Manifestazione Firenze: perquisiti tre 17enni dalla Digos

Firenze, le abitazioni dove vivono tre 17enni sono state perquisite stamani dalla Digos di Firenze, su delega del procuratore capo della procura dei minorenni Antonio Sangermano, nell’ambito delle indagini sui disordini scoppiati la sera del 31 ottobre nel capoluogo toscano durante una manifestazione contro il Dpcm non autorizzata.

I tre, tutti residenti a Firenze, hanno preso parte alla manifestazione e ai tafferugli ed erano già stati fermati sul posto e denunciati per violenza, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato in concorso.

Nell’abitazione di uno, i poliziotti hanno sequestrato quattro armi giocattolo da ‘soft air’. A casa di un altro, già noto alle forze dell’ordine, sono stati sequestrati 32 grammi di hashish e una bilancina di precisione. Nessun sequestro, invece, durante la terza perquisizione. Secondo quanto accertato dalla Digos, i tre non risulterebbero legati a nessun gruppo organizzato.

Indagati estremisti destra, pronti a partito nazista

Sono 19 i decreti di perquisizione domiciliare eseguiti dalla Digos di Enna nei confronti di altrettanti estremisti di destra indagati per costituzione e partecipazione ad associazione eversiva ed istigazione a delinquere. L’inchiesta, avviata da circa due anni, è coadiuvata dagli omologhi uffici di Siracusa, Milano, Monza Brianza, Bergamo, Cremona, Genova, Imperia, Livorno, Messina Torino, Cuneo, Padova, Verona, Vicenza e Nuoro.

I 19 decreti di perquisizione domiciliare, nell’ambito dell’operazione ‘Ombre Nere’, sono stati emessi dalla Procura Distrettuale di Caltanissetta d’intesa con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. L’attività – diretta dalla Procura distrettuale di Caltanissetta- viene svolta sotto il coordinamento della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione – Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Interno e con la collaborazione del Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Volevano costituire un movimento d’ispirazione apertamente filonazista, xenofoba ed antisemita denominato “Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori”. E’ quanto emerso dalle indagini della Digos di Enna e del Servizio Antiterrorismo Interno che hanno portato oggi a 19 perquisizioni in tutta Italia nei confronti di altrettanti estremisti di destra. Sempre secondo le indagini, alcuni degli accusati avevano anche fatto riferimento ad una disponibilità di armi ed esplosivi e avevano condotto attività di reclutamento attraverso i propri account social.

Tra le persone coinvolte c’è anche un pluripregiudicato calabrese, ex “legionario” ed esponente di spicco della ‘ndrangheta, con un passato da collaboratore di giustizia e già referente di Forza Nuova per il ponente ligure.

Gli indagati coinvolti avevano anche creato una chat chiusa denominata “Militia”, finalizzata all’addestramento dei militanti. Il gruppo cercava inoltre di accreditarsi in diversi circuiti internazionali avviando contatti con organizzazioni di rilievo come “Aryan Withe Machine – C18” (gruppo che ha dei riferimenti ai “Combattenti di Adolf Hitler” ed è espressione del circuito neonazista Blood & Honour inglese) ed il partito d’estrema destra lusitano “Nova Ordem Social”.

E’ stata anche verificata la partecipazione di alcuni componenti alla “Conferenza Nazionalista” svoltasi lo scorso 10 agosto a Lisbona con l’obiettivo di creare un’alleanza transnazionale tra i movimenti d’ispirazione “nazionalsocialista” di Portogallo, Italia Francia e Spagna. In quell’occasione, un’indagata era stata anche relatrice, distinguendosi per un intervento dall’accesa retorica antisemita.

Ai vertici del gruppo che voleva ricostituire il Partito nazista c’era anche una donna, una 50enne impiegata e incensurata, che faceva parte del direttivo nazionale dell’autonominato ‘Partito Nazionalsocialista Italiano dei lavoratori’. La donna si faceva chiamare ‘Sergente maggiore di Hitler’ e aveva il compito di reclutamento e diffusione di ideologie xenofobe. La Digos di Padova oggi ha proceduto ad una perquisizione nei confronti della donna.

L’operazione Ombre nere è giunta dunque anche a Cittadella. La Digos di Padova infatti, in collaborazione con i colleghi siciliani, ha perquisito la 50enne impiegata che stando alle rilevanze investigative si trovava in una posizione di vertice all’interno del movimento. In casa sua gli investigatori hanno trovato materiale per la propaganda, striscioni con svastiche e altri loghi antisemiti, bandiere naziste. La donna aveva partecipato a manifestazioni di Forza Nuova anche in Veneto.

