Migranti, Bugli: “In Toscana ci sono 542 strutture e 6mila posti letto”

“I dati al 31 agosto dicono che in Toscana ci sono 107 gestori, 542 strutture e circa 6mila posti letto, per una media di circa 11 posti letto per ogni struttura. Il tema dell’accoglienza diffusa in base a questi dati è dunque rispettato”, così ha dichiarato l’assessore regionale al Bilancio, Vittorio Bugli, rispondendo a un’interrogazione in Consiglio regionale presentata da Jacopo Alberti (Lega) sul sistema dell’accoglienza migranti in Toscana.

Bugli ha precisato che la Regione Toscana non è la titolare della gestione delle strutture per richiedenti asilo perchè sono di competenza statale. Le procedure di evidenza pubblica per reperire le strutture e i soggetti gestori è dunque compito esclusivo delle prefetture. I contratti di affidamento sono infatti conclusi tra queste ultime e i soggetti aggiudicatari.
L’assessore ha infine dichiarato che “non risultano erogati fondi a sostegno del sistema dell’accoglienza”. Il finanziamento è infatti interamente a carico dello Stato. “Abbiamo fatto dei progetti paralleli che si finanziano agli Enti locali o per esempio alla società della salute: si dava un minimo contributo per acquistare l’attrezzatura per far lavorare queste persone, a cui precedeva anche una formazione”.

Emittente radiofonica sequestrata a Firenze per ‘odio razziale’

Radio Studio 54, emittente radiofonica di Scandicci, è stata sottoposta a sequestro preventivo dai carabinieri in esecuzione di un’ordinanza del tribunale del riesame che ha dato ragione circa la necessità di non far proseguire le trasmissioni condotte dal titolare, lo speaker Guido Gheri.

Secondo il Tribunale del riesame, che ha accolto un appello del pm Christine von Borries, sussistono le ipotesi dei reati di diffamazione e di istigazione all’odio razziale per cui Gheri è indagato: in alcune trasmissioni Gheri non solo avrebbe diffamato un ex consulente e un ex suo avvocato, ma avrebbe diffuso tramite la sua emittente radiofonica, in trasmissioni da lui stesso condotte, “idee fondate sull’odio razziale” facendo riferimento “agli stranieri non come soggetti ben individuati ma come appartenenti a un’etnia, con ciò inducendo negli ascoltatori il pregiudizio che tutti gli stranieri siano cannibali, stupratori, ladri e incitando gli italiani ad avercela con gli stranieri”.

I carabinieri hanno, per questo motivo, apposto i sigilli al trasmettitore che permette di agganciare la frequenza assegnata; per il riesame appare evidente che “solo il sequestro della radio impedirà al Gheri di reiterare condotte analoghe a quelle per le quali si procede” anche tenendo conto di altri procedimenti giudiziari in cui è coinvolto.

“Così si perde una delle poche radio indipendenti del territorio”, ha dichiarato il consigliere regionale della Lega Jacopo Alberti. “Ogni settimana vado a Radio Studio 54 – continua il consigliere leghista – per informare i cittadini sulle mie attività in Consiglio regionale, e se Guido alza i toni è più per un provocazione, cerca di coinvolgere gli ascoltatori”, “mi auguro che la controversia giudiziaria sia risolta il prima possibile – aggiunge Alberti in una nota – per la libertà di informazione di una storica emittente toscana, attiva dal 1975. Così si perde una voce radiofonica libera e si nega la libertà di espressione”.

Accoglienza: Scaramelli, nuova legge bisogni essenziali per chi dimora in Toscana

“Un atto che riguarda la persona e la sua dignità e che rimarca i diritti inviolabili dell’essere umano, soprattutto di chi ha estremo bisogno”. Così il presidente della commissione regionale Sanità, Stefano Scaramelli (Pd) ha sintetizzato in Aula il cuore della proposta di legge regionale “Disposizioni per la tutela dei bisogni essenziali della persona umana”. In aula Lega con magliette ‘prima i toscani’.

