sarebbe sostenibile e che, secondo le associazioni ambientaliste, non risolverebbe neanche il problema del traffico. Infatti, con questo progetto arriverebbero dalla Fi-Pi-Li i mezzi pesanti che dovrebbero passare poi da Via Arte Della Paglia fino a Indicatore. Un tratto di strada non adatto ai mezzi pesanti, avendo sul proprio tracciato sette rotonde.  A livello ambientale sarebbero colpiti gli animali protetti del parco.

L’alternativa, secondo le associazioni ambientaliste, c’è. Si tratta della cosiddetta Variante Fuorilago che eviterebbe, appunto, sia il Parco Fluviale di Lastra che il Parco de I Renai, con un impatto strutturale minore, avendo un altezza più bassa rispetto ai 25 metri della proposta attuale. La dirigente del settore Via, l’architetto Carla Chiodini ha lasciato ancora aperta la partita, dando tempo fino al 30 aprile a Regione Toscana di modificare il progetto. La stessa conferenza dei servizi ipotizza che “qualora, nonostante le valutazioni negative d’incidenza sul sito, si intenda comunque realizzare l’intervento”, si devono verificare alcune condizioni. Tre, in particolare: “l’attestata mancanza di soluzioni alternative possibili”, la “sussistenza di motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale ed economica” e l’”adozione di ogni misura compensativa necessaria a garantire la coerenza globale della rete natura 2000

Il 5 maggio è prevista una nuova riunione ’Via’ per superare le criticità presenti. Ma il fronte ’verde’  ha convocato un’assemblea per giovedì 28 aprile allo Stadio Del Bisenzio a Signa, alle ore 21.15. Assemblea che servirà a mostrare l’alternativa al nuovo ponte e a sensibilizzare la cittadinanza sul tema.

In Podcast l’intervista a Carlo Moscardini, presidente del Circolo Legambiente ‘Diladdarno’, a cura di Lorenzo Braccini. 

“Costose e pericolose”: Legambiente boccia ipotesi dighe Elba

Costruire una diga nel territorio di Pomonte, una frazione di Marciana, all’isola d’Elba (Livorno), “non solo sarebbe costosissimo, ma anche pericolosissimo”. E’ quanto sostiene Legambiente

L’associazione ambientalista critica le  recenti affermazioni del sindaco di Campo nell’Elba Davide Montauti per soluzioni che possano sopperire alle criticità di approvvigionamento dell’isola. “Sono passati poco più di 31 anni – ricorda Legambiente  – dal 16 ottobre 1990, quando lungo i crinali de Le Mure si staccò una frana che creò nella Valle di Pomonte una vera diga di detriti lungo il corso principale del Fosso. Poi la diga crollò e una massa di acqua, fango e blocchi di granito precipitò a valle, spianando orti, vigne, ponti e ponticelli, allagando case e magazzini, in particolare quelli della piana alluvionale”.

La valle, ricorda Legambiente, in cui scorre uno degli ultimi fossi elbani semi-perenni, “è incisa nel granito e si tratta di un granito cipollato, che acqua e gelo hanno suddiviso in blocchi e lastre fortemente instabili lungo i versanti, definendo un territorio ad elevato rischio idrogeologico ed idraulico. I potenti accumuli di frana che si estendono ai piedi dei versanti e la stessa piana alluvionale terrazzata presente alla foce del Fosso di Pomonte sono fra i segni più evidenti di un paesaggio geomorfologico fortemente attivo ed in evoluzione dinamica, attivissima e persistente, un’instabilità come dimostrano le continue frane che a volte costringono alla chiusura della strada provinciale”.

“La diga di Pomonte, così come quelle di Patresi o addirittura di Sant’Andrea o di Valle Buia -conclude Legambiente-  sono antiche ipotesi, già a loro tempo tramontate a causa dell’insicurezza, dell’impatto ambientale e dei costi, e riproporle oggi, con i vincoli idrogeologici e sismici in atto, appare proprio fuori dal mondo e rischierebbe di trasformare quelle dighe in tanti futuri Vajont, come ha drammaticamente dimostrato la frana di Pomonte di più di 30 anni fa”.

