Sanità: carenza di personale, “difficoltà per l'(ex) guardia medica”

Sanità – A causa della carenza di medici, a livello nazionale e regionale, anche sul territorio dell’Asl Toscana nord ovest negli ultimi mesi si sono registrate “notevoli difficoltà nella copertura completa del servizio di continuità assistenziale” (ex guardia medica).

Nel periodo festivo, “tranne alcune eccezioni, problematiche si sono registrate un po’ in tutti i territori”, con segnalazioni arrivate in particolare per Apuane e Val di Cornia. Lo comunica la stessa Asl che, in una nota, fa il punto della situazione. Per la Val di Cornia, si aggiunge, i sindaci dei comuni di Piombino, Campiglia, Suvereto, San Vincenzo e Sassetta hanno anche chiesto spiegazioni all’Asl.

“La generalizzata carenza di professionisti si ripercuote con effetti pesanti sul servizio della continuità assistenziale – si legge nella nota – oltre che su medicina generale e pediatria sul territorio”. Rispetto a questa situazione, “l’Asl sta mettendo in campo tutte le misure possibili, affrontando la questione come autentica priorità a livello aziendale, monitorando la situazione e intervenendo in tempo reale per ogni criticità o disagio segnalato nelle varie zone”.

Per la continuità assistenziale, si precisa, nell’ultimo periodo si è lavorato con il sistema delle ‘sedi limitrofe’, anche extra zonali, “una misura che dovrebbe essere eccezionale, ma che adesso viene attuata in modo strutturale”. Per la Val di Cornia, in particolare, “sempre partendo da una situazione difficile dal punto di vista del personale disponibile, erano stati predisposti dei turni che assicuravano una certa copertura, ma la malattia di due medici ha costretto a una revisione complessiva del servizio”, ma da un’analisi della situazione “sono emersi un notevole impegno da parte degli operatori” ma “non criticità particolari ascrivibili alle attività territoriali”.

L’aumento dei casi di influenza e di Covid ha fatto andare in tilt il sistema delle emergenze in varie realtà di tutto il Paese, e sono migliaia i pazienti in attesa di ricovero costretti a sostare ore o giorni proprio nei Pronto soccorso (Ps), sempre più affollati. I posti letto ospedalieri ormai scarseggiano ed è riesploso il fenomeno preoccupante delle ‘barellopoli’: ambulanze del 118 bloccate davanti ai nosocomi con le barelle che diventano letti provvisori per i malati. È una situazione critica quella descritta, in questi giorni di festività natalizie, dai medici del 118 e della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu). Costretti a turni no stop per fronteggiare l’emergenza, per la maggioranza le ferie sono “un lusso”. Per ridurre la pressione sui Ps, propone il presidente della Toscana, Eugenio Giani, “una strada sarà quella di aprire centri di primo soccorso nelle Case di comunità”.

“A Firenze, ad esempio, uno di questi centri potrebbe sorgere nella Casa di comunità che apriremo in viale Europa. E con gradualità possiamo costruire questi punti che gestendo i codici verdi e bianchi possono alleggerire la pressione sui pronto soccorso”. Lo ha detto Giani, in un’intervista su La Repubblica Firenze. “Nella riunione che ho fatto alla vigilia di Natale con i direttori generali – ha aggiunto Giani riferendosi alle liste di attesa – ho chiesto loro che nell’arco di un mese mi presentino tutti i progetti plausibili per poterle abbattere. Naturalmente sulle liste d’attesa c’è la questione dell’appropriatezza delle prescrizioni su medicinali, dispositivi medici e visite specialistiche, perché spesso scatta il meccanismo che si prescrive di tutto. Abbiamo costituito una commissione che preparerà un decalogo di comportamenti per rendere più appropriate le prescrizioni”.

Verifiche ai pannelli di 4 ospedali in Toscana dopo il maxi incendio di Torre dei Moro a Milano

Il 29 agosto 2021 nel capoluogo lombardo prendeva fuoco Torre dei Moro, un grattacielo di 18 piani. Oggi, l’inchiesta in corso della procura di Milano sul maxi incendio mette in allarme quattro ospedali della Toscana. Infatti i nosocomi di Prato, Pistoia, Lucca e Massa sono stati realizzati in project financing e le facciate di pannelli di rivestimento sono state costituite da materiali analoghi a quelli presenti nella struttura milanese distrutta dal fuoco.

“In una nota del ministero dell’Interno – spiegano l’ASL Toscana Centro e l’ASL Toscana nord ovest – è raccomandato ai vari comandi dei Vigili del Fuoco di valutare e prescrivere ogni misura che si renda necessaria affinché sia adeguatamente tutelata la sicurezza delle persone e dei beni in caso di incendio”. Le due ASL comunicano dunque di aver richiesto al Concessionario Sat di “effettuare verifiche riguardo ad approfondimenti circa la presenza di prodotti installati sulle facciate delle strutture ospedaliere“, realizzate dalla Regione Toscana con la procedura di project financing.