Scontri dopo Fiorentina-Atalanta: 28 denunciati da Digos

Sono stati denunciati dalla Digos di Firenze 28 ultras dell’Atalanta per i disordini avvenuti dopo la partita Fiorentina-Atalanta del 27 febbraio 2019, valevole per la Coppa Italia.

Durante gli scontri, rimasero feriti due agenti della polizia di Stato. Le accuse per tutti i 28 tifosi dell’Atalanta sono di possesso di oggetti atti ad offendere e di travisamento. Inoltre, per due di loro c’è anche l’accusa di istigazione a delinquere.

Nei confronti dei 28 ultras dell’Atalanta denunciati, accusati anche di danneggiamento, sono in corso le procedure per l’emissione dei Daspo. I tifosi identificati e denunciati dalla Digos fanno parte di un gruppo di circa 150 ultras bergamaschi che all’uscita dallo stadio Franchi, invece di risalire sui pullman, sfondarono i cancelli del vicino Mandela Forum, pensando che all’interno fossero presenti sostenitori della Fiorentina e gridando frasi come “uscite conigli”. In questa fase, secondo quanto ricostruito dalla polizia, uno dei tifosi cadde da una balconata fratturandosi un calcagno. L’uomo si presentò alcune ore dopo all’ospedale a Bergamo dicendo di essere caduto allo stadio durante la partita, e per questo è stato denunciato per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.

Sempre in base a quanto ricostruito dalla ‘squadra tifoserie’ della Digos già nella fase prepartita gli ultras dell’Atalanta avevano cercato di aggredire sostenitori della Fiorentina, in particolare in prossimità di un circolo e di un bar in piazza Ravenna, tentando di scendere dai pullman ma venendo fermati e fatti risalire dagli agenti. Altri disordini si verificarono dopo il match, quando i tifosi nerazzurri, a bordo di vari pullman, si sono coperti il volto con passamontagna e hanno cercato di costringere gli autisti a bloccare la marcia. In particolare, nei pressi del casello di Firenze Sud, in prossimità di un ristorante McDonald’s – peraltro sull’altra carreggiata – dove erano presenti tifosi viola, gli ultras hanno costretto l’autista a fermarsi a sono scesi da un pullman. Nella circostanza un agente del reparto mobile, salito sul mezzo per bloccare i tifosi, è stato circondato e picchiato, riportando sette giorni di prognosi. Contemporaneamente sono scesi in strada i passeggeri su altri pullman. Nel tentativo di farli risalire, un funzionario di polizia è stato colpito da un calcio al volto riportando la frattura del setto nasale. Proseguono le indagini per l’individuazione dei responsabili di tutti gli episodi accertati.

Picchiato in sottopasso Firenze: indagini, non fu razzismo

Sarebbe stato colpito nel corso di una lite da un 22enne di origini rom, il 26enne nigeriano raggiunto da un pugno al volto la mattina dell’11 novembre scorso in un sottopasso a Firenze, nei pressi di piazza delle Cure. E’ quanto emerso dalle indagini eseguite dagli investigatori della Digos, in base alle quali, secondo quanto appreso, sarebbe escluso che si sia trattato di un episodio di razzismo.

Il 22enne dopo essere stato identificato grazie alle telecamere della zona è stato denunciato per il reato di percosse. In base a quanto appreso, avrebbe raccontato di essere stato colpito a sua volta dal nigeriano e non escluderebbe di querelarlo.

La lite tra i due, che si conoscerebbero da tempo, sarebbe scattata per dissapori legati probabilmente al fatto che la moglie del 22enne sarebbe solita chiedere l’elemosina nella zona nei pressi del sottopasso dove anche il nigeriano staziona guadagnandosi da vivere come venditore ambulante.

Estremismo destra: 12 indagati a Siena, nel mirino anche moschea

Operazione della polizia di Firenze e Siena, coordinata dalla Dda, nei confronti di 12 persone appartenenti agli ambienti dell’estremismo di destra indagati per detenzione abusiva di armi correlata alla costituzione di un’associazione con finalità eversiva. Gli uomini delle Digos, coordinati dalla Polizia di prevenzione, stanno eseguendo numerose perquisizioni a abitazioni e uffici in provincia di Siena.

