Mobilità, Legambiente:  a Firenze troppe auto private

A Firenze 550 veicoli ogni 1000 abitanti, più di un’auto ogni due persone. Legambiente promuove invece la rete tranviaria

Un’auto ogni due persone, ben più di una a famiglia dunque: a Firenze, secondo i dati diffusi da Legambiente, si contano  550 veicoli ogni 1000 abitanti. In Toscana  si parla addirittura  di 719 auto private ogni 1000 abitanti, in continua crescita secondo i tassi di motorizzazione al 2022. La media nazionale è di 666 veicoli ogni 1000 abitanti, molto alta rispetto agli altri paesi europei, il 30% in più rispetto alla media di Francia, Germania e Spagna che implica pesanti conseguenze per l’inquinamento atmosferico.

Legambiente promuove invece  la rete tranviaria di Firenze e i lavori per le nuove linee.

E’ quanto emerge dai dati del report “Pendolaria -Speciale aree urbane” .  Per quanto riguarda la linea tranviaria di Firenze, il servizio totale, una volta ultimati i lavori, avrà una lunghezza complessiva di 27,3 km per un costo approssimativo di 1 miliardo di euro. I lavori sono stati finanziati con fondi stanziati precedentemente, a tal proposito il report di Legambiente denuncia l’inadeguatezza della legge di Bilancio 2024 per rispondere alla sfida della mobilità del futuro. Per la prima volta dal 2017, non sono previsti fondi né per il trasporto rapido di massa (il cui fondo è stato definanziato) né per la ciclabilità e la mobilità dolce, né per il rifinanziamento del fondo destinato alla copertura del caro materiali per i progetti finanziati e neanche per il fondo di progettazione.

“Il report Pendolaria mostra come Firenze, con la realizzazione in corso della rete tramviaria, sia positivamente in controtendenza rispetto alla staticità nazionale e regionale sulle infrastrutture per la mobilità urbana su ferro, – sottolinea Lorenzo Cecchi, responsabile mobilità sostenibile Legambiente Toscana -. Negli altri capoluoghi toscani mancano investimenti in tal senso, e in alcuni casi si continuano a progettare infrastrutture stradali obsolete e dannose come gli assi viari a Lucca. Ancora troppo alto a Firenze e in gran parte della regione, il dato sul numero di auto in circolazione per abitante”.

Fiaccolata per la pace: già decine le adesioni all’appello di Padre Bernardo

Dal PD, alla CGIL, a Controradio che seguirà la manifestazione in diretta. Aderisce anche la Fondazione padre Ernesto Balducci. “”Se vuoi la pace, prepara la pace” è una delle espressioni più significative del pensiero di padre Balducci – ricorda la presidentessa Grazia Bellini.

“Speriamo davvero che questa occasione veda fianco a fianco le comunità israelitica e islamica in risposta all’appello accorato di Padre Bernardo Gianni, insieme a tanti cittadini. Ogni iniziativa che costruisce ponti di pace è importante, a maggior ragione in una fase drammatica come quella in corso”, ha detto il segretario regionale Emiliano Fossi, annunciando la adesione convinta del Pd della Toscana alla fiaccolata per la pace in Medio Oriente, promossa dall’abate di San Miniato al Monte,  padre Bernardo Gianni a Firenze, per lunedì prossimo..

“Lo sport accolga l’invito di padre Bernardo. Contribuiamo tutti a dare forza al dialogo, in difesa degli innocenti e di quanti hanno perso la vita – dichiara Nicola Armentano, consigliere delegato allo Sport della Città Metropolitana di Firenze – Auspico che anche il mondo dello sport con Coni, Cip, Uisp e enti di promozione accolga l’invito di padre Bernardo per lunedì e possa contribuire a dare forza al dialogo”.

“Noi rispondiamo sì all’appello di padre Bernardo Gianni”, afferma la Fondazione Giovanni Paolo II, che da oltre 25 anni opera con progetti di cooperazione in Medio Oriente, rendendo noto di aderire all’appello di padre Bernardo Gianni di cui “facciamo nostre le sue parole”. Aderisce anche la Fondazione padre Ernesto Balducci. “”Se vuoi la pace, prepara la pace” è una delle espressioni più significative del pensiero di padre Balducci – ricorda la presidentessa Grazia Bellini – Stravolgendo il detto dell’antica Roma, ha indicato nella cancellazione della categoria del “nemico” la via maestra per creare una vera cultura di pace tra gli esseri umani” .

La Cgil aderisce affermando di “partecipare convintamente con le modalità da proposte” da padre Bernardo e dà appuntamento lunedì 23 ottobre a Firenze alle 18.30 al Ponte alle Grazie da dove partirà la fiaccolata. I partecipanti, viene ricordato, senza bandiere, transitano da San Niccolò, rampe fino a piazzale Michelangelo, poi la salita finale per San Miniato al Monte, “dove ci raccoglieremo senza interventi finali (ci sarà unicamente un saluto di padre Bernardo)”.

