Confommercio. “Fateci riaprire o riapriamo da soli”

E’ lo slogan scelto da Confcommercio per la manifestazione che si svolgerà martedì prossimo, 13 aprile. L’associazione di categoria  consegnerà al prefetto Guidi, coordinatore di tutti i Prefetti toscani, un documento da far arrivare al Governo. “Serve una data certa, prima possibile”

“Fateci riaprire o riapriamo da soli!”. È questo lo slogan che martedì prossimo (13 aprile 2021) a Firenze grideranno sotto le finestre della Prefettura le rappresentanze degli imprenditori del terziario in arrivo da tutta la Toscana.  A mobilitarle alle ore 11 in via Cavour 1 è stata Confcommercio Toscana. “Impossibile continuare a gestire oltre la disperazione di una categoria intera, che da più di un anno si sente usata come capro espiatorio della pandemia”, sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “i nostri negozi sono chiusi ma il contagio non diminuisce, anzi. Per questo, visto che il nostro sacrificio rischia di essere inutile, abbiamo deciso di scendere in piazza prendendo come riferimento la Prefettura di Firenze, che coordina tutte le Prefetture toscane. Il Prefetto, Sua Eccellenza Alessandra Guidi, ha promesso di riceverci e a lei consegneremo un documento di richieste da far arrivare al Governo”.

In contemporanea con la manifestazione fiorentina, sempre il 13 aprile a Roma Fipe e Confcommercio nazionale hanno organizzato un grande evento, al quale parteciperanno i presidenti provinciali di categoria da tutta Italia e il presidente nazionale Sangalli. “Le nostre iniziative si incroceranno in diretta televisiva: alle 11.30 è previsto un collegamento con Firenze”, anticipa Marinoni, “e ci faremo sentire!”.

“Finora siamo stati ligi alle regole, abbiamo scritto lettere e documenti, discusso ai tavoli, cercato tutte le casse di risonanza possibili per far arrivare a chi di dovere le nostre istanze e le nostre difficoltà”, dice la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, “siamo stati rispettosi delle istituzioni e dei ruoli, consapevoli che il momento richiedesse il sacrificio e l’impegno da parte di tutti. Ma ora la misura è colma. Chiediamo una data certa in cui poter ripartire, tutti senza esclusione alcuna. Altrimenti, faremo da soli. Fisseremo noi una data in cui riaprire negozi, ristoranti, bar, palestre, cinema e teatri che da troppo tempo sono chiusi o fortemente limitati nell’attività. Tanto che ormai, tra calo vertiginoso dei consumi e costi che continuano a girare, senza entrate né prospettive di ripartenza, ci sentiamo morti che camminano. E con noi morirà una parte importante del nostro Paese, quella più viva e vitale, che garantisce servizi e accoglienza ovunque, nelle grandi città come nei piccoli centri.

“Noi siamo chiusi e i contagi continuano a salire invece che a scendere. È evidente che la diffusione della pandemia ha altre origini che non le nostre attività. Quindi il sacrificio che ci stanno chiedendo da oltre un anno è completamente inutile, anche perché mentre i nostri locali sono chiusi, gli assembramenti altrove continuano, nelle piazze e chissà dove altro”, aggiunge il presidente di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano, che martedì 13 sarà a Roma in qualità di vicepresidente vicario nazionale della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi Fipe-Confcommercio. “Vogliamo una data certa di apertura, siamo stanchi di aspettare: le nostre imprese stanno morendo! Lo grideremo forte martedì 13 aprile anche a Firenze, dove alle 11.30 diamo appuntamento in via Cavour, sotto la Prefettura, a tutti gli imprenditori del terziario e a chi vorrà unirsi alla nostra protesta. Vogliamo rivendicare il diritto sacrosanto di vivere del nostro lavoro!”.

