Qualità della vita, M5S: “A Firenze numeri da film horror”

“Mentre c’è chi, leggi il sindaco Nardella, si vanta quotidianamente dei brillanti risultati conseguiti per Firenze durante il suo mandato Italia Oggi pubblica uno studio dove si evince che il capoluogo regionale, dalla peraltro non eccezionale 37ma piazza, sia ulteriormente precipitato al 54mo posto come qualità della vita, con buona pace di chi vede una città sempre al top”. Lo afferma il consigliere regionale della Lega Jacopo Alberti in merito all’indagine sulla Qualità della vita nelle province italiane.

“Numeri da profondo rosso”: così i consiglieri regionali M5s Giacomo Giannarelli, Irene Galletti, Gabriele Bianchi, Andrea Quartini e il consigliere comunale di Firenze Arianna Xekalos definiscono i dati su Firenze che emergono dall’indagine sulla Qualità della vita nelle province italiane, realizzata da Italia Oggi con l’Università La Sapienza di Roma. “Di questo passo – sottolineano gli esponenti M5S – l’area metropolitana di Firenze scivolerà sempre più verso le cifre riscontrate nelle periferie delle regioni del centro-sud Italia: un film horror che mai nessuno avrebbe voluto veder scorrere”.

Nell’indagine, spiegano, Firenze è “al 63mo posto per la disoccupazione (nel 2017 era al 35mo) e al 52mo per l’indice generale su affari e lavoro con 38 posizioni perse, mentre per il disagio sociale appena un anno fa eravamo 47esimi in Italia, oggi chiudiamo il 2018 ben 38 passi più indietro (85mi)”. Per i consiglieri pentastellati, “il modello, soprattutto per quanto riguarda il tema lavoro e sviluppo economico, dovrebbe essere quello del nord Italia, là dove sono andate strutturandosi le zone maggiormente produttive e floride del Paese”. Secondo Xekalos, “il sindaco Nardella non ha fatto altro che assecondare i dettami del burattinaio Renzi. Oggi i fiorentini raccolgono le conseguenze di oltre quattro anni di malgoverno e gestione miope di una città che possiede un potenziale enorme che viene puntualmente mortificato.”

“Quello di Firenze – aggiunge il consigliere Alberti della Lega – è un crollo verticale che testimonia, per l’ennesima volta, come la città abbia fortemente bisogno di un cambio di rotta e conseguentemente di avere un altro tipo di amministrazione. Non è sufficiente uno spesso teorico iperattivismo a pochi mesi dalle elezioni per cercare di sanare alcune problematiche che dovevano essere affrontate e risolte a suo tempo”.

Critico anche il capogruppo Fdi in Consiglio regionale Paolo Marcheschi. “Ora arrivano anche i dati a inchiodare la pessima gestione di Firenze da parte dell’Amministrazione Nardella – commenta Marcheschi -. La nostra città perde ben 17 posizioni rispetto al 2017. L’indagine tiene conto di parametri quali lavoro, criminalità, disagio sociale e tenore di vita. C’è soltanto da essere preoccupati e non lo diciamo solo per polemica di parte”.

Per Marcheschi è “un crollo verticale della qualità della vita che avevamo previsto e segnalato da tempo e che solo il Pd sembrava non vedere. Serve un cambio di rotta immediato, i risultati dell’indagine certificano il completo fallimento di Nardella e della sua Giunta.”

 

Giannarelli M5S, troppo sangue sulle strade toscane: “Revisione dei limiti di velocità”

?Firenze, “Centinaia d’incidenti mortali ogni anno, famiglie distrutte, non facciamo abbastanza”, queste le parole del presidente del gruppo consiliare regionale del M5S, Giacomo Giannarelli.

“Ogni anno – spiega poi Giannarelli – 250 persone perdono la vita a causa di sinistri dovuti a distrazione, mancato rispetto delle precedenze, velocità elevata ed eccessivo uso di alcol (concausa nella metà degli incidenti mortali). A questi fattori si somma anche un quarto elemento: una rete viaria evidentemente carente. La matematica ci dice che in Italia nell’ultimo decennio gli incidenti sono diminuiti del 42 per cento. In Toscana non si arriva a segnare un calo del 39 per cento, dunque non facciamo abbastanza”.

