Per questo “Oh Dear”, album bello e profondo concepito come una colonna sonora, decide di incorporare tutte le sue influenze, dalla sua educazione come batterista jazz alle colonne sonore vintage, dalla psichedelia al rock progressivo, alla musica francese degli anni ’70, avvolgendo tutto con orchestrazioni ricche ed elaborate“Questo disco è il mio stile. Ogni canzone ha il suo piccolo mondo”, dice. Le canzoni hanno l’atmosfera cinematografica di Henry Mancini o del primo John Barry ed evocano l’oscuro pop barocco di David Axelrod, ma non nascondono un approccio più contemporaneo, come quello di Alison Goldfrapp, Air, Stereolab o Sebastien Tellier.
Nel disco sono presenti anche dei brani a due voci (in piena tradizione con il pop francofono): la prima con l’artista di culto francese Bertrand Burgalat, l’altra in cui, assieme a DAAN (frontman della sua band originaria) evocano lo spirito di Gainsbourg, mentre altri brani restano gemme strumentali.
Isolde ha scritto, composto e disegnato “Oh Dear” tutto da sola. Ha costruito ogni canzone a partire dalla batteria (strumento del quale Isolde è anche insegnante), dal vibrafono e dalle linee vocali concepite come parti strumentali, poi, assieme al produttore Tobie Speleman ha lavorato a limare il suono della batteria (asse portante del disco), mentre Wietse Meys ha scritto gli arrangiamenti per archi e fiati assieme ad uno stuolo di talentuosi musicisti.

In tempi così cupi “Oh Dear” può essere una piccola oasi di bellezza in cui rifugiarsi, ed è il nostro “Disco della settimana”.
1. Oh Dear
2. Douce Mélancolie (& Bertrand Burgalat)
3. Capricorn Avenue
4. Lune Noire
5. Something French
6. Bed & Breakfast
7. Batterie (feat. DAAN)
8. Tigra
9. Ghosting
10. Muse Au Musée