 

Discariche lungo sentieri della ‘Grande traversata elbana’

Portoferraio, Isola d’Elba, sono 96 le discariche abusive e punti di abbandono di rifiuti censite lungo ‘la Grande traversata elbana’ (Gte), itinerario naturale che attraversa l’isola da est ad ovest, 40 delle quali sono all’interno del Parco nazionale Arcipelago toscano.

Lo rendono noto Cai, Legambiente e Italia Nostra che un anno fa avevano lanciato l’allarme. Le discariche, spiegano in una nota, contengono sia rifiuti non pericolosi (urbani e ingombranti e sfalci di vegetazione), che pericolosi (Eternit, guaine bituminose, ecc,), oltre a veicoli abbandonati, inerti e altro materiale edile.

Si aggiungono poi innumerevoli micro-discariche ai bordi delle strade provinciali e comunali asfaltate che non sono state incluse nel censimento ma che hanno bisogno di un intervento radicale iniziale e poi di un’opera di pulizia costante.

Per le associazioni ambientaliste “quanto censito è probabilmente solo una parte, la più evidente, di quanto è stato gettato nei boschi e lungo le coste elbane. Ora, concluso il censimento, è arrivato davvero il momento che le istituzioni facciano quanto promesso un anno fa e diano il via a un grande progetto di bonifica, prevenzione e informazione per cancellare questa vergogna che sfregia il territorio della nostra isola”.

“E’ l’ora di mettere fine a questa vergogna – osservano ancora -. E’ ormai urgentemente necessaria una imponente attività di ripristino ambientale che sia il risultato di accordi tra Amministrazioni comunali, Ente parco e la Gestione associata del turismo, affinché anche in base alla previsione normativa, parte delle risorse derivanti dal contributo di sbarco, siano destinate a finanziare i costi delle bonifica”.

Legambiente: “Necessario fermare ampliamento discarica di Peccioli”

Peccioli, in provincia di Pisa, il direttivo di Legambiente Valdera, in un comunicato stampa diffuso domenica sera, si oppone al “raddoppio della discarica pecciolese”, progetto del comune di Peccioli sostenuto dalla Regione Toscana.

“Una quantità di 5,5 milioni di metri cubi di rifiuti, una vera e propria montagna, è destinata a essere collocata in Val d’Era – si legge nel comunicato di Legambiente – a seguito del progetto del comune di Peccioli sostenuto dalla Regione, di aumento volumetrico della discarica di Legoli”.

“È sostanzialmente il raddoppio dell’attuale discarica – si spiega nel comunicato di Legambiente – un incremento che per i decenni a venire conferma la Valdera e la parte meridionale della provincia di Pisa come il principale sito di smaltimento di rifiuti della Regione”.

“Poco più del 3% del territorio regionale in cui sono stati smaltiti finora il 50% dei rifiuti urbani e speciali dell’intera Regione manterrà in futuro questo ruolo, anche a seguito degli ampliamenti di altri impianti – descrive la situazione Legambiente – volumi meno imponenti rispetto a quello di Peccioli ma che sommati fra loro continueranno a fare della Valdera la destinazione finale di quello che l’economia circolare e la transizione ecologica non riusciranno a recuperare: amianto a Chianni, rifiuti urbani e speciali a Gello e a Scapigliato (nel comune di Rosignano ma vicino a Santa Luce), senza dimenticare l’ampliamento della discarica di Bulera nel comune di Pomarance, che ‘ospita’ rifiuti industriali e pericolosi con un grande via vai di Tir sulle strade della Valdera e della Val di Cecina”.

“Non di secondaria importanza inoltre i cospicui smaltimenti illegali, in alcuni comuni della Valdera, di fanghi di depurazione e di Keu (derivato dai fanghi conciari), al centro di indagini e azioni giudiziarie”.

