
Rodolfo Fiesoli è morto a 82 anni nella casa di riposo di Padova dove stava scontando la condanna a quasi quindici anni per gli abusi e i maltrattamenti nei confronti dei bambini che il tribunale per i minori affidava al Forteto. Ed oggi, che succede?
Rodolfo Fiesoli è morto da colpevole, mentre scontava la condanna. Il tribunale per i minori affidava alla comunità agricola da lui fondata nel 1977 a Vicchio, dei bambini. Che venivano abusati e maltrattati. Il Forteto rimane legato alla sua figura del “Profeta”, Rodolfo Fiesoli e a quella storia crudelissima e rimossa andata avanti per decenni. Era entrato nel carcere di Padova quando la sentenza a 14 anni e 10 mesi era diventata definitiva, nel novembre 2019, ed era stato scarcerato dal tribunale di sorveglianza di Venezia tre anni e quattro mesi dopo, nel marzo 2023, per motivi di salute. Aveva detto: “non mi pento di niente”. Fiesoli non ha mai ammesso la verità, parlò durante il processo di “piacevole affettività”, viscido e disgustoso eufemismo che lambiva la tragedia vissuta da tanti ragazzi che al Forteto passarono la prima parte della loro vita. Fiesoli venne condannato alla fine di un processo lungo e doloroso che i cronisti di giudiziaria paragonano, anche per impatto emotivo, ai processi per il Mostro di Firenze e per la Strage dei Georgofili. La questione è importante, importantissima. Perché un uomo e il suo complice Goffredi, hanno per decenni causato violenze e sofferenze indelebili. Ma questa storia è gravissima perché ha un elemento in più, fatto di omertà, rimozione, mezze verità, silenzi, complicità. Come, perché e grazie a chi Fiesoli riuscì a mettere in piedi e a far andare avanti per tanto tempo il sistema Forteto? Le voci giravano, quasi da subito. A Vicchio le gesta di Fiesoli non erano segrete, e così anche a Firenze e da altre parti. Inchieste giornalistiche l’hanno definita “setta di stato”, sotto accusa un intero sistema anche politico e istituzionale. Fiesoli ha potuto per tanti anni fare quello che ha fatto, protetto. Protetto e incensato da tanti che parlavano del Forteto come una punta di diamante della Toscana. Un’inchiesta della pm Ornella Galeotti e del procuratore aggiunto Giuliano Giambartolomei sollevò il velo su quella che era una vera e propria setta, mettendo in luce la rete di connivenze di cui ha goduto per 50 anni. Quella rete non ha avuto condanne, non ha volto ma ci ricorda che Fiesoli è sì stato condannato, è sì morto, ma non era solo.
E con la sua morte, è davvero finita? – “Oggi sugli organi di stampa campeggerà la notizia della morte del ‘profeta’ Rodolfo Fiesoli e forse qualcuno scriverà anche che, con questo evento, si chiude definitivamente la storia del Forteto. Niente di più falso! Chi invece ha vissuto all’interno di una setta sa benissimo che la morte del guru non estingue la setta ma, al contrario, la rafforza nel suo ricordo e nei suoi deliranti insegnamenti. Il Forteto non è finito con le condanne comminate dal Tribunale di Firenze nel processo del 2015 e non è morto oggi”. Lo scrive l’associazione delle Vittime del Forteto in una nota di commento alla morte del fondatore della comunità il Forteto Rodolfo Fiesoli. “Gli adepti di Fiesoli – afferma nella stessa nota l’associazione di Vittime del Forteto – si sono nuovamente riuniti in uno splendido casale sito in Dicomano (Firenze) dove accolgono alcuni disabili che ancora vivono inspiegabilmente con loro”.