Fratoni apre i lavori del progetto Interreg Europe Smart Waste

Sono iniziati stamattina i lavori del progetto europeo di cooperazione interregionale Interreg Europe Smart Waste. L’incontro è avvenuto nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati con la presenza dell’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni. Capofila del progetto è ARRR (Agenzia Regionale Recupero Risorse SpA). Smart Waste è finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo regionale dell’Ue per il periodo 2019-2023.

Il progetto Interreg Europe Smart Waste prevede la cooperazione tra partner di sei paesi europei ed ha l’obiettivo di sostenere l’innovazione nella gestione dei rifiuti. Diverse sono le misure adottate: lo scambio interregionale di buone pratiche per la prevenzione della produzione, l’aumento del riutilizzo e del riciclo dei rifiuti. I paesi coinvolti sono Danimarca (Comune di Kolding), Lituania (Centro regione di gestione rifiuti della Regione di Klaipeda – KRWMC), Bulgaria (Associazione esperti ambientali comunali – BAMEE), Belgio (Associazione di città e regioni per la gestione sostenibile delle risorse – ACR+) e Paesi Bassi (Comune di Apeldoorn).

L’assessore Fratoni ha ricordato la centralità della gestione dei rifiuti orientata ai gradini più alti della gerarchia comunitaria nel contesto più ampio dell’economia circolare. Tra i principali provvedimenti della Regione Toscana si ricordano l’istituzione dei Tavoli regionali per l’economia circolare per condividere con le associazioni delle categorie economiche regionali soluzioni migliori per la gestione dei rifiuti. Ma non solo. Si aggiungono anche i divieti per l’uso di prodotti in plastica monouso sul territorio regionale e il coordinamento dei piani regionali con il Programma Regionale di Sviluppo.

Sono intervenuti sul tema dell’innovazione e delle buone pratiche per la gestione dei rifiuti in Toscana ALIA SpA e l’Università di Pisa. Giunto anche un rappresentante del progetto Interreg Europe Winpol.  La chiusura dei lavori ha visto il confronto di rappresentanti delle categorie economiche e dei cittadini insieme ai partner di progetto.

Delfini morti in Toscana, è il Mobillivirus la causa del decesso

Confermato il virus Cemv, il Mobillivirus dei cetacei, come causa dei decessi di delfini intensificatisi dall’inizio dell’estate nel mare della Toscana – a domenica scorsa 40 gli esamplari morti da inizio 2019 – ma le analisi hanno evidenziato anche la presenza di Ddt e Pct che potrebbero aver contribuito al diffondersi della malattia.

E’ quanto rende noto la Regione Toscana a cui è stata trasmessa la relazione circa le analisi fisiche, batteriologiche ed ecotossicologiche sulle carcasse di delfino rinvenute lungo le coste toscane. Il referto, sottoscritto da tecnici del dipartimento di scienze fisiche terra e ambiente dell’Università di Siena, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale per le Regioni Lazio e di Arpat, annuncia poi ulteriori indagini – già in corso sugli stipiti virali isolati dall’Izs – per stabilire eventuali correlazioni tra il fenomeno in corso ed i precedenti analoghi di Mobillivirus avvenuti sempre nel Santuario dei Cetacei nel 2013 e nel 2016. Il lavoro sarà portato avanti in collaborazione con il Centro di referenza nazionale per la diagnosi dei Mammiferi marini spiaggiati (Credima), che sta analizzando i casi di altri delfini spiaggiati in Liguria.

“Le analisi che la Regione ha commissionato a ben tre importanti istituti – spiega l’assessore toscano all’ambiente Federica Fratoni – hanno confermato il Cemv come causa del picco nei decessi di delfini riscontrato da giugno nel Santuario dei cetacei. Il Cemv è patogeno solo per questi animali e quindi non rappresenta un pericolo per altre specie”.

