Rapporto Ecomafia: Toscana tra le regione più colpite da ecoreati

Presentato oggi a Palazzo Vecchio il rapporto Ecomafia 2018 sulla criminalità ambientale in Italia. Toscana resta al sesto posto: tra le regioni più colpite nella classifica degli ecoreati.

Il rapporto Ecomafia 2018 ha descritto un boom di sequestri, arresti, denunce e infrazioni accertate. Nonostante nella lotta contro le ecomafie si stia percorrendo la strada giusta con la legge in vigore sugli ecoreati, ci sono ancora molte criticità da affrontare e sanare.

I numeri e le storie del Rapporto Ecomafia 2018 sono stati presentati oggi, nel corso di una conferenza stampa organizzata da Legambiente, che ha visto la partecipazione di Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana, di Nino Morabito, Coordinatore Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, di Don Andrea Bigalli, Referente Regionale di Libera e del Col. Luigi Bartolozzi, Comandante dei Carabinieri Forestale di Firenze.

Nel merito, la Toscana mantiene la posizione più alta in classifica tra le regioni del centro-nord e resta stabile al 6° posto nella classifica nazionale; subito dopo quelle a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio. A parlare ancora una volta sono i numeri: 2.138 infrazioni accertate (corrispondenti al 7,1% sul totale dei reati accertati su scala nazionale). In linea generale, quest’anno si registra un peggioramento nel settore del cemento illegale (sale dal 7° al 6° posto) e in quello dei rifiuti dove, sempre in negativo, sale dal 6° al 4° posto nella classifica italiana. Peggiora lo status toscano anche su archeomafie e incendi dolosi.

Sono questi i primi dati che emergono da Ecomafia 2018, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, edito da Edizioni Ambiente, con il sostegno di Cobat e Novamont, grazie al capillare lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione da Arpat e Forze dell’ordine (in particolare Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza). Un volume che raccoglie i numeri delle illegalità ambientali, quattro nuovi approfondimenti (dedicati allo sfruttamento degli animali da reddito, al mercato degli shopper illegali, all’allarme dell’illegalità nei parchi e alle navi dei veleni) e una serie di best practices promosse da Legambiente; ma soprattutto anche per questa edizione Ecomafia 2018 fa il punto sui risultati che si stanno ottenendo in maniera sempre più sistematica grazie alla legge sugli ecoreati. Il combinato disposto del calo di illeciti e dell’aumento di arresti e denunce è merito dei più efficaci strumenti investigativi grazie al rinnovato impianto legislativo che nel 2015 ha inserito nel codice penale i delitti ambientali (Legge 68/2015).

Rispetto allo scorso anno in Toscana sale il numero di denunce (da 1.484 a 2.222) e di arresti (da 0 a 14) e dei sequestri (da 292 a 412). Legambiente ha raccolto ed elaborato i dati relativi all’applicazione della legge 68/2015 al 31 dicembre 2016 da parte delle Forze di polizia e delle Capitanerie di porto. Nel 2016, grazie alla legge 68, stando alle elaborazioni della nostra associazione, le forze di polizia hanno contestato ben 574 ecoreati, più di uno e mezzo al giorno, denunciando 971 persone fisiche e 43 giuridiche (aziende), emettendo 18 ordinanze di custodia cautelare e sequestrando 133 beni per un valore che sfora i 15 milioni di euro.

Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, ha dichiarato: “Quello che emerge è un quadro di aggravamento della situazione, che non può spiegarsi con la sola motivazione di una robusta (e quindi evidente) azione di contrasto messa in opera da magistrati e forze di polizia. Ci sono dati convergenti in tutte le aree di interesse della criminalità ambientale. Si tratta di un trend in crescita che tocca i rifiuti come il ciclo del cemento, per non parlare degli incendi, per i quali per il 2017 può a buon diritto esser coniato l’epiteto di annus horribilis”.

