Positivi in aumento, ma con più tamponi, in Toscana

Firenze, i nuovi casi positivi Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore in Toscana sono 929 su 14.469 tamponi molecolari e 3.492 test rapidi effettuati.

Lo ha annunciato, con quella che ormai è diventata una consuetudine, con un post sulla sua pagina Facebook ufficiale, Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana. Rispetto a ieri è cresciuto sia il numero dei tamponi (erano 13.549) sia quello dei nuovi positivi (erano 776).

“Ringrazio tutte le volontarie e i volontari che si impegnano ogni giorno – ha dichiarato Giani – il nostro sistema sanitario regionale non può fare a meno del loro generoso contributo”.

Giani, anticipa i dati Covid-19, 776 nuovi casi con 13.549 tamponi

Firenze, il presidente della regione Toscana, Eugenio Giani, ha anticipato sulla sua pagina ufficiale Facebook i dati sull’epidemia Covid-19, registrati nelle ultime 24 ore in Toscana.

Dal post di Giani si apprende che al dato di ieri sono risaliti sia il numero di tamponi (da 9.801 a 13.549) sia quello dei nuovi positivi (da 658 a 776).

“Grazie alle donne e agli uomini – ha poi scritto Giani – che con dedizione e altruismo lavorano senza sosta negli ospedali, come al San Donato di Arezzo, garantendo non solo cura e assistenza ai pazienti ma anche un ponte costante con i loro familiari. Non abbassiamo la guardia per tornare presto a vivere la Toscana!”.

Epidemia Covid-19 segue modelli sviluppo economico

Firenze, secondo un recente studio scientifico: “L’andamento dell’epidemia di Covid-19 presenta una forte relazione col modello di sviluppo territoriale. La correlazione è statisticamente significativa anche tenendo conto delle diverse caratteristiche demografiche, economiche ed ambientali: il virus non corre lungo i confini regionali, ma segue i modelli di sviluppo economico”.

Questa è la conclusione dello studio ‘Covid-19 and rural landscape: the case of Italy’, sulla seconda ondata dell’epidemia, condotto congiuntamente da Mauro Agnoletti, docente dell’Università di Firenze e presidente del programma della Fao per la tutela del patrimonio agricolo mondiale, Simone Manganelli, capo divisione della ricerca finanziaria alla Banca centrale europea (Bce), e Francesco Piras, ricercatore dell’Ateneo fiorentino, che è stato pubblicato su Landscape and Urban Planning e sulla Working Paper Series della Bce.

La ricerca, condotta dalla Scuola di agraria dell’Ateneo fiorentino, rileva il contagio in Italia analizzando le caratteristiche ambientali, industriali e rurali. Dallo studio emerge, si spiega, la presenza di una forte relazione tra modelli di sviluppo e diffusione del Covid-19: il virus corre di più nei territori dove si registrano elevati input energetici dovuti alle attività industriali e agroindustriali. Nel dettaglio l’Italia può essere divisa in due macroaree in base al modello di sviluppo: bassa e alta intensità.

Nelle aree a bassa intensità, meno industrializzate e dove resistono sistemi di agricoltura più tradizionale (e si concentra il 68% delle superfici protette) ci si ammala quasi tre volte di meno: 108 casi ogni 100 km quadrati, rispetto alle aree più industrializzate e ad agricoltura intensiva, dove la media è di 286 casi ogni 100 km quadrati. Entrambi i valori si discostano diametralmente dalla media nazionale, di 145 casi ogni 100km quadrati.

In particolare le aree più colpite risultano essere la Pianura Padana (289 casi per 100 km2 contro i 145 nazionali), il fronte adriatico dell’Emilia Romagna, la valle dell’Arno tra Firenze e Pisa, le zone intorno a Roma e Napoli.

“Emblematico” viene definito il caso delle province della Pianura Padana interessate dalle aree agricole (29% della superficie nazionale) dove si registrano il 70% dei casi Covid-19 in Italia: 36 province da est a ovest, da Torino e Alessandria passando per Pavia, Novara, Milano, Monza e della Brianza, Bergamo, Brescia e ancora Parma, Bologna fino ad arrivare a Venezia, Rovigo e Treviso, dove, oltre alle aree urbane e industriali si concentra anche il 61% delle aree ad agricoltura intensiva del territorio nazionale.