I vigili del fuoco di Prato hanno già acquisito, durante un sopralluogo del 16 maggio scorso, un pannello della facciata dell’ospedale per effettuare alcune prove che hanno dato inizio alla richiesta di verifica. Al momento l’ASL centro sta aspettando l’esito degli approfondimenti tecnici. “Come immagino tutti, esprimiamo la nostra preoccupazione in merito ad un’inchiesta della procura di Milano che coinvolgerebbe anche l’ospedale di Prato“, sottolinea in una nota Giovanni Galli, consigliere regionale della Lega. “C’è da augurarsi che i riscontri smentiscano l’eventualità che, se confermata, getterebbe nuove ombre sull’operato della Regione in ambito sanitario” osserva invece Claudio Belgiorno, capogruppo FdI in Consiglio comunale a Prato.

Le carcasse di cinghiali morti vengono spesso rubate. ASL, pericolo anche di diffondere la peste suina

Toscana, sta diventando una pratica sempre più frequente quella di rubare cinghiali morti, anche in seguito ad incidenti stradali, a volte già imballati ed etichettati con il cartellino di “sequestro”, in attesa del trasporto verso il centro di smaltimento.

Ad denunciare questo dato allarmante sulla sparizione dei cinghiali morti, è il servizio veterinario della Piana di Lucca dell’ASL Toscana nord ovest, che avverte: “Questa pratica è estremamente pericolosa per vari motivi“, fra i quali la peste suina africana. Inoltre, l’ASL ricorda che tra le misure di controllo contro la diffusione della malattia “c’è la verifica di tutti i cinghiali deceduti, anche quelli a seguito di incidenti, con un campionamento della carcassa dell’animale e la distruzione della stessa”.

In una nota infatti viene spiegato che tra i motivi della pericolosità di tale pratica c’è proprio “l’impossibilità di monitorare tempestivamente la presenza della peste suina africana sul territorio e conseguentemente di attuare tutte le misure necessarie per il controllo della malattia”.

“Inoltre, – aggiunge la nota – per il mancato controllo sulla trichinosi, malattia parassitaria pericolosa per l’uomo che può presentarsi a seguito di ingestione delle carni di cinghiale infestate dal parassita (si ricorda il caso di pochi anni fa in Garfagnana, che ha portato al ricovero in ospedale di una quarantina di persone)”.

A conclusione del testo viene sottolineato come “gli animali morti non sono idonei al consumo umano perché non sono note le cause del decesso, le condizioni sanitarie degli animali e il tempo intercorso dalla morte“.

A Firenze firmata convenzione per contrasto dipendenze

La Regione Toscana destinerà 1,5 milioni di euro alle tre Asl territoriali per attivare strategie e azioni di prevenzione, riabilitazione e cura delle dipendenze (dalla droga al gioco d’azzardo, ma anche gaming e alcol): questo è quanto prevede la convenzione firmata stamani dal presidente della Toscana, dal responsabile del Ceart (Coordinamento degli enti accreditati) e dai direttori delle tre Asl.

La convenzione firmata oggi ha come obiettivo la realizzazione di strategie e azioni di prevenzione tese al contrasto delle dipendenze e della cronicizzazione dei pazienti con una lunga storia di dipendenza, privilegiando interventi di comprovata efficacia sia nei trattamenti di recupero che nel reinserimento sociale, abitativo e lavorativo. I fondi verranno così suddivisi: Asl Toscana Centro riceverà 600.000 euro, la Asl Toscana nord ovest 500.000 euro, la Asl Toscana sud est 400.000 euro, mentre all’attività del Ceart verranno destinati 50.000 euro l’anno per le annualità 2022 e 2023.

Un gruppo tecnico predisporrà uno schema di ‘Piano terapeutico individuale’ (Pti), con la finalità di accrescere l’uniformità in ogni parte del territorio regionale degli strumenti previsti nelle strategie di intervento, di consentire una adeguata ed efficace presa in carico, di facilitare il monitoraggio e la valutazione dei trattamenti e dei percorsi erogati e le Aziende Usl impegneranno i propri Serd (i servizi per le dipendenze patologiche) ad adottare questo strumento.

Il Ceart si impegnerà affinché gli enti aderenti provvedano a dotare le proprie strutture delle attrezzature informatiche e dei collegamenti telematici e di quant’altro necessario e a far partecipare il proprio personale individuato all’alimentazione dei flussi regionali e aziendali di attività ai corsi di formazione e aggiornamento ritenuti necessari dalla Regione Toscana.

Secondo il presidente della Regione Eugenio Giani con questo atto si prosegue e completa un percorso che fa della Toscana una regione all’avanguardia in questo settore. Il Sistema sanitario regionale investe 14,5 milioni di euro l’anno per i percorsi terapeutico-riabilitativi residenziali e diurni e per l’assistenza nelle strutture gestite dagli enti aderenti al Ceart. E’ una parte importante del welfare toscano, che la Regione intende mettere sempre più e sempre meglio a sistema.

Simone Bezzini, assessore regionale al diritto alla salute, aggiunge che la volontà della Regione è anche quella di ridurre significativamente gli invii fuori Toscana vista l’elevata qualificazione e la molteplicità e variabilità dei percorsi terapeutico riabilitativi presenti sul territorio regionale in grado di rispondere alle esigenze assistenziali dei cittadini toscani con problemi di dipendenza.