Per quanto riguarda le attività organizzate di traffico illecito dei rifiuti la nostra regione sale al 4° posto nella classifica nazionale, con cifre a dir poco preoccupanti: 539 infrazioni accertate nel 2017, il 7,4% del totale nazionale; aumentano anche le persone denunciate (779), gli arresti (10) e i sequestri effettuati (218). Su scala provinciale le maggiori criticità si evidenziano nella provincia di Firenze (74 infrazioni accertate, 1,8% su totale nazionale, 101 denunce), seguita da Livorno (41 infrazioni accertate, 1% su totale nazionale, 72 denunce) e da Siena (34 infrazioni accertate, 0,8% su totale nazionale, 48 denunce).

Per quanto riguarda il cemente, quest’anno la Toscana sale dalla settima posizione alla sesta, aumentano anche le infrazioni accertate: da 222 a 251, (il 6,4 % sul totale nazionale), delle persone denunciate (428); diminuiscono invece i sequestri effettuati (da 61 a 50). Su scala provinciale le maggiori criticità si evidenziano nella provincia di Livorno (53 infrazioni accertate, 1,2% su totale nazionale, 62 denunce), seguita da Siena (53 infrazioni accertate, 1,2% su totale nazionale, 76 denunce) e da Firenze (37 infrazioni accertate, 0,9% su totale nazionale, 41 denunce).

Racket degli animali, bracconaggio, commercio illegale di specie protette, allevamenti illegali, pesca di frodo, ma anche (viste le nuove norme) maltrattamento degli animali di affezione. La Toscana, scende al 7° posto della classifica, con 354 infrazioni accertate, con una percentuale sul totale del 5,1%, 318 denunce, 83 sequestri. Nella classifica provinciale dell’illegalità contro la fauna però compare anche Livorno tra le città italiane più colpite dal fenomeno, con 174 infrazioni accertate e ben il 2,9% sul totale nazionale.

Altro anno intenso per le Forze dell’ordine, in particolare per il Nucleo TPC (Tutela del Patrimonio Culturale) dei Carabinieri, per le cosiddette archeomafie. Inquirenti alle prese coi tanti reati commessi ai danni del nostro immenso patrimonio storico-culturale. A presidiare la classifica nazionale, come una delle regioni maggiormente colpite dai ladri di opere d’arte troviamo la Toscana (3° posto, con 85 furti corrispondenti all’11,8% del totale nazionale) che insieme al Lazio e alla Campania guida la classifica delle regioni con il maggior numero di opere trafugate.

Quest’anno sul fronte incendi, la siccità più grave della nostra storia recente ha determinato un’impennata delle statistiche. La Toscana, infatti, sale in negativo di una posizione, dal 5° al 4° posto nella classifica nazionale con ben 576 infrazioni accertate (8,8% sul totale), 98 denunce, 1 arresto e 18 sequestri.

È ancora allarme sugli shopper fuori legge, che inquinano ambiente e mercato, con sacche di illegalità diffuse in tutto il paese. Come ricorda l’Osservatorio ASSOBIOPLASTICHE, in media 60 buste su 100 in circolazione sono assolutamente fuori norma. Serve dunque intensificare i controlli a tutela dell’ecosistema, dei consumatori e del settore industriale della chimica verde. Sono i mercati rionali di ortofrutta e i piccoli negozi al dettaglio a immettere ancora sacchetti del tutto fuori legge. Dai dati resi noti dal Nucleo speciale tutela proprietà intellettuale della Guardia di Finanza e dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri, nel 2017 le sanzioni pecuniarie comminate ammontano a 5 milioni di euro. Per fare due esempi, l’attività del Nucleo speciale tutela proprietà intellettuale della Guardia di finanza ha portato al sequestro di circa 2 milioni di sacchetti di plastica illegali e 2,3 tonnellate di materia prima usata per produrli. A Napoli, nel 2017 la Polizia locale ha provveduto al sequestro di 1,6 milioni di sacchetti, mentre nei primi 5 mesi del 2018 ne ha già sequestrati più di 122.000.

Legambiente propone alcune manovre in risposta a questi dati:

• Mettere in campo una grande operazione di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla Legge 68/2015 che deve essere conosciuta nel dettaglio per sfruttarne appieno le potenzialità.