Così nella Pianura Padana si registrano 372 casi ogni 100 km quadrati mentre nelle meno intensive i casi sono 223 ogni 100 km quadrati. L’analisi si basa sui dati resi noti dalla Protezione Civile nel mese di ottobre 2020, a conferma di uno studio già effettuato nella scorsa primavera, sebbene non siano ancora disponibili dati disaggregati che consentirebbero una maggiore precisione. Le aree ad alta intensità sono anche quelle più soggette a inquinamento causato da nitrato, metano ed emissioni di ossido nitroso, che incide sulla qualità ambientale.

“Dallo studio – spiega Agnoletti – emerge che il virus non si diffonde secondo limiti amministrativi regionali, ma secondo le caratteristiche territoriali e non è la densità demografica il fattore più determinante.

È il momento di pensare a progetti mirati a rivitalizzare le aree rurali, in particolare quelle oggetto di abbandono e recessione economica, non solo tramite le nuove politiche agricole ma anche tramite lo strumento del Recovery Fund.

Ciò contribuirebbe da un lato a una diminuzione del rischio, riducendo la densificazione che riguarda solo limitate aree del Paese, e dall’altro allo sviluppo di un diverso modello economico per le zone meno industrializzate”.

Giani, obiettivo far ripartire negozi già sabato

Firenze, “Cerchiamo di guadagnare un giorno – così il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – gli operatori del commercio non vedono l’ora di riaprire, sono giorni determinanti per la prossimità del Natale, per me è indispensabile anche guadagnare un’ora.

“Quando mi telefonerà il ministro Speranza per darmi il parere” del Cts sui dati della Toscana, ha continuato Giani – farò una proposta: per far ripartire i negozi almeno da sabato mattina io sono disponibile anche a firmare un’ordinanza che tecnicamente prende atto della zona arancione nel momento in cui il ministro me lo comunica”.

“Il vantaggio è che, se questa ordinanza io la posso firmare prima delle ore 16, anticipa la pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale” e quindi permette di aprire i negozi già sabato mattina. Il governatore è intervenuto in Consiglio regionale rispondendo alla capogruppo della Lega Elisa Montemagni sui tempi della riapertura dei negozi. Questa iniziativa però, ha aggiunto Giani, è possibile “solo quando io ho la telefonata del ministro”.

Giani ha, dunque, detto di confidare che “da sabato 5 dicembre possano riaprire i negozi che rientrano nella disciplina della zona arancione. Possiamo dire oggi con assoluto buonsenso che negli ultimi 14 giorni siamo stati nei parametri della zona arancione e con nell’ultima settimana parametri da zona gialla”.

Meyer dà il via all’autotampone nasale “Uffa!”

Firenze, il Meyer presenta “Uffa!”, il tampone autosomministrato per la diagnosi di Covid-19, messo a punto nel laboratorio di Immunologia dell’ospedale.

Nel realizzare questo kit, che ha già superato con successo la prima fase dello studio, al Meyer si è perseguito un duplice obiettivo: limitare il tampone al solo naso, a tutto vantaggio del comfort dei pazienti (pensiamo, ad esempio, a un bambino piccolo che deve ripeterlo periodicamente) e fare in modo che potesse essere autosomministrato, senza l’impiego di personale sanitario.

Studi recenti*, infatti, hanno dimostrato che in questo modo la procedura di esecuzione del tampone può essere significativamente snellita, con la medesima efficacia. Lo studio “Uffa!”, approvato con parere del Comitato Etico Pediatrico Regionale del 01.10.2020 è stato avviato il 6 ottobre 2020 e si è appena conclusa la prima fase.

Come funziona. L’idea è nata con l’intento iniziale di trovare un sistema efficiente, rapido e attendibile per testare gli operatori sanitari del Meyer e quindi, a cascata, proteggere i piccoli pazienti che loro assistono. Il kit “Uffa!” è semplicissimo da usare e completamente indolore: basta inserire il bastoncino con la punta di cotone prima in una narice e poi nell’altra, poi chiuderlo in una provetta che verrà successivamente analizzata.

Questa metodologia è davvero poco fastidiosa, perché il tampone viene inserito solo nella narice senza andare in profondità. Molti studi hanno dimostrato che se una persona è positiva, il virus è presente nel suo naso.  La garanzia di essere riusciti a farlo bene? Nella macchina che analizza i tamponi è presente un controllo interno, che è in grado di dimostrare se la metodica è stata ben eseguita.

Lo studio. In questa prima fase è stato proposto l’arruolamento nello studio e quindi l’esecuzione dell’auto-tampone agli operatori (sanitari e non) che si sono sottoposti – come di routine al Meyer in questi mesi – al prelievo del sangue per la sorveglianza test anticorpi Sars-Cov-2 (il “sierologico”). Il Meyer ha realizzato un tutorial e istruzioni scritte per guidarli nella corretta esecuzione. Dal 06/10/2020 al 09/11/2020 sono stati effettuati 803 tamponi autosomministrati da operatori Meyer.

