Un consiglio comunale nell’alveo di un torrente in secca per sensibilizzare contro il problema della siccità. È quanto accadrà il prossimo 28 luglio a Montelupo Fiorentino (Firenze).
La decisione è stata presa in virtù di una mozione firmata da tutti i gruppi consiliari che impegnava il sindaco a convocare se la prossima seduta del consiglio comunale di Montelupo nell’alveo del Pesa per richiedere interventi contro le secche che ogni anno interessano il corso d’acqua per un periodo che va dai 2 ai 6 mesi.
“Il problema – si legge in una nota del Comune di Montelupo- non è correlato alle scarse precipitazioni, quanto alle eccessive captazioni dalle falde acquifere e alla perdita della morfologia fluviale storica. Servono interventi urgenti, anche di adeguamento normativo”.
Nell’alveo del fiume potranno accedere solo i membri della Giunta, i Consiglieri e il Segretario comunale, oltre agli ospiti invitati a intervenire. I cittadini di Montelupo e chiunque fosse interessato potranno invece assistere alla seduta dalla passerella e dalle spallette.
Il consiglio comunale si è pronunciato più volte a difesa del torrente, mentre il Contratto di Fiume Pesa, guidato dal Comune di Montelupo, ha portato la questione nelle sedi istituzionali.
Nell’estate del 2022 i consiglieri comunali scesero nell’alveo secco con dei cartelli che richiamavano la performance dell’artista Elena Bellantoni dal titolo ‘Mi sono seccata’. L’Amministrazione si è recentemente schierata anche contro un nuovo pozzo di Acque SpA ottenendo la rassicurazione che questo non aumenterà i volumi prelevati.
La Toscana registra un aumento degli illeciti penali, cresciuti in un anno dell’11,6%, ed è al sesto posto nella classifica nazionale, posizionandosi dopo il Lazio e prima della Sardegna.
2587: è il numero dei reati ambientali che si sono consumati in Toscana nel 2024. In deciso aumento sugli anni precedenti: erano 2318 nel 2023.si tratta di una È quanto emerge in sintesi dal nuovo rapporto di Legambiente “Ecomafia 2025. I numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia” (Edizioni Ambiente), con dati forniti da forze dell’ordine e capitanerie di porto. In pratica nella nostra regione si consumanosette reati al giorno, uno ogni circa tre ore.
I reati nella nostra regione sono il 6,4% del totale nazionale, su 104.100 controlli totali. Non solo reati, l’illegalità è in crescita in tutti gli ambiti, rispetto al 2024. Aumentano le persone denunciate arrivando a 2446 ( 2273 del 2023), 6 arresti (1 nel 2023), 368 sequestri (302 nel 2023). Aumentano molto anche gli illeciti amministrativi raggiungendo la cifra di 6718, oltre 900 in più rispetto allo scorso anno, quando erano stati 5755.
L’unica provincia toscana nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale è Livorno, che si posiziona in 15esima posizione su 20, tra Ancona e Palermo. Nella provincia di Livorno sono stati commessi 529 reati e 1038 illeciti amministrativi, in leggera discesa rispetto allo scorso anno (604 reati e 1064 illeciti amministrativi). In Toscana sono Livorno, Firenze e Lucca le province con il maggior numero di illeciti ambientali, con rispettivamente 529, 300 e 199 reati.
I settori più colpiti nella nostra regione sono il ciclo del cemento, ciclo dei rifiuti e reati contro gli animali.
La Toscana si posiziona quarta nella classifica nazionale dei reati legati al ciclo del cemento tra la Sicilia e la Lombardia. In questo settore, la provincia più colpita è Livorno, seguita da Siena e Arezzo. Livorno guida la classifica con 99 reati, 139 persone denunciate e 4 sequestri. Seguono Siena con 66 reati e 59 persone denunciate, Arezzo con 52 reati e 84 persone denunciate. Le illegalità legate al ciclo del cemento sono molto diffuse nell’arcipelago Toscano, in particolare all’isola d’Elba, come denuncia da anni il circolo di Legambiente Arcipelago.
Per quanto riguarda invece il ciclo dei rifiuti, in Toscana ci sono stati 602 reati,16.280 controlli effettuati, 587 persone denunciate, 1 arresto e 217 sequestri. La provincia con maggiori illegalità rilevate è stata quella di Firenze (con 102 reati) seguita da Arezzo (91 reati) e Pisa (84 reati). La provincia di Firenze anche guida la classifica nazionale relativa agli illeciti amministrativi legati al ciclo dei rifiuti (236) , seguita a stretto giro da Napoli e Roma.