• Sempre con riferimento alla legge 68 occorrerebbe rimuovere la clausola di invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista sia nella legge sugli ecoreati, che in quella che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente. Allo stesso tempo è necessario completare l’iter di definizione dei decreti attuativi del Ministero dell’ambiente e della presidenza del Consiglio dei ministri per rendere pienamente operativa la Legge 132/2016 che ha riformato il sistema nazionale delle Agenzie per la protezione dell’ambiente (SNPA).

• Semplificare l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive, avocando la responsabilità delle procedure agli organi dello Stato (es. Prefetti), ed esonerando da tale onere i responsabili degli uffici tecnici comunali e, in subordine, soggetti che ricoprono cariche elettive, ovvero i Sindaci.

• Approvare il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo – all’interno dello stesso nuovo Titolo VI bis del Codice Penale – un nuovo articolo che prevede sanzioni veramente efficaci (fino a sei anni di reclusione e multe fino a 150.000 euro) per chi si macchia di tali crimini.

• Suscita perplessità il nuovo istituto giuridico della non punibilità per particolare tenuità dell’offesa introdotto dal Dlgs 16 marzo 2015, n. 28, che soprattutto nel caso dei reati ambientali contravvenzionali rischia di vanificare molti procedimenti aperti. Per scongiurare tale rischio chiediamo che venga quanto meno esclusa l’applicabilità al caso dei reati ambientali.

• Nell’ottica di garantire migliore protezione al nostro patrimonio storico‐culturale, occorre rivedere il quadro normativo, partendo dal dato di fatto che, se si esclude il delitto di ricettazione – che è quello che si prova a contestare nei casi più eclatanti e che prevede una sanzione massima di otto anni – il rimanente quadro sanzionatorio in mano agli inquirenti è ancora troppo generoso per i trafficanti. Basterebbe recuperare il lavoro fatto nella passata legislatura, e sollecitato dagli allora ministri competenti Franceschini e Orlando, con la Delega data al Governo per la riforma della disciplina sanzionatoria in materia di reati contro il patrimonio culturale, per arrivare all’approvazione di un nuovo titolo “Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale”: testo che dovrebbe rappresentare un nuovo punto d’inizio per la materia.

• Sul fronte agroalimentare, a nostro avviso, bisognerebbe riprendere la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari della Commissione ministeriale presieduta dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli, che introduceva una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato.

• L’accesso alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, dovrebbe essere gratuita e davvero accessibile. Altrimenti esso rimane un lusso solo per chi se lo può permettere, e tra costoro non ci sono sicuramente le associazioni e i gruppi di cittadini.

• Chiediamo inoltre al parlamento di istituire al più presto le Commissioni d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.

Nino Morabito, coordinatore nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente ha affermato che il fenomeno della criminalità ambientale in Italia “non viene affrontato a nostro avviso ancora adeguatamente”, ma “ci confortano le dichiarazioni del neoministro dell’Ambiente Costa che ritiene importante rafforzare la normativa, varare i decreti attuativi non ancora varati, rimuovere il vincolo dell’invarianza di bilancio.

“Abbiamo proposto delle azioni da fare – ha detto l’esponente di Legambiente – a partire dal rafforzamento di alcuni reati. Il tema dei rifiuti sta beneficiando della legge 68/2015, ma questa legge ha bisogno di essere rafforzata”.


Per quanto riguarda altri ambiti “c’è ancora tantissimo lavoro da fare”, ha aggiunto Morabito, ricordando che, ad esempio, “alle oltre 4.500 infrazioni rilevate dalle Capitanerie di porto corrispondono zero arresti: è indicativo del fatto che manca non la capacità di indagine, ma gli strumenti per bloccare chi aggredisce il nostro mare”.

SEIF, programma del festival internazionale del mare all’Elba

Acqua dell’Elba, azienda da sempre legata ai valori del mare e dell’ambiente, ha organizzato, dal 27 al 29 giugno 2018, SEIF – Sea Essence International Festival – primo festival internazionale dedicato alla salvaguardia e alla valorizzazione del mare e della sua essenza.

