BuzziLab, l’ex preside conferma percentuali sui progetti

Come si evince dalle pagine del Corriere Fiorentino di oggi, a inizio settembre il preside dell’Istituto tecnico Buzzi, Alessandro Marinelli, ha chiuso “in autotutela” il laboratorio di analisi dei tessuti legato alla scuola: erano troppi i dubbi sullo status giuridico sul BuzziLab.

“Nei contratti dei professori che ci lavoravano c’erano delle percentuali di guadagno applicate ai progetti e alle commesse. Ma sono stato io a calmierarle”. E’ quanto afferma l’ex preside dell’istituto pratese “Tullio Buzzi”, Erminio Serniotti, in merito alle polemiche emerse dalla chiusura del BuzziLab, che, osservando le cifre milionarie dei fatturati della scuola (28 milioni di euro in 5 anni), pareva evidente non fosse dovuta a motivi burocratici.

Il BuzziLab ha preso quota, nella famosa scuola pratese, sotto la guida di Serniotti, esperienza nata nel 2010 e conclusa il maggio scorso. E lo stipendio dell’ex preside ha beneficiato mensilmente, per tutti questi anni, di maggiorazioni legate ai progetti del Lab, come lui stesso non nega.

La Procura di Prato, insieme alla Corte dei Conti, ha aperto un’inchiesta sull’utilizzo dei soldi presi dal laboratorio per le sue attività di analisi dei tessuti, in quanto si è verificato “lo sforamento del tetto di stipendio pubblico di 250 mila euro l’anno da parte del direttore del Lab”. Secondo quanto riferisce l’attuale dirigenza scolastica, il problema dello status giuridico del BuzziLab, che era considerato laboratorio didattico ma collaborava soprattutto con le grandi griffe attraverso tecnici specializzati (professori della scuola), doveva essere risolto proprio dall’ex preside; per questo motivo il nuovo preside, Alessandro Marinelli, ha optato per la sospensione delle attività del Lab all’inizio di settembre e dato il benservito al direttore del laboratorio, il professor Giuseppe Bartolini.

“Sono stato io a ad abbassare le percentuali sui contratti dei professori” chiarisce Serniotti, affermando che “non è vero che non abbiamo cercato una soluzione ai problemi di status giuridico del laboratorio. Avevamo mandato all’ufficio scolastico regionale un’ipotesi per fare del BuzziLab una fondazione della quale fosse socia unica la scuola”. Ma ad oggi una presa di posizione ufficiale da parte dell’Ufficio scolastico regionale non è stata su queste affermazioni non è stata pervenuta.

Nel mentre si sta cercando una “soluzione ponte” in grado di riattivare il BuzziLab, che sta vedendo trasferire cervelli e clienti altrove. Ieri mattina, dopo gli appelli delle Istituzioni e un’interrogazione parlamentare depositata, è avvenuto un incontro tra i sindacati, il sindaco di Prato Matteo Biffoni e il preside dell’Istituto. Oggi alle 13 i vertici di Comune, Provincia, Regione, Scuola e categorie economiche si riuniranno nella sede dell’ufficio scolastico regionale per cercare la soluzione più consona.

Saranno necessarie, anche se tutto dovesse andare per il meglio, settimane prima di veder ripartire le attività del laboratorio; sarà necessario un nuovo direttore, senza contare che altri membri del team di Bartolini potrebbero seguirlo altrove.

Musei, Franceschini blocca la riforma Bonisoli

Il neo ministro ai Beni Culturali, Dario Franceschini, ha ritirato “in via cautelativa”, spiegano dal ministero, i decreti che Alberto Bonisoli aveva inviato alla Corte dei Conti poco prima della crisi di governo.

Questi decreti presentati da Bonisoli prevedevano l’accorpamento della Galleria dell’Accademia e del Museo San Marco alle Gallerie degli Uffizi, e tutto il comparto archeologico di Chiusi ai nascituri Musei nazionali etruschi con sede a Roma, oltre all’azzeramento dei consigli di amministrazione dei musei autonomi per riportarli nell’alveo del ministero.