Senza considerare che in sette anni la mortalità dei pedoni è cresciuta in modo esponenziale passando dal 21 al 26,5 per cento con una media nazionale ferma al 17 per cento. In totale parliamo di 16mila 500 incidenti ogni anno, numeri che portano la nostra terra a essere il luogo con il più alto tasso pro capite di costi sociali, pari a un miliardo e mezzo di euro all’anno.

“Su questo – prosegue Giannarelli – siamo i peggiori d’Italia. Una situazione intollerabile. Le politiche messe in campo non hanno portato ai risultati sperati. Penso alle centinaia di famiglie distrutte e a chi ha avuto la vita letteralmente sconvolta. Il bando di 5 milioni di euro indetto dalla Regione a sostegno di comuni ed enti locali non è sufficiente. Servono – conclude – forti campagne informative, la revisione dei limiti di velocità nei punti a rischio e maggiore attenzione alla cura dello stato delle nostre strade”.

Gimmy Tranquillo ha intervistato Giacomo Giannarelli:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2018/10/18101602_04_SICUREZZA-STRADALE_GIANNARELLI.mp3?_=2

Scuola, Giannarelli (M5S): deroga su numero iscritti zone svantaggiate

La Giunta chieda al Governo una deroga al numero minimo degli iscritti degli istituti scolastici della Lunigiana e di altre aree svantaggiate della Toscana, per ovviare alle difficoltà di formazione delle classi e scongiurare il rischio di chiusura delle scuole. E’ quanto chiede una mozione di Giacomo Giannarelli (M5s) votata all’unanimità dall’Assemblea toscana.

L’atto, ha spiegato il consigliere M5s, prende avvio dal caso degli istituti superiori della Lunigiana, alle prese con la difficoltà nella formazione delle classi a causa della mancanza di numero minimo di studenti, 18 secondo la riforma della “Buona scuola”, e per la complessità delle procedure di ottenimento della deroga al numero minimo.

La mozione sulla scuola, impegna inoltre la Giunta a “incentivare forme specifiche d’integrazione del trasporto ferro-gomma finalizzate a garantire, nelle fasce orarie del pendolarismo studentesco, servizi specifici coinvolgendo anche gli enti locali per supportare la situazione di svantaggio”.

Giacomo Bugliani (Pd) ha espresso “l’assoluta condivisione” a nome proprio e del gruppo Pd, e ha chiesto di sottoscrivere la mozione. Anche Tommaso Fattori (Sì Toscana a Sinistra) si è detto favorevole all’atto, così come Luciana Bartolini (Lega), che ha precisato la necessità di estendere le tutele previste nella mozione anche ad altre zone della Toscana.

In particolare “alla montagna pistoiese”. Da Valentina Vadi (Pd) l’auspicio che il M5S “faccia pressioni sul governo nazionale affinché si investa sull’istruzione: nel Def attualmente ci sono tagli e nessun tipo di investimento, assolutamente in controtendenza rispetto alle richieste del M5S della Toscana”.

Acqua: polemica Rossi-M5s su ripubblicizzazione servizio

Polemica in Consiglio regionale tra il governatore Enrico Rossi e M5s sulla questione della ripubblicizzazione del servizio idrico in Toscana, al centro oggi di una comunicazione del presidente della Giunta in aula. “Vorrei che il Movimento 5 Stelle, laddove ha funzioni di governo, fosse come lei così schierato – ha detto Rossi replicando al consigliere regionale M5s Giacomo Giannarelli -. Ad esempio, perché non chiede alla sindaca di Roma di ritirare Acea che partecipa a tutte le società pubbliche della Toscana?”.

Nel suo intervento il consigliere pentastellato aveva proposto “di dare mandato alla Giunta regionale di elaborare una proposta di legge sull’argomento entro 60 giorni, e che nella prossima seduta di aula sia finalmente discussa una nostra proposta di legge presentata da tempo”, rilevando infine “una spaccatura nel Pd, che non è unito nel sostenere l’idea del presidente Rossi sulla ripubblicizzazione del servizio idrico”.

Dura la replica di Rossi: “Volete che Acea continui a portare a Roma i soldi dei toscani? I toscani non sono mica d’accordo a rimpinguare le casse del Comune di Roma o di Caltagirone”, ha detto. Per il governatore, “non si può essere sempre dalla parte del pubblico e poi a Roma, siccome comoda, si continua come prima e ci si becca pure i soldi dei toscani”.