“Una salvaguardia e valorizzazione da intendersi non solo come protezione del suo ambiente, della sua biodiversità e delle sue specie ma anche della sua bellezza, della sua storia e del suo contributo alla crescita delle culture e delle società. In definitiva, una salvaguardia e valorizzazione del nostro essere umani”, si legge nel comunicato di presentazione dell’evento che ha ottenuto il patrocinio di: Legambiente, Regione Toscana, Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Università Iulm, Accademia di Belle Arti di Brera.

Tra i relatori si segnalano: il Commissario Karmenu Vella, commissario europeo Ambiente, Affari Marittimi e Pesca (videomessaggio di saluto); Simona Bonafé, europarlamentare, membro titolare della Commissione Ambiente e membro sostituto della Commissione Industria Mare del Parlamento Europeo; Vittorio Bugli, assessore alla presidenza della Regione Toscana, Eleonora Vallone, direttrice artistica di Aqua Film Festival, Tessa Gelisio, volto noto di Canale 5; Mauro Ferraresi, sociologo, saggista e Professore Associato Università IULM Milano, Jacopo Taddei, giovane pluripremiato sassofonista di origini elbane e Maurizio di Maggio, giornalista e speaker Radio Monte Carlo, che sarà anche media partner SEIF.

“Acqua dell’Elba è da sempre impegnata a tutelare e promuovere la bellezza del proprio mare della propria terra. Con questo progetto abbiamo voluto fare un passo in più: spingere verso la tutela e la promozione del mare nella sua più ampia essenza consapevoli che la bellezza delle nostre vite e di quelle dei nostri figli è legata a doppio filo alla tutela del bene per tutti noi più prezioso, ossia l’ambiente e in particolare il mare.”, spiega Fabio Murzi titolare insieme a Chiara Murzi e Marco Turoni di Acqua dell’Elba. I 3 soci, ringraziano Legambiente, Regione Toscana, Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Università IULM e Accademia di Belle Arti di Brera. “Ci auguriamo che l’evento, già da questo primo anno, possa portare valore e generare idee e progetti importanti per l’evento in sé, il territorio e il futuro del mare.”

Nell’occasione delle giornate di SEIF, vi sarà la presentazione del primo Bilancio di Sostenibilità di ACQUA DELL’ELBA, redatto secondo le linee guida GRI, dalla società di consulenza ERNST and YOUNG. Il documento, dal titolo ‘ In viaggio verso la sostenibilità’, elenca tutte le attività che l’azienda ha sostenuto nel tempo a beneficio dell’ambiente, del sociale e del territorio.

La manifestazione, che si terrà a Marciana Marina, antico borgo elbano nel cuore dell’Arcipelago Toscano, vedrà le varie giornate dividersi in tre appuntamenti specifici con attività educative, ludiche, artistiche, scientifiche e divulgative. 

Info:  www.facebook.com/seaessenceinternationalfestivalwww.seaessence.eu.

 

Goletta Verde all’Elba e Marciana Marina diventa la capitale italiana del mare

Goletta Verde, iniziativa di Legambiente, sarà all’isola d’Elba e a Marciana Marina per alcuni giorni a partire da domani, lunedì 25 giugno, dove è previsto un nutrito programma di iniziative e dove la storica imbarcazione ambientalista il 27 giugno inaugurerà ‘Seif Essence International Festival’.

Goletta Verde torna ad ormeggiarsi al Porto e al Moletto del Pesce di Marciana Marina dopo la battaglia e i blitz contro quello che gli ambientalisti definirono il progetto “ecomostro”, ma i problemi da affrontare sono molti e si assommano lungo la costa e al largo di uno dei Paesi più belli della costa toscana: macro e micro plastiche che ormai, anche grazie all’opera di denuncia e divulgazione degli ambientalisti sono diventate un pericolo riconosciuto di cui tutti discutono, la necessità di migliorare la depurazione delle acque reflue per rispettare le Direttive europee e per dare all’economia turistica la massima qualità alla quale l’Elba può ambire, l’erosione costiera e la difesa della fauna di un mare splendido e ancora vibrante di vita, il cui simbolo è ormai la tartaruga marina che nell’estate del 2017 ha nidificato a Marina di campo, tra due affollati stabilimenti balneari, dando vita alla nascita record di 107 piccole tartarughine.