L’indagine sugli ambienti dell’estremismo di destra in provincia di Siena, che vede 12 indagati “per detenzione abusiva di armi correlata alla costituzione di un’associazione con finalità eversiva”, è partita da un monitoraggio dei social network sui messaggi di istigazione all’odio razziale e di apologia del fascismo. A far scattare l’inchiesta coordinata dalla Dda di Firenze e condotta dalla Digos fiorentina sono state le immagini pubblicate su Facebook da un nostalgico del fascismo e del nazismo, che divulgava foto e scritte inneggianti le Ss, Adolf Hitler e Benito Mussolini. Si tratta di un senese di 60 anni, dipendente della Banca Monte dei Paschi, che lavora nella sede centrale di Siena. Sul suo profilo Facebook le foto ritraevano il 60enne indossare una mimetica delle Ss a bordo di un sidecar militare. In altre immagini l’uomo compare a Dongo, dove venne catturato Mussolini nell’aprile 1945, intento a fare il saluto romano e mentre mima con le mani il gesto di sparare a un cartello dell Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani.
C’era anche la moschea di Colle Val d’Elsa (Siena) nel mirino dei 12 estremisti di destra indagati dalla Dda di Firenze. Da alcune conversazioni intercettate, sarebbe emersa l’intenzione di far saltare il luogo di culto sabotando una condotta delle tubature del gas emerge. Il tentativo di “far saltare” la moschea non venne portato a termine perchè il 60enne di Siena, al centro dell’inchiesta, sarebbe stato contattato dalla polizia che aveva notato strani movimenti vicino all’edificio di Colle Val d’Elsa. “Noi, come ci si move, noi siamo no guardati a vista… di piu’ !”, si lamentavano gli indagati nelle intercettazioni.
La Digos ha recuperato anche foto in cui il 60enne impugna un lanciarazzi e un album accompagnato dalla musica dell’inno ufficiale del partito nazista. Sempre da un profilo Facebook a lui riferibile, il 60enne si qualificava come segretario della federazione di Siena del ‘Movimento Idea Sociale’. Tra i 12 indagati ci sono anche due familiari del 60enne, la moglie e il figlio. Sul profilo social della donna, 52 anni, sono state pubblicate foto del marito davanti alla tomba di Mussolini a Predappio. Indagato e perquisito anche il figlio 22enne della coppia. I tre risiedono in provincia di Siena.
“Al momento non abbiamo riscontri di correlazioni con formazioni politiche di estrema destra già esistenti”. Così il procuratore capo di Firenze e della Dda Giuseppe Creazzo, in merito alle perquisizioni che sarebbero ha aggiunto – è il primo atto di un’inchiesta da sviluppare”.
Durante le perquisizioni sono intervenuti anche gli artificieri poiché sarebbe stato trovato esplosivo in una dei luoghi visitati dagli investigatori della polizia. Nelle perquisizioni sono stati sequestrati dalla polizia ordigni bellici della Seconda Guerra Mondiale, polvere da sparo, tritolo e silenziatori per armi costruiti artigianalmente. Secondo quanto appreso, nel garage del 60enne, sarebbero state trovate bottiglie riempite con polvere da sparo ricavata svuotando alcune bombe risalenti all’ultima guerra, trovate dall’uomo e dal figlio grazie all’uso di un metal detector.

Lucca: molotov contro portone scuola media

Nella notte tra sabato e domenica una molotov è stata lanciata contro il portone della scuola media di Ponte a Moriano di Lucca. Nessun danno rilevante ma la Digos indaga.

L’episodio risalirebbe alla notte tra sabato e domenica. La bottiglia incendiaria con all’interno benzina è stata lanciata verso le 2.30. Subito sono intervenuti i Vigli del fuoco a seguito della segnalazione del principio di incendio nella scuola. Gli agenti hanno trovato sul retro della scuola un annerimento dovuto ad una fiammata.
I risultati del sopralluogo effettuato dalla polizia scientifica, hanno consentito di ricostruire  gli accadimenti avvenuti nella notte nella scuola media di Ponte a Moriano. La fiammata e stata causata dal lancio di una bottiglia incendiaria, i cui vetri erano sparsi per terra. L’atto non ha prodotto danni rilevanti ma solo l’annerimento di una parte del muro. La causa del principio di incendio, secondo i vigli, non è accidentale né fortuita.
Exit mobile version