Mar 23 Apr 2024

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Scansano: 4 ricorsi Tar contro ricerche geotermia

 “A Scansano cittadini e istituzioni mobilitati contro la Regione”: lo afferma in una nota il comitato Scansano sos geotermia spiegando che sono quattro i “ricorsi al Tar per bloccare i due permessi di ricerca mineraria geotermica concessi dalla Regione Toscana sul territorio di Scansano (Grosseto), per i siti di Pancole e Pomonte. Le carte stanno per essere depositate”.

Due ricorsi, si spiega, “sono proposti da Jacopo Biondi Santi, amministratore dell’omonima azienda al Castello di Montepò, con il sostegno di una cinquantina di cittadini in rappresentanza del comitato Scansano Sos Geotermia”. Gli altri due “portano la firma del Comune di Scansano, sostenuto da Cantina dei Vignaioli, Consorzio di tutela del Morellino e Cooperativa di Pomonte. Tutti e quattro gli atti sono stati studiati a redatti dagli avvocati Giovanni Gatteschi e Stefano Pasquini del foro di Arezzo”.

Il territorio di Scansano, ricorda il comitato,”è stato riconosciuto dalla Regione non idoneo alla geotermia“, ma la stessa Regione, “ribaltando la sua precedente decisione, ha autorizzato le ricerche perché, sostiene, il provvedimento a tutela delle aree non idonee non si applica alla ricerca mineraria. Ma, come spiegato anche nel parere fornito al comitato e fatto proprio dal Comune nelle sue osservazioni, dal geofisico e vulcanologo Andrea Borgia, se per ogni sito si prevede la realizzazione di due pozzi di 3500 metri non si sta facendo ricerca ma si prevedono prove di produzione per il successivo sfruttamento del flusso geotermico”.

“Del resto – si osserva -, sono gli stessi richiedenti a chiarire che, nel caso le prove fossero positive, i siti, dal costo di circa 12 milioni di euro l’uno, non verrebbero smantellati, come previsto in caso di ricerca mineraria, in vista della realizzazione di una centrale elettrica. La Regione ha ribadito, e scritto nel rilasciare i permessi, che si tratta di aree non idonee e dunque l’investimento non verrebbe ripagato dalla realizzazione di una centrale. Ma è evidente – afferma il comitato – che le società interessate contano di cambiare le carte in tavola nei cinque anni di validità dei permessi”.

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