Di tutto questo parleranno Goletta Verde e /SEIF/ e lo faranno con iniziative concrete, a cominciare da Vele Spiegate, i campi di volontariato velici che per tutta l’estate, come già successo nel 2017, partiranno  proprio da Marciana Marina per poi toccare le spiagge più appartate e nascoste dell’Elba e dell’intero Arcipelago Toscano per continuare un lavoro di pulizia e ricerca scientifica che vede coinvolte anche Enea ed Università di Siena.

«La tappa all’Isola d’Elba è come sempre densa di iniziative e suggestioni – spiega il portavoce di Goletta Verde Davide Sabbadin – E quest’anno con /SEIF/ si inaugura, grazie anche alla sensibilità di un’azienda come Acqua dell’Elba, un discorso di grande respiro sul mare, i suoi problemi e le sue meraviglie che potrà continuare anche in futuro. Marciana Marina sarà per qualche giorno la piccola capitale italiana del mare e ringraziamo la Capitaneria di Porto, l’amministrazione comunale, il Circolo della Vela di Marciana Marina, gli altri operatori portuali e la Pro Loco per l’accoglienza e la disponibilità.

Il programma delle giornate sarà molto intenso: si inizia il 25 giugno con il workshop Pelagos Plastic Free organizzato insieme al Santuario Internazionale dei Mammiferi Marini e al quale speriamo di vedere la partecipazione degli amministratori comunali elbani che hanno firmato la Carta del Santuario Pelagos, di ESA e degli operatori del mare; Il 26 giugno prende il via  Vele Spiegate organizzata insieme agli amici di Diversamente Marinai e per la prima volta ci saranno interventi in tutte le spiagge di un singolo Comune; il 27 giugno ci sarà la presentazione degli attesi dati sui prelievi realizzati dai tecnici di Goletta Verde in Toscana. Ma durante le tre giornate di permanenza di Goletta Verde a Marciana Marina ci saranno anche momenti di convivialità, giochi per i bambini, visite alla Goletta Verde. Insomma, ci sarà da discutere e riflettere, ma anche da divertirsi, anche nei giorni successivi con le iniziative di /SEIF/»: tre giorni di giochi, dibattiti, spettacoli organizzati da Acqua dell’Elba con il patrocinio di Legambiente, Accademia delle Belle Arti di Brera, Università IULM, Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Regione Toscana e che vede come Media Partner Radio Montecarlo.

Legambiente e UniSi analizzano sostanze su rifiuti plastici nel mare italiano

Il rischio delle plastiche in mare non è legato solo agli effetti che hanno sulla fauna marina, ma soprattutto al fatto che possono anche veicolare sostanze tossiche che vi si accumulano sopra.

Questa la principale conferma che arriva dallo studio sperimentale realizzato da Legambiente, in collaborazione con l’Università di Siena – progetto Plastic Busters, sui rifiuti di plastica galleggianti in mare e sulle sostanze contaminanti come organoclorurati e mercurio. I risultati dello studio sono stati diffusi oggi, alla vigilia della Giornata mondiale degli oceani.

Lo studio, primo nel Mediterraneo, apre la riflessione su un tema nuovo, anche alla luce degli effetti sulla catena alimentare legati all’ingestione delle plastiche in mare.
I risultati, seppure preliminari, tracciano una quadro complessivo poco roseo per il mare italiano.

Il dato più importante che emerge riguarda la presenza di sostanze inquinanti: su tutti i campioni analizzati sono presenti contaminanti come mercurio, policlorobifenili (PCB), DDT ed esaclorobenzene (HCB).