“Siamo impotenti davanti a questo virus – continua l’assessore – ma potremmo fare molto circa un altro problema evidenziato dalle analisi di tessuti e degli organi prelevati durante gli esami autoptici dei delfini: la nota dei tre istituti evidenzia livelli elevati di Ddts e Pcbs, policlorobifenili organoclorurati di vecchia generazione utilizzati anche come insetticidi ed ancora presenti nel Mar Mediterraneo. Questi prodotti possono avere un effetto immunosoppressore e dunque possono aver contribuito al diffondersi della malattia ed ai suoi effetti. Per questo faccio un appello al Governo perchè finalmente l’Italia aderisca alla Convenzione di Stoccolma del 2001, che mette al bando gli inquinanti organici persistenti. Il nostro è l’unico Paese europeo a non aver ancora sottoscritto quel patto di civiltà ed è giunto il momento di rimediare a questo errore”.

Protezione Civile, Toscana: nuovo modulo per salvare beni culturali

La Toscana è la prima Regione italiana a specializzarsi negli interventi di salvaguardia delle opere d’arte e dei beni culturali nelle situazioni gestite dalla Protezione civile. Una delibera approvata nell’ultima giunta prevede, per la Protezione Civile, l’utilizzo di un modulo destinato ai beni culturali. Utilizzerà procedure standardizzate per portare con mezzi dedicati e nel minor tempo possibile sui luoghi colpiti dagli eventi i funzionari dei beni culturali e i loro collaboratori; allo stesso tempo la Colonna mobile disporrà di container atti ad ospitare e trasferire in luoghi sicuri le opere d’arte interessate.

I contenitori sono stati predisposti al loro interno grazie alle prescrizioni concordate dalla Regione con il Dipartimento nazionale e il Ministero dei Beni culturali, indicazioni utili ad una corretta conservazione dell’opera, a partire dai materiali e dalla temperatura.

Interverrà caso di alluvioni, terremoti, emergenze varie. un modulo, finanziato dal Dipartimento nazionale di Protezione civile, che naturalmente sarà a disposizione in caso di bisogno anche nel resto del territorio nazionale.

Nella stessa giunta l’assessora alla Protezione civile Federica Fratoni ha fatto approvare un’altra delibera che utilizza i 3 milioni e mezzo di euro stanziati dal Dipartimento per l’acquisto e la manutenzione dei mezzi occorrenti per le operazioni di soccorso alla popolazione civile. Si tratta di mezzi che saranno affidati in comodato d’uso alle associazioni di volontariato della Colonna mobile: fuoristrada, furgoni attrezzati, logistica di campo come tende, gazebo, cucine. Anche il modulo beni culturali è incluso e con esso un’altra specializzazione toscana, quella del modulo veterinario per soccorrere gli animali da compagnia come gatti e cani ma anche animali da allevamento quando necessario. Vengono inoltre potenziate le attrezzature per la funzione sanità della Colonna mobile e quelle di supporto alle attività dei Vigili del Fuoco.

“Con questi atti – ha affermato Fratoni – rendiamo ancora più efficace ed efficiente l’impegno della Protezione civile regionale nella salvaguardia delle persone e del territorio toscano. Abbiamo stanziato i fondi necessari alla modernizzazione della Colonna mobile per garantire al volontariato mezzi e strumenti che permettaranno loro una crescita della professionalità e delle tecnologie offerte a supporto delle nostre comunità. Infine – ha concluso l’assessora – sono davvero orgogliosa di garantire al nostro territorio, ma anche a tutto il Paese, il modulo beni culturali. La Toscana si conferma così un campione nel settore”.

Nell’occasione la giunta regionale ha modificato parte del Piano operativo della Protezione civile riorganizzando i moduli della Colonna mobile in modo tale da rendere chiaro e trasparente ciò in cui è specializzata la Colonna stessa e per adeguare allo stesso tempo la sua composizione al progetto “Colonna mobile nazionale delle Regioni” predisposto dalle Regioni ed approvato dal Dipartimento nazionale.

