Sab 4 Mag 2024

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L’orrore dell’Olocausto al Teatro Della Pergola, con Elena Sofia Ricci

Da questa sera, 6 marzo, fino a domenica 11 marzo, alle ore 20.45 e domenica alle 15.45, al Teatro della Pergola di Firenze, Elena Sofia Ricci, GianMarco Tognazzi, Maurizio Donadoni interpretano Vetri rotti di Arthur Miller, con la regia di Armando Pugliese e la scena di Andrea Taddei.

Protagonista del dramma è una donna ebrea americana, Sylvia Gellburg, interpretata da Elena Sofia Ricci, colta di sorpresa, nel novembre del 1938, dalla notizia della Notte dei Cristalli che arriva da Berlino, dove la montante esaltazione antisemita ha portato squadre di nazisti a distruggere le vetrine dei negozi di proprietà di ebrei.
Ad ‘andare in frantumi’, contemporaneamente, è anche la sua salute, il suo corpo, la sua mente, che somatizza l’evento provocandole la paralisi delle gambe. I due uomini che le sono più vicini, il marito Phillip (Maurizio Donadoni) e il medico Herry Hyman (GianMarco Tognazzi), tentano due cure opposte: il primo minimizza le notizie sempre più preoccupanti che arrivano dalla Germania, il secondo le trasmette forza ed energia per reagire.
Con Elisabetta Arosio, Alessandro Cremona, Serena Amalia Mazzone. I costumi sono di Barbara Bessi, le luci di Gaetano La Mela, le musiche di Stefano Mainetti.
Una produzione di Roberto Toni per ErreTiTeatro30.

Trattando il tema immenso dell’Olocausto, con Vetri rotti Arthur Miller torna indietro alla ricerca delle proprie percezioni e sensazioni di allora, ambientando questa sua opera nella Brooklyn del 1938, isolata e provinciale, soddisfatta della propria mediocrità. Ancora una volta si intrecciano psicanalisi, drammi storici sociali e personali, con una sottile denuncia nei confronti della responsabilità individuale.
Sylvia Gellburg, ebrea, casalinga, viene improvvisamente colpita da un’inspiegabile paralisi agli arti inferiori. Il medico, Herry Hyman, suo coetaneo e conoscente, è convinto della natura psicosomatica del male e, al tempo stesso, è sentimentalmente attratto dalla donna, mentre il marito di Sylvia, Phillip, non riesce ad accettare quanto sta accadendo. Ben presto emerge che Sylvia è ossessionata dalle notizie delle persecuzioni contro gli ebrei in Germania.
Sono gli echi della Notte dei Cristalli, ma forse l’angoscia della protagonista per quegli avvenimenti si somma ad altre fonti di frustrazione e inquietudine. È come se vivessero e parlassero per conto di tutti di un qualcosa che è più vita e attualità quotidiana che letteratura o teatro: la paura della malattia, del dolore fisico e psicologico, la paura del futuro. È appena avvenuta la Notte dei cristalli nella lontana e barbara Europa. Sylvia, donna bella, amata e protetta, non sa darsi pace: continua a leggere la notizia sui giornali, continua a guardare l’immagine di due ebrei anziani costretti a pulire un marciapiedi con uno spazzolino da denti, mentre la folla intorno guarda e ride. Sylvia sente, come una medium, che sta succedendo qualcosa di grande e terribile. Ma intorno a lei pare non se ne accorga nessuno.
La prima ufficiale di Vetri rotti ha avuto luogo al Long Wharf Theatre di New Haven il 1° Marzo 1994. L’edizione italiana ha debuttato a Bologna il 28 febbraio 1995, per la regia di Mario Missiroli, con Valeria Moriconi e Roberto Herlitzka.

Intervista a Elena Sofia Ricci, di Angela Consagra:

Com’è nata la scelta di interpretare sulla scena questo personaggio di Miller?