Catena umana settore terziario “Servono interventi immediati per salvare le aziende”

Il presidio delle imprese: una catena umana dal ristorante La Maremma, dove pochi mesi fa si è suicidato un’imprenditore, fino al Duomo organizzata da Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana in dieci città toscane

Oltre 400 persone a rappresentare ristoranti, bar, agenzie di viaggio, palestre, piscine, scuole di danza, agenzie di viaggio e commercianti, con sede fissa e ambulanti, in una catena umana che va dalla zona di piazza Santa Croce fino a piazza Duomo, davanti alla sede della Regione Toscana.

E’ quanto organizzato oggi da Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana per chiedere un cambio di passo nella gestione dell’emergenza e la possibilità di riaprire le attività.

catena umana esercenti
Foto Controradio

A Firenze, in particolare, la catena umana esercenti è partita dal ristorante ‘La Maremma’ di via Verdi, dove nell’agosto scorso il proprietario si è tolto la vita. Presente alla manifestazione di oggi anche la vedova del ristoratore 44enne.

Gli imprenditori e le imprenditrici del terziario presenti alla manifestazione, uniti da un nastro tricolore da piazza Santa Croce fino a piazza Duomo, hanno anche mostrato alcuni manifesti con scritto ‘riapriamo’, ‘il lavoro è un diritto’, ‘salviamo le imprese’, ‘avere un futuro è un nostro diritto’, ‘lavoriamo in sicurezza’.

L’iniziativa è andata in scena in tutti i capoluoghi toscani più la città di Viareggio. A Pisa circa 200 operatori e operatrici del commercio e del mondo del terziario hanno manifestato stamani sotto la Torre pendente a Pisa aderendo all’iniziativa regionale di Confcommercio e Confesercenti per chiedere di “superare le chiusure e tornare a lavorare in sicurezza”.

catena umana esercenti

Le associazioni di categoria chiedono infatti “ristori immediati parametrati sulla perdita di fatturato, riapertura immediata di tutte le attività chiuse, moratoria fiscale per gli anni 2020 e 2021, proroga della cassa integrazione al prossimo 31 dicembre” è una serie di altre misure di sostegno.

A Firenze la manifestazione, statica, composta e silenziosa, ha visto una “catena umana” lunga poco meno di un chilometro snodarsi nel cuore della città, da via Verdi fino a piazza del Duomo. A comporla oltre 400 imprenditori, professionisti e dipendenti delle imprese del terziario di tutta la provincia, che – uniti simbolicamente da un nastro tricolore, ma distanziati l’un l’altro come vogliono le normative di sicurezza antiCovid – hanno voluto manifestare pubblicamente la propria sofferenza e le difficoltà in cui vivono ormai da un anno, potendo lavorare solo a scarto ridotto (ad esempio, i pubblici esercizi) o addirittura per nulla (il mondo dello sport, dello spettacolo, degli eventi e dell’intrattenimento).

“Se il Governo continua, dopo un anno, a non garantire il diritto al lavoro in nome della salute, avrà sulle spalle la responsabilità civile, morale e sociale della distruzione economica del nostro Paese”, dicono con fermezza i presidenti della Confcommercio di Firenze Aldo Cursano e di Confesercenti Claudio Bianchi, che hanno coordinato la manifestazione fiorentina insieme ai loro direttori Franco Marinoni e Alberto Marini.

I dirigenti di Confcommercio e Confesercenti hanno quindi camminato insieme lungo le strade lungo le quali si snodava la “catena umana”: piazza Salvemini, Borgo degli Albizi, via del Proconsolo, fino ad arrivare in piazza Duomo 10, di fronte alla Presidenza della Regione Toscana, dove erano attesi dall’assessore alla attività produttive Leonardo Marras, che ha espresso la solidarietà del governo regionale alle ragioni della protesta. Infine, si sono recati in Prefettura per consegnare nelle mani del Prefetto Alessandra Guidi il documento unitario contenente dieci richieste degli imprenditori del terziario, con la preghiera che il massimo esponente locale dello Stato se ne faccia portavoce presso il governo nazionale.