Adesioni anche di Acli, Libera, Fondazione Giorgio La Pira, Cospe, Legambiente, Controradio, Gruppo Emergency Firenze, Centro Internazionale Studenti e Opera per la Gioventù La Pira, Toscana Impegno Comune, Donne insieme per la pace, Movimento dei Focolari, Associazione piazza San Donato, Empoli per la pace, Associazione Nuova Camaldoli, Pax Christi, Libertà e Giustizia, Testimonianze, Comitato Fermiamo la guerra.

Ecomafia, la Toscana è settima in Italia. Il report di Legambiente

Settima in Italia, scavalcata dalla Lombardia ma sempre seconda tra le cosiddette regioni del Nord. E’ il risultato della Toscana nel consueto report annuale Ecomafia 2022 di Legambiente, presentato a Roma nella Sala della Regina della Camera dei deputati, in un evento insignito della Medaglia del Presidente della Repubblica. Mette in fila dati e numeri sulle illegalità ambientali e sulle ecomafie nella Penisola.

I reati contri l’ambiente contenuti nel report sulle ecomafie restano ben saldi sopra la soglia dei 30.000, esattamente sono 30.686, in lieve crescita rispetto al 2021 (+0,3%), alla media di 84 reati al giorno, 3,5 ogni oraCrescono anche gli illeciti amministrativi che toccano quota 67.030 (con un incremento sul 2021 del +13,1%): sommando queste due voci – reati e illeciti amministrativi – le violazioni delle norme poste a tutela dell’ambiente sfiorano quota 100.000 (97.716 quelle contestate, alla media di 268 al giorno, 11 ogni ora).

I reati

Le filiere principali sulle quali nel 2022 si è registrato il maggior numero di illeciti secondo il report Ecomafia riguardano il ciclo illegale del cemento, i reati contro la fauna e il ciclo dei rifiutiA farla da padrone quelli relativi al cemento illegale, (dall’abusivismo edilizio agli appalti) che ammontano a 12.216, pari al 39,8% del totale, con una crescita del +28,7% rispetto al 2021. Crescono del 26,5% le persone denunciate (ben 12.430), del 97% le ordinanze di custodia cautelare, che sono state 65, addirittura del 298,5% il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative, per oltre 211 milioni di euro. Viene stimato in crescita, da 1,8 a 2 miliardi di euro, anche il business dell’abusivismo edilizio. Seguono i reati contro la fauna con 6.481 illeciti penali (+4,3% rispetto al 2021) e 5.486 persone denunciate (+7,6%). Scende al terzo posto il ciclo illegale dei rifiuti con una riduzione sia del numero di illeciti penali, 5.606, (−33,8%), sia delle persone denunciate (6.087, −41%), ma aumentano le inchieste in cui viene contestata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021).

Secondo il rapporto Ecomafia di Legambiente crescono anche gli illeciti amministrativi (10.591, +21,4%) e in misura leggermente minore le sanzioni, che sono state 10.358, pari al +16,2%. Al quarto posto, dopo il terribile 2021, i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici (5.207, con una riduzione del – 3,3%). In aumento i controlli, le persone denunciate (768, una media di oltre due al giorno, +16,7%) e i sequestri (122, con un +14%). Come sempre, un capitolo a parte viene dedicato all’analisi delle attività di forze dell’ordine e Capitanerie di porto nel settore agroalimentare, che hanno portato all’accertamento di 41.305 reati e illeciti amministrativi. Sul fronte archeomafia, sono 404 i furti d’arte nel 2022.

Infine, a pesare e a preoccupare sul tema ecomafia è il virus della corruzione ambientale – censite da Legambiente dal 1° agosto 2022 al 30 aprile 2023 ben 58 inchieste su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale – il numero e il peso dei Comuni sciolti per mafia (22 quelli analizzati nel Rapporto, a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento di quello di Rende, in provincia di Cosenza), e la crescita dei clan mafiosi: dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti da Legambiente. Il fatturato illegale delle diverse “filiere” analizzate nel Rapporto resta stabile a 8,8 miliardi di euro.  