La proposta di legge illustrata che modifica la normativa regionale già in vigore per l’accoglienza, l’integrazione e la cura dei cittadini stranieri in Toscana riguarda, come riporta Scaramelli: “6mila 700 persone presenti nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) e 3mila che potrebbero essere coinvolte dall’impossibilità di concedere permessi di carattere umanitario”.

L’atto, presentato dalla Giunta regionale nei mesi scorsi a seguito del decreto sicurezza dell’ottobre 2018, ha l’obiettivo di garantire i bisogni essenziali delle persone, fornendo a tutti tutela sanitaria, alimentazione e ricovero. Anche nel caso di coloro che, a seguito dell’entrata in vigore del decreto del governo nazionale, rischiano di rimanere senza assistenza, cercando di colmare il vuoto tra la perdita di status di cittadini stranieri e l’effettivo rimpatrio.

“Un lavoro attento e puntuale” – ha detto Scaramelli – ringraziando la Giunta regionale “per il percorso di condivisione e di ascolto con i soggetti del terzo settore, del mondo no-profit” che ci “ha visto fare un ragionamento preciso sullo stato dell’immigrazione anche rispetto al bisogno delle persone in quanto tali”.

L’obiettivo è rendere possibile quella rete di interventi, già attivi in Toscana, che a seguito dell’approvazione del decreto sicurezza andrebbe incontro al rischio di violazione di norme. In particolare, si vuole garantire alle persone prive del permesso di soggiorno, ma che dimorano nella nostra regione, l’accesso alle cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque essenziali, anche di carattere continuativo; le prestazioni socio-assistenziali, compreso l’accesso a sistemazioni temporanee di accoglienza; per i minori, l’accesso all’istruzione obbligatoria e ai servizi per l’infanzia.

“Con questo provvedimento la Toscana vuole garantire a tutti – ha commentato Scaramelli – i diritti fondamentali, senza strumentalizzazioni, e vuole mettere in grado i Comuni e il terzo settore di agire in questo senso”. Scaramelli ha poi ricordato alcuni numeri “sono 6mila 700 le persone presenti nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) e l’impossibilità di concedere permessi di carattere umanitario ne coinvolgerà circa 3mila che potrebbero trovarsi da un giorno all’altro fuori regola rispetto alle norme nazionali. È per tutelare tutti i cittadini toscani che dobbiamo assistere anche quelle 3mila persone presenti sul nostro territorio, generando sicurezza sanitaria, sociale, assistenziale”.

“Con questa norma – conclude Scaramelli – la Toscana non vuole sfidare il Governo, ma lavorarci insieme e ribadisce la sua tradizione di terra di inclusione e di aiuto verso l’altro con la consapevolezza che l’altro non è mai un’insidia o un problema ma una persona che va aiutata e questo è un dovere istituzionale”.

Sei consiglieri regionali toscani della Lega si sono presentati stamani nell’aula dell’Assemblea regionale indossando magliette con la scritta ‘prima i Toscani’. Sono Roberto Salvini, Jacopo Alberti, Luciana Bartolini, Roberto Biasci, Marco Casucci e Elisa Montemagni.
L’atto, contestato dai consiglieri della Lega e discusso in Aula oggi, è stato presentato dalla Giunta regionale nei mesi scorsi a seguito del decreto Sicurezza voluto del ministro Matteo Salvini.

consiglieri lega
Foto tratta da Facebook

I consiglieri della Lega che protestano oggi, già in commissione avevano espresso voto contrario. Con riferimento alla stessa pdl, ieri i consiglieri di Fi Maurizio Marchetti e Marco Stella hanno presentato un ordine del giorno collegato per chiedere alla Giunta di ‘predisporre e sottoporre al Consiglio regionale entro il termine di 30 giorni una proposta di legge che attribuisca ai cittadini toscani pari garanzie di accesso a servizi e prestazioni rispetto a quelle assicurate alla platea di stranieri presenti nel territorio toscano’

Rom: Consiglio Regionale approva mozione integrazione

La Giunta della Regione Toscana si impegni a “istituire una cabina di regia regionale sulle politiche di gestione e integrazione delle comunità rom presenti sul territorio toscano, coinvolgendo prefetture e Comuni interessati, perché venga favorita l’inclusione sociale e garantito il rispetto dei doveri, della legalità e della dignità umana, a partire dall’accesso a educazione e istruzione per i minori”.