“Dieci richieste ma che possono riassumersi in due principali: poter tornare tutti al lavoro, pur con le regole e limitazioni imposte dalla necessità di arginare la pandemia, e – laddove questo non fosse possibile – avere ristori dignitosi e sufficienti per tirare avanti continuando a garantire l’occupazione”, dicono i presidenti Cursano e Bianchi.

“L’emergenza pandemica non è più solo sanitaria, ma è diventata anche economica, in maniera sempre più drammatica con il passare dei mesi”, si legge nella premessa del documento unitario di Confcommercio e Confesercenti, “abbiamo accettato con grande senso di responsabilità tutte le misure di sicurezza che venivano imposte alle nostre attività dal Governo, investendo tempo e denaro. Ma la pandemia non si è arrestata e pare purtroppo ancora lontano il momento in cui potremo dirci completamente fuori dal pericolo. Il piano vaccinale va avanti ancora troppo lentamente e le nostre imprese continuano ad arrancare attingendo ai risparmi personali (i pochi rimasti) dei titolari, ai fidi bancari (che vengono erogati sempre meno) e ai pochi ristori arrivati dal Governo e dalla Regione Toscana”.

Da qui la fortissima preoccupazione “per il futuro delle nostre imprese ma anche per quello dell’occupazione, soprattutto alla luce dell’eventuale sblocco al divieto dei licenziamenti”. Poi, gli interrogativi che restano ancora aperti. Su tutti, uno: “non comprendiamo perché, di tutti i settori economici esistenti, solo il nostro sia stato colpito così duramente dalle restrizioni e dalle chiusure. Mentre interi comparti del terziario sono stati completamente bloccati (si vedano le palestre, i cinema, i teatri, le discoteche, il settore degli eventi) o possono lavorare solo a singhiozzo e a regime ridotto (ad esempio, i pubblici esercizi o i negozi di moda), imprese di altri settori sono rimaste ferme solo per poco più di 15 giorni. Come se il pericolo di assembramenti e contagi riguardasse esclusivamente le aziende ed i lavoratori del terziario”.

“Lo Stato – prosegue il documento – non può scaricare sulle nostre spalle tutto il peso di una situazione drammatica, come se la diffusione del contagio dipendesse dalla nostra attività. Se così fosse, la pandemia sarebbe già conclusa da tempo, invece i contagi continuano anche quando le nostre aziende sono chiuse. Le nostre attività si svolgono in luoghi controllati e controllabili. Se è necessario il vaccino, chiediamo di essere vaccinati. Se si devono rivedere i protocolli, siamo pronti a rivederli. Ma questo deve servire a ridarci la dignità del lavoro”

Il documento consegnato in prefettura a Firenze, il medesimo che nello stesso momento è stato consegnato ai prefetti di tutte le altre città toscane coinvolte nella mobilitazione, si conclude dunque con le dieci richieste:

  1. ristori immediati parametrati sulla perdita di fatturato;
  2. riapertura immediata in sicurezza di tutte le attività chiuse;
  3. moratoria fiscale per gli anni 2020-2021;
  4. proroga della cassa integrazione e della moratoria dei mutui e finanziamenti fino al 31 dicembre 2021;
  5. rimodulazione delle locazioni commerciali e blocco degli sfratti;
  6. taglio del cuneo fiscale che grava sulle imprese;
  7. creazione di un piano “ripartenza” per il terziario;
  8. vaccinazione immediata di imprenditori e addetti del terziario;
  9. pagamento immediato di tutti i bonus ristori e indennizzi sospesi;
  10. passaporto sanitario europeo per spostamenti Ue.

 

Confcommercio Toscana, a rischio 7.500 imprese ‘zombie’

Dopo che 1.400 imprese del commercio sono andate perse nel 2020, oggi in Toscana 7.500 aziende ‘zombie’ del terziario, che sopravvivono solo grazie ai ristori, sono a un passo dalla fine, e dopo il previsto stop di marzo al blocco dei licenziamenti un dipendente su cinque rischia di perdere il lavoro. Lo afferma l’ultima indagine semestrale condotta da Format Research per Confcommercio Toscana, che registra un crollo dei ricavi con un -60% per turismo e pubblici esercizi.

