Ven 26 Apr 2024

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Disco della settimana: The Specials “Encore”

Encore” sancisce il ritorno discografico, dopo più di vent’anni, della band simbolo dell’epopea dello Ska britannico, con il rientro in studio del cantante Terry Hall (a seguito dei problemi di salute di Neville Staple), che aveva lasciato la formazione nel 1981. Nella line-up anche gli altri fondatori Lynval Golding e Horace Panter con la collaborazione del batterista Kenrick Rowe (il batterista storico del gruppo, John ‘Brad’ Bradbury, è morto nel 2015) e del chitarrista degli Ocean Colour Scene Steve Cradock, già attivi con gli Specials nelle date live.

L’album, anticipato dal singolo “Vote For Me” che affronta tematiche politiche e sociali care alla band sin dagli esordi, ha esordito raggiungendo la vetta della classifica britannica superando fenomeni pop come Ariana Grande. Nella tracklist del lavoro trovano spazio due cover, quella di “Black Skinned Blue-Eyed Boys” degli Equals e di “Blam Blam Fever” dei Valentines.

Nel 2019 The Specials festeggiano inoltre il 40 ° anniversario della fondazione degli Specials e della leggendaria etichetta Two-Tone Records nata a Coventry nel 1979, ma anche i 10 anni dall’ultima reunion che aveva riportato la band a calcare i palchi con live memorabili.
the specials
Così ha accolto l’album Sentireascoltare“C’è qualcosa di paurosamente cicliclo nella società e nella politica britanniche (e non solo), se a quarant’anni di distanza una band come gli Specials torna nella sua formazione (quasi) originaria con le stesse vitalità e urgenza degli esordi. C’è un filo che lega l’Inghilterra thatcheriana di fine anni ‘70/inizio ’80 con quella odierna che vuole la Brexit. La “lady di ferro” si era insediata da pochi mesi al numero dieci di Downing Street quando, nell’ottobre 1979, sugli scaffali dei negozi comparve l’esordio omonimo della band di Coventry (Coventry, capito? L’Albione più rude e profonda che oggi guarda con sospetto agli immigrati e vota per uscire dall’Unione Europea), quello che si apriva con A Message For You Rudy e divenne manifesto di un’intera stagione del rock di protesta del Regno Unito. Una protesta uptempo, però, a base di musica allegra, da ballare, ma non per questo meno arrabbiata. Uno sberleffo anarchico rivolto più che alla Corona – ché la Corona non va oltre l’adattarsi allo spirito dei tempi, in questi casi – a un governo reazionario, chiuso, isolazionista, iperliberista, degno rappresentante della maggioranza dei suoi rappresentati. Oggi come allora, quindi, c’è bisogno degli Specials, band celebrata a suo tempo anche per il suo approccio aperto, inclusivo, multirazziale. Tanto più che in formazione c’è stato il rientro del cantante Terry Hall, che a onor del vero è rincasato da più di dieci anni, ma sono stati dieci anni in cui la band non è mai tornata in studio. Accanto a lui, gli altri fondatori Lynval Golding e Horace Panter. Pertanto, oltre al compianto batterista John Bradbury, morto nel 2015, questa volta manca all’appello solo l’ex tastierista e principale autore Jerry Dammers (e dici poco…), il quale – però – è da quel dì che ha abbandonato la nave, dopo averla guidata – sotto altre sigle – per un breve periodo a seguire quel fatidico 1981 che segnò la fine del combo per come lo si conosceva. Trentotto anni dopo quella prima diaspora (il gruppo si riformò a metà anni Novanta per circa un lustro, ma in compagine monca) ecco finalmente 10 brani nuovi di zecca che battagliano come ai bei tempi tra disco/funk (Black Skin Blue Eyed Boys), ska/reggae (Vote For Me, Blam Blam Fever, Embarassed By You), soul, echi tex-mex (The Lunatics) e finanche arzigogoli sydbarrettiani (Breaking Point), nonchè curiose mescolanze tra Bob Marley e free-jazz da colonna sonora poliziottesca anni Settanta (The Life And Times (Of A Man Called Depression)). Il tutto, in ossequio ai proverbiali riferimenti allargati della formazione. Encore non potrebbe essere più ispirato da rare groove e musica 70s, fate conto una versione velocizzata dei The