Stato di agitazione delle farmacie comunali in Toscana: il rinnovo del contratto manca dal 2015

Prosegue lo stato di agitazione nelle farmacie municipalizzate di tutta la Toscana per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro fermo da sei anni.

Lo stato di agitazione dei farmacisti municipalizzati toscani non si ferma. A renderlo noto è la Filcams Cgil che ha indetto la mobilitazione insieme a Fisascat Cisl e Uiltucs. “La mobilitazione di questi lavoratori, in atto in tutta Italia con articolazioni diverse a livello territoriale – sottolinea il sindacato -, è dovuta al grave ritardo nel rinnovo del loro contratto nazionale, scaduto a dicembre 2015. Nonostante che il contratto sia scaduto da più di sei anni, nonostante il servizio essenziale svolto dai farmacisti durante la pandemia, nonostante la remunerazione aggiuntiva riconosciuta dal ministero della Salute alle farmacie per l’anno 2021 e 2022, che ha portato al rinnovo anche del contratto nazionale delle farmacie private Federfarma, la trattativa con Assofarm non è incardinata verso un maggiore riconoscimento delle professionalità”.

Anzi, aggiunge la Filcams “l’associazione datoriale chiede un’estensione degli orari di lavoro e della durata dei contratti a termine, a fronte di disponibilità estremamente limitate sulla parte economica del rinnovo. Da qui, la proclamazione dello stato di agitazione nazionale e delle mobilitazioni di protesta a livello territoriale”. In attesa di nuovi incontri di trattativa a livello nazionale, in programma a maggio, “proseguono gli incontri richiesti ai sindaci della Toscana che sono titolari delle licenze delle farmacie comunali anche nel caso in cui la gestione sia affidata ad aziende partecipate; tanti incontri sono stati già effettuati nelle ultime settimane, per rappresentare anche alla parte pubblica della proprietà le difficoltà dei farmacisti collaboratori e la insostenibilità del tempo ormai trascorso senza il rinnovo del contratto”.

“E’ il momento che i sindaci – conclude la Filcams Cgil -, che ben conoscono il valore che il servizio delle farmacie pubbliche rappresenta per i cittadini e per le loro stesse amministrazioni, siano disponibili anche a schierarsi con la dignità del lavoro”.

Firenze, ex Hotel Sheraton: chiesta cassa integrazione straordinaria

Nella vertenza dell’ex Hotel Sheraton di Firenze (oggi Conference Florentia Hotel) è stata chiesta la prima applicazione in Toscana della cassa integrazione straordinaria in una struttura ricettiva dopo la riforma degli ammortizzatori sociali.

A riferire la notizia è la Filcams Cgil che parla di “conquista delle mobilitazioni: adesso la si applichi anche agli addetti in appalto, ne hanno diritto” dopo l’assemblea degli addetti dedicata alla possibilità di applicare questa Cigs per ristrutturazione dell’ex Hotel Sheraton a Firenze sud.

“Questo importante strumento – spiega la sigla in una nota – potrà essere applicato, per effetto della riforma degli ammortizzatori sociali in vigore dall’1 gennaio a tutte le imprese con più di 15 dipendenti, anche del comparto turismo” e “l’assemblea dei lavoratori sia diretti sia in appalto ha dato pieno mandato alle organizzazioni sindacali per la trattativa, che si è svolta stamani tra sindacato, Arti e azienda”. L’azienda, riferisce sempre Filcams Cgil, “ha preso l’impegno a inviare al ministero del Lavoro la richiesta di Cassa integrazione straordinaria”.

La misura deve coinvolgere anche gli addetti in appalto. “Abbiamo sempre rivendicato la parità di trattamento tra i 24 lavoratori diretti e i 9 indiretti in appalto. Abbiamo sempre sostenuto che le attività in appalto dovessero essere reinternalizzate nell’albergo ex Sheraton, e gli addetti direttamente assunti dal committente”, afferma Filcams Cgil, “oggi l’azienda in appalto, poiché ne ha diritto, chieda gli ammortizzatori sociali per i loro dipendenti. E’ una responsabilità anche della proprietà ex Sheraton il silenzio della azienda in appalto nella richiesta degli ammortizzatori sociali: serve che l’azienda proprietaria dell’ex Sheraton si faccia carico delle responsabilità della società in appalto e della continuità occupazionale e reddituale dei lavoratori e delle lavoratrici”.

🎧Firenze, l’azienda Pineider esternalizza le produzioni: 9 lavoratori a rischio (VIDEO)

Sono 9 i lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro nell’azienda storica fiorentina Pineider. In presidio, questa mattina dalle 10 alle 12, assieme a Filcams Cgil hanno dato voce alla protesta, chiedendo un dialogo con le istituzioni.

Pineider azienda d’eccellenza nell’incisoria, nella stampa a rilievo, e anche nella pelletteria e nell’oggettistica dal 1774 a Firenze, controllata da Rovagnati negli ultimi cinque anni, ha comunicato al tavolo con Filcams Cgil e istituzioni di Bagno a Ripoli l’intenzione di esternalizzare alcune produzioni e creare così 9 esuberi di personale.

In podcast l’intervista a Chiara Liberati di Filcams Cgil e a Stefano Nidiaci, a cura di Lorenzo Braccini.

I lavoratori di Pineider hanno protestato con un presidio di due ore davanti allo storico negozio in Piazza De’ Rucellai. Esternalizzare una parte del personale, altamente qualficato, metterebbe in ginocchio la produzione, secondo i lavoratori presenti questa mattina.