 La classifica delle Regioni

La Campania si conferma al primo posto per numero di reati contro l’ambiente (ben 4.020, pari al 13,1% del totale nazionale), persone denunciate (3.358), sequestri effettuati (995) e sanzioni amministrative comminate (10.011). Seguita dalla Puglia, che sale di una posizione rispetto al 2021, con 3.054 reatiTerza la Sicilia, con 2.905 reati. Sale al quarto posto il Lazio (2.642 reati), che supera la Calabria, mentre la Lombardia, sesta con 2.141 infrazioni penali e prima regione del Nord, “scavalca” la Toscana, in settima posizione sul fronte ecomafie. Balzo in avanti dell’Emilia-Romagna, che passa dal dodicesimo all’ottavo posto, con 1.468 reati (circa il 35% in più rispetto al 2021). A livello provinciale, Roma con 1.315 illeciti si conferma quella con più reati ambientali. Tra le new entry nel report Ecomafia si segnala la provincia di Livorno, nona in graduatoria, con 565 infrazioni.

“Mai come in questo momento storico – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – si devono alzare le antenne per scovare inquinatori ed ecomafiosi. E bisogna farlo presto, dentro e fuori i confini nazionali, perché stiamo entrando nella fase operativa del PNRR. L’Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, come prevede l’aggiornamento della direttiva sulla tutela dell’ambiente, da approvare entro la fine della legislatura europea, ma soprattutto deve recuperare i ritardi accumulati finora, dando seguito alle dieci proposte inserite nel nostro Rapporto Ecomafia”.

“I numeri, le analisi e le considerazioni che emergono dal nostro rapporto Ecomafia – spiega Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità Legambiente – anche grazie ai diversi contributi raccolti, confermano il lavoro importante svolto da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, enti di controllo e magistratura. E dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Accade purtroppo spesso il contrario: deregulation, come quelle inserite nel nuovo Codice degli appalti, invece di semplificazioni; condoni edilizi più o meno mascherati, invece di ruspe”.

Gli effetti della legge 68/2015 sulle ecomafie

Nel 2022 le forze dell’ordine e le Capitanerie di porto hanno applicato per 637 volte i delitti contro l’ambiente, inseriti nel Codice penale grazie alla legge 68 del 2015, portando alla denuncia di 1.289 persone e a 56 arresti. Sono stati 115 i beni sottoposti a sequestro per un valore complessivo di 333.623.900 euro, in netta crescita rispetto ai 227 milioni di euro sequestrati l’anno prima. Il delitto più contestato è stato quello di traffico organizzato di rifiuti (art. 452 quaterdecies) con 268 casi contro i 151 nel 2021, seguito da quello di inquinamento ambientale (art. 452 bis) con 64 contestazioni. Dalla loro entrata in vigore a oggi, l’applicazione dei diversi ecoreati è scattata per 5.099 volte.

Gli effetti della legge sui reati contro il patrimonio culturale, approvata nel 2022: Aumentano le contestazioni del reato di associazione a delinquere, ben 91 contro le 4 del 2021 e le 2 del 2020. Torna a crescere il dato relativo alle persone arrestate (13 contro le 4 del 2021) e viene alla luce un numero maggiore di scavi clandestini: 66 quelli scoperti dalle forze dell’ordine, in particolare il Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale.

Legambiente: “In Toscana il 51% dell’energia elettrica viene dalle rinnovabili”

Oltre la metà dell’energia elettrica in Toscana proviene da fonti rinnovabili. A dirlo è Legambiente, che proprio oggi ha diffuso dati relativi all’ultimo rapporto Comuni rinnovabili, sullo stato dell’arte della decarbonizzazione e il passaggio alle fonti rinnovabili. La percentuale è del 51%.

La Toscana, secondo Legambiente, fa meglio di altre regioni italiane. Nel 2021 (grazie al contributo del 33% dovuto alla geotermia) la produzione da rinnovabili è stata di 8.532 Gwh, pari al 51 % del totale dell’energia elettrica prodotta sul territorio regionale. Sono 272 i comuni in cui è presente almeno un impianto fotovoltaico su edifici residenziali o aziendali, sui tetti di enti pubblici o privati, sospesi o a terra. Sono invece 60 i comuni in cui è presente almeno un impianto di eolico, tra grande e minieolico, 69 i comuni in cui è presente il mini-idroelettrico.

Infine, sono 93 i comuni in cui è presente almeno un impianto da bioenergie, che sia da biomasse solide, liquide o gassose per la produzione non solo di energia elettrica ma anche termica. Inoltre, i comuni che possiamo definire 100% rinnovabili elettrici che nel 2022 sono 113 pari al 41,5 % del totale dei comuni presenti nella regione. Una buona percentuale che rende la Toscana, sempre secondo Legambiente, superiore a molte altre regioni italiane sotto questo punto di vista.

