La Regione Toscana può mantenere in vigore tutta la struttura organizzativa e procedurale della sua legge 16/2025 sul fine vita, ma dovrà eliminare le parti dichiarate incostituzionali dalla Consulta su requisiti di accesso al suicidio medicalmente assistito, tempistiche rigide e livelli essenziali di assistenza.
La Regione si fa sapere che i suoi legali stanno studiando la sentenza della Corte, ma molti di loro sono al momento in ferie, e dunque ci sarà da attendere del tempo perché la giunta agisca per modificare il testo.
Per le parti bocciate dalla Consulta, la Regione dovrà rinviare alla disciplina statale esistente e alla giurisprudenza costituzionale. Quel che pare certo, leggendo la sentenza, è che la Regione Toscana dovrà abrogare integralmente l’articolo 2, dedicato ai requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, perché la Corte lo ha dichiarato incostituzionale per invasione della competenza statale in materia di ordinamento civile e penale.
In secondo luogo, modificare l’articolo 4 comma 1 in modo che la domanda possa essere presentata solo dalla persona interessata, con le modalità di espressione personale previste dalla legge 219/2017, e non da un delegato.
Poi, eliminare dall’articolo 5 e dall’articolo 6 tutti i termini temporali rigidi, sempre per motivi di competenza. Quindi, modificare l’articolo 7 sopprimendo l’intero comma 1 su obbligo, tempi e modalità di supporto tecnico e farmacologico e assistenza sanitaria, che la Corte ritiene invasivo dei principi fondamentali statali sulla tutela della salute; il primo periodo del comma 2 sul livello di assistenza sanitaria “superiore rispetto ai Lea”, anch’esso in conflitto con la competenza statale; tutto il comma 3 sulla facoltà di “sospendere o annullare l’erogazione del trattamento”.