“A meno di un miracolo – ammette in una nota il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni – alla fine di quest’anno potremmo vedere una contrazione ancora più forte del tessuto imprenditoriale toscano. In questo momento l’unico settore vitale è quello dei servizi, innovativi in particolare, cresciuti in Toscana di 522 unità nel 2020. Per il resto è crisi nera: la ricezione turistica segna un -67% nei ricavi, la ristorazione -60%, il dettaglio non alimentare -41. Se non fossero arrivati neppure i ristori, per quanto pochi, il terziario toscano nel post-lockdown avrebbe perso almeno 20mila aziende”.
L’andamento negativo, per Format Research, è determinato dal crollo dei consumi in regione registrato nel 2020: 12,2 miliardi in meno, meno 13,8% rispetto al 2019. Ma anche chiudere è difficile, spiega la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini:
“Richiede una liquidità immediata – spiega – che ora è merce preziosa, per saldare i debiti con banche e fornitori, pagare i Tfr ai dipendenti, sistemare ogni passaggio burocratico”.

Dal report dell’indagine:

Il giudizio delle imprese del terziario della Toscana circa le misure anti-COVID
adottate dal Governo centrale è divisivo per quel che riguarda la gestione
sanitaria, ma fortemente negativo per quella economica.
A peggiorare il giudizio sulla gestione economica della crisi interviene il sentimento
negativo sulle chiusure imposte alla fine del 2020: il 59% delle imprese le ha
ritenute «eccessive» (oltre tre su quattro presso il turismo). In generale, l’azione del Governo Regionale è giudicata più soddisfacente
rispetto a quella centrale.

Capodanno di solidarietà: da cuochi e ristoratori Firenze pasti per la Caritas

Seimila piatti di pasta cucinati per l’ultimo giorno dell’anno: un regalo dei cuochi e dei ristoratori di Firenze per la Caritas, parte di un’iniziativa che si è tenuta in altre 11 città italiane

Sono 6mila i piatti di pasta cucinati dagli chef a Firenze per il pranzo dell’ultimo giorno dell’anno, un regalo che hanno ricevuto oggi gli ospiti della mensa della Caritas diocesana di via Baracca.

A compiere il gesto solidale sono stati i cuochi e i ristoratori toscani nell’ambito dell’iniziativa ‘Chiusi i locali ma non i nostri cuori’ lanciata a livello nazionale da Fipe Confcommercio e Federazione italiana cuochi con il dipartimento solidarietà emergenze Fic.

Nel capoluogo toscano la consegna dei 500 chili di pasta necessari a preparare il pranzo, poi elaborato dagli chef fiorentini guidati da Massimiliano Catizzone, è avvenuta alla presenza del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, degli assessori del Comune di Firenze al Welfare Sara Funaro e alle Attività produttive Federico Gianassi, oltre che dei presidenti di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano e del Dipartimento solidarietà emergenze della Fic Toscana Gian Carlo Gliceri e del direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. A riceverli, il presidente della Fondazione Solidarietà Caritas Firenze Vincenzo Lucchetti.

“Guanti, mascherine e fornelli accesi, questo Capodanno per gli ospiti della mensa Caritas diocesana di Firenze sarà speciale grazie alla solidarietà di tanti cuochi che nonostante le difficoltà che stiamo vivendo si sono messi a disposizione per condividere il loro tempo e aiutare i più bisognosi – ha dichiarato Giani -. E’ un buon auspicio per cominciare con il giusto passo il 2021”. Funaro e Gianassi hanno sottolineato che “non poteva esserci iniziativa più bella per chiudere un anno difficile come questo”, Cursano ha osservato che “mettere le persone a tavola per noi è un atto d’amore”. “Il 2020 – ha concluso Catizzone – è stato un anno terribile che ci ha tutti impoveriti economicamente ed umanamente. La nostra categoria è stata fortemente vessata, ma questo non ferma la nostra voglia di dare”.