“Con l’emanazione della direttiva europea Red II dobbiamo cambiare marcia e anche atteggiamento – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana e responsabile nazionale paesaggio per il cigno verde – perché la co-pianificazione tra Ministeri (MiC e Mase) e tra Governo e Regioni dovrebbe nel prossimo lustro produrre linee guida condivise per l’individuazione delle Aree idonee allo sviluppo armonico delle rinnovabili sui territori. Non si tratta di aggredire il paesaggio, semmai di ripararlo, di ricucirlo, di farlo co-evolvere in modo armonico con l’esigenza sacrosanta di decarbonizzare la nostra economia. E questo non potrà avvenire domani, ma dovrà accadere adesso. Subito”

Maltempo, Legambiente: “In Toscana già 8 eventi estremi nel 2023”

La denuncia arriva direttamente da Legambiente. Il maltempo, in questi primi mesi del 2023, ha già creato almeno 8 eventi estremi in Toscana, un numero particolarmente significativo specialmente se pensiamo che siamo ormai a ridosso dell’estate.

In Toscana gli eventi meteorologici estremi sono passati da sei nel 2022 agli otto avvenuti nei primi mesi del 2023, tra bombe d’acqua, grandinate, gelate, trombe d’aria, esondazioni e frane, dalla grandine di aprile in vari luoghi come il Chianti e nel Pisano, all’alluvione più recente in Alto Mugello. Lo evidenzia Legambiente.

“Gli otto eventi estremi che hanno caratterizzato questo semestre meteorologico in Toscana ci dimostrano plasticamente di quanto la frequenza di questi accadimenti sia direttamente ascrivibile all’aggravarsi della crisi climatica – afferma Fausto Ferruzza, presidente regionale di Legambiente – Anche alle nostre latitudini, quindi, abbiamo il dovere di agire su un doppio binario. Da un lato lavorare sull’adattamento e quindi su una maggiore resilienza di città e territori; dall’altro, mettere in campo urgentemente politiche di mitigazione, volte a cambiare radicalmente il modello energetico”.

Secondo Legambiente per aiutare l’ambiente e contrastare la crisi climatica in atto, servono politiche climatiche più ambiziose accompagnate da interventi concreti sia a livello nazionale sia a livello europeo. Da un lato l’Italia deve accelerare il passo approvando il Piano di adattamento climatico di cui il nostro Paese è ancora sprovvisto e prevedendo risorse adeguate; aggiornando entro fine giugno il Pniec; approvando una legge contro il consumo di suolo che l’Italia attende da 11 anni. Tre azioni prioritarie su cui l’Italia ad oggi è in forte ritardo”.

Secondo le stime Legambiente l’Italia “è in forte ritardo” sulla riqualificazione edilizia

Stime di Legambiente mettono in evidenzia il ritardo con il quale l’Italia sta affrontando la transizione energetica e la riqualificazione edilizia, con il superbonus sono stati effettuati interventi solo sul 3,1% del patrimonio.

Secondo le ultime stime disponibili, l’Italia su oltre 12 milioni di patrimonio abitativo ne ha riqualificato, attraverso il superbonus, solo il 3,1%. Questo, come sottolineato da Legambiente nel suo ultimo rapporto “Civico 5.0: Vivere in Classe A”, mostra l’effettivo ritardo dell’Italia sul fronte della riqualificazione edilizia. Nel rapporto viene anche indicata una road map per “far decollare la transizione energetica del settore edilizio residenziale”, in modo che l’Italia arrivi preparata in vista dei prossimi obiettivi europei, centrando anche quelli di decarbonizzazione al 2030 su cui è “in forte ritardo”.

L‘associazione ambientalista ha inoltre osservato che il 3,1% degli edifici che sono stati riqualificati è “una percentuale bassissima che dovrà crescere anche in vista degli impegni che l’Europa potrebbe chiedere con la Direttiva Case green e che per l’Italia significherebbe intervenire in una prima fase, al 2030, su almeno 6,1 milioni di edifici residenziali. Ovvero perlomeno su 871mila edifici l’anno, il 7,2% del patrimonio residenziale. Più del doppio di quanto ha saputo fare il superbonus”.

Sempre secondo Legambiente, all’Italia servirebbe una vera e propria riforma in tema delle politiche sull’efficienza energetica del settore edilizio stabile e duratura nel tempo. La riforma dovrebbe prevedere un sistema di incentivi che guardi ai singoli interventi, ma soprattutto alla riqualificazione complessiva degli edifici e alla prestazione energetica ottenuta dall’intervento. Ma anche il raggiungimento della classe D come minima per avere gli incentivi, l’eliminazione di ogni tecnologia a fonti fossili dal sistema incentivante e introduzione del blocco alle installazioni dal 2025, il ripristino della cessione del credito (che potrebbe essere riservata solo agli interventi di miglioramento energetico e a quelli relativi alla messa in sicurezza sismica) e degli strumenti alternativi.

“È evidente che all’Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – serve con urgenza una nuova e lungimirante politica di efficienza energetica per il settore edilizio che sia al tempo stesso anche una grande politica di welfare per imprese e famiglie”

Exit mobile version