Sab 20 Apr 2024

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Firenze: “Fare un’anima” di Giacomo Poretti al Puccini

Sabato 2 marzo alle ore 21.00 Giacomo Poretti sarà al Teatro Puccini con lo spettacolo “Fare un’anima”: il tema è serio ma l’attore del trio Aldo Giovanni e Giacomo lo sviluppa con simpatia, sorrisi e risate.

Questo monologo, scritto e interpretato da Giacomo Poretti, raccoglie divagazioni e provocazioni su un organo che i moderni manuali di anatomia non contemplano ma di cui da millenni gli uomini di ogni latitudine hanno parlato: quando si sviluppa l’anima in un essere vivente? Esiste realmente o è solo una chimera, un desiderio? Oppure è così infinitesimale che non la si vede nemmeno con il più grande scompositore di particelle? E alla fine, anche se la scovassimo, l’anima a che serve? Cosa ce ne facciamo? O meglio, cosa vorrebbe farne lei di noi?

“Il progetto di questo monologo – spiega Giacomo – mi frulla in testa da quando è nato mio figlio Emanuele. In quell’occasione venne a trovarci in ospedale un anziano sacerdote che mia moglie ed io conoscevamo bene. Si complimentò con noi e ci disse: bene, avete fatto un corpo, ora dovete fare l’anima. Questa frase mi è rimasta dentro per molto tempo, si è sedimentata finché non mi sono deciso ad affrontare la questione, un compito certo non facile.
Per affrontarla ho usato il linguaggio dell’umorismo e dell’ironia e mi sono posto un sacco di
domande. Come nasce l’anima? Spunta coi dentini da latte? O dopo? Quanto incide una corretta alimentazione a farla crescere? E, nel caso, sarebbe meglio una dieta iperproteica o senza glutine, oppure povera di sodio? Ma l’anima esiste davvero o è una nostra invenzione? E ancora: è una parola da mandare in pensione o i tempi complicati che stiamo attraversando la rendono più che mai ineludibile? Fermo restando che ognuno può declinarla dandole il significato che meglio crede: impegno, senso morale, militanza civile o altro. Anima è una parola che rischia l’estinzione, a fianco dei vocaboli moderni, più chiassosi e sguaiati. È una parola strana, misteriosa e sconosciuta, ma dal suono gentile e impalpabile, leggera come un soffio, costretta alla solitudine, un po’ come i bambini che non sanno giocare a calcio e per questo sono destinati a restare seduti sul bordo del campo a vedere gli altri rincorrersi e divertirsi”.

“E poi – prosegue Giacomo – a pensarci bene a cosa serve un’anima? Nessuno ti chiede di esibirla: quando ti fermano i carabinieri si accontentano di patente e libretto, se fai acquisti su internet bastano carta di credito e mail. L’anima sembra la cosa più antimoderna che possa esistere, più antica del treno a vapore, più vecchia del televisore a tubo catodico, più demodè delle pattine da mettere in un salotto con la cera al pavimento; lontana come una foto in bianco e nero, bizzarra come un ventaglio, eccentrica come uno smoking e inutile come un papillon. A un certo punto rischia di farti tenerezza quella parola lì.
Forse una parola per stare in vita deve essere frequentata, deve essere scritta, deve essere detta; le parole sono come le persone hanno bisogno di cure, di qualcuno che le vada a trovare, le parole devono stare in compagnia, se non si parlano le parole vengono dimenticate e scompaiono.
 Certe parole rischiano di finire la loro esistenza sui dizionari, che talvolta sembrano i cimiteri delle parole”.

Lo spettacolo prende l’avvio da un inciampo, da una scivolata, da una parola inattesa che si mette in casa propria come uno straniero inaspettato e indesiderato.
Le parole sanno essere più minacciose degli uomini e con la sua caparbietà quella parola, anima, costringe ad occuparsi di tutte le parole della modernità. Anima è una parolina esangue, malvestita e malnutrita, eppure è gelosa e innamorata: innamorata di noi e della vita, e come ogni amante ci vuole solo per sé.

Giacomo Poretti, (Busto Garolfo, 26 aprile 1956) consegue svariati diplomi e pratica diversi mestieri. Nel 1984 decide che la sua strada è il teatro e si iscrive all’accademia teatrale di Busto Arsizio nella quale incontra Marina Massironi, compagna di scene nel duo “Hänsel e Strudel”, che li vedrà girare per locali e villaggi turistici fino al 1989.
Nel 1991 avviene l’incontro di Giacomo con Aldo e Giovanni: li accomuna una visione vivace e semplice della comicità, fatta di un equilibrato ed efficace connubio tra l’immediatezza della battuta verbale e l’abilità mimica. Se le celebri partecipazioni nei programmi TV rendono noto il trio al grande pubblico – ricordiamo Su la testa (ideato e condotto da Paolo Rossi su Rai 3), Cielito lindo (Rai 3), Mai dire gol e Mai dire domenica (Italia1) – Aldo , Giovanni e Giacomo si dedicano con straordinario successo al teatro, guidati dalla regia di Arturo Brachetti e portano in scena I Corti (1996), Tel chi el Telun (1999), Anplagghed (2006), Ammutta Muddica (2012) fino al The best of Aldo, Giovanni e Giacomo con il quale festeggiano i 25 anni di carriera nel 2016.

Giacomo, insieme ad Aldo e Giovanni, è protagonista e, nella maggior parte dei casi anche regista, di 10 film campioni di incassi: Tre uomini e una gamba (1997), Così è la vita – una storia vera (1998), Chiedimi se sono felice (2000), La Leggenda di Al, John e Jack (2002), Tu la conosci Claudia? (2000), Anplagghed al cinema (2006), Il cosmo sul comò, (2008), La banda dei Babbi Natale (2010), Il ricco il povero e il maggiordomo (2014), Fuga da Reuma Park (2016).

Giacomo è autore di due best seller editi da Mondadori: Alto come un vaso di gerani (2012) e Al paradiso è meglio credere (2015). Insieme ad Aldo e Giovanni scrive Tre uomini e una vita. La nostra (vera) storia raccontata per la prima volta (Mondadori, 2016) a cura di Michele Brambilla. E’ stato editorialista de La Stampa dal 2012 al 2016 e scrive attualmente per Avvenire e per il Corriere della Sera.
Nel 2018 torna in teatro con Fare un’anima, un monologo scritto e interpretato da Giacomo, con la regia di Andrea Chiodi.

Poretti

INFO:

Teatro Puccini, via delle Cascine 41, 50144 Firenze

055.362067, 055.210804

www.teatropuccini.it 

[email protected]

www.facebook.com/teatro.puccini

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