Ora, prosegue la nota, “a ridosso delle festività e in un clima di preoccupazione per gli sviluppi dell’epidemia di Covid, la notizia del raddoppio della discarica pecciolese rischia di passare inosservata: a metà gennaio scadono i termini per presentare osservazioni sull’ampliamento, in un contesto che vede la Toscana carente di un Piano Regionale sui rifiuti. Piano in realtà in fase di elaborazione, ma curiosamente anticipato da tutti gli ampliamenti citati, di cui quello della discarica di Legoli è il più importante”. “Noi – conclude Legambiente – crediamo che sia necessario fermare questo nuovo ampliamento in attesa del Piano Regionale, che dovrà assumere il compito di gestire i rifiuti con priorità nei territori in cui vengono prodotti e che punti al massimo recupero delle risorse disincentivando i processi industriali ad alta produzione di rifiuti”.

“Questa ‘politica dei rifiuti’ – prosegue la nota di Legambiente – basata sull’ampliamento delle discariche esistenti, sostenuta da alcune amministrazioni locali e dalla Regione, che anticipa e condiziona l’elaborazione del Piano Regionale, che effetto avrà sull’altra Valdera, quella delle produzioni agricole di qualità, del turismo e dell’artigianato? Quella di tante imprese e di lavoratori che puntano sullo sviluppo locale e sulle qualità del territorio? E che ne sarà di tutte queste discariche per le quali – sebbene si cerchi oltre i limiti ad allungarne la vita per anni e anni – prima o poi arriverà il momento della dismissione?”.

“Siamo sicuri che si siano accantonate tutte le risorse economiche e le fidejussioni necessarie per gestire il post-mortem di queste ‘bombe ecologiche’, senza lasciarne in eredità il pesante fardello a figli e nipoti? Proprio sulla discarica Belvedere di Legoli – conclude Legambiente – non sono mai state rese note le fidejussioni accantonate”.

🎧 “Qualcuno la raccoglierà”: nel WE torna Puliamo il Mondo

‘Puliamo il Mondo’ 2021, dal 24 al 26 settembre l’edizione numero 29. Oggi la presentazione a Firenze con il presidente della Regione Giani e di Legambiente Ferruzza

Torna anche in Toscana, per il ventinovesimo anno consecutivo, ‘Puliamo il Mondo’, l’iniziativa organizzata e promossa da Legambiente (grazie anche al patrocinio e al contributo della Regione). L’appuntamento è dal 24 al 26 settembre con i primi appuntamenti. La campagna proseguirà ad ottobre con un calendario fitto di iniziative. Tema dell’edizione 2021, ‘Qualcuno la raccoglierà’. Oggi la presentazione a Palazzo Strozzi Sacrati, con il presidente Eugenio Giani e quello di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza.

“Un’iniziativa che ha sempre visto la Toscana recitare un ruolo da protagonista – ha detto il presidente Giani -, che più volte è risultata la regione dove la raccolta dei rifiuti, nel corso dell’evento organizzato da Legambiente, è stata la più consistente, un’occasione per tutti di darsi da fare per mantenere pulito il proprio territorio e di sentirsi parte attiva della propria comunità per tutelare uno dei beni più preziosi. Quest’anno saranno 110 i Comuni che hanno dato la propria adesione. Ringrazio Legambiente, per questa e per le altre iniziative a cui la Regione ha deciso di aderire, come Goletta Verde o l’appuntamento che ogni anno si tiene a Rispescia, a riprova di una visione comune rispetto ad un tema così importante come quello legato alla salvaguardia dell’ambiente”.

Soddisfatto anche il presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza. “Un’edizione record quella che stiamo per vivere: 150 gli enti che hanno aderito, di cui 110 Comuni, un vero e proprio primato nazionale, nessun’altra Regione ha saputo far meglio. Questo è un dato che ci riempie di orgoglio e che allo stesso tempo ci responsabilizza e che ci fa ben sperare per il futuro, rispetto al valore pedagogico di questa iniziativa che deve abbracciare anche il resto dell’anno, incentivando alla cura e al decoro dell’ambiente che ci circonda. ‘Puliamo il Mondo’, oltre all’azione di ripulitura che coinvolgerà anche nel mese di ottobre tanti luoghi, lungo fiumi e corsi d’acqua minori, strade, parchi, giardini, è una grande festa del volontariato, una delle più grandi al mondo”.

 

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