E’ per questo che eventuali invii in strutture extraregione potranno essere limitati a motivate esigenze terapeutiche non soddisfatte dall’attuale sistema dei servizi toscano e comunque non potranno superare il 3% del budget di ogni Azienda destinato all’assistenza residenziale e diurna per la riabilitazione delle persone con disturbo da uso di sostanze e da gioco d’azzardo.

I firmatari della convenzione, che ha una validità di due anni, si impegnano infine a dare continuità al ‘Tavolo delle dipendenze’ istituito in ciascuna delle tre Aziende Usl quale strumento per il coordinamento, la programmazione e la progettazione condivisa del ‘Percorso aziendale delle dipendenze’.

Simona Gentili ha intervistato l’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana Simone Bezzini.

Quarto caso West Nile in Toscana, uomo in prognosi riservata

Ennesimo caso di West Nile in Toscana: questa volta si tratta di un turista tedesco di circa 70 anni, in villeggiatura in Versilia a Massarosa (Lucca) che adesso è ricoverato in prognosi riservata nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Livorno.

E’ il quarto caso di West Nile di cui si apprende in Toscana dopo due anziani pazienti della Val di Nievole e un 16enne a Fucecchio (Firenze). Il caso a Livorno però è grave rispetto agli altri che erano stati resi noti finora. “L’uomo è affetto da una forma seria di meningoencefalite – spiega il direttore delle Malattie infettive di Livorno, Spartaco Sani – ed è in prognosi riservata. Le sue condizioni sono stabili ed è tenuto sotto stretta osservazione. Si era rivolto al Pronto Soccorso del Versilia guidato dal direttore Giuseppe Pepe che con grande tempestività è riuscito a fare una diagnosi accurata permettendo all’uomo di essere preso in carico da subito e trasferito nel nostro reparto per gli accertamenti necessari”.

Il caso, come previsto dalle procedure, è stato segnalato e preso in carico dal Dipartimento
di Prevenzione della Asl Toscana Nord Ovest, per le misure epidemiologiche alle quali sta collaborando anche l’amministrazione comunale di Massarosa. Nelle prossime ore il
sindaco Simona Barsotti firmerà un’ordinanza per informare la popolazione e mettere in atto quelle semplici azioni necessarie ad evitare la presenza di zanzare nelle vicinanze delle
abitazioni.

La febbre ‘West Nile’, spiega la Asl, non si trasmette da persona e persona e gli esseri umani sono quindi considerati “ospiti a fondo cieco”, “non è quindi necessario attivare misure di profilassi nei confronti delle persone che abbiano avuto contatti con il turista”, mentre “il principale mezzo di trasmissione del virus all’uomo è costituito da zanzare
infettate generalmente da uccelli selvatici che costituiscono il ‘serbatoio’ principale della malattia”.

Cecina: comunicano morte del padre a familiari. Ma è un errore

Un errore da parte dell’Ospedale di Cecina che comunica il decesso della persona sbagliata, ai familiari. Un errore che secondo il Codacons dovrà costare un risarcimento all’Asl Toscana nord ovest e all’ospedale. Pronte le scuse dell’azienda sanitaria.

L’uomo ricoverato ha 76 anni. “In merito alla comunicazione errata di un decesso ad una famiglia di una persona ricoverata all’ospedale di Cecina (Livorno) l’Asl Toscana nord ovest si scusa per questo grave e doloroso scambio di persona”. Così la stessa Azienda sanitaria. “Si è verificato, infatti, un errore nella trascrizione di un numero di telefono (quello del familiare da chiamare in caso di necessità) sulla cartella elettronica del paziente – precisa l’Asl in una nota – . Quando il personale dell’ospedale si è accorto dell’errore, circa mezz’ora dopo la prima telefonata, ha subito richiamato la famiglia spiegando l’equivoco, dovuto a un errore umano. L’Asl, come ha già fatto direttamente, si scusa ancora con i familiari per il disagio creato”

L’ospedale di Cecina e la Asl Toscana nord ovest dovranno risarcire la famiglia coinvolta nell’errore per gli enormi danni morali subiti”. Lo afferma il Codacons, pronto a ricorrere alle armi legali sul caso dell’uomo di 76 anni ricoverato nel nosocomio di Cecina (Livorno) per il quale è stato comunicato erroneamente il decesso. “Se confermati i fatti così come emersi in queste ore, si tratterebbe di uno sbaglio che rischia di costare caro all’ospedale e alla Asl – spiega il Codacons in una nota -. La comunicazione del decesso ha infatti provocato uno stato di enorme dolore, sofferenza e angoscia ai parenti dell’uomo, che solo in un secondo momento hanno appreso la notizia dell’errore”.

“Un incubo tale da determinare un danno morale evidente – aggiunge l’associazione -, che ora deve essere risarcito nelle sedi opportune. In tal senso il Codacons si mette a disposizione della famiglia coinvolta nella vicenda e offre assistenza legale per valutare le azioni risarcitorie da intraprendere nei confronti del nosocomio di Cecina e della Asl Toscana nord ovest”.

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