Infine, poiché in Toscana ci sono amministrazioni di centrodestra e di M5s, l’invito del presidente è a “parlare con i vostri sindaci per sapere cosa pensano” e ad avvisarli: “o si interviene per via legislativa oppure le loro aziende saranno fagocitate”, perché in base alla decisione presa da Publiacqua, “ora c’è solo il passaggio nell’Assemblea regionale dell’Autorità Idrica”, poi la decisione sarà esecutiva: “A quel punto inizia il processo di ripubblicizzazione e mano a mano che le altre società vanno a scadenza della concessione, automaticamente, saranno assorbite da Publiacqua”.

Acqua pubblica: il dibattito sulla proposta di Rossi

Gli interventi di Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra), Giacomo Giannarelli (M5S), Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt), Elisa Montemagni (Lega), Nicola Ciolini (Pd), Serena Spinelli (Art. 1-Mdp), Maurizio Marchetti (Fi) a seguito della proposta di ripubblicizzazione dell’acqua da parte del presidente della Regione Enrico Rossi durante il Consiglio regionale di oggi.

Per Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) “Dobbiamo pensare a una forma di società pubblica, come ad esempio, l’azienda speciale – ha proseguito -. Ma il presidente Rossi dovrebbe ammettere onestamente che l’esperienza di gestione dell’acqua mista pubblico-privato inaugurata in Toscana 20 anni fa è stata fallimentare, perché centinaia di milioni che potevano essere investiti nel servizio sono stati intascati dai gestori. Inoltre, dobbiamo a questo punto pensare a strumenti di finanza pubblica di tipo non speculativo, premessa necessaria per una gestione totalmente pubblica. Serve un contributo della fiscalità generale, perché non si può pensare che sulle tariffe si riversino tutti i costi”.

Giacomo Giannarelli (M5S) ha sottolineato che “finalmente in questo Consiglio regionale si torna a parlare di temi importanti, ed è bene che alle dichiarazioni di Rossi a questo punto seguano fatti concreti”. “Per questo proponiamo – ha spiegato il consigliere – di dare mandato alla Giunta regionale di elaborare una proposta di legge sull’argomento entro 60 giorni, e che nella prossima seduta di aula sia finalmente discussa una nostra proposta di legge presentata da tempo”. Giannarelli ha inoltre rilevato “una spaccatura nel Pd, che non è unito nel sostenere l’idea del presidente Rossi di ripubblicizzare il servizio idrico”. “Oggi – ha concluso – si vedrà da che parte stanno”.

Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt) ha posto l’accento sul fatto che in Toscana si registrino perdite di oltre il 40% dell’acqua potabile immessa in rete e che il 36% delle tubature sia di cemento e amianto. “Ora si parla di rendere di nuovo pubblico il servizio – ha detto – ma si propone una soluzione di azienda in house, dunque ricorrendo sempre a società per azioni che distribuiscono utili. Sarebbe invece necessario pensare a forme giuridiche afferenti al diritto pubblico, per impedire che le multinazionali diano l’assalto e si approprino della risorsa acqua”.

Nicola Ciolini (Pd), che proprio sul tema della comunicazione tenuta dal presidente Enrico Rossi aveva presentato un’interrogazione, si è detto soddisfatto della risposta della Giunta e “di avere innescato una discussione su una questione che nessuno aveva sollevato”. Secondo Ciolini quanto accaduto negli ultimi anni non è sempre negativo: “Nella Piana ad esempio non c’era acqua a sufficienza per tutti – ha ricordato – e questo oggi non accade più, grazie agli interventi fatti”. “Certo – ha aggiunto – i problemi ci sono e devono essere affrontati, a partire dai tempi di sostituzione di una rete idrica ormai obsoleta e dal fatto che le tariffe debbano essere più congrue”.

“Nel 2021 scadranno le concessioni su tutto il territorio – ha osservato Serena Spinelli (Art. 1-Mdp) – e, dopo il referendum del 2011, resta da definire la migliore forma di gestione pubblica da adottare. Dobbiamo affrontare la questione e abbiamo un’opportunità storica per rivedere tutto il servizio”. “Non è ammissibile – ha detto ancora la consigliera – che gli utili siano dati a soggetti che non reinvestono nella qualità del servizio idrico. Dobbiamo riappropriarci della piena potestà di programmazione e indirizzo su tutto il territorio, lasciando che la gestione torni ai Comuni”.

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