Lo prevede una mozione approvata a maggioranza dal Consiglio regionale, prima firmataria Alessandra Nardini (Pd), che ha registrato il voto contrario di Lega e Forza Italia. Il testo è stato sottoscritto anche da Andrea Pieroni (Pd), Serena Spinelli (capogruppo Mdp) e Paolo Sarti (Sì Toscana a sinistra).

Secondo Nardini, il problema dovrebbe essere gestito con una serie di soggetti interessati tra cui “il garante per l’infanzia, l’ufficio scolastico regionale e i servizi socio-sanitari, le parti sociali, i soggetti del terzo settore e gli ulteriori soggetti potenzialmente interessati”.
Nardini ha infine ricordato che “la Regione Toscana da sempre si è contraddistinta per aver perseguito un modello di società solidale, nella quale si garantiscono pari dignità, diritti e doveri a tutti i cittadini”.

La mozione, illustrata in aula da Nardini, parte dallo sgombero del campo nomadi di Navacchio, nel comune di Cascina (Pisa), il 17 dicembre 2018, che ha interessato circa 40 rom, di cui 25 minori. “Non mancarono ovviamente le foto gioiose della sindaca leghista Ceccardi sulle macerie, accanto alla ruspa – ha detto Nardini – in una grottesca manifestazione di propaganda sotto le quali rimanevano intatte le criticità”. La decisione di sgombero, si legge nella mozione, non fu concordata con gli enti locali.

La mozione ha stimolato un lungo dibattito in aula. Monica Pecori (Gruppo misto), ha chiesto di sottoscrivere la mozione di cui condivide i valori, mentre non condivide “assolutamente le ruspe e la cultura della ricerca del nemico”. Jacopo Alberti (Lega) ha chiesto innanzitutto come mai la mozione non fosse rinviata in commissione, visto il riferimento nel titolo “alle famiglie e i minori sgomberati dal Comune di Cascina”, ovvero a “una questione prettamente locale e non di interesse regionale”. Per Tommaso Fattori (capogruppo Sì Toscana a sinistra) il testo di riferisce a questioni “relative alla Regione Toscana nel suo insieme”, e quindi “propone una soluzione di tipo generale”. “La mozione è da discutersi in aula e chiedo di poterla firmare”, ha concluso.

La capogruppo della Lega Elisa Montemagni ha detto di poter “essere d’accordo sulla cabina di regia, ma non sulla strumentalizzazione di temi che sono delicati”. A Cascina (Pisa), “ci sono campi che sono stati sgomberati perché ci sono bambini che non possono stare nello sporco”. Per Antonio Mazzeo (Pd) “non si può spostare persone di qualunque genere, colore e razza, da una parte all’altra solo per continuare a fare slogan e campagna elettorale continua”. Serena Spinelli (capogruppo Mdp) ha affermato che “difendere queste popolazioni non porta consenso, è una battaglia che si fa sulla valutazione etica e morale. Ritornare a occuparsi” di questi temi “in maniera non strumentale, ma mettendo al centro i diritti delle persone, è una cosa importante”. Giacomo Giannarelli (capogruppo M5s), ha proposto di togliere il riferimento al caso specifico di Cascina dal titolo della mozione, soluzione accettata da Nardini. La mozione è stata così votata.

