Gio 25 Apr 2024

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Stato – Mafia, Di Matteo: “La trattativa non evitò altro sangue, lo provocò”

“Abbiamo voluto lasciare una piccola traccia in un silenzio assordante seguito alla sentenza”. Lo ha detto Nino Di Matteo, sostituto procuratore nazionale antimafia, parlando del libro “‘Il patto sporco’, dedicato al processo sulla trattativa Stato-mafia, scritto con Saverio Lodato, e presentato oggi a Firenze.

Per Di Matteo, è “come se il Paese avesse una voglia tremenda, e per me pericolosa, di archiviare la vicenda stragista; come se il paese avesse bisogno, di fronte a responsabilità istituzionali così gravi, di nascondere la polvere sotto il tappeto. Non lo possiamo accettare. Uno Stato che avesse paura di accettare determinate verità non meriterebbe di essere definito autorevole nei confronti della collettività”.

Il magistrato ha detto che la sentenza di primo grado al processo “afferma che nella decisione di accelerare l’uccisione di Borsellino ebbe un ruolo essenziale la consapevolezza, che Riina ebbe, che lo Stato aveva cominciato a piegare le ginocchia, e si voleva convincere lo Stato a inginocchiarsi definitivamente. La trattativa non evitò lo spargimento di altro sangue, ma lo provocò”.

“C’è una parte del potere, molto consistente e molto trasversale politicamente, che ci vuole far diventare collaterali ad altri poteri, e in particolare al potere esecutivo – ha spiegato il magistrato -.”


“Guai per la nostra democrazia nel momento in cui la magistratura facesse prevalere criteri di opportunità politica di una scelta, rispetto alla doverosità giuridica del proprio agire, la lotta per l’indipendenza della magistratura va condotta senza paura, a 360 gradi, e noi per primi dobbiamo evitare che le nostre scelte giudiziarie vengano condizionate da criteri di opportunità politica. Dobbiamo fare quello che la legge ci impone, a qualsiasi costo,anche a costo di processare noi stessi, cioè lo Stato”, ha affermato sempre Di Matteo.

“Che paese è un paese che giornalmente si confronta con problemi di immigrazione – ha aggiunto Di Matteo, di criminalità degli ultimi, dei nomadi, e non si confronta nemmeno per dire che i giudici di Palermo hanno preso un abbaglio?”

“Il patto Cosa Nostra-Berlusconi – ha concluso Di Matteo – dice la sentenza, diventa un rapporto fra i mafiosi e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel 1994. Mi chiedo, che paese è un paese che non discute di queste conclusioni?”.

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