In Italia Pineider conta più di trenta lavoratori. Il grosso, una ventina, sono addetti alla produzione nello stabilimento di Bagno a Ripoli. Oltre al negozio di Firenze, dove impiega tre persone, il marchio è presente anche a Milano e a Roma. Senza contare tutte le sedi all’estero.

Al presidio presente anche l’Anpi, con Stefano Romei che afferma: “Come spesso accade la GKn, la Bekaert, noi diamo un sostegno perchè riteniamo giusta la difesa del posto di lavoro: la prima cosa fondamentale come recita la Costituzione è quella del diritto al lavoro. L’anpi è per l’applicazione della Costituzione, soprattutto per quanto riguarda il lavoro. ”

“Pieno sostegno ai lavoratori della Pineider perchè possano raggiunere il loro obiettivo della difesa del posto di lavoro”, conclude Romei.

Firenze   Sciopero e presidio dei lavoratori della Pineider

Pisa: operaio licenziato per linea stradale storta

L’uomo lavora per  Avr, il global service comunale della manutenzione stradale del comune di Pisa che ha motivato il provvedimento in ragione del ‘danno d’immagine”. Per Filcams Cgil si tratta di “una rappresaglia contro i lavoratori”.

Secondo il dipendente della società quella linea tracciata non correttamente è dovuta “soprattutto al manto stradale dissestato” ma la foto di quell’intervento, postata sui social network, avrebbe  scatenato reazioni ironiche da parte degli utenti e quindi, secondo Avr, il global service comunale della manutenzione stradale del comune di Pisa, lo sbaglio ha causato “un danno di immagine all’azienda”;

Insomma, aver “disegnato” storta la linea di mezzeria su una strada alla periferia di Pisa” è costato caro ad un  operaio della AVR che è stato licenziato.  La notizia  è quanto riportata da “il Tirreno” di Pisa.

Il lavoratore è stato licenziato, nonostante egli stesso meno di 24 ore dopo avesse provveduto a tracciare, questa volta in modo corretto, la linea di mezzeria.

Per il sindacato Filcams Cgil si tratta di “una rappresaglia contro i lavoratori”.

“Ho risposto alle contestazioni della società – ha raccontato l’operaio licenziato – evidenziando un malfunzionamento della macchina traccialinee e soprattutto il pessimo stato del manto stradale”.

Ma ciò non gli ha evitato il licenziamento. Un provvedimento che secondo la Filcams-Cgil di Pisa  rappresenta l’ultimo passaggio di una “rappresaglia di Avr nei confronti dei lavoratori che hanno aderito a una mobilitazione per rivendicare il miglioramento delle condizioni lavorative e salariali”.

Livorno: sindacati, 24 addetti area servizio A12 a rischio taglio

Cgil e Cisl, per contenzioso: l’azienda My Chef ha infatti comunicato a Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl che a partire dal prossimo 30 giugno intende cessare la propria attività in area servizio A12

I 24 addetti dell’area di servizio Savalano Ovest situata sulla A12 Genova – Rosignano hanno proclamato lo stato di agitazione: il loro posto di lavoro è infatti a rischio secondo quanto riferisce una nota sindacale.

L’azienda My Chef che gestisce l’area di servizio su concessione della Sat (Società Autostrada Tirrenica) ha infatti comunicato a Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl che a partire dal prossimo 30 giugno intende cessare la propria attività presso la struttura. La decisione – a quanto apprendiamo – sarebbe da imputare a un contenzioso emerso tra la stessa My Chef e Sat. I 24 addetti – nel caso in cui nessun’altra società subentrasse nella gestione – si troverebbero senza lavoro.

“Una prospettiva inaccettabile e drammatica, soprattutto alla luce di questo particolare momento storico e in un contesto territoriale già in ginocchio da tempo a causa di una pesante crisi occupazionale”, affermano Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl, che hanno già chiesto un incontro urgente con Sat e con le istituzioni preposte: “l’obiettivo – spiegano le sigle – è aprire al più presto un tavolo di confronto presso l’unità di crisi della Regione Toscana. Non possiamo permettere che il nostro territorio perda altri posti di lavoro. Serve una soluzione che garantisca la tutela occupazionale di tutti i 24 lavoratori. Nel caso in cui gli incontri con azienda e istituzioni non generassero un esito positivo non potremo che far partire una decisa mobilitazione. Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl saranno come sempre al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori”.

2 giugno: Toscana, sciopero sigle commercio contro aperture giorni festivi

“Chiediamo alla Regione Toscana di convocare le parti sociali per avviare un confronto serio sulle aperture domenicali e festive, che riporti al centro il valore del lavoro nella sua interezza”, chiedono i sindacati

Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs della Toscana, annunciano lo sciopero nel settore del commercio per la giornata di domani 2 giugno, Festa della Repubblica, contro la decisione di alcune aziende di aprire i propri punti vendita, e chiedono alla Regione Toscana di intervenire convocando un tavolo per regolare le aperture per le domeniche e per i giorni festivi.

“Rispettare il significato e il valore sociale di queste festività – afferma la Filcams – dovrebbe essere un dovere di tutti. Per questo chiediamo alla Regione di aprire un tavolo di confronto che regoli le aperture domenicali e festive”.

Per la Fisascat-Cisl “è importante sottolineare che il lavoro passi anche dal beneficiare di quelle festività che sono alla base di un bene comune reale, di una società che mette al centro i diritti delle persone, che pensa collettivamente e non alla logica del profitto”. Per la Uiltucs “la volontà di aprire i negozi, da parte di alcune aziende, per la Festività del 2 giugno è irrispettosa verso i lavoratori, che meritano di festeggiare davvero questa ricorrenza”.

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