25 aprile, Lega: domani ricordo carabinieri uccisi, a Fiesole

“Purtroppo il 25 aprile è diventata una festa di parte, di una parte, che ne ha fatto un appuntamento politico e non una celebrazione della libertà ma tra coloro che hanno sacrificato la propria vita per gli altri, che hanno lottato per la libertà di tutti, ci sono anche i militari, come i tre carabinieri La Rocca, Marandola e Sbarretti, uccisi il 12 agosto 1945”.

Lo afferma il consigliere regionale della Lega e candidato alle europee Jacopo Alberti che domani, 25 aprile, sarà a Fiesole (Firenze) per deporre un mazzo di fiori al monumento dei carabinieri uccisi il 12 agosto 1945.

“Noi vogliamo rendere omaggio a questi uomini – sottolinea Alberti in una nota -, che hanno combattuto fino alla morte, proprio come oggi fanno i loro colleghi. Sarò a Fiesole con la candidata sindaco Alessandra Gallego, della lista di centrodestra ‘Fiesole Viva’, e con il capolista Edoardo Canino”.

Per l’esponente leghista “questo 25 aprile lo vogliamo dedicare a coloro che non hanno mai smesso di far parte della Resistenza: le forze dell’ordine che vegliano su di noi, sulla nostra sicurezza e tranquillità ogni giorno, e spesso a costo della vita”. “Questi sono partigiani moderni – conclude -, troppo spesso insultati e denigrati, che invece meritano il nostro rispetto.

Medici neolaureati nei pronto soccorso toscani

L’assunzione di laureati in medicina ancora privi di specializzazione, da formare e assumere con contratti libero professionali ‘formazione lavoro’, sono tra le soluzioni individuate dalla Regione per i pronto soccorso che, anche in Toscana, sono in affanno per “grave sofferenza di organico, sia per i medici sia per gli infermieri” e per un aumento degli accessi saliti a oltre 1.500.000 nel 2018.

