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Gio 26 Giu 2025
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ToscanaEconomiaGrano duro, Toscana ha perso 53.000 ettari in meno di 20 anni

Grano duro, Toscana ha perso 53.000 ettari in meno di 20 anni

Partita la trebbiatura del grano in Toscana ma il granaio ‘toscano’ in meno di 20 anni ha perso metà delle superfici coltivate a grano duro: da 96.000 ettari del 2006 ai 43.000 del 2024. Lo evidenziano Coldiretti Toscana, Consorzio Agrario del Tirreno e Consorzio Agrario di Siena che registrano una contrazione del -10% delle superfici destinate a grano duro.

Intanto, grazie ai contratti di filiera, che hanno incentivato la coltivazione di farro, favino, frumento tenero e girasole per la produzione di biodiesel e orzo rustico per la fiorente filiera della birra agricola ed altre colture, c’è un incremento del +30% rispetto al 2024. Salgono invece le coltivazioni di frumenti antichi, farro, orzo, legumi, girasole energetico per fare il biodiesel, lino da fibra tessile, luppolo per birre.

“La crisi dei cereali si spiega semplicemente così: i costi superano i ricavi – afferma la presidente di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani – Oggi con la volatilità dei prezzi, le aziende non riescono a raggiungere nemmeno il pareggio. In un Paese dove un piatto di pasta non manca mai in tavola verrebbe naturale pensare che questa sia una coltura importante ma non è così. Nel 2023 le importazioni di grano canadese, per cui viene utilizzato glifosato nella fase di preraccolta, il glifosato è un erbicida cancerogeno, sono cresciute del 68%”. Cesani denuncia “l’abbandono dei terreni e la chiusura di molte aziende. Senza certezze gli agricoltori hanno poche alternative per le loro terre: lasciarle incolte ed improduttive, evitando costi e rischi”. L’alternativa è “sostituire ciò che seminano” e “il compito di contratti di filiera è questo: favorire la diversificazione delle colture ancorandole ad una precisa domanda e a cosa paga meglio”.

Coi contratti stipulati da Consorzi Agrari del Tirreno e Siena per conto di Consorzi Agrari d’Italia nel 2025 le superfici vincolate hanno superato i 13.000 ettari in Toscana – bio e non – tra grano duro e tenero, qualità Senatore Cappelli, farro, colza, avena, favino. “I primi dati sulle caratteristiche del frumento, in questa fase iniziale, sono molto buoni sia come resa per ettaro che come qualità – aggiunge la nota -, meno il prezzo che paga ancora una volta le incertezze internazionali. Lo strumento che come Consorzio abbiamo messo a disposizione sono i contratti di filiera che, fin dal momento della semina, blindano un prezzo minimo assicurando agli agricoltori marginalità”.