Nello stesso periodo sono stati effettuati, sia su operatori che su pazienti, 1016 tamponi rino-faringei “classici” ad opera di operatori sanitari. Nessun tampone è risultato non valido, né nel gruppo autosomministrato, né nel gruppo eseguito dagli operatori. Nell’ambito dei tamponi autosomministrati sono stati evidenziati 10 tamponi positivi (10/803, incidenza 1.25%). I 10 tamponi effettuati erano relativi a 8 soggetti asintomatici e due sintomatici. Nessuno è risultato falso positivo.

Nell’ambito dei tamponi somministrati da operatori ne sono stati evidenziati 12 positivi (12/1016, incidenza 1.18%). I valori del controllo interno (CT) dei campioni analizzati, sia autosomministrati che somministrati da operatori sono compresi tra 16 e 38, entrambi i gruppi hanno una media di 23. Questo ha provato che i tamponi autosomministrati sono adeguati quanto quelli effettuati da operatori sanitari. I primi risultati dimostrano dunque la completa sovrapponibilità delle due metodiche di somministrazione e la sostanziale equivalenza dal punto di vista diagnostico.

Le prospettive. “Da lunedì prossimo “Uffa!” diventerà pratica corrente e strutturata dell’ospedale Meyer e verrà utilizzato come test di screening periodico su tutti gli operatori (circa 1500) – annuncia il direttore generale del Meyer, Alberto Zanobini – Proteggere gli operatori per noi significa proteggere i bambini. Ma gli scenari che l’autosomministrazione del tampone può aprire dal punto di vista dell’impatto sull’organizzazione sanitaria sono imprevedibili. Potrebbe essere una fondamentale soluzione al problema del sovraffollamento dei centri tamponi, siano essi nelle strutture sanitarie o nei drive-through. Siamo contenti di aver dato, come Meyer, un input alla ricerca in questa direzione”.

Prossimi step. “Riteniamo opportuno continuare lo studio includendo anche i bambini positivi ricoverati nel reparto Covid del Meyer: saranno anche i genitori a fare loro il tampone per i controlli periodici durante il loro ricovero. I dati preliminari sono molto buoni e possiamo ragionevolmente aspettarci che non ci sarà nessuna differenza tra l’adeguatezza dei tamponi eseguiti dai genitori e quelli effettuati dagli operatori.

Avere un tampone solo nasale e somministrato da babbo o mamma anziché da un operatore sarà altrettanto valido ma sicuramente molto meno invasivo per i bambini”, spiega la professoressa Chiara Azzari, responsabile del Laboratorio di Immunologia. “Se le analisi finali confermeranno questi primi risultati, considereremo raggiunti i nostri obiettivi: il tampone nasale autosomministrato potrà essere considerato una valida alternativa al tampone rinofaringeo somministrato dall’operatore, sia negli operatori sia nei bambini”, conclude.

RSA area Empoli, morti per Covid-19 salgono a 25

Castelfiorentino, in provincia di Firenze, Salgono a 25 i morti per Covid-19 tra ospiti di RSA situate nella zona di Empoli (Firenze) e del circondario. L’ultima è una paziente, già ospite della RSA ‘Ciapetti’ di Castelfiorentino (Firenze) è morta all’ospedale di Empoli.

Lo conferma la Fondazione che gestisce la struttura specificando che la persona, che già aveva condizioni cliniche complesse, era stata ricoverata già prima che venisse scoperta la positività di un’operatrice della RSA, poi estesa a 14 pazienti e una decina di colleghi come emerso dai riscontri dei tamponi effettuati nei giorni passati.

Il ricovero, fanno sapere sempre dalla Fondazione, non era avvenuto per infezione da Covid-19 e, quindi, precisa la stessa RSA, non è escluso che il virus possa essere stato contratto successivamente. Per la ‘Ciapetti’ si tratta comunque della prima vittima della pandemia.

Nell’Empolese Valdelsa a oggi sono quattro le RSA interessate da focolai nella seconda ondata della pandemia: ‘Villa Serena’ di Montaione (Firenze) ha avuto 17 decessi, la ‘Vincenzo Chiarugi’ di Empoli (Firenze) sei, ‘L’Abbraccio’ di Capraia e Limite (Firenze) e la ‘Ciapetti’ di Castelfiorentino con un decesso a testa. Decine i contagiati delle strutture, tra anziani ospiti e personale.

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