Confcommercio Toscana: “Apertura dei negozi dal 4 dicembre o sarà troppo tardi per le nostre imprese”

Permettere a tutte le attività commerciali toscane di tornare pienamente operative da giovedì 3 dicembre o da venerdì 4 dicembre. Lo chiede Confcommercio Toscana alle istituzioni

Confcommercio ha inviato tre lettere a firma della presidente regionale Anna Lapini all’indirizzo del Presidente del Consiglio, del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e del presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli, affinché si faccia anche lui portavoce del “caso Toscana”.

“Le garanzie e l’impegno del presidente Giani per una riapertura a sabato 5 dicembre sono assolutamente insufficienti”, spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “è di vitale importanza poter riaprire da giovedì 3 o al limite da venerdì 4 ma non più tardi: il fine settimana, ma soprattutto un fine settimana di dicembre, parte proprio dal giovedì pomeriggio. Anche in termini di concentrazione di clienti e pericolo di assembramenti, è bene prendere in considerazione questo fatto e optare per una riapertura più ‘allungata’ dello shopping”. Di una cosa Marinoni è certo: “far partire l’autorizzazione a stare aperti da sabato 5 dicembre sarebbe un vero autogol. Concentrare gli acquisti in uno spazio orario più limitato, con il rischio di creare calca nelle vie dello shopping, va contro ogni regola di buon senso, se la priorità di questo momento deve essere quella di conciliare la sicurezza con le normali attività di sempre, shopping compreso”.

“Siamo sempre stati rispettosi delle decisioni di carattere sanitario prese dalle istituzioni nell’interesse della collettività, anche quando ci penalizzavano senza motivo”, ribadisce il direttore di Confcommercio Toscana, ricordando che “la Toscana è passata in poche ore da zona gialla a zona rossa e apprendere oggi che, pur avendo parametri migliori di altre regioni alle quali è consentito di lavorare, corriamo il rischio di stare chiusi anche in questo ulteriore fine settimana prenatalizio solo per motivi burocratici o amministrativi è uno schiaffo all’intera categoria e alle sue ragioni di esistere”.

“Ecco perché – chiarisce Franco Marinoni – la nostra presidente regionale Anna Lapini ha scritto una lettera formale a Eugenio Giani e un’altra al nostro presidente confederale Carlo Sangalli, pregandolo di intercedere per noi presso le istituzioni nazionali. E stamattina ne ha scritta una terza direttamente al presidente del Consiglio Conte. Ci auguriamo che Conte comprenda la gravità della situazione e la necessità stringente di consentirci di lavorare, per la sopravvivenza delle nostre imprese, dell’occupazione e dei servizi che garantiscono sul territorio”.

 

Dl Ristori: Confcommercio,50mila Toscana ‘Scioperiamo fisco’

‘Non pagheremo più tasse e imposte’

Ci sono 50.000 imprese commerciali toscane non pagheranno più tasse e imposte: lo ha annunciato la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, che ha scritto al presidente nazionale Carlo Sangalli annunciando lo “sciopero fiscale” dei propri associati. “Le nostre aziende non hanno più risorse – scrive Lapini, secondo una nota dell’associazione – e preferiamo continuare a pagare prioritariamente dipendenti e fornitori rispetto ad uno Stato che non comprende, anzi calpesta, le nostre ragioni di esistere”.


L’associazione critica i ristori “irrisori” da parte dello Stato, la mancata sospensione della contribuzione fiscale, la disparità di trattamento fra categorie merceologiche sottoposte alle restrizioni anti-Covid dei Dpcm. Per il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni, le imprese “certamente non si potranno sottrarre al pagamento delle ritenute né a quello dell’imposta Iva”, così come l’imposta di soggiorno.
“Possono però dichiarare lo sciopero fiscale per una lunga serie di altre tasse e imposte, da Irap e Ires a Imu, bollo auto e tassa sugli immobili”, sostiene Marinoni.

Exit mobile version