Tutto ciò è stato possibile perchè gli accorpamenti e l’abolizione dei Cda era stata promulgata in virtù di tre decreti attuativi firmati dall’ex ministro Bonisoli a cavallo di Ferragosto, per arrivare in dirittura d’arrivo prima della crisi di governo, e inviati subito alla Corte dei Conti che non li aveva ancora approvati.

Inoltre, visto che in quei testi vi si leggevano anche una serie di regolamenti sulla gestione corrente dei musei che riportavano quasi ogni scelta in capo alle soprintendenze, anche in questo caso la situazione a Roma e Firenze resta sospesa. In sostanza a Firenze non si sa come procedere anche per avviare lavori normalmente firmati dai direttori, compreso il riallestimento di sale espositive.

Al ministero sanno che “regna una grande confusione”, per questo motivo Franceschini ha in mente di prendere la situazione in mano già nei prossimi giorni e di inserire nuovi regolamenti, da promulgare al posto di quelli firmati dal suo predecessore, molto presto.

Al momento resta tutto congelato e dunque non ci saranno ulteriori passaggi di consegne: il direttore degli Uffizi Eike Schmidt che si era già messo alla guida anche dell’Accademia per ora ne resterà responsabile. Il destino dell’ex direttrice, Cecilie Hollberg, resta ancora appeso ad un filo dopo che il 22 agosto le era stato dato il benservito.

“Il congelamento dei decreti del precedente ministro non significa che abbiamo varato la riforma delle riforme – spiegano dal Collegio Romano, sede del Mibac – Non è che arriviamo e buttiamo via tutto, non può funzionare così in un’amministrazione pubblica…”.

La mossa di Franceschini, quindi, non riporta Cecilie Hollberg in sella alla Galleria dell’Accademia; per il principio di continuità amministrativa occorrerebbe un nuovo decreto per modificare, nuovamente, la geografia museale fiorentina.

I nuovi provvedimenti arriveranno, fanno sapere dal Collegio Romano, il più presto possibile, perchè con il ritorno del Turismo tra le deleghe del ministero bisogna varare una riorganizzazione e l’operazione riguarderà di conseguenza anche l’autonomia dei musei, tanto cara all’attuale ministro ai Beni Culturali.

Musei, Toccafondi-Di Giorgi: ‘Bonisoli fermi abolizione autonomia Accademia’

Gabriele Toccafondi e Maria Rosa Di Giorgi tornano sulla questione dell’ente fiorentino la cui autonomia è messa in discussione dalla riforma targata governo giallo-verde. “Il ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli – commentano i deputati fiorentini – fermi la riforma che toglie l’autonomia dell’Accademia di Firenze, smetta di fare nomine a raffica, non intenda fare adesso nomine che scadranno tra mesi. Se non se n’è accorto non ha più una maggioranza che lo sostiene”.

La situazione politica in corso, per Toccafondi e Di Giorgi, richiede un passo indietro da parte del ministro. “Andare avanti sulla irragionevole abolizione dell’autonomia dell’Accademia, come se niente fosse accaduto in questi giorni – affermano i due parlamentari in una nota – sarebbe un’ulteriore riprova del fatto che Firenze viene vista come una nemica politica cui dare un segnale. Come abbiamo sempre detto e ribadito in aula, in commissione e nell’incontro avuto con il ministro, i numeri e le statistiche di questi quattro anni dimostrano tutta l’utilità dell’Accademia”. “È di cattivo gusto per un ministro senza una maggioranza – concludono – continuare poi a sfornare nomine su nomine ed ancora di più sarebbe anticiparne alcune che scadranno tra qualche mese. Il ministro si fermi e attenda il prossimo ministro della cultura che speriamo possa dialogare con i sindaci e non vedere Firenze come una città politicamente avversa”.

Sulla questione interviene anche il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella che spiega come l’assegnazione della Galleria dell’Accademia agli Uffizi colpisca “l’autorevolezza di Firenze declassando un museo statale di prim’ordine a livello internazionale e accorpandolo come se fosse una ruota di scorta”: ma l’Accademia è “un grandissimo museo che custodisce una delle più grandi collezioni al mondo”.