Il campionamento ha riguardato una sola tipologia di plastiche galleggianti le “sheetlike user plastic” (buste, fogli e teli), che rappresentano la frazione più abbondante del marine litter. A confermarlo anche i dati raccolti da Goletta Verde nel 2017, durante la navigazione lungo le coste italiane, affiancata dai ricercatori del progetto MEDSEALITTER che prevede la sperimentazione di metodologie per l’osservazione dei rifiuti galleggianti, con l’obiettivo di sviluppare protocolli comuni per la quantificazione del marine litter.

Buste, teli e fogli di plastica, costituiscono il 65% dei rifiuti galleggianti monitorati e avvistati nel 2017 dall’imbarcazione ambientalista. Il 25% di questi è stato trovato nell’Adriatico centrale.

Spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente: “I dati dimostrano con evidenza che il rischio connesso con i rifiuti plastici presenti nell’ambiente marino non deriva solo dalla loro presenza, ma anche e soprattutto dal fatto che fanno da catalizzatori di sostanze tossiche che finiscono poi nell’ecosistema marino, fino al rischio di entrare nella catena alimentare. Purtroppo, la cattiva gestione dei rifiuti a monte e la maladepurazione restano la principale causa del fenomeno del marine litter”.

I rifiuti analizzati dai ricercatori dell’Università di Siena sono stati raccolti e campionati da Goletta Verde di Legambiente l’estate scorsa durante la navigazione lungo la Penisola. Per ogni campione, l’equipaggio dell’imbarcazione ambientalista ha preso la posizione GPS, scattato foto, compilato una scheda di campionamento, ed eseguito una procedura di raccolta e conservazione come previsto dal protocollo indicato dell’Università di Siena.

 

Occhi sulla plastica in mare al Santuario dei Cetacei.

Santuario dei cetacei. Occhi puntati sulla Plastisfera, veicolo di prodotti chimici tossici e di microbi potenzialmente invasivi e dannosi per le specie marine.Legambiente e Expédition MED presentano: Pelagos plastic free, progetto mirato al monitoraggio e alla riduzione dei rifiuti plastici nel Santuario Pelagos. Parla il Responsabile nazionale Mare di Legambiente.

Arcipelago Pulito: i pescatori toglieranno le plastiche dal mare

Accadrà a Livorno e il braccio di mare interessato è quello tra la città labronica e la costa grossetana, con il progetto sperimentale “Arcipelago Pulito”  al centro di un protocollo d’intesa siglato oggi tra la Regione Toscana, il Ministero dell’ambiente, l’Unicoop Firenze, Legambiente, l’Autorità portuale del Mar Tirreno Settentrionale, Labromare che è la concessionaria per il porto di Livorno per la pulizia degli specchi acquei portuali, la Direzione marittima della Toscana, l’azienda di raccolta dei rifiuti Revet e la cooperativa di pescatori Cft.

L’accordo, che riguarda i trecento chilometri quadrati di mare tra Livorno e Grosseto, nel cuore dell’Arcipelago toscano e del Santuario dei cetacei, avrà inizialmente una durata di sei mesi e chiude un cerchio al momento interrotto. Fino a ieri infatti i pescatori toscani erano costretti a ributtare in acqua i rifiuti in plastica pescati durante l’attività ittica: la legge, per quanto assurdo possa sembrare, li rendeva produttori di rifiuti se li avessero condotti a riva. Da domani invece avranno l’opportunità di portarli in porto, destinarli al riciclo e così contribuire a liberare l’ambiente marino dalle plastiche.

