Mar 19 Mar 2024

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Greenpeace, picchi contaminazione microplastiche nel Tirreno

Nelle acque marine superficiali del Mar Tirreno centrale si riscontra una diffusa presenza di microplastiche, con concentrazioni elevate sia in aree fortemente impattate, come la foce del Tevere e il porto di Olbia, con oltre 250 mila particelle per chilometro quadrato, che in zone lontane da fonti inquinanti come l’isola di Capraia, in cui è stata registrata la concentrazione più alta, oltre 300 mila particelle per chilometro quadrato.

Questi i dati diffusi da Greenpeace in occasione della partenza, oggi, da Porto Santo Stefano (Grosseto), della spedizione di Greenpeace in barca a vela ‘Difendiamo il Mare’. I
risultati della ricerca condotta insieme all’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IAS) di Genova e all’Università Politecnica delle Marche durante il tour “MAY DAY SOS Plastica” della primavera 2019 “indicano – spiega Francesca Garaventa, referente per CNR-IAS della ricerca – che i frammenti si accumulano anche in zone teoricamente lontane da sorgenti di inquinamento”. Inoltre, prosegue l’esperta “indagini preliminari a differenti profondità nella colonna d’acqua confermano che sono necessarie ulteriori ricerche per
comprendere appieno il comportamento delle microplastiche in mare che proveremo a realizzare già nella spedizione di quest’anno”.
Campionamenti effettuati a Ventotene e alla foce del Sarno a diverse profondità e con strumentazioni differenti mostrano variazioni fino a due ordini di grandezza del contenuto di
microplastiche, con concentrazioni molto più elevate a 5 metri di profondità rispetto alla superficie. La tipologia più frequente di microplastiche riscontrata è rappresentata da
frammenti, tra 1 e 3 millimetri e inferiori al millimetro, costituiti soprattutto dai polimeri in polietilene e polipropilene, ovvero le tipologie di plastica più usate. Da qui l’appello del responsabile campagna inquinamento di Greenpeace, Giuseppe Ungherese: “Dobbiamo vincere la battaglia della plastica monouso e quella invisibile della microplastica. È inaccettabile che ancora oggi siano presenti sul mercato prodotti di uso comune con microplastiche aggiunte il cui destino è contaminare il mare”.

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