Smpre secondo Nardella “trattare così l’Accademia è avvilente per Firenze, per il patrimonio culturale italiano e per giunta con una firma all’ultimo momento di un Governo che è già sfiduciato ed è già in piena crisi”. Il sindaco parla di “un’operazione inspiegabile, nata all’ultimo momento e che fa parte di una ‘riformicchia’ che spero verrà al più presto rivista dal nuovo governo” ed evidenzia le “inusuali accelerazioni di atti da parte del ministro quando siamo in piena crisi di governo. Credo che sia il Parlamento che gli organi giudiziari deputati alla verifica delle legittimità degli atti dovrebbero mettere gli occhi su questa inusuale accelerazione”.

Alberto Bonisoli, ministro dei beni culturali, ha siglato ieri il primo decreto ministeriale di attuazione della riorganizzazione interna del Mibac. La modifica è stata decisa con un decreto approvato lo scorso 19 giugno dal Consiglio dei Ministri e passata al vaglio della Corte dei Conti. Lo rende noto l’ufficio stampa del ministero. Il provvedimento, che contiene disposizioni sull’organizzazione e funzionamento dei Musei statali, introduce le Direzioni territoriali delle reti museali al posto dei Poli museali regionali: entrerà in vigore il prossimo 22 agosto.

Rendiconto finanziario Regione Toscana, in miglioramento ma ancora negativo

Firenze, si è svolta oggi, nella sala Minerva dell’Accademia delle Belle arti, l’udienza di parificazione del rendiconto generale della Regione Toscana esercizio 2018, presieduta dal Presidente della Corte dei Conti Angelo Buscema.

II rendiconto del 2018 registra entrate e spese di competenza pari rispettivamente a 10.922 milioni ed a 10.598 milioni.

Secondo il rapporto, l’esercizio 2018 si chiude per la Regione Toscana con un risultato finanziario ancora negativo per un importo pari a -476,15 milioni seppure in miglioramento rispetto a quello del 2017 che si era attestato a -679,98.

Ugualmente in miglioramento il disavanzo sostanziale rispetto all’anno precedente. Tale aggregato, che considera anche le somme vincolate e accantonate per far fronte a crediti di dubbia esigibilità e a rischi potenziali, rimane tuttavia ancora elevato, attestandosi
a -2.268,94 milioni.

Secondo la relazione introduttiva della Presidente di Sezione della Corte dei Conti Cristina Zuccheretti: “Si tratta di un debito frutto della pesante eredita degli esercizi trascorsi, riconducibile ad impegni assunti per investimenti, anche nel settore sanitario, ed il cui riassorbimento, ipotizzando che il percorso intrapreso negli ultimi tempi prosegua allo stesso ritmo, richiederà ancora diversi anni”.

L’indebitamento regionale e stato mantenuto nei limiti previsti dalle attuali disposizioni normative ed e anch’esso molto consistente, essendo pari a 1.897,41 milioni, in leggero calo rispetto al2017 (1.948,22 milioni) La spesa sanitaria corrente rimane sostanzialmente stabile, passando da 6.739 milioni di euro del2017 a 6.797 milioni di euro del2018, con un incremento pari allo 0,86 per cento.

“Continuano a riscontrarsi, viceversa, criticita relative alla tardiva ripartizione ed erogazione del Fondo sanitario tra le aziende e gli altri enti del Servizio sanitario regionale che determinano un disallineamento tra il bilancio della Regione e quello dei singoli enti – ha continuato la Presidente – Rilevato, infine, un significativo aumento dell’indebitamento per effetto degli oneri sostenuti dalle aziende sanitarie e ospedaliere a seguito della contrazione dei mutui autorizzati dalla Regione in sostituzione dei contributi in conto capitale precedentemente assegnati”.

La Sezione ha poi aperto un focus sulle consulenze affidate dalle società partecipate riscontrando alcune criticità che si è riservata di verificare in un successivo esame. Con riguardo alla spesa di personale, in termini di impegni, l’onere complessivamente sostenuto nel 2018 ammonta, al net to del maggior onere derivante dal personale ex provinciale, a 123,48 milioni di euro, con una riduzione, rispetto al dato del 2017 del 3,8% e di oltre il 30 per cento rispetto al valore medio della spesa di personale del triennio 2011-2013.