Good The Bad And The Queen. Sulle barricate c’è la dance, gli archi sintetici molto Philli, la chitarrina ostinata, l’Hammond e le congas. Londra e Kingston andata e ritorno, insomma non manca nulla per una serata col completo e le scarpe bicolore in un club di Margate o Brighton fuori dal tempo. Non solo. L’album ha anche una versione deluxe, sul cui secondo supporto troviamo le (belle) performance live, tutte recentissime, di alcuni cavalli di battaglia dell’ensemble, da Gangsters alla sopramenzionata A Message For You Rudy, a Enjoy Yourself, a quella Ghost Town che fu il singolo epitaffio della prima incarnazione della band. Insomma, un ascolto da gustare nella sua interezza per ammirare come il tempo, per qualcuno, sembri non passare mai.”
Così se ne parla su Distorsioni: “Un disco con la black music in primo piano: a 20 anni dall’ultima uscita “Guilty ‘til Proved Innocent!” e a 40 dall’omonimo esordio, gli Specials tornano in pista con il nuovo lavoro, “Encore”, entrato direttamente al numero 1 delle charts britanniche, a testimonianza di tutta la grande esperienza maturata in una carriera lunghissima, al netto di scioglimenti e ritorni di fiamma. Gli Specials, una delle principali espressioni del 2Tone ska britannico di fine anni ’70, mettono per un attimo tra parentesi i loro caratteristici ritmi in levare per mescolarli nel più ampio calderone della musica nera, intesa nel senso più lato dell’espressione. In “Encore”, poi, s’intrecciano ai suoni i temi: una lucida analisi della Gran Bretagna contemporanea, fra crisi Brexit, rigurgiti razzisti e recrudescenze di estrema destra. E d’altra parte nessuno potrebbe meglio della band di Coventry offrire un quadro così completo della situazione sociale in terra d’Albione, una realtà che Terry Hall e compagni hanno visto crescere, decrescere, fiorire e cadere nella loro ultra decennale avventura. L’album si apre con Black Skin Blue Eyed Boys, cover in salsa funkeggiante di un noto brano delle leggende 2Tone Equals. Il pezzo migliore dei 10 proposti nel disco, però, arriva subito dopo: B.L.M. (acronimo di Black Lives Matter, movimento nato in America e diventato internazionale per il riconoscimento dei diritti delle persone nere) è il racconto funk/toasting in prima persona di episodi di razzismo e intolleranza subiti da Lynval Golding, membro fondatore della band, e dalla sua famiglia fra Inghilterra e USA. Di spazio, però, per un ritorno alle origini ce n’è, e anche parecchio. Vote for Me è un pezzo che ha tutte le carte in regola per diventare un classico dello ska: chitarre in levare, walking di basso ondeggiante e un testo di pungente satira sul permanente clima di campagna elettorale che pervade i sistemi politici occidentali contemporanei. Nel profondo solco della tradizione ska giamaicana si pongono anche Blam Blam Fever, Embarrassed by You e il super dub 10 Commandments, che riprende un vecchio classico di Prince Buster, operando però una profonda revisione dei temi misogini di cui si caratterizzava l’originale. Come da miglior mentalità ska/mod/rude boy gli Specials si mostrano aperti anche a suoni e influenze provenienti dal di fuori della propria comfort zone: Breaking Point strizza l’occhio a suggestioni balcaniche, anche se l’effetto finale è fra i meno riusciti dell’intero disco insieme a The Lunatics, ripresa da un vecchio successo dei Fun Boy Three, side project di Neville Staple. Fra i momenti migliori dell’album, invece, troviamo le ultime due tracce: The Life and Times (of a Man Called Depression) è una serena ammissione da parte di Terry Hall dei suoi problemi con la depressione, la conclusiva We Sell Hope un messaggio di speranza per le sorti della nostra società veicolato da una ballad dub/bluebeat. In definitiva, con “Encore” siamo di fronte al ritorno in grande stile di una delle più influenti band del XX° secolo. La speranza è che non servano altri 20 anni per avere loro notizie.”

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Sopravvissute, storie e testimonianza di chi decide di volercela fare (come e con quali strumenti)