Lo riferisce la Regione Toscana rendendo noto di aver approvato “misure straordinarie” in due delibere, una diretta al reperimento di personale medico per il sistema di emergenza urgenza, l’altra per riconoscere valore all’impegno del personale già presente nei pronto soccorso facendo destinare da parte delle Asl importi di bilancio a progetti incentivanti allo stesso personale. “C’è rischio concreto che l’attuale carenza di organico possa causare inefficienze e interruzione di pubblico servizio nel sistema dell’emergenza urgenza regionale”, afferma la Regione Toscana. Presso la Presidenza è stato aperto un tavolo coi sindacati dei medici.
Da stime risulta un fabbisogno negli ospedali di tutta la Toscana di 147 posti di dirigente medico di “medicina e chirurgia d’accettazione per i servizi del sistema di emergenza urgenza regionale”. Dopo che un concorso pubblico di fine 2018 per questa disciplina ha già esaurito la graduatoria e che è in corso di espletamento un altro concorso Estar per la selezione di 19 posti a tempi determinato – spiega la Regione Toscana -, sono state individuate, nelle due delibere approvate ora, alcune azioni possibili per fronteggiare la carenza di medici nei Dea.
Una, riporta sempre un comunicato stampa, è l’indizione di procedure concorsuali per la copertura di posti a tempo indeterminato nei profili di dirigente medico nella disciplina di medicina interna (ed equipollenti), con la clausola della possibilità di assegnazione temporanea a un pronto soccorso per un periodo non inferiore a due anni (accompagnato da un periodo di addestramento on the job), e non superiore a tre anni, salvo diversa volontà degli interessati di prolungare la permanenza in pronto soccorso. Un’altra è la realizzazione di un percorso formativo regionale, che sarà costituito da una formazione on the job da effettuarsi presso servizi del sistema regionale dell’emergenza urgenza, rivolto a laureati in medicina e chirurgia di età non superiore a 35 anni e senza specializzazione.
Questa formazione dovrebbe avere la durata di due anni, durante i quali ai partecipanti, reclutati con selezione pubblica, verrà fatto un contratto libero professionale di formazione e lavoro. Per il coordinamento del percorso formativo verrà costituito un board tecnico, la cui responsabilità verrà affidata al direttore del Deu (Dipartimento Emergenza Urgenza) di Asl Toscana centro.
Riguardo al riconoscimento “del valore dell’impegno del personale del pronto soccorso”, che ha un carico di lavoro notturno e festivo più elevato rispetto ad altri settori, “la Regione ritiene necessaria da parte delle Asl l’adozione di progettualità a sostegno della professionalità del personale del pronto soccorso, mediante la destinazione di un importo da bilancio. A partire dal 2019 e per tutta la durata della situazione di criticità nel sistema dell’emergenza urgenza, le somme per queste progettualità saranno messe a disposizione delle aziende del Ssr attraverso attribuzioni a valere sul fondo indistinto”.
L’importo “verrà distribuito tenendo conto dei volumi di attività attesi, delle dotazioni di personale dei singoli pronto soccorso e delle tipologie di competenze e funzioni assegnate” e “verrà destinato al finanziamento di progetti incentivanti per il personale della dirigenza medica e del comparto che opera nel sistema dell’emergenza urgenza, e in particolare nei pronto soccorso della Toscana, che svolga attività assistenziale articolata sulle 24 ore”.
“Priorità e velocità di attuazione. Sono questi i due criteri seguiti, e anche da noi indicati, per gestire il sistema di emergenza urgenza attualmente in affanno”. Così il presidente della commissione Sanità in Regione, Stefano Scaramelli (Pd), commenta “positivamente le azioni straordinarie che auspica siano operative entro l’estate, messe in campo dalla Regione in questi giorni per continuare a garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza nell’ambito della gestione dei Pronto Soccorso regionali”.
“Un’emergenza, come quella della carenza di organico sia di personale medico che infermieristico – spiega il presidente Scaramelli -, va affrontata come tale. E’ necessario quindi che venga considerata una priorità e bisogna agire velocemente, senza ricorrere a procedure troppo lunghe”. “Le misure appena messe in campo dalla giunta sono positive – prosegue Scaramelli -, si potrà reperire il personale individuando sia percorsi selettivi che percorsi formativi on the job da effettuarsi proprio pressi i servizi del sistema regionale dell’emergenza urgenza.”
“Adesso la Regione Toscana ha dovuto ammettere che mancano 147 operatori, la vera emergenza nei pronto soccorso è il personale, con il gravissimo rischio di interruzione del servizio” ma “da anni raccogliamo segnalazioni e denunce sulla mancanza di personale nei reparti di pronto soccorso di tutta la Toscana”. Lo afferma il consigliere regionale della Lega, Jacopo Alberti.
Alberti ricorda che “ci siamo sempre sentiti rispondere che eravamo esagerati e siamo stati accusati di voler sfruttare le sofferenze dei pazienti. Inascoltati noi e inascoltati i pazienti: cronache di tutti i giorni, sale d’attesa strapiene, anziani che aspettano ore e ore per le visite e gli accertamenti o un posto nei reparti di degenza”. Rispetto alle misure decise dalla giunta regionale, Alberti parla di “due concorsi, uno con graduatoria già esaurita, l’altro con 19 partecipanti, mettono in evidenza che non sono posti di lavoro appetibili” e sottolinea che “promettere solo gli incentivi sugli stipendi e distribuire posti di lavoro solo adesso, che siamo in emergenza, puzza di campagna elettorale. Servono misure a lungo termine, che rendano quei posti di lavoro attrattivi innanzitutto garantendo la sicurezza degli operatori”.
“Poi – conclude – la pubblicizzazione dei concorsi deve essere veicolata con nuovi metodi, lanciando una campagna di reclutamento vera. E anche i cittadini devono essere responsabilizzati agli accessi al pronto soccorso, per evitare quelli impropri che intasano i reparti. Questa emergenza è l’ennesimo fallimento per la sanità toscana.”
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