Siena: Corte severa, per ex sindaco il bilancio è solido

“Non è la prima volta che la sezione toscana della Corte dei conti si distingue per la severità delle interpretazioni, che rendono ancor più difficile la gestione dei bilanci. Tuttavia la situazione finanziaria reale del Comune è solida”.

Lo sottolinea con una nota Bruno Valentini consigliere comunale ed ex sindaco di Siena che risponde così ai rilievi della Corte dei conti che, secondo quanto riferito dall’attuale primo cittadino di Siena De Mossi, ha rilevato gravi irregolarità nei bilanci del comune relativi agli anni 2015 e 2016 con un disavanzo ordinario di 13 milioni di euro.
Secondo Valentini “il punto chiave è la contestazione mossa relativamente alle alienazioni effettuate in quegli anni che vennero utilizzate dal Comune per ridurre l’indebitamento rappresentato dai Boc, Buoni obbligazionari comunali”.
Per l’ex sindaco durante il suo mandato “il debito è sceso al livello di 20 anni fa e nel 2020 i Boc saranno completamente estinti con un risparmio annuale di quasi 5 milioni”.
“Che il bilancio sia solido – prosegue – è dimostrato dal fatto che ci siamo, nella sorpresa di tutti, disintossicati dalla dipendenza dei contributi della Fondazione Mps”.
“Sia pure sottoposti alla forche caudine di leggi contorte, – conclude Valentini – il bilancio del Comune di Siena è solido, soprattutto grazie alle vendite patrimoniali già realizzate per oltre 14 milioni, che però, paradossalmente, non sembrano utilizzabili”.

Toscana: Corte conti, condanne per 14,3 mln nel 2018

La Sezione giurisdizionale toscana della Corte dei Conti nel 2018 ha pronunciato 168 sentenze (165 nel 2017) e 63 ordinanze in materia di pensioni, 119 sentenze (132 nel 2017) e 27 ordinanze in materia di responsabilità e giudizi di conto, con un ammontare delle condanne pari a 14,3 milioni di euro: è quanto emerge dalla relazione del presidente Amedeo Federici, pronunciata all’apertura dell’anno giudiziario contabile regionale 2019 oggi a Firenze.

Sulla somma, emerge ancora dalla relazione, incidono in larga parte gli oltre sette milioni di euro di risarcimento (per danno patrimoniale e di immagine) comminati all’ex direttore dell’agenzia delle Entrate di Firenze, Nunzio Garagozzo, e in misura minore i 950mila euro relativi alla condanna per danno erariale di un dipendente Inps responsabile di pagamenti indebiti.
I decreti emanati dalla Sezione sono stati 796 contro gli 894 del 2017. I conti giudiziali definiti sono stati 6.729, con 33.050 giacenti a fine 2017 e 5.533 presi in carico nell’anno passato, per una giacenza a fine 2018 di 31.854 conti giudiziali. I giudizi pendenti a fine 2018 sono 270 di responsabilità e di conto, 273 in materia di pensioni.
Al raggiungimento di tali risultati, ha spiegato nella sua relazione il presidente della Sezione Amedeo Federici, “ha contribuito in modo determinante tutto il personale amministrativo che ha curato le procedure per l’eliminazione dei vecchi ricorsi in materia di pensioni di guerra, l’istruttoria e la revisione dei numerosi conti giudiziali iscritti a ruolo d’udienza, e ha nello stesso tempo fatto fronte al maggior lavoro della segreteria in conseguenza del maggior numero di giudizi celebrati e della pubblicazione di un maggior numero di sentenze, ordinanze e decreti”.
Secondo quanto emerge dalla relazione del procuratore regionale Acheropita Mondera, il 20% dei fascicoli aperti dalla procura è dovuto a lesioni da attività sanitaria, e il 16% per debiti fuori bilancio. L’origine della denuncia è nel 29,93% dei casi lo Stato, nel 15,41% dei casi un ente pubblico. Nell’86% dei casi l’esito del giudizio è stato la condanna.
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