Infine, per quanto riguarda i reati contro gli animali, sono stati compiuti in regione 493 reati rilevati su 15.533 controlli effettuati, con 412 persone denunciate e 125 sequestri. Anche in questo caso la nostra regione è molto alta nella classifica nazionale dei reati contro gli animali, raggiungendo il 5° posto. Livorno guida la classifica di questa tipologia di reati con 229 reati contro gli animali (quasi la metà di quelli compiuti in regione), 400 illeciti amministrativi, 220 persone denunciate e 17 sequestri, seguita da Lucca e Massa e Carrara.
“La Toscana conferma la propria 6° posizione nella classifica del disonore, come nella media dell’ultimo decennio – dichiara Fausto FERRUZZA, Presidente di Legambiente Toscana – con una percentuale del 9% di infrazioni accertate a seguito degli oltre 104.000 controlli effettuati, infrazioni composte dal 6,5% di natura amministrativa e dal 2,5% di natura penale. Si registra in particolare un vero e proprio boom nel ciclo del cemento (più reati nella costa e all’Elba, più illeciti amministrativi in provincia di Firenze) e nei reati contro gli animali, specialmente in ambiente marino (pesca di frodo e simili). Una situazione molto seria che dovremo continuare a monitorare nei prossimi mesi e nei prossimi anni”.
NELL’AUDIO: Fausto Ferruzza, presidente legambiente Toscana
Una banda specializzata in furti e rapina di orologi di lusso a carattere transnazionale, operativa a Forte dei Marmi in Versilia (Lucca) ma pure all’estero, in particolare a Ibiza, in Francia a Nizza, Cannes e Saint Tropez e a Monaco in Germania. E’ quanto scoperto dalla squadra mobile di Lucca e dal commissariato di Forte dei Marmi, coordinate dal Sco, con un’inchiesta condotta dalla procura della città toscana e che ha portato a 13 misure cautelari di cui 9 agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico e 4 dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
In totale il gruppo di rapinatori in trasferta sarebbe stato composto da 22 persone, di origine campana: quelli non raggiunti dalla misura cautelare, per le posizioni marginali, sono stati denunciati a piede libero. Le ipotesi di reato, contestate a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie di delitti contro il patrimonio e, in particolare, di rapine e furti di orologi di lusso.
Le indagini – svolte anche con la collaborazione della polizia spagnola e francese grazie a Eurojust attraverso il membro nazionale ad interim per l’Italia Aldo Ingangi, e nella fase di esecuzione delle misure col contributo delle squadre mobili di Napoli, Caserta, Foggia, Avellino e Salerno e del reparto prevenzione crimine Campania -, hanno portato ad attribuire al gruppo una serie di colpi avvenuti a giugno, luglio e fino a settembre 2024 ai danni di turisti a Forte dei Marmi ma anche in altre località come Milano e Torino per un valore complessivo di 374.000 euro.
Per arrivare all’identificazione dei componenti della banda, spiega in una nota la questura di Lucca, anche elementi singolari emersi dall’analisi delle immagini. Così un indagato è stato riconosciuto perché immortalato in tre diverse occasioni con lo stesso paio di scarpe, un altro, invece, è stato identificato grazie a una foto scattata da un operatore durante un servizio di osservazione: era ritratto di spalle su un motociclo ma il suo volto era visibile nello specchietto.
“Ben collaudato e usato per ogni colpo” lo schema di azione: i rapinatori, seguiti da complici a bordo di auto, percorrevano in moto le strade più trafficate della località turistica a caccia delle vittime, tra cui anche anziani. Una volta individuata “attendevano il momento giusto, ad esempio che scendesse dall’auto o uscisse dal locale in cui era stata notata, e, dopo averla aggredita, le strappavano l’orologio”. Se necessario veniva usata anche violenza: una vittima fu colpita da pugni al volto ed al torace. Ognuno aveva un ruolo: c’erano gli esecutori materiali delle rapine e chi si occupava di movimentare gli scooter usati per i colpi e che, per eludere eventuali controlli delle forze dell’ordine, venivano anche portati all’estero, a Ibiza o Saint Tropez, luoghi in cui la banda avrebbe appunto compiuto colpi analoghi.
Ancora due degli indagati, indicati come promotori e orgnizzatori dell’associazione a delinquere, sebbene detenuti ad Ibiza per rapine di Rolex, avrebbero continuato ad avere contatti con i complici in Italia, fornendo indicazioni operative, scegliendo e approvando i componenti della banda e le località ove colpire, provvedendo a reperire i mezzi di trasporto e a finanziare il costo dei viaggi. Tra i componenti della banda c’era anche chi, per ogni rapina, si occupava di trovare una ‘base logistica’, dove soggiornare per le ‘trasferte del crimine’. Inoltre “emersa con certezza la presenza di una rete di conoscenze e di fiancheggiatori che hanno aiutato i rapinatori a trovare case in affitto, auto, documenti e targhe” si spiega anche dalla polizia. Il gruppo si sarebbe caratterizzato, spiegano ancora gli investigatori, per una struttura “particolarmente dinamica che ha consentito di cambiare ed individuare, anche in ultima battuta, le località ove si prevedono grandi affluenze di potenziali vittime”, comprese partite di calcio di grande richiamo internazionale.
