Gio 18 Apr 2024

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Donna a processo per omicidio volontario, nel caso delle valigie con resti umani

Firenze, il gup di Firenze ha disposto il rinvio a giudizio di Elona Kalesha, la 36enne accusata di aver ucciso i coniugi albanesi Shpetim e Teuta Pasho, scomparsi nel novembre del 2015 e i cui resti sono stati ritrovati nel dicembre del 2020 in alcune valigie abbandonate in un terreno alla periferia del capoluogo toscano, accanto al carcere di Sollicciano.

La donna è imputata per il reato di omicidio volontario. In base alle indagini condotte dai carabinieri e dirette dal pm Ornella Galeotti, la donna, ex fidanzata del figlio dei coniugi Pasho, li avrebbe uccisi per impedire che rivelassero che lei aspettava un bambino da un altro uomo. La prima udienza del processo è fissata per il 15 febbraio 2022.

Oltre che per omicidio colposo, Elona Kalesha è imputata per i reati di vilipendio e occultamento di cadavere. Le accuse sono contestate in concorso con ignoti. Inizialmente insieme a Elona Kalesha erano indagati per gli stessi reati il fratello della 36enne, Denis Kalesha, e il figlio dei coniugi Pasho, e suo ex fidanzato, Taulant Pasho. La posizione di entrambi è stata archiviata dal gip su richiesta del pm Ornella Galeotti. Questa mattina all’udienza preliminare erano presenti la 36enne e anche l’ex fidanzato, che si è costituito parte civile nel procedimento a carico della donna.

“Il rinvio a giudizio era in qualche maniera atteso, visto che si tratta di un procedimento indiziario. Come tale l’accertamento dibattimentale sarà necessario al fine di verificare la consistenza o meno dei numerosi elementi, a mio avviso contradditori, che sono emersi nella fase delle indagini preliminari”.

Così l’avvocato Federico Febbo, che difende insieme al collega Antonio D’Orzi la 36enne Elona Kalesha, rinviata oggi a giudizio per l’omicidio volontario dei coniugi Shpetim e Teuta Pasho, i cui resti sono stati ritrovati nel dicembre del 2020 in alcune valigie abbandonate in un terreno alla periferia del capoluogo toscano, accanto al carcere di Sollicciano.

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