La scelta è nata proprio da me, che cercavo qualcosa di nuovo da portare in teatro. A me piace confrontarmi con i grandi classici, soprattutto con quei testi classici meno indagati e meno visti dal pubblico perché non spesso messi in scena. Così dalla mia libreria è come se fossi stata chiamata da questo libriccino dell’Einaudi, Vetri rotti di Miller appunto, che era rimasto ancora incartato nel cellophane: l’avevo comprato almeno venti anni fa e per qualche motivo misterioso non l’avevo ancora letto. Tutto ciò accadeva circa un anno fa, e ricordo allora di essermi detta: “Ma cosa ci fa questo testo di Miller qui, con Valeria Moriconi in copertina?” Forse la risposta giusta è che aspettavo di diventare grande abbastanza per potermi mettere un po’ sulle orme di questa grandissima signora della scena… Valeria Moriconi è sempre stata per me un grande riferimento artistico, infatti dedico a lei questo spettacolo: io devo molto alla signora Moriconi per quello che mi disse una volta incoraggiandomi a non lasciare il teatro. In seguito io ho dovuto farlo per alcuni anni, avendo due figlie non ho saputo lasciarle sole a casa, ma il teatro è rimasto sempre la mia passione e la mia scuola vera. Ho letto il testo di Vetri rotti in poco più due ore, occorreva una certa attenzione per leggerlo, e me ne sono innamorata immediatamente. Ho intravisto subito la straordinaria attualità di quest’opera e mi sono anche molto sorpresa del fatto che non fosse mai stata rappresentata dal ‘95 ad oggi. Mi sono chiesta perché nessuno avesse mai avuto voglia di recuperare in questi ultimi anni un testo talmente tragicamente contemporaneo, così in men che non si dica ho mandato il testo al regista Armando Pugliese con cui collaboro da tanti anni e senza il quale mi sentirei persa in palcoscenico. Anche lui ha pensato che fosse una bella sfida, sia dal punto di vista della difficoltà dell’interpretazione e dell’analisi del testo, sia dal punto di vista della regia perché si tratta comunque di undici scene che dovrebbero svolgersi in ambienti diversi. Ci siamo circondati di attori straordinari, a partire da Gianmarco Tognazzi e Maurizio Donadoni, e abbiamo iniziato la costruzione di questo spettacolo. Il viaggio all’interno di questo testo è stato davvero interessantissimo, con il tentativo di restituirne tutti gli infiniti livelli di lettura: si parte dalla Notte dei Cristalli, dalla tragedia della guerra e del nazismo che sta per abbattersi sull’Europa, fino ad arrivare ad una riflessione sull’essenza del matrimonio e della crisi della coppia. Miller scrisse Vetri rotti nel ‘94, quando ormai era già tutto accaduto, ed è un Miller maturo che ci getta con la sua scrittura in un mare di interrogativi: più si diventa adulti e meno certezze si hanno nel corso della nostra esistenza. Io stessa sono influenzata nella vita dai miei studi di psicologia e psichiatria, quindi abbiamo cercato di sottolineare anche il messaggio che va al di là dell’Olocausto e della Notte dei Cristalli in Germania: i vetri rotti sono anche quelli di una coppia in frantumi e della percezione che ognuno ha di sé. Tutti e tre i protagonisti sono a pezzi come i vetri rotti di Berlino, tutti sono vittime e carnefici allo stesso tempo. Ciascuno ha una diversa percezione di se stesso e del proprio essere ebreo, quindi gli interrogativi che pone il testo di Miller sono molteplici: cosa significa essere ebrei? Chi siamo noi veramente? Siamo riusciti davvero ad essere noi stessi oppure la paura ci ha reso paralitici ed impotenti?

I testi classici ed alcuni temi, come quello dell’Olocausto, mantengono sempre una loro validità e parlano ad ogni spettatore contemporaneo: questa è la forza del teatro e in particolare del vostro spettacolo…

Per parlare di questo testo dobbiamo pensare che si tratti di una tragedia, molto più di un dramma, anche se un po’ si ride… Abbiamo visto l’entusiasmo generale del pubblico che ha visto le nostre repliche, ci ha colpito il fatto che anche i ragazzi delle scuole si riconoscano in certe tematiche legate al testo: il rovesciamento della coppia, l’aggressività, il femminicidio… Il pubblico è un elemento fondamentale senza il quale il teatro non ha senso. Il pubblico è con noi durante la recitazione, noi attori misuriamo la nostra interpretazione in base a come il pubblico reagisce fin dai primi minuti dello spettacolo ed in questo senso si può asserire che il pubblico sia non solo spettatore, ma anche protagonista con noi in scena. Noi attori dipendiamo totalmente dal pubblico.

Lei è un’attrice molto popolare e amata dal pubblico; dopo aver fatto tanto teatro, cinema e Tv ci si sente mai ad un punto di arrivo e al sicuro, in qualche modo?

No, mai! Adesso con l’interpretazione di questo personaggio di Miller mi sono sentita come una debuttante… Più passano gli anni e più avverto di essere come agli esordi: sono consapevole e cosciente di ciò che ci si aspetta da me, così mi tremano sempre le gambe prima di una nuova prova. Magari a venti o trent’anni questo non accadeva perché ero più incosciente. Oggi porto con me in scena cinquantasei anni di vita che ho cercato di non farmi passare accanto, ma da cui mi sono fatta attraversare e che mi accompagnano sul palcoscenico.

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