La procura di Firenze ha aperto un fascicolo per omicidio colposo per la morte di Celeste Pin, 64 anni, l’ex difensore della Fiorentina trovato privo di vita ieri nella sua abitazione sulle colline di Firenze.
Secondo una prima ricostruzione l’ex calciatore si sarebbe tolto la vita. Non sono stati trovati biglietti che spiegherebbero il perchè. L’apertura del fascicolo si legherebbe alla necessita di fare una serie di accertamenti.
🎧 Corte conti, 'Toscana riduce disavanzo ma ci sono criticità'
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La Regione Toscana promossa, ma non a pieni voti. La Corte dei Conti evidenzia diverse criticità nella sua relazione sul bilancio 2024. Quello che viene chiamato disavanzo” nella sanità “in realtà è un investimento”, dice il Governatore Eugenio Gi, mentre il M5S parla della necessità di una riorganizzazione profonda, che superi la logica della gestione emergenziale. “La Toscana – sottolinea Irene Galletti, capogruppo M5s in Consiglio regionale – non può permettersi ulteriori inerzie”.
La gestione finanziaria della Regione Toscana “ha mantenuto in generale buoni livelli di efficienza e assicurato un’ ulteriore riduzione del disavanzo totale”, ma “si ravvisano tuttavia diversi profili di criticità”. La sezione regionale di controllo della Corte dei Conti usa la bacchetta per richiamare la Regione alle sue responsabilità. Lo fa nella sua relazione al giudizio di parificazione del rendiconto generale relativo all’esercizio finanziario 2024. Se nella premessa infatti la promuove, subito dopo viene a snocciolare i fronti su cui l’istituzione deve trovare un necessario bilanciamento, ad esempio sul Servizio sanitario, che continua ad assicurare prestazioni di elevato livello” secondo uno standard qualitativo non più sostenibile senza l’apporto delle ingenti risorse aggiuntive che la Regione ha reperito principalmente attraverso la manovra fiscale.
Quanto all’attuazione dei progetti con fondi Pnrr da concludere entro il 2024, ne sono andati in porto meno del 38% e si chiede la chisura nel breve termine di quelli entrati nell’ultima fase di avanzamento. Una performance non pienamente soddisfacente, prosegue la Corte dei Conti, è stata riscontrata anche per il Programma (Interreg Vi-A) Italia-Francia Marittimo”. Ritardi e contrazioni cui si agginge un aumento delle spese correnti, un minor recupero dell’evasione fiscale e una prospettiva di esborsi difficilmente differibili. Tirando le somme, tra oneri e onori, al momento parrebbero prevalere i primi.
Sono 33 i detenuti indagati nel primo filone dell’inchiesta sul traffico di cellulari e droga che attraversa il carcere pratese. Durante le perquisizioni sono stati trovati in totale 41 dispositivi. La droga era stata nascosta anche in contenitori per il sugo. Si continua ad indagare sulla morte del detenuto in cella di isolamento avvenuta la scorsa settimana.
Telefoni, droga e una morte che rimane ancora sospetta. Nel carcere della Dogaia di Prato il tasso di illegalità è “pervasivo”. Lo spiega ancora una volta la procura, che ha concluso una prima tranche di indagini su un vasto giro di telefoni cellulari e droga all’interno dell’istituto penitenziario. In questo primo filone di inchiesta sono 33 i detenuti indagati, italiani, albanesi, macedoni, georgiani e filippini. Durante le perquisizioni sono stati trovati in totale 41 dispositivi, tra cellulari, microcellulari e smartwatch, insieme a due schede telefoniche. In alcuni casi, la droga è stata nascosta in contenitori di sugo di carne o perfino in frigoriferi.
La procura segnala anche due nuovi episodi: uno riguarda 5 grammi di hashish trovati in un pacco di vestiti destinato a un detenuto, l’altro 40 grammi della stesa droga nascosti in una cella pochi giorni fa. Nel frattempo, sono stati notificati 9 avvisi di fine indagine per la rivolta avvenuta il 5 luglio scorso, sempre all’interno del carcere. Tra gli indagati, detenuti di varie nazionalità, tra cui italiani, albanesi, marocchini e polacchi.
A preoccupare, infine, è anche la morte di un detenuto romeno coinvolto nei disordini delle rivolte: l’uomo – ricordiamo – è stato trovato privo di vita il 18 luglio nella cella di isolamento dove si trovava in punizione proprio per le presunte responsabilità nelle rivolte. L’autopsia parla di arresto cardiaco, ma sono ancora in corso gli esami tossicologici. La procura, intanto, esclude l’ipotesi del suicidio.