Quello dell’immondizia del mare è un problema grave e globale: si stima che nel mondo ogni anno si producano 280 milioni di tonnellate di plastica, nel 2050 saranno il doppio e una parte non trascurabile finisce nelle acque marine, con danni incalcolabili per flora e fauna. Il Mediterraneo è particolarmente esposto al pericolo, visto che si tratta di una mare semichiuso in cui sboccano numerosi fiumi che trasportano anche tanti rifiuti; si pensa che siano almeno 250 miliardi i frammenti di plastica al suo interno e alcuni studi fatti sul mar Tirreno ci dicono che il 95 per cento dei rifiuti galleggianti avvistati, più grandi di venticinque centimetri, siano di plastica, il 41 per cento di questi costituiti da buste e frammenti. Statisticamente si trovano più di tredici di questi grandi rifiuti ogni chilometro quadrato – in alcuni bracci di mare possono arrivare ad essere anche tre volte tanto – e molti rimangono per l’appunto impigliati nelle reti dei pescatori.

Con l’intesa di oggi i rifiuti non solo saranno portati a riva e stoccati per essere poi trattati. Il progetto avrà un valore anche scientifico – servirà infatti a raccogliere ulteriori dati sulle plastiche disperse in mare -, aiuterà a facilitare la messa a regime di un sistema oggi non regolato affinché diventi qualcosa di strutturale e si accompagnerà ad un’opera di sensibilizzazione verso i cittadini e consumatori, per agire anche a monte sulla catena che porta a disperdere rifiuti in mare. Tutto è nato da un suggerimento della Fondazione  Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, nel salernitano, ucciso dalla criminalità organizzata nel 2010. Lo ricorda lo stesso presidente della Toscana: un’iniziativa semplice, ma è così che si risolvono a volte i grandi problemi.  Quell’idea ha poi trovato sponda, sottolinea l’assessore alla presidenza, nel lavoro  che la Regione sta portando avanti sul tema dell’economia collaborativa e circolare: un lavoro dove tutela dei beni comuni, impegno attivo per l’ambiente, sostegno alla competitività toscana e alle produzioni locali sono parole d’ordine che si ripetono su più fronti. Con questo progetto la collettività si fa carico del mare, il pescato acquista più valore e sulle tavole alla fine, con acque nel tempo più pulite, arriverà anche un prodotto migliore e più sicuro.Si parte a marzo con la formazione dei pescatori e tra la primavera e l’estate poi in mare, per sei mesi appunto. All’inizio saranno coinvolte imbarcazioni di grandi dimensioni, una decina.Successivamente potrebbero essere utilizzate però anche le barche più piccole delle ventiquattro in forza alla cooperativa.  Su ciascuna sarà installato un contenitore, separato, dove stivare i rifiuti.  Ad ogni uscita le imbarcazioni che fanno pesca a strascico e raccolgono grandi quantitativi di plastiche le porteranno così in porto, dove saranno ammassate in un’area ben determinata (già individuata), analizzate e classificate da tecnici per poi essere destinate al riciclaggio o allo smaltimento. L’esperimento interessa Livorno ma nel prosieguo potrebbe essere replicato altrove: a Piombino, l’isola d’Elba e Capraia, ha sottolineato l’Autorità portuale, ma anche in altrove. L’interesse e coinvolgimento del Ministero potrebbe farne anche una buona pratica nazionale.

Unicoop Firenze partecipa con un contributo specifico destinato ai pescatori per il servizio svolto, che poi sono gli stessi che forniscono parte del pescato che si trova nei punti vendita della cooperativa: in particolare Unicoop Firenze ha deciso infatti di mettere a disposizione del progetto il centesimo che soci e clienti, per legge, dall’inizio dell’anno devono pagare per le buste in mater-b dell’ortofrutta. L’inquinamento della cooperativa contro l’inquinamento dalla plastica arriva del resto da lontano. Era il 2009 quando i sacchetti biodegradabili hanno sostituito le buste tradizionali alla cassa, prima che lo imponesse una legge. Il mater-B per l’ortofrutta è arrivato invece nel 2012, esteso nel 2014 a tutti i punti vendita. Anche i clienti sono attenti all’ambiente: oggi il 70 per cento ha imparato a utilizzare le buste riutilizzabili. Scelte ecosostenibili che hanno permesso in dieci anni di produrre 4.900 tonnellate in meno di rifiuti di plastica e emettere in atmosfera tremila tonnellate in meno di anidride carbonica.

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