Delfini spiaggiati, esito analisi dimostra presenza di Morbillivirus CeMV

Sembra essere il Morbillivirus la causa dei numerosi decessi dei delfini trovati spiaggiati lungo le coste toscane nel corso degli ultimi mesi. L’unità operativa Toscana Nord dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana ha trasmesso all’assessorato regionale all’ambiente l’esito delle analisi degli organi prelevati ad alcuni dei delfini spiaggiati.

I 4 soggetti analizzati dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, tutti ritrovati sulle coste toscane nei mesi di giugno e luglio 2019, hanno evidenziato “una importante positività per il Morbillivirus dei cetacei”. Tutti e quattro i soggetti dunque sono risultati positivi al virus che colpisce soltanto i cetacei ed è patogeno solo per questi animali.

“Le indagini istologiche ed in parte quelle batteriologiche risultano ancora in corso – si legge ancora nella relazione – ma i dati preliminari sembrerebbero confermare il sospetto diagnostico. Il riscontro di morbillivirus nei mammiferi marini spiaggiati in Toscana non è una novità; già nel 2013 e ancora nel 2016 si è assistito ad importanti epidemie di tale virosi che però hanno interessato principalmente la specie Stenella striata”.
“L’esito delle analisi batteriologiche delle prime 4 autopsie sembra andare in un’unica direzione – dice l’assessora regionale all’ambiente Federica Fratoni – E’ una risposta che in qualche modo ci aspettavamo, ma che non può certo rallegrarci visto che nel 2013 il  Morbillivirus causò la morte di molti delfini. Si tratta di un virus pericoloso esclusivamente per i cetacei, che i delfini si trasmettono attraverso il contatto fisico. Dunque al momento non sembrano esserci pericoli ambientali, tuttavia è triste prendere atto di quanto sta avvenendo e sentirsi impotenti davanti alla morte di queste splendide creature”.
“Attendiamo l’esito delle altre 4 autopsie effettuate  e delle analisi ecotossicologiche portate avanti dall’Università di Siena” – ha concluso l’assessore.
Da gennaio ad agosto 2019 sono stati recuperati 37 cetacei spiaggiati (l’ultimo proprio questa mattina, rinvenuto davanti alla foce del Serchio). Il primo semestre dell’anno non mostra grandi differenze statistiche rispetto al numero delle carcasse rinvenute negli stessi periodi degli anni precedenti, mentre dal mese di giugno si registra un picco, con ben 21 delfini spiaggiati (15 tursiopi, 4 stenelle e due animali di specie indeterminata per la cattiva conservazione delle carcasse), cioè il 58,33% del totale da gennaio.

“Arpat è al collasso”, l’allarme di Fp Cgil, Cisl Fp e Anaao Assomed

Fp Cgil, Cisl Fp, Anaao Assomed e Rsa Dirigenza sono firmatari di un comunicato che avverte come Arpat si trovi “in gravi difficoltà a causa della carenza di personale, con una costante ed inesorabile riduzione di risorse, in atto ormai da anni, che limita fortemente la capacità di intervento dell’Agenzia.

Questi elementi – prosegue il comunicato – sembrano non interessare alle istituzioni regionali, nonostante la situazione sia già stata segnalata più volte all’Assessore Fratoni e, più recentemente, al Presidente della Quarta Commissione del Consiglio regionale, che hanno ignorato anche le richieste di incontro. Il quadro è particolarmente critico per tutte le attività di controllo del territorio, di monitoraggio, di supporto tecnico (pareri) e di gestione delle emergenze ambientali, ma forti difficoltà interessano anche i laboratori, i settori amministrativi e le strutture specialistiche.

Ormai non è più possibile proseguire nel corretto svolgimento di alcune delle attività istituzionali dell’Agenzia, impossibilitata a fornire adeguati servizi ai cittadini: meno controlli sulle fonti di inquinamento, minore repressione dei reati ambientali, minore approfondimento tecnico per il rilascio delle autorizzazioni ambientali alle aziende e, in definitiva, minore tutela dell’ambiente.

Le ulteriori cessazioni di personale (dirigente e non), derivanti dalla reintroduzione della quota 100, aggraveranno ulteriormente la situazione che sicuramente non trarrà significativi benefici neanche in caso di completa attuazione del piano assunzioni recentemente approvato, del tutto inadeguato ed insufficiente per assicurare lo svolgimento delle attività in un assetto organizzativo tarato su una dotazione organica di ben altre dimensioni. Riteniamo quindi che ci sia necessità ed urgenza di rimuovere i vincoli assunzionali che hanno determinato per l’Agenzia l’attuale situazione di emergenza.

Il continuo e progressivo indebolimento dell’Agenzia appare ancora più grave in considerazione delle forti criticità ambientali che interessano il territorio regionale. Si pensi, ad esempio, alle sanzioni che la Commissione europea ha avviato per alcune Regioni, tra cui la Toscana, per la presenza di agglomerati (centri urbani o parti di centri urbani) con oltre 2.000 abitanti che non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane. Questi sistemi rappresentano una potenziale fonte di inquinamento per le acque di balneazione mettendo a rischio una delle maggiori fonti di ricchezza della nostra Regione.

Arpat, come le Agenzie delle altre regioni italiane, esiste da sempre in virtù di una normativa nazionale che le attribuisce funzioni nel campo della protezione ambientale. La Legge 132/2016, che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), introducendo novità importanti quali i Livelli essenziali di Protezione Ambientale (LEPTA) e delineando maggiori livelli di autonomia e terzietà delle Agenzie, attende da oltre 3 anni di essere recepita dalla Regione Toscana. L’adeguamento della normativa regionale ai disposti della L 132/2016 non è più rimandabile ed in particolare non è accettabile che Arpat continui ad essere considerato un “ente dipendente” della Regione.
Solo un’Arpat autonoma – afferma in chiusura il comunicato firmato Fp Cgil, Cisl Fp, Anaao Assomed e Rsa Dirigenza – e con risorse adeguate potrà tornare ad essere un elemento di garanzia forte, autorevole e credibile per la prevenzione ambientale e la tutela della salute, fornendo tutti gli strumenti necessari a prendere le migliori decisioni nell’interesse dei cittadini, delle istituzioni e delle imprese toscane.”

Esemplare di delfino morto trovato in Toscana, è il 36/o da inizio anno

Non si arresta la moria di delfini in Toscana, dove ieri alla Feniglia è stato ritrovato spiaggiato un esemplare di Stenella. È il 36/o caso dall’inizio dell’anno e il 19/o dall’inizio di luglio nella regione.

Il ritrovamento è avvenuto non più di due giorni dopo l’ultimo, effettuato nelle acque livornesi; allora si trattava di un esemplare di Tursiope. A renderlo noto è stata oggi l’agenzia Arpat, attraverso il proprio account Twitter.

Foto dell’account Twitter di ARPAT

Lo scorso anno sono stati trovati spiaggiati in Toscana 23 cetacei di cui 20 delfini, mentre nel 2017 furono 48 di cui 41 delfini.

Recentemente l’assessore regionale all’ambiente, Federica Fratoni, ha reso noto che, in base alle autopsie condotte su 8 esemplari che si sono spiaggiati in Toscana negli ultimi mesi, 7 delfini presentavano lo stomaco completamente vuoto, come se qualche patologia li avesse indeboliti al punto da non riuscire a nutrirsi e, di conseguenza, morire. L’ipotesi della moria, avanzata nei giorni scorsi dalla biologa marina Sabina Airoldi del centro studi sui cetacei Tethys, è quella di un’epidemia di Morbillivirus.

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